La Cei pone attenzione alla persona

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Mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo metropolita di Cagliari, è il nuovo Segretario Generale della CEI, nominato da papa Francesco. Dal 2012 al 2019 è stato Direttore dell’Ufficio Nazionale per i Problemi Giuridici e Segretario del Consiglio per gli Affari Giuridici della CEI. Dal 2015 al 2019 è stato Sotto-Segretario della CEI. Papa Francesco lo ha eletto Arcivescovo metropolita di Cagliari il 16 novembre 2019: è stato finora Vice-presidente della Conferenza Episcopale Sarda e Vice-presidente della Conferenza Episcopale Italiana.

Concludendo i lavori di martedì 5 luglio il presidente della CEI, card. Matteo Zuppi, ha ringraziato il papa per la nomina del nuovo segretario: “Accogliamo questa nomina con gioia, fiducia e gratitudine al Santo Padre. Mi piace leggere la nomina odierna come un ulteriore segno della prossimità e della cura con cui papa Francesco accompagna il cammino delle nostre Chiese. A Monsignor Baturi, che dividerà il suo ministero tra Cagliari e Roma, vanno la nostra vicinanza, la nostra preghiera e il nostro augurio. Lo ringraziamo già sin d’ora per lo spirito di servizio con cui ha accolto questo incarico”.

Nel comunicato conclusivo il Consiglio Episcopale Permanente ha espresso partecipazione al dolore di quanti sono stati colpiti dal crollo sul ghiacciaio della Marmolada e ha assicurato preghiere di suffragio per le vittime, affidandole all’abbraccio misericordioso del Padre. Insieme alla solidarietà e alla vicinanza, i Vescovi hanno lanciato un appello perché tutti facciano la propria parte per proteggere la Casa comune, perseguendo uno sviluppo sostenibile e integrale.

Inoltre solidarietà è stata manifestata anche alle missionarie e ai missionari che, in tutto il mondo, spendono la vita per il Vangelo e a servizio degli ultimi: il card. Zuppi ha ricordato il sacrificio di suor Luisa Dell’Orto, piccola sorella del Vangelo di Charles de Foucauld uccisa il 25 giugno a Port-au-Prince, ad Haiti, e hanno ringraziato quanti operano in contesti difficili, spesso di guerra, mostrando il volto di una Chiesa materna e misericordiosa: “La loro testimonianza incoraggia la Chiesa a vivere in pienezza la sua dimensione missionaria, con il coinvolgimento dell’intera comunità”.

Il Consiglio Permanente si è poi soffermato ampiamente sul Cammino sinodale delle Chiese in Italia, esaminando la bozza del documento per il prosieguo della ‘fase narrativa’ (2022-2023). Il testo, al centro del confronto, raccoglie i frutti del primo anno di ascolto, integrato con le riflessioni e le proposte emerse durante l’incontro nazionale dei referenti diocesani, riuniti a Roma dal 13 al 15 maggio, con la partecipazione dei Vescovi rappresentanti delle Conferenze Episcopali Regionali e, successivamente, durante la 76ª Assemblea Generale della CEI (Roma, 23-27 maggio), alla quale hanno preso parte, nelle giornate del 24 e 25 maggio, 32 referenti diocesani, cioè due per ogni Regione ecclesiastica.

Le priorità riguardano: la crescita nello stile sinodale e nella cura delle relazioni, l’ascolto dei ‘mondi’ meno coinvolti nel primo anno, la promozione della corresponsabilità di tutti i battezzati, lo snellimento delle strutture per un annuncio più efficace del Vangelo. Per continuare l’ascolto sono stati suggeriti tre ‘cantieri sinodali’, ossia laboratori aperti, da adattare liberamente a ciascuna realtà, scegliendo quanti e quali proporre nel proprio territorio.

Ogni diocesi potrà aggiungerne un quarto valorizzando una priorità risultante dalla propria sintesi diocesana o dal Sinodo che sta celebrando o ha concluso da poco. Gli interventi dei vescovi, insieme ad altri contributi scritti giunti dalle Conferenze Episcopali Regionali con il coinvolgimento dei referenti diocesani, hanno permesso di precisare metodi e contenuti. In particolare, è stato chiesto di considerare che gli ulteriori passi del Cammino sinodale si svolgeranno nel triennio di preparazione al Giubileo del 2025, che sarà un’opportunità per ‘riscoprire’ le Costituzioni del Concilio Vaticano II.

