La minaccia di vecchi e nuovi bolscevismi

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La politica italiana soffre una agonia di decenni. Dopo la distruzione del partito-stato democristiano l’organizzazione politica ma anche quella economica italiana (ma direi europea) hanno sofferto un impoverimento sostanziale. Lo Stato degasperiano ereditò una parte della classe dirigente liberale, che era stata presente anche durante il fascismo, per associarvi lo Stato democristiano improntato da Enrico Mattei, fondato sulle grandi holding pubbliche e su un valido supporto alla imprenditoria privata.

Lo scontro con la utopia dossettiana fu immediato. Dossetti lasciò il partito e prese l’abito per divenire uno dei grandi manovratori del Concilio Vaticano II, che pose le basi per il superamento del neotomismo. Sono sempre i gesuiti gli artefici, dell’uno e dell’altro movimento: il neotomismo prima e la nuova teologia poi. Questo fatto ha cambiato l’assetto politico cattolico non solo italiano, ma europeo.

Superato il concetto di verità ha fatto irruzione nella filosofia politica la liquidità baumiana, il solito ritornello anti cattolico e anti romano. Si riproponeva ancora in Europa la storica diatriba tra la visione cattolico romana e la versione luterana.

Il Cardinale Bea, gesuita, grande ispiratore del Concilio Vaticano II, fu uno dei sostenitori della svolta teologica di stampo luterano, che porterà nella teologia al superamento della metafisica della adorazione a favore della fisica del tribuno (il prete tribuno che si frappone tra i fedeli e l’altare). Il prete tribuno è e sarà molto simile ai tribuni bolscevichi arringatori di folle e riproporrà in modo più discreto e più cattolico le arringhe dei predicatori protestanti, ormai disinibiti e grandi protagonisti (loro e non Dio) del rito riformato.

Lutero è stato il grande iniziatore dell’attacco alla civiltà romano-cattolica poi proseguita con l’illuminismo che non ha esitato a operare una profonda revisione storiografica, mistificante il concetto di romanità, ridotto alla sola versione pagana, corrotta e distrutta dal cristianesimo. Così ci hanno insegnato nei banchi liceali, ignorando del tutto la versione di uno dei più grandi storici dell’impero romano Santo Mazzarino.

In un simile contesto la presenza politica cattolico-romana ha subito un progressivo impoverimento fino alla perdita della concretezza dello Stato, soprattutto dopo il subentro delle Regioni che hanno polverizzato la organizzazione centrale. Regioni che la DC fece di tutto per limitare. E alla cui guardia pose una serie di controlli oggi in disuso.

Nuovi e vecchi bolscevismi stanno oggi paralizzando la azione politica di Draghi, e talora bolscevismi in conflitto tra loro: il Vaticano è combattuto tra i loro vecchi amori sovietici e il nuovo bolscevismo di Biden, che teorizza, proprio come Fidel, un procedere della storia attraverso le rivoluzioni. Ma in fondo la rivoluzione russa fu programmata dalle logge inglesi, in coerenza a questa visione.

Il fatto nuovo ovviamente è il rifiuto della visione romano-cattolica da parte dell’establishment vaticano, visione che fu riproposta con grande disappunto della mafia di San Gallo da Benedetto XVI nel famoso discorso di Natale del 2005 [QUI e QUI] e poco prima di lasciare nel saluto al clero di Roma [QUI].

Joseph Ratzinger da sostenitore della nuova teologia si è fatto via via revisore della medesima. Ad oggi è il solo in grado di riproporre in ambito filosofico-politico la versione romana-cattolica, che ha governato l’Europa degli Adenauer, Schumann e De Gasperi.

La forte avversione americana a questa visione è fatto di estrema miopia e ripropone il problema di una versione estremista della politica americana o meglio di certa politica, che ha restituito incredibilmente credibilità alla versione eretica della stessa Chiesa Ortodossa, non certo distante dalla eresia protestante.

Nuovi e vecchi bolscevismi, espressione della cultura del culto dell’uomo antiumanista e ateo oggi minacciano la nostra vita e la nostra prosperità [La guerra sull’immagine dell’uomo – 13 luglio 2022].

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