Papa Francesco vuole andare in Ucraina

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Ieri mattina, come di consueto al termine di ogni viaggio apostolico, papa Francesco si è recato nella Basilica di Santa Maria Maggiore, sostando in preghiera davanti all’icona della Vergine Salus Populi Romani. Al termine della visita, il Pontefice è rientrato in Vaticano. E’ dall’inizio del pontificato nel marzo 2013 che il papa Francesco, prima e dopo ogni partenza all’estero, si raccoglie per diversi minuti in preghiera davanti alla icona mariana custodita nella Cappella Borghese, cara al popolo di Roma.

Nell’incontro con i giornalisti il papa ha risposto ad una domanda sulla ‘dottrina della scoperta’: “Credo che questo sia un problema di ogni colonialismo. Anche oggi: le colonizzazioni ideologiche di oggi hanno lo stesso schema. Chi non entra nella sua via, è inferiore. Ma voglio andare più avanti, su questo. Erano considerati non solo inferiori: qualche teologo un po’ pazzo si domandava se avessero un’anima”.

Ed ha ricordato san Giovanni Paolo II: “Quando Giovanni Paolo II è andato in Africa, alla porta dove gli schiavi venivano imbarcati, ha dato un segnale perché noi arrivassimo a capire il dramma, il dramma criminale: quella gente era buttata nella nave, in condizioni disastrose e poi erano schiavi in America.

E’ vero che c’erano voci che parlavano chiaro, come Bartolomeo de las Casas, per esempio, Pedro Claver, ma erano la minoranza. La coscienza della uguaglianza umana è arrivata lentamente. E dico la coscienza, perché nell’inconscio ancora c’è qualcosa… Sempre noi abbiamo, mi permetto di dirlo, come un atteggiamento colonialista di ridurre la loro cultura alla nostra. E’ una cosa che ci viene dal modo di vivere sviluppato, nostro, e a volte perdiamo dei valori che loro hanno”.

Ha sottolineato l’amore per il creato da parte degli indigeni: “Per esempio: i popoli indigeni hanno un grande valore che è l’armonia con il Creato, e almeno alcuni che conosco lo esprimono nella parola vivere bene. Questa parola non vuol dire, come intendiamo noi occidentali, passarla bene o fare la dolce vita, no. Vivere bene è custodire l’armonia.

E questo per me è il grande valore dei popoli originari. L’armonia. Noi siamo abituati a ridurre tutto alla testa: invece i popoli originari, sto parlando in genere, sanno esprimersi in tre linguaggi: quello della testa, quello del cuore e quello delle mani. Ma tutti insieme e sanno avere questo linguaggio con il creato”.

E’ una condanna esplicita della ‘dottrina della colonizzazione: “Poi, questa dottrina della colonizzazione: è vero, è cattiva, è ingiusta. Anche oggi è usata, lo stesso, con guanti di seta, forse, ma è usata, oggi… Tornando alla colonizzazione nostra dell’America, quella degli inglesi, dei francesi, degli spagnoli, dei portoghesi:

sono quattro [potenze coloniali] per le quali sempre c’è stato quel pericolo, anzi, quella mentalità ‘noi siamo superiori e questi indigeni non contano’, e questo è grave. Per questo dobbiamo lavorare in quello che tu dici: andare indietro e sanificare, diciamo così, quello che è stato fatto male, nella consapevolezza che anche oggi esiste lo stesso colonialismo”.

Ad un’altra domanda il papa ha risposto che si è trattato di genocidio: “E’ vero, non ho usato la parola perché non mi è venuta in mente, ma ho descritto il genocidio e ho chiesto scusa, perdono per questo lavoro che è genocida.

Per esempio, ho condannato questo pure: togliere i bambini, cambiare la cultura, cambiare la mente, cambiare le tradizioni, cambiare una razza, diciamo così, tutta una cultura. Sì, è una parola tecnica (genocidio) ma io non l’ho usata perché non mi è venuta in mente. Ma ho descritto che era vero, sì, era un genocidio, sì, sì, tranquilli. Tu dì che io ho detto che sì, è stato un genocidio”.

Eppoi una domanda sui prossimi viaggi: “Io ho detto che in Ucraina vorrei andarci. Vediamo adesso cosa trovo quando vedo a casa. Il Kazakhstan, per il momento, mi piacerebbe andare: è un viaggio tranquillo, senza tanto movimento, è un congresso di religioni. Ma per il momento, tutto rimane.

Devo andare anche in Sud Sudan prima che nel Congo, perché è un viaggio con l’Arcivescovo di Canterbury e con il Vescovo della Chiesa di Scozia, tutti e tre insieme, come tutti e tre abbiamo fatto il ritiro di due anni fa. Poi il Congo. Ma sarà l’anno prossimo, perché c’è la stagione delle piogge… Vediamo. Io ho tutta la buona volontà, ma vediamo la gamba cosa dice”

Un’altra domanda ha riguardato la dottrina sugli anticoncezionali: “Sappiate che il dogma, la morale, è sempre in una strada di sviluppo, ma sviluppo nello stesso senso. Per utilizzare una cosa che è chiara, credo di averlo detto altre volte qui, per lo sviluppo di una questione morale, uno sviluppo teologico, diciamo così, o dogmatico, c’è una regola che è chiarissima e illuminante, l’ho detto altre volte: quello che ha fatto Vincenzo di Lérins, nel secolo V, era un francese…

Ma lo sviluppo teologico deve essere aperto, i teologi ci sono per questo. E il Magistero deve aiutare a capire i limiti. Sul problema degli anticoncezionali, so che è uscita una pubblicazione, su questo tema e altri temi matrimoniali. Sono gli atti di un congresso e nel congresso ci sono le ‘ponenze”, poi discutono fra loro e fanno le proposte.

Dobbiamo essere chiari: questi che hanno fatto questo congresso hanno fatto il loro dovere, perché hanno cercato di andare avanti nella dottrina, ma in senso ecclesiale, non fuori, come ho detto con quella regola di Vincenzo di Lérins”.

Ed ha messo in evidenza il rischio di ‘indietrismo’: “a tradizione è proprio la radice di ispirazione per andare avanti nella Chiesa. E sempre questo è verticale. L’ ‘indietrismo’ è andare indietro, è sempre chiuso. È importante capire bene il ruolo della tradizione, che è sempre aperta, come le radici dell’albero, e l’albero cresce così…

Un musicista aveva una frase molto bella, Gustav Mahler diceva: la tradizione in questo senso è la garanzia del futuro, è la garanzia, non è un pezzo da museo. Se tu concepisci la tradizione chiusa, questa non è la tradizione cristiana. Sempre è il succo delle radici che ti porta avanti, avanti, avanti… Per questo, per quello che tu dici, bisogna pensare e portare avanti la fede e la morale, e finché va nella direzione delle radici, del succo, va bene”.

(Foto: Santa Sede)

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