Nell’intervento introduttivo il card. Zuppi ha incoraggiato a dare vita a una ‘Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza’: “Non abbiamo una nostra vicenda a parte, nel recinto delle nostre istituzioni, ma c’è una storia in comune con le donne, gli uomini, i poveri, i popoli del nostro tempo. A volte è più faticosa, certamente rischiosa, ma è quella indicata da Gesù che ci manda per strada fino agli estremi confini della terra. Solo così la Chiesa saprà comunicare l’unica Verità che è sempre Gesù, via e vita. Altrimenti parla a se stessa e tradisce il suo mandato”.

Inoltre il card. Zuppi ha ricordato il dramma della guerra: “La guerra è una pandemia terribile, che rivela anche tante complicità, omissioni, rimandi, la inquietante facilità con cui il suo incendio può distruggere la vita normale delle persone.

Non basta solo esortare o deprecare, ma occorre contribuire positivamente con la riflessione, la cultura, la competenza, il coraggio evangelico. La guerra, in questo mondo dalle connessioni globali, si contagia anche a Paesi lontani, come vediamo con la preoccupante crisi alimentare, che metterà in gravissima difficoltà tutte le economie, specie quelle del Sud del mondo”.

Per questa emergenza il presidente della Cei ha chiesto una maggiore sensibilizzazione alla solidarietà: “Questo comporta anche gravi conseguenze sociali nel nostro Paese che ci responsabilizzano e che richiedono interventi dello Stato e maggiore solidarietà. Dobbiamo attrezzarci a questa situazione di emergenza anche in Italia per i nuovi bisogni e le povertà che si apriranno.

E questo richiede un rinnovato e responsabile senso di unità e di ricerca del bonum comune, capace di mettere da parte approcci ideologici sterili e pericolosamente opportunistici, interessi di parte, polarizzazioni controproducenti e di contribuire ciascuno con la propria visione, ma nella consapevolezza di un destino che ci unisce.

Le prossime scelte segneranno la vita della nostra gente per molto tempo! Sarà necessario anche rinvigorire e riorientare la nostra azione di solidarietà, come Chiesa in Italia, in tante parti del mondo che saranno toccate drammaticamente dalla crisi economica e alimentare, aggiornando ai bisogni e alle emergenze il nostro modo di aiutare ed essere vicini”.

Come solidarietà è richiesta dal fenomeno migratorio: “La migrazione è stata troppo a lungo affrontata come fenomeno emergenziale o con approccio ideologico, mentre rappresenta un fatto strutturale della società e richiede un approccio umanitario, realistico, istituzionale, di sistema e di visione del futuro per difendere e onorare la propria identità”.

Per questo è  doveroso “concedere la cittadinanza italiana ai bambini che seguono il corso di studi con i nostri ragazzi (il cosiddetto ‘ius scholae’ o ‘ius culturae’) deve suscitare delle idee e non delle ideologie per trovare le risposte adeguate”.

Nel ricordare che su tale istanza la CEI si è espressa da tempo, ha fatto riferimento a quanto pronunciato dal Cardinale Angelo Bagnasco nel 2013 quando affermava che ‘è in gioco il diritto fondamentale della persona che in quanto tale deve essere salvaguardato’.

In questo senso anche papa Benedetto XVI nel Messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato del 2013, invitava “ad evitare il rischio del mero assistenzialismo, per favorire l’autentica integrazione, in una società dove tutti siano membri attivi e responsabili ciascuno del benessere dell’altro, generosi nell’assicurare apporti originali, con pieno diritto di cittadinanza e partecipazione ai medesimi diritti e doveri”.

Infine ha concluso chiedendo l’attenzione in difesa alla persona: “Sarà necessario intervenire con chiarezza su alcune priorità per la difesa della persona, sempre e chiunque, anche con la necessaria interlocuzione con la politica.

Tra le priorità desidero menzionare quella degli abusi e la necessità di essere conseguenti agli impegni presi, nella trasparenza delle risposte, assumendoci, come deve essere, la piena responsabilità davanti a Dio e davanti agli uomini, migliorando se necessario gli strumenti già decisi.

Ci aiuteranno professionisti che sono e saranno chiamati a verificare il nostro lavoro, sia a livello centrale come diocesano, verso i quali sospetti di compiacenza sono offensivi per la loro professionalità”.

(Foto: Cei)

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