Ridolfi, presidente di Link2007: il negoziato costruisce la pace

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“C’è voluta una guerra mondiale aggressiva, con un disegno egemonico sul mondo basato sulla forza e l’oppressione, per far nascere l’Organizzazione delle Nazioni Unite al fine di promuovere pace e collaborazione fra i popoli. Ci sono volute due grandi guerre tra Stati europei per ispirare leader visionari a fare dell’Europa una regione di pace e stabilità. Dopo 30 anni dalla fine della guerra fredda, l’inaccettabile aggressione della Russia all’Ucraina e l’inimmaginabile guerra sul suolo europeo con le sue imprevedibili conseguenze impongono ora la ridefinizione di un nuovo ordine mondiale condiviso, che pur rispecchiando i pesi e gli equilibri internazionali, ponga al centro il rispetto della dignità e sovranità di ogni Stato, la priorità dei diritti e della giustizia a garanzia della democrazia nei rapporti globali, la solidarietà e la cooperazione internazionale, il rafforzamento delle istituzioni multilaterali. In questa sfida è centrale l’apporto qualificante dell’esperienza unica e positiva dell’Ue. Ciò comporta la presa di coscienza della necessità di vivificare il cammino di integrazione europea e di accelerarlo superando le sue troppe lentezze e indecisioni”.

Così inizia il documento di ‘Link 2007’ (coordinamento consortile che raggruppa importanti Organizzazioni Non Governative italiane: Amref, Cesvi, Ciai, Cisp, Coopi, Cosv, Elis, Icu, Intersos, Lvia, Medici con l’Africa – Cuamm, Soleterre, Weworld, World Friends) che, partendo dalla situazione internazionale attuale, motiva e sollecita scelte politiche del Governo e del Parlamento italiano coerenti con gli impegni internazionali assunti dall’Italia e con la necessità di contribuire ad allentare le tensioni internazionali e proporre un durevole cammino di cooperazione e di pace, che insieme ad AOI e CINI ha inviato al presidente Mario Draghi, ai ministro degli esteri Luigi Di Maio, al ministro dell’economia e delle finanze Daniele Franco, alla viceministra per la cooperazione internazionale Marina Sereni, ai presidenti del Senato e della Camera Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico, ai parlamentari del Senato e della Camera.

Nel documento si sottolinea la ‘missione’ dell’Italia: “L’Italia è uno dei paesi fondatori dell’attuale Unione Europea. Ha quindi una particolare missione e responsabilità nel promuovere il pieno compimento del progetto di unificazione nato dopo la guerra e basato sul rispetto della dignità umana e sui valori di libertà, democrazia, uguaglianza, Stato di diritto e rispetto dei diritti umani, pace, solidarietà, protezione per tutti.

Valori che l’Europa deve saper vivere al suo interno e nelle sue relazioni esterne. Solo un processo di integrazione politica e sociale, oltre che economica, può ridare rinnovato slancio all’Ue, rendendola protagonista dell’affermazione della pace globale, messa in discussione dai molti conflitti aperti, fino ai suoi confini.

Anche per la sua collocazione geografica, l’Italia è inevitabilmente chiamata all’attivazione di un’ampia e rafforzata cooperazione particolarmente con i paesi del Mediterraneo, del vicino e medio Oriente e soprattutto dell’Africa che è da tempo una regione di penetrazione multipolare economica, politica, strategica.

Si tratta di aree vicine all’Italia e all’Europa, alla ricerca di rapporti basati su partenariati paritari e rispettosi e su politiche coerenti di aiuto e cooperazione per riuscire a superare tensioni e conflitti e per disegnare uno sviluppo sostenibile e condiviso, libero da logiche di sfruttamento.

Per questo è necessario dare concretezza all’impegno internazionale di stanziare entro il 2030 lo 0,70% del Reddito Nazionale Lordo a favore dei partenariati per lo sviluppo e l’eradicazione della povertà, inserendosi attivamente nel più ampio disegno europeo di relazioni internazionali collaborative su basi di partenariato e reciprocità”.

