Le interviste nauseanti dei “servi fedeli” al Papa: alcune considerazioni di Silere non possum. Un bel tacer…

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Condividendo di seguito per la riflessione il testo Le interviste nauseanti dei “servi fedeli” al Papa. Alcune considerazioni di Silere non possum di oggi, 15 luglio 2022, ricordiamo alcuni nostri interventi sul tema di Un bel tacer

Un’altra. «Basta con queste interviste. Basta. Ora basta» (Cit.). Un bel tacer… [12 luglio 2022].

«Un bel tacer talvolta | Ogni dotto parlar vince d’assai» (Pietro Metastasio, “La strada della gloria, sogno”, 1780-82).
«Tacere non significa che io non abbia niente da dire, o che quello che vedo mi sta bene. Il mio tacere vuol dire: “Ho capito chi sei e non vali nemmeno la mia attenzione”. Il silenzio non è vuoto, ma è pieno di risposte. È solo quando riesci a “tacere”, evitando discussioni inutili, che mostri la tua intelligenza e la tua saggezza. Questa è quel genere di filosofia che non è nata per essere insegnata, ma per essere “praticata”» (Luciano de Crescenzo).
Taccio molto. Infatti, sono piuttosto taciturno [12 luglio 2022].

Condividiamo di seguito un commento a cura dell’aggregatore para-vaticano Il Sismografo, ad alcune espressioni usate abitualmente dell’Uomo Nero che Veste di Bianco. Il Papa dovrebbe ricordarsi che non è un uomo qualsiasi e che ogni sua parola dovrebbe essere oro colato. Ovvero, dovrebbe parlare meno, con più cura e se parla, farlo con chiarezza. Soprattutto, dovrebbe evitare a rilasciare un’intervista un giorno sì e l’altro anche. Potrebbe porsi seriamente la domanda, come mai Elisabetta II, la Regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e degli altri reami del Commonwealth, non ha concessa neanche una intervista in 75 anni ed è ancora considerata autorevole [Il Sismografo esorta il Papa regnante di evitare parole che offendono, che seminano sconcerto, sofferenza e astio, che causano divisioni, dolori e umiliazioni – 7 luglio 2022]. Un intervento non capito da tutti gli attenti lettori, fermandosi sul termine “sicario” usato [QUI, QUI e QUI], mentre il senso di quanto esposto era altro.

Il silenzio non è solo un vuoto, è l’organizzazione della presenza…
“Il silenzio non è solo un vuoto che esiste come assenza di qualcosa. Il silenzio è il modo con cui si organizza la presenza. Non vi è ordine senza silenzio. Non vi è comprensione senza silenzio. Perché comprendere richiede di raccogliere il mondo distinguendolo e differenziandolo, in modo da saperlo capire e far proprio. Per questa raccolta che riesce a distinguere occorre dello spazio a disposizione: il silenzio.
Questa prospettiva consente di riconoscere una condizione fondamentale dell’ascolto e del saper ascoltare: per poter essere in una relazione di ascolto è necessario il silenzio, è indispensabile percepire e accogliere anche ciò che sta tra un pieno e un altro, perché l’assenza è un modo di stabilire e dar vita alla presenza. È il vuoto che consente la formazione di un senso e di un ordine; il vuoto tra le parole, tra le note, tra i gesti; il vuoto riempie di senso e di comprensione la realtà. Occorre non dire tutto, se si vuole riuscire a dire qualcosa.
Allora la capacità di fare silenzio non è solo togliere e sottrarsi, ma anche saper dare al pieno una giusta comprensione. Perché il silenzio che si ascolta consente di organizzare la presenza, un vuoto necessario a stabilire un ordine nelle relazioni che si hanno con se stessi e con il mondo. Il silenzio è necessario per distinguere quello che va detto da quello che deve essere taciuto; un prima, un adesso e un dopo; ciò che è legato da un significato e quello che rimane estraneo e distante da ciò; quel che si conosce da quel che non si conosce. Scriveva Pitagora: «L’inizio della saggezza è il silenzio»” (Gian Maria Zapelli in “La felicità di Wile E. Coyote. Essere fragile e invulnerabile”, Editore Franco Angeli, 2016. Cosa c’è di incredibile in Wile E. Coyote? Cosa ha in comune anche con Cenerentola, Penelope, Superman e il grande Lebowsky? Sono figure invulnerabili e allo stesso tempo fragili. Più esattamente, possiedono una fragilità che consente loro di essere invulnerabili. Viviamo in un tempo che ha una seria malattia: produce vulnerabilità. Per rimanerne immuni possiamo cercare di farci i muscoli e indossare corazze. Possiamo cercare di armarci e difenderci, di rinchiuderci in certezze e fortezze. Oppure possiamo credere che vi è ovunque e sempre un aspetto positivo, vivendo però la debolezza e il fallimento come una minaccia, intimoriti che possano danneggiarci. E se invece per poter abitare questo presente, per non subirne i danni della sua crisi, fosse benefico rivolgersi in una direzione opposta e considerare il potere della fragilità? Abbracciare la fragilità al punto da diventare invulnerabili e da trasformarla in forza e serenità, magari persino in felicità. Relazionarsi con quel che si vive proprio attraverso la nostra debolezza. Abbiamo le risorse psicologiche e le strategie a cui possiamo attingere per trasformare la fragilità in condizione di benessere, rovesciando la prospettiva abituale, iniquità, fallimento, perdita, invisibilità, pigrizia, contraddizione, diventano gli strumenti per saper essere fragili e invulnerabili) [18 luglio 2017].

