Il papa invita alla sequela di Gesù

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Doppio appello di papa Francesco al termine dell’udienza generale di oggi che ha ricordato l’Afghanistan, colpito dal terremoto ed il Messico, dove avanti ieri sono stati uccisi due religiosi, Javier Campos e Joaquín Mora; senza dimenticare l’Ucraina:

“Nelle scorse ore, un terremoto ha provocato vittime e danni ingenti in Afghanistan. Esprimo la mia vicinanza ai feriti e a chi è stato colpito dal sisma e prego in particolare per quanti hanno perso la vita e per i loro familiari. Auspico che con l’aiuto di tutti, si possano alleviare le sofferenze della cara popolazione afghana.

Esprimo altresì il mio dolore e sgomento per l’uccisione in Messico, l’altro ieri, di due religiosi gesuiti, fratelli miei, e di un laico. Quante uccisioni in Messico! Sono vicino con l’affetto e la preghiera alla comunità cattolica colpita da questa tragedia. Ancora una volta, ripeto che la violenza non risolve i problemi, ma accresce le inutili sofferenze.

I bambini che erano con me nella papamobile erano bambini ucraini: non dimentichiamo l’Ucraina. Non perdiamo la memoria della sofferenza di quel popolo martoriato”.

Mentre nell’udienza generale il papa ha offerto la meditazione del dialogo tra Gesù e Pietro dopo la resurrezione: “E’ un dialogo commovente, da cui traspare tutto l’amore di Gesù per i suoi discepoli, e anche la sublime umanità del suo rapporto con loro, in particolare con Pietro: un rapporto tenero, ma non melenso, diretto, forte, libero, aperto.

Un rapporto da uomini e nella verità. Così, il Vangelo di Giovanni, così spirituale, così alto, si chiude con una struggente richiesta e offerta d’amore tra Gesù e Pietro, che si intreccia, con tutta naturalezza, con una discussione tra di loro. L’Evangelista ci avverte: egli rende testimonianza alla verità dei fatti. Ed è in essi che va cercata la verità”.

Ed il papa si è soffermato su due passaggi, partendo dalla propria situzazione: “Il primo passo è l’avvertimento di Gesù a Pietro: quando eri giovane eri autosufficiente, quando sarai vecchio non sarai più così padrone di te e della tua vita. Dillo a me che devo andare in carrozzina, eh!

Ma è così, la vita è così: con la vecchiaia ti vengono tutte queste malattie e dobbiamo accettarle come vengono, no? Non abbiamo la forza dei giovani! E anche la tua testimonianza, dice Gesù, si accompagnerà a questa debolezza. Tu devi essere testimone di Gesù anche nella debolezza, nella malattia e nella morte”.

Quindi la testimonianza prescinde dalla salute: “Ma possiamo ben intendere più in generale il senso di questo ammonimento: la tua sequela dovrà imparare a lasciarsi istruire e plasmare dalla tua fragilità, dalla tua impotenza, dalla tua dipendenza da altri, persino nel vestirsi, nel camminare…

La sapienza della sequela deve trovare la strada per rimanere nella sua professione di fede, così risponde Pietro: ‘Signore, tu lo sai che ti voglio bene’, anche nelle condizioni limitate della debolezza e della vecchiaia. A me piace parlare con gli anziani guardandoli negli occhi: hanno quegli occhi brillanti, quegli occhi che ti parlano più delle parole, la testimonianza di una vita”.

Importante è la sequela di Gesù: “Questo sì, è importante: la sequela di Gesù, seguire Gesù nella vita e nella morte, nella salute e nella malattia, nella vita quando è prospera con tanti successi e nella vita anche difficile con tanti momenti brutti di caduta…

Noi anziani non dovremmo essere invidiosi dei giovani che prendono la loro strada, che occupano il nostro posto, che durano più di noi. L’onore della nostra fedeltà all’amore giurato, la fedeltà alla sequela della fede che abbiamo creduto, anche nelle condizioni che ci avvicinano al congedo della vita, sono il nostro titolo di ammirazione per le generazioni che vengono e di grato riconoscimento da parte del Signore. Imparare a congedarsi: questa è la saggezza degli anziani. Ma congedarsi bene, con il sorriso; imparare a congedarsi in società, a congedarsi con gli altri”.

(Foto: Santa Sede)

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