Papa Francesco invita gli Orionini a portare il fuoco dell’amore

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A Roma la Famiglia Carismatica Orionina giovedì 23 giugno ha celebrato san Luigi Orione con una celebrazione eucaristica presieduta dal card. Gualtiero Bassetti: “Nel prossimo che è stato aiutato perché affamato, o carcerato, o malato… in quel bisognoso era nascosto il Signore stesso, Gesù. Si trova qui il segreto dell’amore che dà la forza di avvicinarsi ai più deboli e a chi ha più bisogno, proprio come aveva compreso Don Orione, che, come diceva con una delle sue frasi più belle, si impegnava a servire negli uomini il Figlio dell’uomo”.

Consacrando i sei diaconi il cardinale ha invitato a seguire la vocazione di Isaia: “Lasciatevi guidare dalla vocazione che il profeta Isaia ha sentito su di sé, da quelle parole che anche Gesù proclamò un giorno nella sinagoga di Nazareth, e che vi invitano a offrire parole di conforto ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a consolare gli afflitti.

Non mancheranno certo le occasioni nelle quali potrete mettere in pratica gli impegni che ora assumerete solennemente davanti alla Chiesa, ma fatelo sempre con la coscienza che nei poveri che incontrerete nel vostro ministero e in tutta la vostra vita, in quei poveri c’è il volto del Signore Gesù”.

Ed oggi, ricevendo in udienza una rappresentanza della Famiglia Orionina ed i partecipanti al Capitolo Generale dei Figli della Divina Provvidenza, papa Francesco ha ringraziato Dio per san Luigi Orione: “Benedico con voi il Signore, che da quel seme ha fatto crescere una pianta grande, che dà accoglienza, riparo e ristoro a tante persone, soprattutto quelle più bisognose e infelici.

E mentre ringraziate e fate festa, sentite viva la forza del carisma, sentite l’impegno che esso richiede per essere seguaci e familiari di un grande testimone della carità di Cristo; l’impegno di rendere presente, con la vostra vita e la vostra azione, il fuoco di questa carità nel mondo di oggi, segnato dall’individualismo e dal consumismo, dall’efficienza e dall’apparenza”.

Riprendendo il tema del Capitolo Generale il papa ha chiesto di essere fuoco: “Il fuoco di Cristo è fuoco buono, non è per distruggere, come avrebbero voluto Giacomo e Giovanni quando chiesero: ‘Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?’ No, non è quel fuoco. Ma Gesù rimproverò i due fratelli. Il suo è un fuoco di amore, un fuoco che accende il cuore delle persone, un fuoco che dà luce, riscalda e vivifica…

Giustamente, nel Capitolo Generale, avete messo al centro del rinnovamento la relazione con Dio, cuore della vostra identità. Il fuoco si alimenta ricevendolo da Dio con la vita di preghiera, la meditazione della Parola, la grazia dei Sacramenti. Don Orione fu uomo di azione e di contemplazione”.

L’essenza della missionarietà è la cura della qualità della vita comunitaria: “Cari fratelli e sorelle della Famiglia Orionina, oggi essere discepoli missionari, inviati dalla Chiesa, non è prima di tutto un fare qualcosa, un’attività; è un’identità apostolica alimentata continuamente nella vita fraterna della comunità religiosa o della famiglia… E’ importante curare la qualità della vita comunitaria, le relazioni, la preghiera comune: questo è già apostolato, perché è testimonianza”.

La missione evita il ‘chiacchiericcio: “Se tra noi c’è freddezza, o, peggio, giudizi e pettegolezzi, che apostolato vogliamo fare? Per favore, niente chiacchiericcio. Il chiacchiericcio è un tarlo, un tarlo che corrompe, un tarlo che uccide la vita di una comunità, di un ordine religioso.

Niente chiacchiericcio. So che non è facile, questo vincere il chiacchiericcio non è facile e qualcuno mi domanda: ‘Ma come si può fare?’ C’è una medicina molto buona, molto buona: morderti la lingua. Ti farà bene!”

Infine un’esortazione a vivere i ‘tempi nuovi’: “Questo richiede di guardare il mondo di oggi da apostoli, cioè con discernimento ma con simpatia, senza paura, senza pregiudizi, con coraggio; guardare il mondo come lo guarda Dio, sentendo nostri i dolori, le gioie, le speranze dell’umanità…

Il nostro tempo chiede di aprirci a nuove frontiere, di scoprire nuove forme di missione. Guardiamo a Maria, Vergine dell’intraprendenza e della premura, che parte in fretta da casa e si mette in strada per andare ad aiutare la cugina Elisabetta. E là, nel servizio, Maria ebbe la conferma del piano della provvidenza di Dio. A me piace pregarla come ‘Nostra Signora in fretta’: non perde tempo, va e fa”.

(Foto: Santa Sede)

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