Res non verba [12 luglio 2017].

Le interviste nauseanti dei “servi fedeli” al Papa
Alcune considerazioni
Silere non possum, 15 luglio 2022

Per quanto riguarda le dichiarazioni di Francesco in merito alla figura del Papa Emerito bisogna rammentare che il Papa, spesso, pone l’accento sul fatto che lui è prima Vescovo di Roma e poi Papa. Parlando in generale, bisogna sottolineare che il Papa non può essere distinto dal Vescovo di Roma e, pertanto, qualora vi fosse un Pontefice emerito sarebbe Vescovo emerito di Roma e Papa emerito. Le due cose non si possono separare. Il caso comunque, come ha chiarito Francesco, non riguarderà lui. Per dimettersi un Papa deve essere umile, consapevole del proprio limite e avere consapevolezza di quale sia il bene della Chiesa. Questo è ciò che rende Benedetto XVI una pietra fondamentale, sia sul piano teologico che filosofico, e dal quale non si potrà più prescindere nel futuro. Il grazie a Benedetto quindi deve andare per il suo servizio umile e sempre chiaro alla Chiesa di Cristo e non solo per la sua “bontà”. Negli ultimi anni è divenuta un po’ nauseabonda questa immagine di Ratzinger quale nonno buono.

Per quanto riguarda la questione giuridica, spetterà al Papa e non ad altri, legiferare in merito alla figura del Papa emerito. Questo però non potrà accadere ora perché, seppur qui dentro molti abbiano dimenticato il principio per cui la legge prima deve entrare in vigore e poi può applicarsi, non si può intervenire sulla vita di Benedetto XVI mentre lui sta vivendo questa condizione. Francesco, poi, non tornerebbe certamente in Argentina, non perché è Vescovo di Roma ma perché nel suo Paese hanno dimostrato in più occasioni di non volerlo. Quanti sono i vescovi emeriti che decidono di terminare la loro vita nel loro paese natale? Molti. Se si vuole “normalizzare” la figura del Papa, si faccia senza dire falsità. Nei numerosi viaggi apostolici Francesco non ha mai pensato di tornare a casa, un motivo ci sarà. Anche San Giovanni in Laterano non è il luogo adatto. Proprio perché quella è la Cattedra del Vescovo di Roma, non si è mai visto un vescovo emerito che vive in sede.

Non si può che convenire con Francesco per quanto riguarda la “riservatezza” di Benedetto XVI. Siamo certi che se le cose fossero state all’inverso, le ingerenze sul Pontificato sarebbero state numerose. Ma questo avviene anche nelle diocesi quando alcuni vescovi emeriti rendono la vita impossibile al vescovo in carica. Qui bisognerebbe ragionare sulla spiritualità delle persone, la capacità di comprendere che i ruoli sono servizi a cui non bisogna restare attaccati con la colla. Per questo motivo bisogna pensare a legiferare in merito, ma non è certo il compito di professori laici o addirittura dottorandi che non sanno neppure la differenza fra un Papa ed un altro. Sono questioni che devono essere affrontate dal Collegio Cardinalizio e dal Papa regnante.

