Mons. Mosciatti: il martire è innamorato di Gesù

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Un martire di nome Cassiano è esistito ed è nominato nella nuova edizione del Martirologio Romano: secondo la sua passio, che sembra essere la versione in prosa di un poema di Prudenzio, Cassiano era un insegnante cristiano di Imola che insegnava ai bambini a leggere e scrivere.

Stabilitosi a Forum Corneli, l’odierna Imola, vi insegnò grammatica e letteratura. Impartì ad alcuni suoi allievi anche lezioni di ars notoria, la moderna stenografia. Educatore della gioventù, non rinunciò a comunicare la fede cristiana ai discenti.

Alcuni cittadini lo denunciarono al Prefetto come ‘autore di una nuova religione’. Processato, gli fu ordinato di rinunciare al proprio credo e di sacrificare agli dei della religione romana. Cassiano rifiutò e fu condannato a morte. Il giudice impose ai suoi studenti, come pena per averlo ascoltato, di eseguire la condanna.

Il martirio di San Cassiano si colloca probabilmente al tempo della persecuzione dei cristiani ordinata dall’imperatore Diocleziano (febbraio 303 – marzo 305). Per lunghi secoli si è pensato che il racconto del martirio fosse una tradizione popolare; tuttavia, recenti studi, promossi nell’ambito dell’Anno Cassianeo, compiuti da diverse équipe statunitensi ed europee, hanno dimostrato che i fori che si trovano nel cranio del martire sono compatibili con le dimensioni degli stili con cui all’epoca gli studenti incidevano le tavole di cera e con cui sarebbe stato compiuto il martirio.

Le spoglie del martire furono sepolte nella necropoli romana. Quando il cristianesimo divenne religio licita (Editto di Milano, 313) nel luogo della sepoltura fu eretto un sepolcro in sua memoria. Nel V secolo nello stesso sito fu costruita una basilica intitolata al santo, che divenne la residenza del vescovo d’Imola.

Partendo da questi cenni biografici del patrono della città mons. Giovanni Mosciatti i 750 anni della consacrazione della cattedrale: “Come ci attestano varie fonti, ma soprattutto il culto ininterrotto sino a noi, san Cassiano è stato proprio il costruttore della comunità cristiana e della città, l’annunciatore di speranza e di fraternità.

I cristiani che visitavano la sua tomba e che l’hanno venerato come patrono lungo i secoli hanno incontrato ed amato, attraverso di lui, Cristo stesso. Prudenzio, che nel quinto secolo si fermò a rendere omaggio alle sue spoglie, rimase colpito della crudezza del suo martirio e dalla sua testimonianza proprio perché con la sua vita e con il dono eroico Cassiano ci insegna l’adesione incondizionata a Cristo e la necessità di testimoniarlo coraggiosamente”.

Quindi  il martire è un innamorato di Gesù: “Il testimone, il martire è proprio colui che è stato conquistato, rapito dall’annuncio che gli è stato fatto. Ed è portato dallo stesso Gesù a vedere e udire, a fare esperienza di questo amore nella sua vita…

Il testimone, il martire, Cassiano si identifica proprio con la persona di Gesù come risposta al suo amore. Così come la vita di Gesù è testimonianza resa al Padre e per questo lo ascolta, lo prega, fa ciò che al Padre piace, lo testimonia davanti agli uomini, pubblicamente, senza paura, di fronte ai potenti dei tribunali e delle sinagoghe, allo stesso modo anche Cassiano, con la sua vita ed il suo martirio da testimonianza di questo amore a Cristo”.

Però il vescovo ha sottolineato che il martire non cerca volontariamente la morte, ma ama la vita: “La morte non è mai desiderata dai cristiani. Essi però, piuttosto che rinnegare la vita che Cristo ha dato loro, sono pronti a subire i più atroci flagelli e infine anche a morire.

Il martirio di san Cassiano che la Chiesa antica ci ha trasmesso, è una testimonianza commovente di questo attaccamento alla vita vera, è una professione di fede nella vita che non finisce. C’è in lui un’umile sicurezza: ciò che di più prezioso egli possiede non gli può essere tolto”.

Ed anche oggi il cristiano è chiamato alla testimonianza: “Viviamo in un tempo complicato, difficile, di cambiamento, dove quello che sembrava evidente a tutti oggi è messo in discussione. E’ così drammatico e travagliato che affermare che la risposta ai problemi del mondo e ai propri drammi è la persona, ‘il testimone’, che nell’incontro con Cristo sperimenta la pienezza della vita, pare poco, pare ingenuo…

Su cosa puntare, allora, perché ognuno possa godere di tutto dentro ogni circostanza, bella o brutta? Per alzarci ogni mattina determinati a stare di fronte alle difficoltà e alle sfide che ci aspettano, senza cercare vie di fuga o guardare da un’altra parte? Cosa può rispondere al desiderio di pienezza che tutti abbiamo dentro?”

A queste domande la risposta è vivere il tempo attuale: “E’ solo l’incontro con Cristo, con i suoi testimoni, che può far raggiungere alla vita un’intensità grande, che fa emergere il nostro bisogno più vero. La scommessa è vivere il nostro tempo, così segnato dall’incertezza, come un’insostituibile opportunità per riscoprire la vera natura dell’io, la sua sete di verità, giustizia e bontà ed, al tempo stesso, l’originalità dell’avvenimento cristiano”.

Mons. Mosciatti ha invitato a riscoprire la novità del Vangelo: “La nostra è un’epoca piena di ambiguità e contraddizioni. In un contesto del genere, noi cristiani siamo tentati o di abbandonare la novità del Vangelo per conformarci alla mentalità dominante o di usarla per difenderci da un mondo che percepiamo come ostile. Le domande e le sfide del nostro tempo non sono come dei nemici da combattere, ma come delle ferite da abbracciare per scoprire l’originalità del Cristianesimo”.

Ed il patrono imolese è il testimone di una fede capace di ‘avviare processi’: “Cassiano ci testimonia che una fede realmente vissuta permette di guardare alla realtà contemporanea, segnata da moltissime contraddizioni, ferite e sofferenze, con uno sguardo carico di simpatia che ci permette di ‘avviare processi’ come ci ripete sempre Papa Francesco anche con chi inizialmente percepiamo come molto distante da noi”.

(Foto: diocesi di Imola)

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