Attentato di un terrorista islamico a Oslo: morti per il “gay pride”

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A caccia di gay a Oslo la sera precedente alla manifestazione arcobaleno: due vittime e ventuno feriti nell’attentato. Le sinistre italiane iniziavano a parlare di attentato omofobo. Poi, sono entrati in cortocircuito con la notizia che l’arrestato era sì un 42enne Norvegese, ma un musulmano scita di origini iraniana, già noto ai servizi segreti interni che si occupano anche dell’antiterrorismo. Quindi, si trattava di un terrorista islamico, ma sui media italiani si cercava di nasconderlo. Sui social si prova, come al solito, di farlo passare per un “syke fean” (testa di cxxo malato) isolato e chi riporta la verità come “razzista”. Il riflesso censorio del “cancel news”.

Alla 1 e 14, nella notte tra venerdì e sabato, un uomo ha aperto una borsa, ha estratto una pistola, e ha sparato contro chi si affollava all’esterno di due bar al centro di Oslo. Una testimone ha dichiarato a un giornalista della Nrk (la Rai norvegese) che l’assassino “era determinato e ha preso la mira puntando alla testa della gente”. Un professionista insomma. Prima il killer ha tirato contro i clienti del Per på hjørnet (Qui all’angolo), quindi ha girato l’arma verso i frequentatori del London Pub. In un minuto ha colpito 21 persone. Due sono morte, otto sono state ricoverate in ospedale, altre undici se la sono cavata con medicazioni al pronto soccorso. “Mi sono trovato dentro una scena di guerra, rantoli, sangue”, ha detto al microfono della Nrk, un ragazzo che è scampato a quella “furia glaciale”. Palese in bersaglio: il London Pub è reclamizzato sul proprio sito web come “il più grande locale gay e lesbico di Oslo”, e in questa capitale si sarebbe dovuto celebrare il Gay Pride, con un corteo e molti eventi collaterali.

Abbiamo taciuto un particolare, e l’abbiamo fatto a ragion veduta. Stiamo imitando il grosso dell’informazione italiana che ha saputo evitare in tivù, alla radio e nei siti dominanti che è un terrorista islamico, immigrato dall’Iran e naturalizzato norvegese, l’autore della strage omofoba. È stata una mano sola, come si è affrettata a dire la polizia locale, e tecnicamente è vero, ma non è una pianta velenosa spuntata per disgrazia. Quest’odio affonda le sue radici nella volontà omicida coltivata negli anfratti estremisti della comunità islamica contro le persone LGBTQI+. Ne forniremo le prove tra qualche riga. Ma qui ci tocca segnalare che per ore e ore in tutto l’Occidente si è operato un depistaggio informativo. Si è taciuto il connotato coranico finché si è potuto. Infatti è politicamente scorretto dire il movente del delitto quando implica la parola islam. Non c’entra un tubo con il garantismo né con il rispetto delle religioni. La chiamerei per analogia con il movimento che abbatte le statue di Cristoforo Colombo come “cancel news”. È un riflesso censorio. Il caso italiano è particolare. Non si vuole dare adito all’idea che il modello nordico di accoglienza e integrazione, e che si vorrebbe trasferire per legge da noi, sia miseramente fallito. Non si vuole che il racconto onesto dei fatti trascini con sé riflessioni politiche e indebolisca le tesi di sinistra nel dibattito interno in tema di cittadinanza, dando il battesimo di identità italiana a una cultura che nega diritti fondamentali. Il diritto alla vita, alla libertà individuale di essere e praticare l’omosessualità, fermo anche il diritto alla libertà di pensiero. Compresa la convinzione che sia sbagliato il matrimonio di persone dello stesso sesso, che la famiglia sia solo quella di cui parla il primo libro della Genesi, e che l’utero in affitto sia uno sfruttamento bieco del corpo di una ragazza povera e debole.

Punto e a capo? Mica tanto. In Italia si è liberissimi di predicare la sharia, con la negazione violenta dell’omosessualità, ma chi ritiene la fluidità sessuale (il gender) una ideologia perversa e che perciò non va insegnata nelle scuole, è identificato e sbattuto fuori dal recinto della democrazia come omofobo. Ci si è accaniti con insulti carichi di rancore contro chi si è espresso contro la legge Zan senza in nulla e per nulla accettare alcun tipo di discriminazione basata sull’orientamento sessuale. Invece la sinistra, e quella destra che ne è succube, si ostinano a non vedere l’elefante, e quando il pachiderma furioso calpesta gli innocenti invece che trarne insegnamento, cerca di coprirlo omertosamente.