Bisogna poi sottolineare come queste interviste, che il Papa concede, stiano diventando un po’ come il quarto cucchiaio di nutella: un po’ nauseanti. Le domande dei giornalisti sono sempre le stesse e, chiaramente, non vengono affrontate tematiche scomode. I rischi sono diversi. In primo luogo si vuol far passare l’idea che queste interviste siano a braccio, libere e spontanee ma è chiaro che al Papa non vengono rivolte domande “scomode”. Di cosa parliamo? Ci riferiamo, ad esempio, alla condanna del Vescovo Zanchetta in Argentina. Francesco aveva parlato alla stampa dell’argomento prima della condanna sostenendo la sua completa innocenza, ora come mai nessun giornalista ha il coraggio di chiedergli cosa pensa di questa decisione? Non sarebbe forse il caso di chiedere a Francesco se secondo lui un vescovo deve essere considerato “uguale” agli altri cittadini e quindi scontare la propria pena all’interno di un carcere e non in strutture ecclesiali? [QUI].

Ci riferiamo al provvedimento con cui ha tolto i diritti del cardinalato a Sua Eminenza Reverendissima il Sig. Cardinale Giovanni Angelo Becciu. Perché nessuno di questi giornalisti non incalza Francesco chiedendogli come mai ha scelto di condannare un Principe della Chiesa ancor prima di avere la certezza della sua colpevolezza? Come mai nessuno chiede al Papa perché ha permesso determinate attività che violano i diritti umani fondamentali? Perché nessuno dice: Santità, ma dal dibattimento emerge che Lei sapeva tutto, ora cosa si aspetta? [QUI].

Parliamo dell’accanimento che ha portato avanti contro quei fedeli che sono legati alla liturgia di San Pio V. Perché i giornalisti non si fanno voce delle richieste di migliaia di credenti che vogliono semplicemente celebrare il rito che sentono più vicino alla loro sensibilità? Francesco ha sempre parlato di misericordia e accoglienza ma questi fedeli sono da tenere fuori dall’ovile di Cristo? Come mai nessuno gli ha chiesto conto della Lettera Desiderio desideravi, scritta dal commosso Vescovo francescano Vittorio Viola, con l’unico fine di demonizzare il rito antico? Perché questo odio? Francesco parla di media ideologizzati ma la lotta a questo rito è una ideologia pura. Ci sono soggetti che ci hanno creato la loro carriera su queste dispute, personaggi che dalla Liguria sono stati portati all’Aventino pur non capendo assolutamente nulla di liturgia [QUI].

Anche in merito al presidente Biden, Francesco ha riferito che deve essere aiutato a comprendere questa sua incoerenza. Il Papa quindi definisce il Presidente degli Stati Uniti incoerente. Anche questa notizia, alcuni giornalisti si vedono bene dal pubblicarla a caratteri cubitali e nei titoloni. Francesco però resta sempre su quel filo del detto/non detto, se Biden sponsorizza l’aborto lo definisce incoerente e lo invita a parlarne con il suo vescovo, quando però gli viene chiesto se è corretto il provvedimento adottato dall’Arcivescovo Cordileone nei confronti di Nancy Patricia Pelosi, allora dice “quando la Chiesa perde la sua natura pastorale, quando un vescovo perde la sua natura pastorale, crea un problema politico”. Ma non è forse il contrario? Non è Nancy Pelosi che sta strumentalizzando il Corpo di Cristo per una sua volontà politica? Cosa c’è di politico nella decisione di un vescovo di far rispettare la normativa prevista dalla Chiesa Cattolica? Sembra quasi che Francesco si pronunci più sulle persone e non sulla materia e non perda occasione per sferzare dei colpi nei confronti di quei vescovi che chiaramente non sono simili a lui [QUI].

Come mai nessuno di questi giornalisti chiede conto a Francesco delle assunzioni che Mauro Gambetti sta facendo in Vaticano favorendo quel clima di familismo amorale che il Papa aveva detto di voler combattere? [QUI].

Perché nessuno chiede una parola definitiva al Papa sull’omosessualità?

