Mons. Manetti è vescovo di Fiesole

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Nella scorsa settimana mons. Stefano Manetti ha fatto l’ingresso solenne nella diocesi di Fiesole con un saluto ai fedeli all’inizio della celebrazione eucaristica nel Teatro romano: “Tenendoci per mano ci scopriremo fratelli tutti. Ti saluto, cara Chiesa di Dio che sei in Fiesole, che oggi ricevo dalle mani di Nostro Signore e dalle mani del vescovo Mario, per servirla ed onorarla mediante il ministero episcopale”.

Il momento più significativo, che ha sancito il passaggio di testimone tra il nuovo vescovo e quello uscente, è stata la consegna del pastorale da Meini e Manetti, il simbolo della guida della comunità. Poi un breve atto di omaggio al nuovo pastore da parte del Capitolo dei Canonici, del Collegio dei consultori, di una famiglia, di un religioso e di una religiosa.

L’entrata in diocesi del vescovo ha coinciso con la festività del patrono di Fiesole, san Romolo: “E’ significativa la nostra convocazione nel segno del martirio. Esso infatti si riferisce al nostro battesimo, in quanto rappresenta il compimento perfetto della vocazione di ogni battezzato, cioè la decisione di vivere per Cristo fino al dono totale di sé, per alcuni realizzatosi in modo cruento, come Romolo, per tutti vissuto in modo incruento, ma con lo stesso spirito, quando si giunge a porre la relazione col Signore al di sopra di ogni altro bene”.

La fede battesimale si esprime nell’amore: “E’ il dono di sé a Colui che è morto e risorto per noi. La fede ricevuta nel battesimo è infatti fede nell’amore, è fare proprie le parole dell’apostolo: Cristo mi ha amato e ha dato sé stesso per me; è cercare di rispondere con altrettanto amore aiutati dalla stupenda grazia battesimale, a tutti offerta perché in coloro che la lasciano operare in sé stessi possa guarire le ferite che ci affliggono, quella antica di Adamo e quelle ricevute durante la nostra vita”.

Ed ha ricordato che il cammino della Chiesa è sinodale: “La Chiesa infatti non esiste per sé stessa ma ha la sua ragion d’essere interamente nell’annuncio e nella testimonianza del Vangelo. Siamo certamente provati dalla pandemia, dalla crisi economica e dalla guerra in Europa e abbiamo imparato che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo ma solo insieme”.

Questo è testimoniato anche dai patroni della diocesi: “I tre vescovi santi del IX secolo di questa Chiesa fiesolana, Leto, Alessandro e Romano, vogliamo tenerli fissi davanti a noi, insieme ai patroni, per la loro testimonianza della forza sociale dell’amore del prossimo, cominciando dai poveri e da chi soffre ogni forma di emarginazione, e soprattutto perché ci ricordano che l’atto di amore più grande verso l’umanità è l’evangelizzazione, essendo stati tutti grandi evangelizzatori”.

Poi ha ricordato che la Salvezza è rivolta a tutti, come racconta il salmo 44: “Ogni persona di questo mondo, infatti, ha diritto di conoscere l’evento che la riguarda, la redenzione operata dal Figlio di Dio e Figlio dell’Uomo, fratello, Signore, amico e Salvatore di ogni creatura umana. L’annuncio del vangelo è atto di riconoscimento della grande dignità di ogni essere umano, è dire: questo sublime Redentore è per te! Non c’è gioia più grande di questa per la Chiesa pellegrina sulla terra: annunciare a tutti il Signore Gesù, il più bello tra i figli dell’uomo!”  

Il bisogno di ogni persona è la conoscenza di Gesù: “Conoscere Cristo, incontrarlo, stabilire con Lui una relazione d’amore, è come raggiungere il centro di noi stessi, è come ritornare nella casa natale dopo un lungo viaggio, è riposare finalmente il cuore stanco, appoggiando il capo su un cuore che ci ama, in una pace profonda”.

Attraverso la conoscenza di Gesù nasce la preghiera: “Nella preghiera ricevuta nel battesimo, se vogliamo, possiamo intravedere tutto il cammino della Chiesa e dell’umanità. Ripercorriamolo all’incontrario, cominciando dalla fine: Signore Dio nostro, quando ci avrai liberato dal male e ci avrai resi forti nella lotta contro il Maligno, che ci tenta continuamente per separarci da Te;

quando saremo diventati una comunità che avrà fatto suo il comandamento nuovo dell’amore, perdonandoci gli uni gli altri settanta volte sette nel tuo nome; quando il Pane vivo disceso dal cielo sarà diventato talmente la nostra vita, da non poter fare a meno di celebrare l’Eucaristia nel tuo giorno, la domenica e di condividere i nostri beni con i poveri; quando avremo permesso alla grazia battesimale di trasformare il nostro cuore al punto che non desideri altro, sopra ogni cosa, se non fare la tua volontà”.

(Foto: diocesi di Fiesole)

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