A Roma le famiglie raccontano la famiglia

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Dopo l’incontro con papa Francesco ed in attesa della celebrazione eucaristica con papa Francesco si è svolto a Roma il Congresso teologico-pastorale promosso nell’ambito del X Incontro Mondiale delle Famiglie con interventi e testimonianze che hanno declinato il tema delle difficoltà e dei limiti che molte coppie incontrano nel loro percorso matrimoniale.

I racconti delle quattro coppie che nel primo giorno sono intervenute ai lavori hanno dato speranza: dalla Spagna Eduardo e Monica Gonzalez Soriano  hanno raccontato l’importanza dell’accompagnamento nei primi anni di matrimonio, uno degli aspetti centrali di questo momento di riflessione.

Mentre dal Minas Gerais in Brasile i coniugi Karina e André Parreira, genitori di 7 figli, hanno affermato: “Il matrimonio è un progetto di Dio, punta al cielo ed è un cammino di santificazione, ma non è facile. Ma ciò che non dobbiamo mai perdere di vista è che l’Autore stesso dell’amore viene ad aiutarci a viverlo e a renderlo possibile!”

Attingendo alla loro esperienza di accompagnamento di coppie in difficoltà i coniugi Parreira hanno sottolineato che “è necessario comprendere le fragilità e sostenere le coppie, soprattutto all’inizio della vita matrimoniale, perché non viviamo in un mondo di fantasia. Dobbiamo portare la famiglia in Paradiso senza staccare i piedi da terra”.

Dal Sudafrica Stephen e Sandra Conway, rappresentati di ‘Retrouvaille’, un percorso per matrimoni in difficoltà,hanno raccontato la loro storia: dall’innamoramento il passaggio presto all’incomprensione dell’altro, alla chiusura, al tradimento e all’infelicità. Ma poi, a contatto con ‘Retrouvaille’, il loro amore rivive e ritrovano la gioia.

Ed infine dal Canada Danielle Bourgeois, fondatrice della comunità di laici consacrati ‘Solitude Myriam’, ed il reverendo Erick Kagy: “Dell’amore in difficoltà sono in grado di parlare perché anche io sono stato sposato, sono stato un divorziato, poi mia moglie è morta.

Rimasto solo, in un momento della mia vita ho sentito la chiamata del Signore e ora sono sacerdote e mi occupo delle famiglie. Tutte le famiglie sognano che il loro amore duri per sempre, ma il sogno diventa spesso un incubo. A soffrirne sono soprattutto i figli per i quali è vitale ed è un diritto vedere i genitori uniti”.

Anche Danielle ha raccontato la sua vita matrimoniale: “Che cos’è questa famiglia di cui stiamo parlando? Dio ha sempre visto la miseria del suo popolo,  per questo ha chiamato una donna divorziata. Avevo 30 anni quando ho dovuto subire il divorzio e dopo un po’ mi è stato chiesto di offrire la mia testimonianza nelle parrocchie.

Successivamente alcune giovani donne mi hanno chiamato per condividere la loro sofferenza matrimoniale. Nel 1981 ho riunito queste donne davvero spezzate. Chiedevano come guarire, ma solo Dio poteva guarirle e abbiamo cominciato a leggere insieme la Parola. Ho incontrato poi alcuni sacerdoti e grazie ai sacramenti le ho viste rifiorire, passando dal dolore alla gioia, in grado di perdonare non solo i mariti, ma perfino le loro nuove compagne”.

Mentre oggi sono stati presentati gli obiettivi degli ‘Itinerari catecumenali per la vita matrimoniale. Orientamenti pastorali per le Chiese particolari’, documento che papa Francesco ha affidato ai pastori e ai laici che lavorano nella pastorale familiare, presentato da Gabriella Gambino, sottosegretario del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, con il marito Giovanni Nuzzi:

“Non è un corso confezionato quello che presentiamo, ma uno strumento di riflessione pastorale che, a partire da alcuni principi generali, intende essere un aiuto alle Chiese particolari, affinché predispongano i loro percorsi, sulla scia di quanto suggerito dal Santo Padre, in base alle possibilità e alle caratteristiche pastorali di ogni luogo”.

