L’Africa in crisi anche per la guerra in Ucraina, 38 paese ad un passo dalla carestia

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Nelle scorse settimane a Tolentino il Servizio Missionario locale (Ser.Mi.T) ha invitato due missionari che hanno raccontato l’Africa a quasi 60 anni dalla nascita dell’Organizzazione dell’Unità Africana: l’allarme lanciato dal capo del Programma alimentare mondiale (World Food Program), David Beasley, alla riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è un appello disperato: “La mancata apertura dei porti nella regione di Odessa sarà una dichiarazione di guerra alla sicurezza alimentare globale e si tradurrà in carestia, destabilizzazione e migrazione di massa in tutto il mondo”.

Ad oggi sono ben 44.000.0000 persone in 38 Paesi ridotte a livelli di fame di emergenza, a un passo dalla carestia, e la guerra in Ucraina sta aggiungendo una nuova dimensione spaventosa a questo quadro, come ha spiegato il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres alla riunione del Consiglio di Sicurezza su crisi alimentare e conflitti:

“L’invasione russa dell’Ucraina ha posto fine alle sue esportazioni di cibo. Aumenti dei prezzi fino al 30% per alimenti di base minacciano i paesi dell’Africa e del Medio Oriente, tra cui Camerun, Libia, Somalia, Sudan e Yemen”.

Il continente africano avverte il peso della mancanza di approvvigionamenti esterni e sta affrontando la sua crisi più profonda, anche più grave della pandemia di Covid 19, ma nonostante i proclami ancora una volta sarà lasciato solo o riceverà le briciole da un occidente egoista e spaventato dalle conseguenze del conflitto russo – ucraino.

Per raccontarci meglio la situazione il Ser.Mi.T. (Servizio Missionario Tolentino) ha incontrato p. Giorgio Previdi, missionario in Uganda e don Nicola Ciarapica, missionario in Ghana: ecco cosa hanno detto in questa intervista doppia.

Innanzitutto a p. Giorgio Previdi, missionario a Kassala, a circa 50 chilometri da Kampala, capitale dell’Uganda, dove è presente da oltre 50 anni, abbiamo chiesto di raccontarci come si vive: “Cerchiamo di vivere con loro, manifestando l’amore di Cristo, aiutando nell’educazione attraverso le scuole tecniche in modo che possono aiutarsi a vicenda per non partire per l’Europa od in America a cercare ‘fortuna’, ma abbiano un lavoro sul posto.

Questa è la nostra priorità. Naturalmente cerchiamo di manifestare l’amore di Cristo, portando il Vangelo ed attraverso le strutture ospedaliere; aiutando chi ne ha bisogno in modo che possono avere l’educazione e le cure”.

Perché ha scelto l’Uganda?

“Mi hanno mandato in Uganda; io ho scelto di essere missionario”.

Cosa significa essere missionario?

“Significa portare l’amore di Cristo a coloro che non hanno avuto questa grazia, manifestando concretamente attraverso le opere”.

Tra i bambini ha anche avuto uno, che è diventato sacerdote ed ora creato cardinale da papa Francesco?

“Sì ho aiutato un bambino, quando aveva 7 anni, a compiere il percorso scolastico; lo abbiamo aiutato nel seminario. E’ diventato sacerdote e papa Francesco lo ha scelto come cardinale: si chiama Antoine Kambanda ed è arcivescovo di Kigali”.

Papa Francesco ha più volte affermato che occorre essere ‘chiesa profetica’: cosa significa essere chiesa profetica in Uganda?

“Significa manifestare alla gente l’amore di Cristo anche attraverso le opere di carità”.

Quali opere ha costruito la Chiesa?

“Le strutture scolastiche e di accoglienza per bambini orfani e in difficoltà si sono irrobustite con l’edificazione di dormitori, refettori, aule scolastiche, presidi sanitari. In tempi recenti si è realizzato

un ospedale particolarmente attrezzato, dotato di diagnostica, centro nascite e sala operatoria. La scuola, prima finalizzata alla formazione di base, prevede oggi anche svariati percorsi di formazione professionale (meccanici, falegnami, muratori, scuole di taglio e cucito) e un ciclo di scuola superiore, orientata alla preparazione di insegnanti, tecnici specializzati, operatori sanitari, medici, formati nelle strutture in cui operano, con successivi perfezionamenti presso università e istituti ugandesi”.

Fra qualche mese si voterà: quale è l’appello della Chiesa?

“Il richiamo dei vescovi ugandesi fatto alle autorità è quello di esercitare il loro ruolo in un modo non solo moralmente irreprensibile, ma anche meglio pensato per garantire o promuovere il benessere dello Stato e dei cittadini. Di fronte alle avversità lo Stato deve dar prova di moderazione, ben sapendo che un regime che governa solo o principalmente per mezzo di minacce e intimidazioni o promesse di ricompensa, non fornisce agli uomini alcun incentivo efficace per lavorare per il bene comune e la pace”.

Invece al salesiano don Nicola Ciarapica, missionario salesiano a Sunyani, capoluogo della regione di Brong-Ahafo, abbiamo chiesto di raccontarci in quale modo la Chiesa è vicina alla gente: “Dopo essere stato in Nigeria e Liberia una delle prime impressioni che hai entrando in Ghana è di trovarti in una nazione qualche passo avanti alle altre nazioni emergenti dell’Africa Sub-Sahariana.

Più fortunata e meglio guidata di altri Stati, in questi ultimi 30-40 anni non ha avuto Colpi di Stato ad interrompere il processo di democratizzazione come è successo in Nigeria o guerre civili come in Liberia dove è stato distrutto tutto quello che era stato raggiunto. Il cammino da fare è ancora molto, è sempre una Nazione emergente con segni evidenti di aumento della corruzione, e con un numero troppo grande di popolazione che è sotto il livello di estrema povertà”.

In cosa consiste la vostra opera in questa situazione?

“Le nostre Scuole Tecniche e anche gli Hostel sono vuoti,  ma abbiamo preso la decisione di rimanere insieme alla popolazione locale sia ad Ashaiman-Accra nel Sud, sia a Sunyani al Centro-ovest, sia Tatale nel Nord-est del Ghana. Questo ci permette di continuare a condividere, di essere disponibili alle persone, di  portare avanti attività per Local Economic Empowerment di donne, giovani e gruppi vulnerabili.

Collaboriamo al progetto co-finanziato con l’8×1000 della Chiesa Cattolica tramite la Conferenza Episcopale Italiana, che coinvolge gli operatori del VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo)  insieme ai Salesiani dell’Ispettoria ‘Africa Occidentale Anglofona’ (AFW), le diocesi di Sunyani e Teichman, la municipalità di Berekum e la sua ‘Queen Mother’, Nanah Owusu (la ‘Queen Mother’ è una donna dotata di grande autorevolezza e considerazione, che svolge un ruolo di governo locale nei villaggi ghanesi).

Altra attività che continuiamo a realizzare è la formazione di insegnanti sulle tematiche della migrazione irregolare, chiave per creare una cultura della pianificazione coscienziosa del proprio percorso educativo-professionale, non precludendo, allo stesso tempo, la possibilità di partire per l’estero se ci sono i presupposti di poter viaggiare regolarmente. Con l’aiuto di benefattori abbiamo distribuito alle famiglie più povere attrezzi per l’agricoltura, semi, fertilizzanti”.

(Tratto da Aci Stampa)

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