Osservato speciale

Esempio? Alle sei del mattino la tivù italiana ha detto: “Sparatoria a Oslo contro i frequentatori di un locale gay. Due morti e numerosi feriti. Arrestato l’autore: un Norvegese”. Ero assonnato, giravo i canali a caso. Ma l’omofobo assassino è stato definito semplicemente così: “Un Norvegese”. Ho pensato, come ovvio, a un suprematista bianco e biondo. Non sarebbe stata una novità. In questo mondo ci sono stati precedenti di questo tipo. Eppure tutto era fin troppo ovvio dal primo momento. La polizia ci ha messo cinque minuti ad afferrarlo e a identificarlo. Era sì un cittadino norvegese, ma la sua provenienza iraniana ne diceva la religione: musulmano sciita.

Ben prima di quell’ora era già noto che per il pm di Oslo l’accusa era quello di “atto terroristico”. Contemporaneamente era già stato annunciato che l’assassino era un osservato speciale dei servizi segreti norvegesi (Pst), poiché risultava “radicalizzato” e frequentatore di una rete estremista. Non hanno ritenuto necessario perquisirne la casa e i ritrovi di costoro. Hanno detto “radicalizzato”, non terrorista islamico. Attenzione. “Terrorista islamico” non si può dire, secondo i canoni scandinavi, e neppure si può usare la versione edulcorata che citi la “matrice islamica”. Paura della realtà. Timore che sia messa in questione la favolosa metodologia per l’integrazione praticata da quelle parti. Risultati? Uno è quello di ieri [25 giugno 2022].

Teoria e fatti

Cosa dice l’islam sull’omosessualità?

Teoria. “I giuristi non sono concordi sul castigo che va inflitto a chi commette quest’atto immorale. I due compagni ricevono il castigo del fornicatore? Forse l’attivo e il passivo vanno uccisi? Con quale mezzo vanno uccisi? Con una sciabola, col fuoco o buttandoli dall’alto di un muro? Questa severità che sembrerebbe inumana non è che un mezzo per depurare la società islamica da questi esseri nocivi che non conducono che alla perdita dell’umanità” (Yusuf al-Qaradawi, il più famoso predicatore televisivo, Presidente del Consiglio Europeo per la Fatwa e la Ricerca) [*].

Fatti. Oggi in sette nazioni islamiche, i rapporti omosessuali sono perseguiti ufficialmente con la pena di morte: Arabia Saudita, Iran, Mauritania, Sudan, Somalia, Somaliland, Yemen e Afghanistan. In Iran a partire dalla rivoluzione islamica nel 1979 più di 4000 persone sono state condannate a morte accusate di rapporti omosessuali. In altri Paesi l’omosessualità è punita con il carcere, o altre pene corporali, per esempio in Bahrain, Qatar, Algeria, Maldive. In Turchia, Giordania, Egitto, Tunisia e Mali, l’omosessualità non è proibita in quanto tale, ma i gay possono essere condannati per oltraggio alla morale pubblica. Al Qaeda e l’Isis o sparano o bruciano vivi o li fanno sfracellare dall’alto.

Questo articolo è stato pubblicato ieri, 26 giugno 2022 su Libero Quotidiano.

[*] L’European Fatwa and Research Council è una fondazione islamica privata, con sede a Dublino in Irlanda. È nato il 29 e 30 marzo 1997 su iniziativa dell’Unione delle Organizzazioni Islamiche in Europa (UOIE). Composto da membri cooptati, due terzi dei quali risiedono in Europa, è guidato dal Qatar di origine egiziana Yusuf al-Qaradawi. Il Consiglio ritiene che la sharia dovrebbe essere lo standard assoluto per tutti i musulmani. In questo spirito, il Consiglio si è posto l’obiettivo di unificare la giurisprudenza islamica e di emanare collettivamente fatwa per i musulmani europei che, secondo i suoi membri, rispettano pienamente la legge della Sharia tenendo conto dell’ambiente locale e dello status di minoranza religiosa dei loro destinatari. Vuole anche essere un ente di ricerca che esplora come sia possibile l’applicazione inalterata della legge della Sharia ai musulmani in Europa. Oltre alle fatwa collettive, diffonde le fatwa di al-Qaradawi, il suo presidente, legato ai Fratelli Musulmani. Un altro obiettivo dichiarato è quello di unire gli studiosi musulmani che vivono in Europa. Il Consiglio intraprende e incoraggia iniziative per formare imam locali in accordo ideologico con esso. L’Istituto Europeo di Scienze Umane a Château-Chinon e l’Istituto Europeo di Studi Umanitari e Islamici nel Regno Unito sono due esempi. Si sforza, ove possibile, di essere ufficialmente riconosciuto come autorevole in materia di religione musulmana. Oltre all’UOIE, ha legami speciali con le associazioni Al-Maktoum Charity Organisation (Dublino) e Milli Görüs (principale filiale europea in Germania). È criticato per il suo tradizionalismo.

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