Per non dimenticare Marcinelle

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Anche ieri, come ogni anno, ha risuonato 262 volte la campana al Bois du Cazier di Marcinelle, nel bacino carbonifero di Charleroi, durante la commemorazione del 66° anniversario della tragedia dell’8 agosto 1956: un incendio sviluppatosi in una galleria della miniera, a quasi mille metri di profondità, costò la vita a 262 minatori, 136 dei quali italiani. I nomi dei lavoratori, in gran parte immigrati in Belgio da vari Paesi dell’Europa post bellica, sono scanditi, uno per uno.

Il disastro di Marcinelle avvenne la mattina dell’8 agosto 1956 nella miniera di carbone Bois du Cazier di Marcinelle, in Belgio. Si trattò di un incendio, causato dalla combustione d’olio ad alta pressione innescata da una scintilla elettrica.

L’incendio, sviluppandosi inizialmente nel condotto d’entrata d’aria principale, riempì di fumo tutto l’impianto sotterraneo, provocando la morte di 262 persone delle 275 presenti, di cui 136 immigrati italiani. L’incidente è il terzo per numero di vittime tra gli immigrati italiani all’estero dopo i disastri di Monongah e di Dawson. Il sito Bois du Cazier, oramai dismesso, fa parte dei patrimoni storici dell’Unesco.

In occasione del ricordo di tale tragedia, in cui si ricorda anche la 21^ Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo, il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, ha inviato un messaggio agli italiani: “Rivolgo un commosso pensiero ai minatori che l’8 agosto 1956 perirono a Marcinelle. Quella tragedia costò la vita, tra gli altri, a 136 connazionali.

Dal 2001 la ricorrenza è stata proclamata ‘Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo’ affinché, nel ricordo di quanto accaduto al Bois du Cazier, possa essere onorata la memoria di tutti gli italiani caduti sul lavoro all’estero”.

Il presidente Mattarella ha ricordato che tale tragedia non deve far dimenticare i diritti dei lavoratori: “L’emigrazione dei nostri connazionali e il sacrificio che questa ha comportato hanno segnato l’identità dell’Italia e anche lo stesso processo d’integrazione europea.

Le dolorose esperienze dei lavoratori migranti, maturate nei decenni precedenti il Trattato di Maastricht, hanno sollecitato la promozione dei diritti dei lavoratori al livello europeo, contribuendo alla creazione di un’Europa coesa, solidale, fondata anche su un pilastro sociale”.

Proprio per questo mons. Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes, ha chiesto di non dimenticare il sacrificio di chi muore a causa del lavoro: “L’Europa è stata ricostruita nel Dopoguerra grazie anche il sacrificio di tanti lavoratori italiani emigrati all’estero:

come anche la ricostruzione italiana deve molto ai sacrifici e alle rimesse di milioni di lavoratori italiani emigrati all’estero, soprattutto nei Paesi europei, lontani dai loro familiari. Questo sacrificio, questo lavoro dei nostri emigranti continua anche oggi, con molti giovani e famiglie costretti a lavorare all’estero”.

Ed ha sottolineato che ancora oggi molti italiani sono costretti ad emigrare, come è stato evidenziato dall’ultimo Rapporto ‘Italiani nel Mondo’ della Fondazione Migrantes: “L’unica Italia che cresce è l’Italia all’estero. Anche oggi non sempre il lavoro italiano nel mondo, come quello degli immigrati in Italia, viene riconosciuto nei diritti fondamentali: precarietà, lavoro nero, sfruttamento avvengono anche in altri Paesi nei confronti dei nostri lavoratori.

Questa Giornata ricorda i tanti lavoratori di ieri, ma non può dimenticare questi tanti lavoratori italiani di oggi che vivono all’estero. C’è un legame che il nostro Paese non può dimenticare e che deve crescere nell’attenzione alla tutela dei diritti civili e sociali, nelle pari opportunità. Anche l’Italia nel mondo è fondata sul lavoro, e i lavoratori all’estero non possono essere dimenticati, anche dalla Chiesa, che cammina con loro”.

Anche il presidente nazionale dell’ANMIL (Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi del Lavoro), Zoello Forni, ha commemorato la giornata con un ricordo personale: “Avevo 17 anni quando avvenne la Strage di Marcinelle e la ricordo come fosse oggi, per via del grave infortunio sul lavoro subìto pochi anni prima, a soli 13 anni, che mi provocò l’amputazione della gamba e, purtroppo, le tragedie nelle miniere restano ancora attuali in tutto il mondo:

solo pochi giorni fa, dieci persone sono morte e sette sono rimaste ferite, in Cina, dopo il crollo di parte di una montagna in cui era presente una miniera di carbone mentre dodici minatori in Slovenia sono rimasti feriti in seguito a un crollo avvenuto nella miniera di carbone di Velenje”.

Purtroppo anche in Italia avvengono queste tragedie per mancanza di sicurezza: “All’origine del disastro di Marcinelle ci fu un banale accidente ma quei lavoratori rimasero uccisi soprattutto dalla mancanza di misure protettive e dalla disorganizzazione, e per questo non bisogna dimenticare affinché non si ripetano gli stessi errori, dal momento che è ancora massiccia la presenza delle cave attive in Italia, che secondo una rilevazione Istat del 2019 ammontano a 3.475, mentre sono 93 le miniere”.

E tale giornata deve favorire una riflessione sulla sicurezza nel mondo del lavoro: “Per onorare la memoria delle 262 vittime del lavoro, di cui 136 italiani, che persero la vita a causa di un incendio scoppiato a 975 metri sottoterra, ma anche per continuare dunque a testimoniare il nostro impegno per il costante miglioramento della prevenzione e della sicurezza nei luoghi di lavoro, questa giornata rappresenta un’occasione per rivendicare la centralità dei diritti di ogni lavoratore, oltre ad essere un doveroso momento di riflessione sul sacrificio di chi ancora oggi perde la vita nello svolgimento del proprio dovere.

Inoltre vogliamo ricordare la nostra lotta per ottenere adeguati trattamenti e tutele per i circa 555.000 lavoratori che ogni anno subiscono nel nostro Paese un infortunio sul lavoro e per le vedove e gli orfani che piangono i loro cari: le richieste che abbiamo avanzato ai segretari di partito affinché inseriscano nei programmi elettorali questi temi”.

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