La fake news di Domani: una storia vecchia fatta passare come mega scoop di una “nuova pista”

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Che nei tempi che corrono il giornalismo è praticato da individui prezzolati, che producono “scoop” e “inchieste” fasulli è ormai risaputo. Quindi, non meraviglia leggere oggi un articolo sul quotidiano Domani (Il Vaticano a caccia di tangenti. Crasso e quei milioni da Dubai. I pm del papa hanno ricevuto nuovi documenti da Santo Domingo), che presenta una notizia come se fosse nuova, ma che invece è dell’anno scorso (i documenti sono agli atti già da un anno). Nel contempo ripete la balla megagalattica sul “palazzo comprato dal Vaticano per circa 350 milioni di euro”, che nei giorni scorsi abbiamo già smontata, mentre il diffusore di notizie trafugate e di veline avvelenate, che si presta a tirare con la tonaca il Cardinal Becciu, non ha chiaro la differenza tra Vaticano e Santa Sede.

La questione è contestualizzata in modo impeccabile dal sito Silere non possum: «Oggi i giornali che hanno prestato le loro pagine alle elucubrazioni dell’Ufficio del Promotore di Giustizia, stanno battendo i piedi. È così che qualcuno ha scelto di affidare un “mega scoop” al principe delle notizie trafugate, Emiliano Fittipaldi. Sappiamo bene che se questo giornalista avesse pubblicato dei documenti sottratti dalla scrivania di qualsiasi Presidente della Repubblica Italiano, di certo non sarebbe dov’è ora. Ma si sa, se le cose avvengono qui dentro, tutto è concesso».

L’operazione di Fittipaldi su Domani di oggi, 6 luglio 2022 è chiaramente un tentativo di dare fiato ad un’accusa in difficoltà attraverso le congetture dei gendarmi, risalenti agli inizi del 2021, facendole passare come nuovi accertamenti. In realtà, sono elementi in atti già dal 2021, prima della richiesta di citazione del 29 giugno. Dalla rogatoria a Dubai risultano erogazioni da Athena ad Aspigam a Dubai per circa 2,6 milioni di dollari nel 2015/2016 ed erogazioni da Aspigam a Divanda (riconducibile a Crasso) per 3,5 milioni di euro (quindi molto di più). Erano rapporti autonomi che Aspigam aveva con vari intermediari e Crasso ha spiegato il perché: erano commissioni da lui percepite a Dubai per prodotti finanziari strutturati. Non può ovviamente rivelare i nomi dei suoi clienti (è tenuto al segreto professionale) ma che si tratti di vicende diverse e autonome risulta dagli importi: Aspigam ha erogato a Divanda molto più di quello che ha ricevuto da Athena, come del resto riconosce lo stesso Diddi (è già nella richiesta di citazione). Non risulta nemmeno un centesimo a Tirabassi o ad altri pubblici ufficiali o soggetti vaticani. Inoltre, Torzi e Perugia riferiscono di non essere a conoscenza diretta di nulla e di aver appreso notizie de relato. Le loro versioni peraltro divergono. Perugia dice di aver avuto notizie (non certo su Aspigam) da Noceti. Torzi invece ha raccontato di aver saputo di pagamenti da Mincione a Crasso solo dopo che lo hanno arrestato grazie al Rescriptum inappellabile e insindacabile, ottenendo così la libertà.

Condividiamo di seguito l’articolo in merito alla vecchia storia presentato come clamorosa novità da Fittipaldi (addirittura come “svolta nel processo del palazzo di Londra”), da Silere non possum che asfalta (il sito poi ritorno brevemente anche su quanto abbiamo già pubblicato nei giorni scorsi in riferimento alla vendita del palazzo al numero 60 di Sloane Avenue a Londra [QUI, QUI e QUI]).

Sloane Avenue: l’accusa si arrampica sugli specchi
Silere non possum, 6 luglio 2022


Il procedimento penale nei confronti di S.E.R. il Sig. Cardinale Angelo Becciu, del Rev.do Mons. Mauro Carlino, del Sig. René Brülhart, del Sig. Tommaso Di Ruzza, del Sig. Fabrizio Tirabassi, del Sig. Enrico Crasso, del Sig. Raffaele Mincione, del Sig. Nicola Squillace, del Sig. Gianluigi Torzi e della Sig.ra Cecilia Marogna sta per giungere al termine degli interrogatori degli imputati.

