Solennità del ‘Corpus Domini’: Dio si fa corpo

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La solennità del Corpus Domini (l’Eucaristia) corona tutte le feste dell’anno liturgico; se oggi (domenica) è un giorno particolare, è perché il popolo cristiano sente la necessità di dire ‘grazie’ a Gesù che volle rimanere in mezzo a noi, compagno del nostro viaggio terreno, sempre pronto a sovvenire alle necessità. Aveva detto, prima di salire al cielo, ‘non vi lascerò orfani’: attua tale promessa nell’ultima cena: “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo; prendete bevete questo è il mio sangue; fate questo in memoria di me!” 

Il vero credente oggi dice a Gesù: grazie, Gesù, che sei sempre in mezzo a noi.  Oggi in tutti i paesi e città si organizzano, dopo la messa, la processione, ma non è la solita: dove si porta in giro una immagine del santo o una croce; oggi nella processione è Gesù vivo e vero che passa lungo le strade per benedire il suo popolo: piccoli e grandi, ricchi e poveri e soprattutto i deboli e fragili.

La festa di oggi non è un doppione del ‘giovedì santo’ anche se in esso trova il fondamento e la radice. La festa di oggi è stata istituita nell’anno 1264 da papa Urbano IV come festa per la Chiesa universale.  Lo stesso Pontefice volle celebrarla nella basilica di Orvieto, città in cui dimorava, e nella quale ancora oggi si conserva il corporale intinto di sangue con le tracce del miracolo di Bolsena avvenuto l’anno precedente: 1263. 

La festa di oggi ci pone di fronte Cristo Gesù, unico ed eterno sacerdote, e ci immette nel cuore di Cristo sacrificato sul Calvario, sempre presente sull’altare come cibo e nutrimento per il suo popolo.  L’Eucaristia non ci è stata data per avere un mistero in più, cui credere, ma per darci la vera vita: ‘Prendete e mangiate … questo è il mio corpo; prendete e bevete, questo è il mio sangue’.

L’Eucaristia è il sacramento dell’umano pellegrinaggio, e la nostra vita è un cammino verso la grande meta: il cielo;  Gesù stesso ci invita a prendere parte con fede e amore a questo convito, consapevole che siamo deboli e fragili. ‘Siete stanchi, affaticati, appressi, venite a me ed io vi ristorerò’: questo è l’invito del Signore.

Il nostro camminare insieme a Gesù ha uno scopo ben preciso: raggiungere la propria pienezza; Cristo Gesù, tu sei la via che ci conduce al Padre; tu ci guidi nel quotidiano pellegrinaggio. La Chiesa tutta riconosce nella Eucaristia la fonte e il culmine della sua vita perché  Cristo si fa nutrimento del suo popolo.         

La voce ‘Corpus Domini’ indica tre distinte realtà: a) la presenza del corpo fisico di Gesù  vero Dio e vero uomo; b) la presenza del corpo eucaristico che in questo sacramento diventa cibo e nutrimento della nostra anima; c) la presenza del corpo mistico, ecclesiale, cioè la festa della Chiesa che si nutre di questo cibo divino. Quanti infatti si nutrono del Corpo e sangue di Gesù sono riuniti dallo Spirito santo in un sol corpo per formare l’unico popolo di Dio.

Diceva sant’Agostino: come diversi chicchi di grano formano il pane, come diversi acini di uva formano lo stesso vino, cosi noi, diversi per cultura, nazionalità, carismi e talenti costituiamo per mezzo di Gesù lo stesso popolo di Dio. Ciascuno di noi oggi ha bisogno di uscire  dal mondo chiuso della propria individualità ed accettare la compagnia  di chi si nutre dello stesso pane. Abbattere la barriera tra noi e i nostri vicini è la condizione essenziale per entrare nella vita eterna.

Questo processo di unificazione è opera dello Spirito santo; si legge negli Atti (4,32) ‘la moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cor solo ed un’anima sola’. Il Vangelo oggi ci presenta l’episodio della moltiplicazione dei pani che si svolse con Gesù sulla riva del mare di Galilea. L’episodio è significativo: sul far della sera gli apostoli invitano Gesù a congedare la folla perché vadano in città a comprarsi il pane per mangiare.

L’Eucaristia è il pane per coloro che sono al buio, per coloro che hanno bisogno; Gesù propone allora l’alternativa cristiana: ‘Voi stessi date loro da mangiare!’; se voi fate la vostra parte, Dio interverrà e farà il resto. Gli apostoli poterono offrire solo 5 pani ed allora Gesù interviene e sfama tutta quella moltitudine di 5.000 persone. 

Gesù ha compassione di tutta quella gente, tale deve essere anche la nostra risposta al Signore: dobbiamo imparare a rinnovare il nostro ‘amen’ al Signore, un amen che promana dal cuore, sincero, convinto; un amen che permetta a Cristo di trasformarci in suoi veri amici, strumento di salvezza per il mondo intero. 

L’Eucaristia è memoria e presenza del Signore in mezzo a noi, essa ci rende solidali verso i nostri fratelli  se la nostra fede è vera ed autentica. La Madonna ci aiuti ad essere solidali e solleciti verso tutti; questa è la carità di cui ci parla sempre  Gesù. Questo ci insegna la festa di oggi.

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