Il coordinamento consortile a maggio aveva anche proposto un ‘un percorso deciso di negoziazione verso una soluzione politica di compromesso da entrambe le parti, che comprenda quanto già è oggetto di negoziato nell’ambito dell’iniziativa turca, a partire dal cessate il fuoco, e alcuni obiettivi fondamentali quali lo status dell’Ucraina protetto da garanzie internazionali sulla sua integrità e sovranità territoriale e le controversie territoriali riferite alla Crimea, a regioni del Donbass, ai territori recentemente occupati’.

Partendo da questo punto abbiamo chiesto al presidente di ‘Link 2007’, Roberto Ridolfi, di spiegarci il motivo, per cui Link 2007 ha proposto un negoziato politico tra Russia ed Ucraina: “Per LINK 2007, come per tutte le organizzazioni di cooperazione e solidarietà internazionale, il negoziato politico è la strada maestra, e spesso anche l’unica definitiva, per costruire la pace.

Questo non significa mettere sullo stesso piano aggressore e aggredito, anzi, significa sostenere l’aggredito nella ricerca di una soluzione che riconosca le sue ragioni evitando distruzioni e spargimento di sangue. E’ chiaro che il negoziato andava favorito immediatamente, come da noi auspicato, o comunque fin da subito con il peso determinato dell’Ue e dell’ONU.

L’Ue si è invece mossa tardi e il Segretario generale dell’Onu non ha saputo reagire al veto della Russia con altre forme di coinvolgimento e pressione che comunque erano nelle sue possibilità. Di fronte ad un evento così inaspettato e straordinario, occorrevano atti politici straordinari che la Comunità internazionale non ha saputo fornire”.  

In questo momento può essere necessaria un’altra Conferenza di Helsinki?

“Assolutamente sì, appena ce ne saranno le condizioni. Probabilmente la sede potrà non essere Helsinki ma le finalità del 1975 dovranno essere riprese e ripensate. Allora era la distensione tra Est e Ovest. Ora, a guerra finita e con la nuova grave e duratura frattura tra la Russia e il resto dell’Europa, occorrerà ridefinire le modalità per garantire comunque la sicurezza europea, con una difesa UE, la pace e la cooperazione tra gli Stati. La stessa OSCE, dovrà essere ripensata e riorganizzata”.

Quanto rischio c’è per una nuova guerra ‘fredda’?

“Il rischio c’è e la Russia ha fatto di tutto per crearne le condizioni. Solo una nuova conferenza, come è stata quella di Helsinki, potrà dirci se negli anni futuri prevarrà la contrapposizione e la minaccia armata oppure un nuovo graduale cammino di convivenza, sicurezza e cooperazione in Europa e dintorni.

Insieme ad una nuova Helsinki occorrerà però pensare, a livello Nazioni Unite, anche alla ridefinizione di un nuovo ordine mondiale condiviso, che pur rispecchiando i nuovi pesi e i nuovi equilibri internazionali, ponga al centro il rispetto della dignità e sovranità di ogni Stato, la solidarietà e la cooperazione internazionale, il rafforzamento delle istituzioni multilaterali, oggi troppe, deboli e inefficaci”.

In queste situazioni quanto è importante la cooperazione?

“La cooperazione è la parola chiave. Anche per promuovere i nostri interessi nel mondo essa va nobilitata e resa coerentemente trasversale ad ogni atto politico dell’Italia nei rapporti internazionali. Deve rimanere il cardine delle relazioni a livello economico, politico, culturale, ambientale, dei diritti, dello sviluppo, della lotta alla povertà, della sicurezza.

Cooperazione significa anche pace. Pace non è infatti solo assenza di guerra e la pacifica convivenza non deriva dalla potenza degli arsenali e dal continuo riarmo. La cooperazione può favorire il rispetto dei trattati e delle convenzioni, la riconciliazione, la visione multilaterale delle relazioni internazionali, del governo delle tensioni mondiali.

Per la stabilità e la pace costano molto meno ai cittadini italiani e europei la solidarietà e il deciso impegno per lo sviluppo equo e sostenibile che non gli stanziamenti insopportabilmente alti per le armi il cui impiego significa morti, distruzioni, emergenze umanitarie, sfollamenti, spinte migratorie, sofferenze, odi senza fine”.

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