In questi mesi di continue domande agli accusati, l’ufficio del Promotore di Giustizia ha sentito venir meno il terreno sotto i piedi. Nei numerosi uffici della Santa Sede, soprattutto Alessandro Diddi, viene deriso da dipendenti e superiori, per quanto è emerso in questi mesi. L’immagine dello Stato della Città del Vaticano è stata completamente infangata. Dall’attività investigativa guidata da questo avvocato romano è emerso soltanto che questo è null’altro che un processo politico.

Essendo giunti al termine degli interrogatori, con il dubbio, come ha riferito Pignatone in aula, se Squillace e Marogna si sottoporranno ad interrogatorio, oggi i giornali che hanno prestato le loro pagine alle elucubrazioni dell’Ufficio del Promotore di Giustizia, stanno battendo i piedi. È così che qualcuno ha scelto di affidare un “mega scoop” al principe delle notizie trafugate, Emiliano Fittipaldi. Sappiamo bene che se questo giornalista avesse pubblicato dei documenti sottratti dalla scrivania di qualsiasi Presidente della Repubblica Italiano, di certo non sarebbe dov’è ora. Ma si sa, se le cose avvengono qui dentro, tutto è concesso.

Il giornalista, che ha l’abitudine di parlare di questo Stato confondendolo con la Santa Sede o addirittura con la Chiesa Cattolica, ha pubblicato un articolo volto a far credere che “gli investigatori” avrebbero una nuovissima e fumante pista. Scrive: “Ora però gli investigatori della gendarmeria ipotizzano che proprio la Aspigam di Simetovic (che non è indagato) possa essere stata usata per passare milioni di euro dal fondo di Mincione a una sconosciuta srl di Crasso che gli inquirenti hanno trovato nella Repubblica Domenicana, la Divanda Investment”.

Ed è qui che ci poniamo due domande: Fittipaldi è talmente estraneo a questo Stato che ha ricevuto solo oggi la richiesta di citazione a giudizio firmata da Alessandro Diddi? Il giornalista non è riuscito a leggere la data che c’è su questo documento? Probabilmente ha diverse difficoltà ma la risposta è un’altra: dimostrare l’indimostrabile è abbastanza difficile e quindi perchè non scrivere illazioni sui giornali?

Ciò che il Domani pubblica il 6 luglio 2022, in realtà è possibile leggerlo nella Richiesta di citazione a giudizio depositata in cancelleria il 1° luglio 2021. Ma come, Fittipaldi arriva solo ora? Un po’ in ritardo.

RICHIESTA CITAZIONE A GIUDIZIO [QUI].

Emergono dagli atti (Rogatoria Emirati Arabi Uniti), infatti, erogazioni da Athena ad Aspigam a Dubai per circa 2,6 milioni di dollari nel 2015/2016 ed erogazioni da Aspigam a Divanda per 3,5 milioni di euro. Divanda, con sede nella Repubblica Domenicana, come è possibile leggere in atti, è riconducibile ad Enrico Crasso, essendo direttore Andrea Crasso. La cifra però non corrisponde. Si tratta di un valore molto più elevato. L’accusa ipotizza che queste siano tangenti ma è chiaro che non può essere così. Se non vi fossero stati altri rapporti ed Aspigam fosse stato solo un tramite per trasferire soldi da Raffaele Mincione a Enrico Crasso, perchè Aspigam avrebbe dovuto dare tutto questo denaro in più?

Questa materia, peraltro, non rientra nei reati contestati ed Alessandro Diddi ha dedicato due domande in croce a questo tema durante l’esame di Crasso il 30 maggio 2022. Poco dopo Diddi, che conosce il Vaticano più o meno quanto Fittipaldi, chiama il Cardinale Becciu “Sua Eminenza Monsignor Becciu”. Un illustre luminare di storia della Chiesa.

Enrico Crasso ha spiegato e dimostrato che si trattava di rapporti autonomi che Aspigam aveva con vari intermediari. Si trattava di commissioni da lui percepite a Dubai per prodotti finanziari strutturati. Nonostante Diddi abbia tentato in aula di tirargli fuori i nomi dei clienti, è ovvio che Crasso si sia avvalso della facoltà di non rispondere essendo questi dati coperti dal segreto professionale. Ha però chiarito che non si trattava della Segreteria di Stato. È lo stesso Ufficio del Promotore di Giustizia che riconosce che Divanda ha erogato molto più rispetto a quanto ha ricevuto da Athena.

