Papa Francesco al Sinodo greco melkita: non dimenticare la Siria

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Papa Francesco ha raccontato alcuni aneddoti di quando era vescovo in Argentina ai membri del Sinodo della Chiesa greco melkita: “ono lieto di ricevervi e sono lieto di rivedere Mons. Georges Kahhale, è bravo! Io vorrei dire che lui mi ha aiutato tanto… Poi, noi avevamo un problema lì, con un sacerdote, a Buenos Aires, e lui era energico nella soluzione, ma molto pastore, molto buono nel modo di cercarlo. Io, quando l’ho visto, mi sono rallegrato e per questo voglio dare questa testimonianza davanti a tutti voi. Uno dei vostri fratelli che fa onore. Grazie, Mons. Kahhale. E poi, vi racconta le avventure che abbiamo avuto a Buenos Aires con quel prete”.

Il papa ha ringraziato i sinodali per aver celebrato il Sinodo a Roma: “Avete chiesto di poter celebrare la vostra convocazione annuale a Roma, presso le tombe dei santi Apostoli Pietro e Paolo, e a quelle di molti martiri che hanno dato la vita per fedeltà al Signore Gesù. Abbiamo bisogno della loro intercessione, perché anche nel nostro tempo, in società che alcune analisi definiscono ‘liquide’, con legami leggeri che moltiplicano le solitudini e l’abbandono dei più fragili, la comunità cristiana abbia il coraggio di testimoniare il nome di Cristo, autore e perfezionatore della nostra fede”.

Ed ha pregato per la Siria: “Tra i Successori di Pietro sono annoverati anche alcuni nati in Siria, e questo ci fa sentire da un lato il respiro cattolico della Chiesa di Roma, chiamata a presiedere nella carità e ad avere la sollicitudo Ecclesiarum omnium, e dall’altro ci fa andare pellegrini nella terra ove alcuni di voi, iniziando dal Patriarca Youssef, sono vescovi: l’amata e martoriata Siria”.

Lo sguardo del papa si è soffermato sull’est Europa: “I drammi degli ultimi mesi, che tristemente ci costringono a volgere lo sguardo all’est dell’Europa, non ci devono far dimenticare quello che da dodici anni si consuma nella vostra terra. Io ricordo, il primo anno di pontificato, quando era preparato un bombardamento sulla Siria, che abbiamo convocato una notte di preghiera, qui, in San Pietro, così anche c’era il Santissimo Sacramento e la piazza piena, che pregava. C’erano anche dei musulmani, che avevano portato il loro tappeto e pregavano con noi”.

Ma non ha dimenticato la ‘martoriata Siria’: “Migliaia di morti e feriti, milioni di rifugiati interni e all’estero, l’impossibilità di avviare la necessaria ricostruzione. In più di una occasione mi è capitato di incontrare e sentire il racconto di qualche giovane siriano giunto qui, e mi ha colpito il dramma che portava dentro di sé, per quanto ha vissuto e visto, ma anche il suo sguardo, quasi prosciugato di speranza, incapace di sognare un futuro per la sua terra.

Non possiamo permettere che anche l’ultima scintilla di speranza sia tolta dagli occhi e dai cuori dei giovani e delle famiglie! E rinnovo quindi l’appello a tutti coloro che hanno responsabilità, dentro il Paese e nella Comunità internazionale, perché si possa giungere ad una equa e giusta soluzione al dramma della Siria”.

Ed infine sull’elezione dei vescovi: “Vi esorto (e vi ringrazio per l’impegno che porrete in questo) a far risplendere il volto della Chiesa, che Cristo si è acquistato con il suo Sangue, tenendo lontane divisioni e mormorazioni, che non fanno altro che scandalizzare i piccoli e disperdere il gregge a voi affidato… Ma mai sparlare dell’altro con un altro, questo non si fa.

Questo è un tarlo che distrugge la Chiesa. Siamo coraggiosi. Guardiamo come Paolo ha detto in faccia a Giacomo tante cose. Anche a Pietro. E poi si fa l’unità, la vera unità, tra uomini. Mandate via ogni sorta di chiacchiericcio, per favore. E poi il popolo si scandalizza: guarda i preti, guarda i vescovi, si spellano tra loro! Mi raccomando: quello che dovete dirvi, in faccia, sempre”.

(Foto: Santa Sede)

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