L’obiettivo da raggiungere è delineato in modo chiaro: “Occorre puntare a modificare gradualmente l’impostazione della pastorale vocazionale, affinché contempli esplicitamente anche il matrimonio, accanto alla vita consacrata. Serve un percorso di accoglienza, da parte di una comunità, che sa accompagnarti, custodirti e incoraggiarti”.

Il matrimonio è davvero una vocazione e pertanto ha bisogno di discernimento: “In quest’ottica, la celebrazione del rito nuziale non è in nessun modo un punto di arrivo, ma l’inizio di una vita sponsale, in cui marito e moglie acquisiranno una rinnovata identità cristiana, come accade per i sacerdoti e i religiosi”.

Mentre la famiglia Paloni, missionari itineranti del Cammino Neocatecumenale, ha incentrato la relazione sulla trasmissione della fede ai giovani: “Gradualmente, attraverso gli anni, abbiamo gustato la meraviglia della vita cristiana.

Ci è stato trasmesso che al centro della famiglia ci sono tre altari: il primo è la mensa della Santa Eucaristia, su cui Gesù Cristo offre il sacrificio della sua vita e la sua resurrezione per la nostra salvezza; il secondo è il talamo nuziale, ove si compie il Sacramento del Matrimonio nell’offrirsi l’uno all’altro e si dà il miracolo dell’amore e della nuova vita; il terzo è la mensa, dove la famiglia si riunisce per mangiare, benedicendo il Signore per i suoi doni. Così, ogni pasto una famiglia cristiana, nei primi anni di matrimonio ci siamo trovati di fronte alle nostre debolezze, che hanno messo in pericolo la nostra unione”.

Quindi i genitori trasmettono la fede: “Per trasmettere la fede ai giovani è necessaria la fede dei genitori. Siamo qui, non per dire che siamo bravi o che abbiamo trovato un metodo, ma perché i nostri genitori hanno riscoperto una fede viva che li ha aiutati nel loro matrimonio e da trasmettere a noi figli. E i nostri figli sono qui per la stessa ragione”.

Jordi Cabanes e Glòria Arnau appartengono alla sezione spagnola dell’associazione ‘Famiglie per l’Accoglienza’, un’esperienza nata per volere  di don Luigi Giussani 40 anni fa: “Da quando siamo venuti nella nostra città sono passati ormai 10 anni, in casa nostra c’è sempre stato qualcuno che vive con noi, a volte più di uno.

Per prima cosa li abbiamo invitati noi genitori, ma da quando i nostri figli sono cresciuti, non so mai quanti o chi ceneranno o dormiranno a casa mia. I pazienti di Gloria, i miei studenti, i compagni di classe dei miei figli, i genitori degli studenti…

E negli ultimi quattro anni due aggiunte permanenti alla nostra famiglia Xylyn e Mark, due preziosi fratelli che adotteremo presto, a Dio piacendo. Mi ha colpito vedere che tutti i miei figli li consideravano fratelli a pieno titolo fin dal primo giorno, anche per litigare…

Tutto ciò configura un turbinio di vita e di apertura che, lo ammetto, dà un po’ di vertigini. Contrariamente a quanto può sembrare, non è né uno sforzo, né un merito, viviamo nel felice paradosso del cristianesimo: non è la nostra forza che accoglie, ma la nostra debolezza, che, arrendendosi, si vivifica. Meno per meno dà più se Cristo è presente.

Non vorremmo, tuttavia, dare un’immagine erronea, ingenua. Come dice il Vangelo, il suo giogo è morbido e il suo peso leggero ci sostiene mentre la teniamo, ma questo non ci risparmia dolore o stanchezza”.

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