La fake news sulla morte del Santo Padre Emerito

Non dimentichiamo, poi, che proprio i media messicani, ieri hanno rilanciato una fake news in merito alla morte del Sommo Pontefice Emerito.  Come al solito questi giornalisti sono dei luminari dell’informazione e quale autorevole fonte hanno individuato un account fake di Twitter che fingeva di essere Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Georg Bätzing. Auspichiamo, peraltro, che il vescovo tedesco intervenga condannando questo atto grave, chiedendo anche che venga perseguito l’autore visto che si configura un reato ai suoi danni.

Giornalismo o servilismo?

Queste interviste, poi, danno adito ad un ulteriore problema che già serpeggia all’interno dei media accreditati presso la Sala Stampa: chi parla bene del Papa avrà il “privilegio” di intervistarlo. Questo ovviamente comporta un rischio enorme: i giornalisti che scriveranno ciò che accade realmente oltre Tevere saranno pochissimi. Difatti, i giornalisti Valentina Alazraki (che ha condotto l’intervista odierna) e Phil Pullella (che ha condotto l’intervista a puntate di Reuters dei giorni scorsi) sono stati insigniti, proprio da Francesco, nel novembre scorso, dei titoli di dama e cavaliere della Gran Croce dell’Ordine Piano [QUI].

È chiaro che da queste interviste non potrà mai emergere qualcosa di genuino, che rispecchi realmente una volontà di far chiarezza su determinate questioni. Anche per quanto riguarda gli abusi sessuali, sappiamo benissimo che la Chiesa oggi affronta queste problematiche in modo differente agli anni passati, ma perché nessuno di questi cronisti chiede al Papa di fatti concreti? È chiaro che la normativa oggi è cambiata ed è abbastanza valida per porre rimedio a queste problematiche, ma perché non chiedere a Francesco come mai per alcuni suoi amici vengono utilizzati dei trattamenti di favore? Questo è il vero giornalismo: un servizio alla Verità. Altrimenti è servilismo.

M.L.
Silere non possum

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Postscriptum

1. Il metodo Francesco

Matteo Matzuzzi (Spina di borgo/Il Foglio, 15 luglio 2022): Interviste su interviste, addirittura a puntate, quasi fossero una serie da offrire in piccole dosi allo spettatore. Il Papa parla, ovunque e con tutti. Parla come nessun Papa ha mai parlato prima, un’intervista dietro l’altra. Per dire sempre le stesse cose. Non è una critica, bensì una constatazione: le dimissioni che non ci saranno, i viaggi futuri, i cattivoni da commiserare, la guerra e la pace. Ogni tanto con qualche leggera variazione, la Cina con cui le relazioni vanno tutto sommato bene e il rapporto umano con quel gran democratico di Raul Castro. Francesco a ruota libera, anche se nell’eterna giostra delle interviste concesse alla stampa raramente si affrontano i temi “spinosi” (…).

2. Papa Francesco devoto alla Madonna del Silenzio

Il 22 marzo 2019 Fra Emiliano Antenucci, OFM Cap, ha un’udienza privata con Papa Francesco. Il 24 marzo 2019 il Santo Padre scrive una lettera autografa al Ministro provinciale dei Cappuccini d’Abruzzo, Padre Nicola Galasso, OFM Cap, con questa richiesta: «Sarebbe bello trovare un posto, una chiesa, dove si possa dare culto pubblico alla Madonna del Silenzio. Pensi lei, per favore e mi faccia una proposta». Fra Emiliano, insieme al Ministro provinciale, con il permesso del Generale dell’Ordine, si mettono alla ricerca di vari luoghi e individuano la chiesa di San Francesco d’Assisi e il convento dei Cappuccini di Avezzano, abbandonato da dieci anni e di proprietà della Provincia dei Frati Minori Cappuccini d’Abruzzo [QUI].

3. Quello che si chiede non è che il Papa stia in silenzio in assoluto. Ma se parla, che il suo parlare sia sì, sì; no, no. Il suo compito è confermare i fratelli nella fede, non “aprire processi”, non creare equivoci, fraintendimenti e confusione. Spalancare le porte si, ma dei cuori verso Cristo, che è la via, la verità e la vita. Lui, nessun altro.

«Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno» [Mt 5,33-37].

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