Così l’America ha ritrovato i suoi valori

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Dai più deboli, da quei condannati a morte, ma non ancora nati, ci arriva una richiesta di soccorso.

La Corte Suprema degli Stati Uniti, l’equivalente della nostra Corte costituzionale, ma persino più solenne perché chi ne fa parte lo è fino alla tomba, ha stabilito che in base ai principi sulla cui base è nata la multiforme e multiculturale nazione americana non esiste il diritto di aborto, e chi lo ha introdotto in passato, ha sbagliato. Anzitutto perché viola un diritto che viene prima: quello alla vita dell’esserino che palpita nell’utero di una donna, e che non è una sua propaggine, anche se in tutto e per tutto dipende da lei. Quel “coso”, detto feto anche se nessuno quando tocca quella pancia lo chiama così, è “un altro” che sta in casa tua, mamma, e nessuno può autorizzarti a ucciderlo.

Papa Francesco che non è certo un bigotto, e non perdona niente a chi non è capace di perdonare, definisce killer chi pratica l’aborto, come applicazione più tremenda di una cultura dello scarto. Non è una faccenda cattolica, ma un dato di scienza e coscienza. Di ragione e di cuore. È un dato di fatto che in Occidente, ma probabilmente anche in Oriente, ci sia stato una radicale mutazione antropologica, l’evidenza della realtà non è più tale. Non esiste più il primato dello sguardo ma dell’emozione. Per cui chi non ha voce non ha chance di suscitare commozione.

Il grido del suo soccombere non attraversa le pareti del grembo, e non è in grado – ciò che vale del resto anche per i neonati – di esprimere il suo pensiero in argomento. Ma esiste una forza tremenda e documentata dentro quella creaturina non ancora nata. Quel grumo di carne e sangue, con le sue piccole dita, nuota nelle acque materne, e disperatamente cerca di salvarsi la vita davanti alla chimica che lo vuole dissolvere o alla pinza del dottore che lo vuole ridurre a brandelli. Ci sono immagini inconfutabili e che subiscono una censura assoluta. Ieri sera in nessun tigì sono state trasmesse.

Nessun sito del web di proprietà dei grandi gruppi editoriali italiani e internazionali ha non dico approvato la sentenza ma riconosciuto la sua dignità. Neppure un piccolo, minimo “forse”, è sfuggito dalle bocche serrate nella protesta e dalle penne schierate a falange in una sorta di conformismo benpensante. La storia – dice il coro della nostra tragedia – non può fare un passo indietro di cinquant’anni. Qual è l’unità di misura del valore degli anni? Riaffermare solennemente il diritto alla vita, non in generale, ma proprio quella che eri tu in boccio, è andare avanti, che non si misura in anni ma in potenza di una luce che si era perduta chissà dove.

Questo articolo è stato pubblicato oggi, 25 giugno 2022 su Libero Quotidiano.

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