La ricostruzione sociale in Afghanistan passa attraverso la pasta

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Selene Biffi, imprenditrice sociale, da anni impegnata in Afghanistan, conosce Sima a Kabul e raccoglie la sua storia di piccola imprenditrice cui i talebani hanno chiuso il pastificio; e ci riesce con l’aiuto dalla cooperativa agricola ‘Girolomoni’, la prima cooperativa dell’agricoltura biologica fondata in Italia da Gino Girolomoni ad Isola del Piano, in provincia di Pesaro Urbino.

Selene Biffi è un’imprenditrice sociale attiva in Afghanistan dal 2009, dove ha fondato ‘She Works for Peace’, associazione che supporta oltre 300 donne e le loro micro-imprese: “Ho conosciuto Sima lo scorso marzo a Kabul, vendeva sciarpe e abiti tradizionali, ma ‘il mio sogno, però, è quello di poter riaprire il mio pastificio’, mi ha detto.

Da lì è partito tutto. Cercavo un’azienda che non solo potesse dare un aiuto, ma che avesse una sensibilità speciale. L’idea mi è venuta pensando che in casa consumiamo pasta Girolomoni, una realtà che colpisce non solo per la qualità del prodotto ma per tutta la filosofia che la anima: dal rapporto con i coltivatori al recupero dei grani antichi, passando per la sostenibilità ambientale”.

Ed ha creduto nel progetto: “Crediamo fortemente che questo progetto possa mostrare un modo differente di fare cooperazione, un modo dove la ricostruzione sociale ed economica di famiglie e comunità passi necessariamente attraverso la partecipazione, la formazione e l’impiego femminile, grazie al supporto di imprese attente”.

Ed è così che la cooperativa del biologico ha sostenuto l’idea di Selene Biffi, come ha specificato Maria Girolomoni, che si occupa delle relazioni esterne della cooperativa marchigiana: “Tre cose mi accomunano alle donne del pastificio di Sima: la pasta, il lavoro e la famiglia.

Spesso penso che sia faticoso portare avanti tutto, ma quando ho sentito le storie di queste donne, mi sono ricordata le priorità della vita, le ho sentite vicine.

Insieme a Daniela Bellini, responsabile qualità in Cooperativa da molti anni, abbiamo deciso di sostenerle e speriamo d’intercettare presto altri partner tra le aziende legate alla nostra filiera e non solo, per dare continuità e permettere a Sima di alimentare la speranza, dando lavoro alle donne di quel Paese difficile”.

Al centro, quindi, c’è la storia di una donna coraggiosa, Sima, che nel 2018 avvia l’attività facendola crescere fino a coinvolgere nella produzione nove donne, lavoratrici, con storie difficili alle spalle e che in molti casi rappresentano l’unica fonte di reddito in famiglie numerose.

Questa esperienza, però, si interrompe con l’arrivo dei talebani, nell’agosto 2021. Ma Sima non si arrende. Entrano così, in gioco ‘She Works for Peace’ e la Cooperativa agricola Girolomoni.

Il pastificio ha già riaperto e sono 11 (tra di loro, c’è chi prima del regime talebano lavorava come insegnante, chi come cuoca in un ristorante, e chi invece studiava all’università) le donne che hanno ripreso a lavorarci, inclusa Sima. La Cooperativa Girolomoni ha messo a disposizione le risorse necessarie per coprire i primi mesi di attività:

“Questi fondi sono impiegati per il salario dei dipendenti, l’acquisto dei prodotti, l’elettricità, il trasporto dei materiali, gli strumenti per la lavorazione e il confezionamento della pasta, un kit di primo soccorso. Un aiuto che garantisce la sopravvivenza del pastificio fino ad agosto.

Speriamo che in tanti rispondano al nostro appello per continuare ad essere al fianco di queste donne che con determinazione vanno avanti, malgrado un contesto che le priva dei loro diritti fondamentali”.

In un futuro prossimo, il pastificio vorrebbe espandere la produzione e contribuire all’agricoltura locale, non solo tramite l’acquisto delle materie prime in loco ma anche lavorando direttamente con i produttori per migliorare la qualità di grani e farine.

La creazione di ulteriori opportunità lavorative per le donne è un altro punto su cui il pastificio vuole puntare a breve. Per il futuro c’è anche l’obiettivo di espandere il mercato di riferimento al di là dell’Afghanistan, vendendo il proprio prodotto ad altri Paesi dell’Asia Centrale.

Selene Biffi ha aperto anche la ‘Qessa Academy’ a Kabul, una scuola tecnica per il recupero dello storytelling tradizionale. Lavora poi su chatbot per combattere l’hate speech sui social network, su sensori per le mine anti-uomo pensati per le comunità in zone d’emergenza e video giochi a tema scientifico.

A seguito della caduta di Kabul nell’agosto 2021, si attiva per l’evacuazione di famiglie afghane e torna poi a Kabul dove crea una rete a supporto di oltre 1.500 persone (principalmente vedove e orfani, disabili e anziani).

Lancia inoltre ‘She Works for Peace’, un’associazione no-profit che supporta oltre 300 donne e le loro micro-imprese in Afghanistan. Per l’impatto sociale del suo lavoro, ha ricevuto oltre 60 riconoscimenti, tra cui il ‘Rolex Awards for Enterprise’ e il ‘Mother Teresa Memorial Award’ in India, premio già assegnato al Dalai Lama e a Malala.

(Foto: Iodonna)

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