È chiaro, inoltre, che neppure un euro è finito nelle tasche di pubblici ufficiali appartenenti a questo Stato. Forse Emiliano Fittipaldi e Company dovrebbero studiarsi un po’ di procedura penale e capire che l’onere della prova è in capo all’accusa e non il contrario.

Il risentimento di Fabio Perugia

Anche le dichiarazioni di Perugia, riportate sempre come novità bomba dal Domani, sono racconti de relato risalenti al 03 luglio 2020. Due anni fa!

Quanto possono essere attendibili le dichiarazioni di una persona che riferisce di essere stato rifiutato quando “tentava di proporre business”? Senza dimenticare poi, che Perugia ha “manifestato il proprio disappunto” al Vice comandante Alessandrini, perchè riteneva la Segreteria di Stato in pericolo. Ma chi ci crede? Chi è Perugia? Ma veramente crediamo che qui ci sia qualcuno che lavori per il bene della Santa Chiesa? È chiaro, emerge dalle SIT che ha reso Perugia, che ha tentato in tutti i modi di accedere a S.E.R. Mons. Angelo Becciu (oggi cardinale) e non essendoci riuscito riteneva che vi fosse dietro una congettura contro di lui. Aveva un proprio interesse. Quanta gente ogni giorno tenta di accedere in questo palazzo? Se tutti quelli che rimandiamo a casa dicessero che siamo contro di loro e siamo delinquenti, staremmo freschi.

Perugia accusa anche Perlasca, dice che anche lui avrebbe preso qualcosa. Come mai non viene contestato nulla a Perlasca? Inoltre, è chiaro che Fittipaldi non ha idea di cosa sta parlando. Alessandrini non è proprio “un gendarme” qualunque. Si tratta dell’ex vice comandante.

La difesa Torzi: dichiarazioni estrapolate

Continua Fittipaldi: “La nuova pista parte da alcune dichiarazioni fatte agli investigatori da Torzi e da un personaggio finora rimasto nell’ombra che ha avuto un ruolo importante grazie alla sua testimonianza”. La pista è talmente nuova che è del 2021. Inoltre, sembra proprio che questo giornalista non abbia idea di cosa sia questo procedimento. Le dichiarazioni fatte da Torzi durante gli interrogatori in cui fu illecitamente arrestato, sono tutte da leggere alla luce del discorso pronunciato dall’avvocato Marco Franco durante l’udienza del 18 febbraio 2022. In quella occasione, Franco si senti addirittura rivolgere delle minacce da Diddi in aula, il quale è stato poi messo a tacere da Pignatone.

Leggiamo cosa disse l’avvocato di Torzi: “Io ricordo le sensazioni che provai, perché mi trovai dopo quasi trent’anni di professione, disarmato, impotente rispetto ad un provvedimento coercitivo che dovevamo subire senza alcuna possibilità di contraddittorio con un organo superiore che lo potesse verificare, che ne potesse saggiare la legittimità e vi assicuro, non lo auguro a nessuno, questa è una sensazione per chi svolge questa professione intollerabile. È stato leso il diritto di difesa, perché veniva preclusa la possibilità di impugnare il mandato di cattura, di proporre istanza di liberazione ad un giudice terzo, o si rispondeva, e le risposte erano gradite al Promotore di Giustizia, o si consegnavano tutti gli strumenti informatici a disposizione, o si rivelavano le password affinché si potesse entrare ad esaminare quel contenuto, oppure non si usciva signori del Tribunale. Questo era il diktat”.

È chiaro quindi che le dichiarazioni di Torzi in quella occasione sono da leggere in quest’ottica. Non dimentichiamo che anche il gran pentito Alberto Perlasca, il quale girovaga per piazza San Pietro alla sera fumando sigarette, inizialmente riferì delle cose e poi si ripresentò davanti al PdG senza avvocato e cambiò totalmente versione. Questo sistema, purtroppo, non è nuovo, in Vaticano tutti sanno che è stato introdotto da uno degli errori dell’era Giovanni Paolo II quando si scelse di portare in questo Stato soggetti appartenenti alle Forze dell’ordine italiane. Anche nella vicenda Vatileaks, appunto, il Presidente Giuseppe Dalla Torre (il quale era competente, non come chi oggi viene nominato senza titoli) stralciò completamente alcuni interrogatori di Paolo Gabriele messi in atto da Domenico Giani senza l’assistenza del difensore.

L’accusa escogiterà altri metodi per tentare una vittoria oppure crede di potersi attenere al codice di procedura penale? Staremo a vedere.

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