‘Diario della felicità 3’: Cecilia Galatolo racconta le storie di quattro giovani per conoscere Gesù

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‘Diario della felicità 3’: quattro storie di giovani che, di fronte all’insorgere di malattie mortali hanno saputo offrire la loro vita e le loro sofferenze a Gesù. Il libro contiene una breve biografia di ciascuno e una selezione di brani dei loro scritti a modo di diario. Seguono testimonianze e rimandi a siti di approfondimento. Le pagine del libro testimoniano la bellezza della vita vissuta fino in fondo senza censurare nessuna delle domande che abitano il cuore umano, come afferma Cecilia Galatolo, che lo ha scritto insieme a suor Dolores Anca Boitor:

“Duemila anni fa, qualcuno è venuto a darci proprio questa ‘bella notizia’… Tutto questo lo avevano capito bene quattro giovani: Marianna Boccolini, Marco Bettiol, Giulia Gabrieli, Claudio Contarin… Loro la felicità l’hanno trovata proprio nello stare con Gesù e nell’imitarlo… Questi giovani sono un’iniezione di speranza, un piccolo faro, in un mondo che la gioia la cerca, ma troppo spesso non la trova”.

A Cecilia Galatolo, chiediamo di spiegarci il motivo per cui, dopo i primi due, continua a scrivere un ‘diario della felicità’: “Sinceramente? Perché vedo un mondo triste. Il dolore fa parte della vita ed è normale attraversare periodi di buio. Succede ai credenti e ai non credenti. Ma c’è una cosa che mi dà pena: troppe persone non sanno che il vuoto della morte (e non parlo solo della morte fisica!) è stato già vinto dalla Risurrezione di Cristo.

Il mio professore di Teologia fondamentale, quando frequentavo l’università Pontificia della Santa Croce, diceva spesso: ‘Possiamo definirci cristiani, ma lo siamo veramente solo se viviamo da risorti. E si vede benissimo se una persona vive da risorta oppure no’. Anche noi cristiani possiamo dimenticare o perfino non sapere che la Resurrezione non ci attende solo dopo: è un dono da accogliere adesso! I ragazzi di questo libro lo hanno capito…”.

Chi sono i quattro giovani raccontati nel libro?

“I giovani testimoni di fede di cui Suor Dolores ed io parliamo in questo libro sono: Marianna Boccolini, Marco Bettiol, Claudio Contarin, Giulia Gabrieli.

Marianna era solo una ragazzina, quando si batteva per la pace in ogni luogo: in particolare a scuola. Se tra i compagni vedeva un’eccessiva competizione diceva: ‘Non serve avere tutti nove se poi non ci vogliamo bene tra noi: non basta essere belle teste, bisogna essere belle persone’. Era una ragazza sensibile ed aperta, che spesso si avvicinava a quei compagni ‘più difficili’, con cui nessuno voleva stare.

Marco ha vissuto con fede e coraggio la sua grave condizione di disabilità, dimostrando come la vita possa essere amata e apprezzata in ogni condizione. Non poteva far molto, dal punto di vista fisico, ma nel suo apparente silenzio osservava e gustava ogni cosa. Era definito il poeta del liceo, per la bellezza che (pur non potendo parlare) esprimeva scrivendo i suoi versi…

Claudio aveva un legame speciale con Dio, che chiamava Papà, e con i santi, che coinvolgeva in tutto ciò che faceva. Colpisce molto il suo diario, dove accanto agli appunti sulla scuola e sulle partite di calcio comparivano preghiere di una squisita profondità…

Giulia, giovane morta di cancro a soli 14 anni, ha lasciato una scia di luce dietro di sé che ancora dona forza a tantissime persone smarrite. Con lei è facile capire come la salute non sia la cosa più importante. La cosa più importante è essere sani dentro, cioè avere un cuore integro. Posso dire che ascoltarla, leggere articoli su di lei, vedere dei video per poter scrivere di lei ha fatto bene anzitutto a me! Non ti sembra di stare in compagnia di una persona malata… ti accorgi che sei tu ad aver bisogno di guarigione!”

Quale felicità cercano questi giovani?

“Quella che viene da Dio. Hanno capito che la felicità non è assenza di problemi, e non è neppure avere successo in questo mondo. La loro felicità era conseguenza di una relazione con Gesù, che è la gioia in persona”.

In quale modo è possibile vivere da santi?

“Una volta, durante un ritiro con alcuni ragazzi che si preparavano alla Cresima, ho chiesto cosa fosse per loro la santità. Hanno detto cose molto belle. Ho chiesto loro, poi, se credevano di poter diventare santi… qualcuno ha detto di sì, qualcuno di no.

Qualcuno ha detto che non ci aveva mai pensato (una lacuna da colmare nelle nostre catechesi: dobbiamo dirlo ai giovani che possono, eccome!, diventare santi…). Ebbene, alla domanda ‘Come si diventa santi?’, tutti hanno risposto che è una questione di impegno, di lavoro personale, di buona volontà…

Certo, la nostra parte dobbiamo metterla. L’impegno di seguire Gesù è necessario… ma gran parte del lavoro, se noi glielo permettiamo, lo fa Dio stesso. Santità è lasciarsi cambiare il cuore, giorno dopo giorno, da Dio. Vuoi diventare santo? Inizia a coltivare la tua relazione con Cristo. Sarà a lui indicarti la strada, a parlare direttamente a te, a indicarti cosa vuole da te!”

Per quale motivo questi giovani hanno cercato Dio?

“Perché il mondo, la famiglia, gli interessi e le passioni che avevano non potevano colmare fino in fondo il loro desiderio di infinito. C’è un Altro, Dio, appunto, che ci riempie e ci disseta nel profondo. Loro questo Signore, Re e Amico dell’anima lo hanno trovato e non l’hanno mollato più. C’è una canzone, dedicata a Dio, che dice: ‘Io da un amore così non torno indietro’. Ecco, Marco, Claudio, Giulia e Marianna ci testimoniano che una volta trovato il Signore, non lo molli più”.

(Tratto da Aci Stampa)

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