P. Kolbe: dedicatevi al culto dell’Immacolata

Condividi su...

“Massimiliano Kolbe è stato un apostolo del culto alla Madonna, vista nel suo primo, originario, privilegiato splendore, quello della sua definizione di Lourdes: l’Immacolata Concezione. Impossibile disgiungere il nome, l’attività, la missione del beato Kolbe da quello di Maria Immacolata. E’ lui che istituì la Milizia dell’Immacolata, qui a Roma, ancora prima d’essere ordinato Sacerdote, il 16 ottobre 1917”: queste sono le parole pronunciate da san Paolo VI nel giorno della beatificazione di Massimiliano Kolbe, avvenuta il 17 ottobre 1971.

Però, il papa aveva messo in guardia i fedeli, per san Kolbe il culto alla Madonna era subordinato a Cristo: “Cristo, nel pensiero del Kolbe, conserva non solo il primo posto, ma l’unico posto necessario e sufficiente, assolutamente parlando, nell’economia della salvezza; né l’amore alla Chiesa e alla sua missione è dimenticato nella concezione dottrinale o nella finalità apostolica del nuovo Beato. Anzi proprio dalla complementarietà subordinata della Madonna, rispetto al disegno cosmologico, antropologico, soteriologico di Cristo, Ella deriva ogni sua prerogativa, ogni sua grandezza”.

Per questo ‘Ave Maria’ sono state le ultime parole che san Massimiliano Kolbe pronunciò ad Auschwitz, il 14 agosto del 1941, prima di morire. L’ultimo tratto della sua vita è un calvario condiviso con altri prigionieri del campo di sterminio. Dopo la deportazione, è spogliato del saio francescano ed è destinato ai lavori più umilianti, come il trasporto dei cadaveri al crematorio. Riceve il numero di matricola 16670.

Dopo la fuga di un prigioniero, dieci detenuti sono destinati al cosiddetto bunker della fame nel Blocco 13 e sono condannati a morire di fame. Padre Kolbe offre la sua vita in cambio di un padre di famiglia,  Franciszek Gajowniczek, che molti anni dopo ricorda quel drammatico momento con queste parole:

‘Kolbe uscì dalle fila, rischiando di essere ucciso sull’istante, per chiedere al Lagerfhurer di sostituirmi. Non era immaginabile che la proposta fosse accettata, anzi molto più probabile che il prete fosse aggiunto ai dieci selezionati per morire insieme di fame e di sete. Invece no! Contro il regolamento, Kolbe mi salvò la vita’.

E’ dunque la Madre di Dio ad ispirare la vita di p. Kolbe; nel 1917 fonda la ‘Milizia di Maria Immacolata’ per ‘rinnovare ogni cosa in Cristo attraverso l’Immacolata’. Nel 1922, da inizio alla pubblicazione della rivista ‘Il Cavaliere dell’Immacolata’, per alimentare lo spirito e la diffusione della Milizia.

Cinque anni dopo, vicino a Varsavia, nasce Niepokalanów, la ‘Città dell’Immacolata’. Nel 1930, p. Kolbe arriva missionario in Giappone, dove fonda ‘Mugenzai no Sono’ (Giardino dell’Immacolata) nella periferia di Nagasaki, dove hanno trovato rifugio gli orfani dopo l’esplosione della bomba atomica.

Nel ritorno dal primo viaggio in Giappone a Roma pronuncia un discorso che sarebbe diventato il testamento spirituale, in cui si affida a Maria: “Tutti perciò dobbiamo avvicinarci all’Immacolata per poterci accostare più facilmente a Gesù… I nostri padri hanno combattuto per l’Immacolata, ed ora, dopo la vittoria, non ci è concesso riposare, poiché proprio adesso ciò che si conosce in teoria deve essere tradotto in pratica”.

Ed ha affidato ai suoi ‘amici’ il compito di divulgare il culto dell’Immacolata: “Quando avrete notizia della mia morte, sappiate che voi siete, per testamento, i miei eredi. Sinora tutti insieme abbiamo lavorato per l’Immacolata; quand’io sarò morto, allora ricordatevi che tocca a voi continuare, a voi raccomando la Milizia dell’Immacolata.

Senza limiti e senza restrizioni dedicatevi alla causa dell’Immacolata, affrontate per Essa ogni sacrificio, fino allo spargimento del sangue se occorrerà e dovrete diffondere la Milizia dell’Immacolata fino agli estremi confini della terra, poiché è una causa santa ed è la volontà della divina Madre che noi Frati Minori Conventuali, che nel passato propugnammo la sua Immacolata Concezione, adesso diffondiamo pure il suo culto. Ecco il mio testamento”.

Concludendo l’omelia  san Paolo VI ha sottolineato l’amore del francescano polacco per l’uomo e per Dio: “Quale ammonimento in quest’ora d’incertezza nella quale la natura umana vorrebbe tal volta far prevalere i suoi diritti sopra la vocazione soprannaturale al dono totale a Cristo in chi è chiamato alla sua sequela!

E quale conforto per la dilettissima e nobilissima schiera compatta e fedele dei buoni preti e religiosi, che, anche nel legittimo e lodevole intento di riscattarla dalla mediocrità personale e dalla frustrazione sociale, così concepiscono la loro missione: sono Sacerdote cattolico, perciò io offro la mia vita per salvare quella degli altri! Sembra questa la consegna che il Beato lascia particolarmente a noi, ministri della Chiesa di Dio, e analogamente a quanti di essa ne accettano Io Spirito”.

Free Webcam Girls
151.11.48.50