I veleni vaticani. A Londra palazzo 60SA svenduto o nuovo attacco al Cardinal Becciu?

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La cessione per 186 milioni di sterline dell’edificio, costatone alla Santa Sede 300 milioni di sterline, viene dipinta come un disastro dovuto al Cardinale sardo. La realtà è che la vera perdita potrebbe essere di circa 37 milioni di sterline (pari al 15% del capitale). Ma dietro c’è altro.

L’operazione tristemente opaca, e perciò assai poco evangelica, condotta ieri dall’APSA (Amministrazione patrimonio della Sede apostolica) ha avuto uno straordinario successo. Ci sono cascati tutti. La trappola contenuta nel comunicato ufficiale diffuso venerdì scorso si chiama reticenza, e si è tradotta in una clamorosa truffa mediatica, una balla sesquipedale. Provo a riprodurla distillando il contenuto dei maggiori e minori quotidiani e siti italiani. «Il Cardinale Becciu con la sua “spericolata gestione” (Corriere della Sera) ha confezionato un “pacco” al Papa. Ha acquistato nel 2014 per 300 milioni di sterline il palazzo di Londra che tutti sanno al centro dello scandalo oggetto oggi del processo vaticano che lo riguarda in Vaticano. Quell’immobile adesso è stato faticosamente venduto a 187 milioni di sterline (in sigla GIP). Insomma: si è trattato di un bidone rifilato alla Chiesa dal prelato sardo, il quale ha privato i poveri di 113 milioni di round, equivalenti a 131 milioni e 160 mila euro. Questo debito sarà rifilato alla Segreteria di Stato che ha un conto riservato di emergenza». Il comunicato molto stringato e in apparenza tecnicamente perfetto in realtà non scrive nulla di tutto quel che abbiamo ricavato dai giornali e che il pubblico ha dovuto bersi come oro colato. Di vero c’è solo il numero 187 milioni. Il resto è una deduzione fornita da qualcuno sottobanco da mesi e mesi. Il Sole 24 Ore – non smentito da organi autorizzati – aveva scritto nel febbraio scorso addirittura di 350 milioni di sterline. Cala Trinchetto. Si è scesi a Trecento. Ma da dove arriva questo numero?

Raddrizzare le cose

Proviamo qui a spiegare come l’ente che gestisce e garantisce i conti del Papa al Papa abbia indotto, si spera inavvertitamente, quasi tutti i vaticanisti e gli esperti di finanze ecclesiastiche al citato clamoroso falso, ripetuto pedissequamente da Corriere, Repubblica, il Giornale e il Fatto, e che non è ancora stato corretto da chi in Vaticano ha in mano tutti i numeri, conosce la matematica, ma ha dribblato come Messi il principio del “sì sì no no”, altrimenti detto “trasparenza”. Ci permettiamo umilmente di raddrizzare le cose. Occorre semplicemente leggere gli atti del processo in dibattimento e quelli depositati. Basta poi il pallottoliere.

Con ordine. Venerdì 1° luglio. Esce il più appetitoso comunicato ufficiale della Santa Sede dopo quello che il 24 settembre del 2020 comunicava seccamente l’esclusione dal Conclave del Cardinale Angelo Becciu. Finalmente si spiega il perché. Prima si è raccontato come si è proceduto alla vendita dello sventurato Palazzo in 60 Sloane Avenue a Chelsea (Londra). Si narra la selezione dei candidati all’acquisto adottando metodi cristallini. Infine si arriva alla polpa, al punto in cui si è concentrata l’attenzione universale: i soldi. Il dare e l’avere. Conta la pecunia. L’APSA ha realizzato «un incasso complessivo di 186 milioni di Sterline». Le perdite riscontrate rispetto a quanto speso per l’acquisto dell’immobile non vengono conteggiate, si dice solo che non intaccheranno l’obolo di San Pietro e saranno ripianate dalla Segreteria di Stato.

Che vuol dire “incasso complessivo”? È il valore stimato e pagato dal fondo di investimento che ha fatto la migliore offerta, dopo che la Santa Sede a parte ha estinto il mutuo che vi gravava sopra? Oppure no? In realtà a pagina 39 della trascrizione del dibattimento [nell’udienza del 31 maggio 2022] dice che nel giugno 2014 la Segreteria di Stato non ha comprato nessun Palazzo, ma ha versato 100 milioni di dollari (equivalenti a circa 60 milioni di sterline). Nel novembre/dicembre 2018, con intermediazione di Torzi, vengono versati ad Athena di Mincione 40 milioni di sterline, al netto delle passività. Fanno 100 milioni di sterline. Dopo di che nel 2018 risulta un finanziamento da Cheyne capital per 123 milioni di sterline. Fanno 223 milioni di sterline. La nota di ieri della Santa Sede non precisa che cosa ne sia stato di quel debito.

Macina al collo

Pertanto, se la Segreteria di Stato avesse estinto il mutuo prima di vendere, potrebbe aver pagato in tutti (al massimo) 223 milioni di sterline (60+40+123) incassandone 186, con una perdita di circa 37 milioni di sterline in un arco di otto anni (tutto sommato, perdita molto contenuta, pari a circa il 15%). Se invece l’«incasso complessivo» fosse al netto del mutuo, l’immobile sarebbe stato venduto a 186 più 123 del mutuo = 309 milioni di sterline, con un guadagno netto di 86 milioni di sterline, altro che perdita. La Santa Sede, forse, dovrebbe essere più trasparente. Ed evitare di mettere la macina al collo di gente innocente fino a prova contraria. II palazzo del centro di Londra acquistato dal Vaticano e rivenduto in questi giorni.

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