XXII domenica del Tempo Ordinario: l’umiltà è la virtù del cristiano

Madonna con bambino di Kiko Arguello
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Il brano del Vangelo non è certo una lezione di galateo, ma è lezione di vita vera, di vita cristiana. Gesù si trovava ospite in casa di un fariseo e, come questi osservava Gesù per coglierlo in fallo e poterlo accusare, così Gesù guarda attorno a sé e prende spunto per fare una lezione di vita. Dalla lettura del Vangelo si evidenziano due insegnamenti: anzitutto la condanna all’arrivismo. 

Tutta la società oggi cerca il primo posto: arrivare prima degli altri, avere più degli altri, stare meglio degli altri. Gesù vede gli invitati correre tutti per il primo posto; Gesù interviene: quando sei invitato  cerca l’ultimo posto e non avrai nulla da perdere ma tutto da guadagnare. Si vive in un mondo di arrampicatori sociali dove ognuno pensa di dovere essere il primo, di meritare il primo posto.

Cristo non condanna la valorizzazione della persona umana ma l’arrivismo ambizioso radicato nella sete di primeggiare senza badare a mezzi, senza temere di scalzare chi ha più talenti o più diritto. 

Siamo oggi alla vigilia delle consultazioni elettorali dove tutti avanzano solo diritti; assistiamo alla corsa sfrenata per accaparrare voti dal popolo ma non per servire il popolo, la famiglia, la dignità della persona umana, ma in vista solo del proprio interesse e portafogli. 

Ciò avviene oggi con le votazioni politiche o regionali ma è una piaga sociale che si nota non solo nella politica ma anche negli uffici pubblici e talvolta anche nella Chiesa. Gesù si pone contro questa logica deleteria, imperante e deprimente dove scegliere i primi posti significa piegare gli altri alle nostre comodità, pretendere di essere serviti e non di servire.

E’ una lezione di umiltà quello che Gesù vuole inculcare; l’umiltà è verità: ce lo evidenzia la Beata Vergine  che alla cugina Elisabetta che l’addita ‘benedetta tu tra tutte le donne’, esclama: ‘l’anima mia magnifica il Signore, il mio spirito esulta in Dio perché quello che ho, quello che è avvenuto è solo opera divina, a Lui l’onore e la gloria’.

Nel secondo insegnamento Gesù condanna le azioni interessate: il vero bene si compie disinteressatamente. Gesù condanna nell’agire  lo spirito di interesse, di tornaconto: quando offri un pranzo, dice Gesù, invita poveri, storpi, zoppi e ciechi: questi non potranno contraccambiare nulla.

Gesù evidenzia così non una scelta di classe ma lo spirito di amore, di servizio disinteressato. Il bene va compiuto senza seconde intenzioni; la ricompensa va attesa solo da Dio grande e misericordioso. Ogni agire deve essere dettato dalla fede e dall’amore.

“Il Signor, si legge nel salmo, mi ha mandato ad annunziare ai poveri la buona novella; a proclamare  ai prigionieri la liberazione”; la carità vera, l’amore non mira a riscuotere interessi; questi si riscuoteranno alla banca del paradiso, dono del Padre che sta nei cieli. L’umiltà è vera se è gratuita e Gesù dirà: ‘Imparate da me che sono mite ed umile di cuore’.

L’umiltà è la disponibilità a scendere dal piedistallo per servire i fratelli, servire per amore e non per calcalo, per vantaggi personali. La persona umile davanti a Dio si riconosce nei ‘poveri di Jahvé’: abbandonarsi nelle braccia di Dio grande e misericordioso; questo atteggiamento per essere autentico deve concretizzarsi nei fatti e nel quotidiano. L’umiltà non è certo la sapienza del mondo dove prevale l’arrivismo, il dominio e non cedere mai agli altri.

L’umiltà salva anche la famiglia e il matrimonio: amare infatti è servire; ti amo significa ‘ti voglio bene’: io cerco solo il tuo bene , in questo scambio di amore reciproco si rinsalda la famiglia.

L’umiltà ci fa amare Dio e il prossimo perché figlio di Dio. La Vergine Maria ‘umile ed alta più che creatura’, come si esprime Dante ( Par. 33,2), ci aiuti a riconoscerci ciò che effettivamente siamo e a gioire nel donare aspettando solo da Dio  l’auspicato premio.

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