Papa Francesco: la cura sia della comunità cristiana

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“E per favore, non dimentichiamo il popolo martoriato dell’Ucraina in guerra. Non abituiamoci a vivere come se la guerra fosse una cosa lontana. Il nostro ricordo, il nostro affetto, la nostra preghiera e il nostro aiuto siano sempre vicino a questo popolo che soffre tanto e che sta portando avanti un vero martirio”: anche al termine dell’udienza generale in piazza san Pietro papa Francesco ha invitato a non dimenticare il conflitto in Ucraina.

Poi ha ricordato che domenica prossima è la festa del Corpus Domini: “Domani si celebra la solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, che in Italia è trasferita a domenica prossima. L’Eucaristia, mistero di amore, sia per tutti voi fonte di grazia e di luce che illumina i sentieri della vita, sostegno tra le difficoltà, sublime conforto nella sofferenza di ogni giorno. A tutti voi, la mia benedizione”.

La catechesi dell’udienza generale verteva sul tema sul dialogo tra giovani ed anziani e sulla gratitudine, partendo dall’episodio della suocera di Pietro: “Il vigore del fisico viene meno e ci abbandona, anche se il nostro cuore non smette di desiderare.

Bisogna allora imparare a purificare il desiderio: avere pazienza, scegliere cosa domandare al corpo e alla vita. Da vecchi non possiamo fare lo stesso di ciò che facevamo da giovani: il corpo ha un altro ritmo, e dobbiamo ascoltare il corpo e accettare dei limiti. Tutti ne abbiamo. Anche io devo andare con il bastone, adesso”.

E facendo riferimento al caso personale il papa ha sottolineato il valore della sofferenza: “La malattia pesa sull’anziano, in modo diverso e nuovo rispetto a quando si è giovani o adulti. È come un colpo duro che si abbatte su un tempo già difficile. La malattia del vecchio sembra affrettare la morte e comunque diminuire quel tempo da vivere che già consideriamo ormai breve…

Un famoso scrittore italiano, Italo Calvino, notava l’amarezza dei vecchi che soffrono il perdersi delle cose d’una volta, più di quanto non godano il sopravvenire delle nuove. Ma la scena evangelica che abbiamo ascoltato ci aiuta a sperare e ci offre già un primo insegnamento: Gesù non visita da solo quell’anziana donna malata, ci va insieme ai discepoli”.

Quindi è compito della comunità cristiana prendesi cura dell’anziano: “La visita agli anziani va fatta da tanti, assieme e spesso. Mai dovremmo dimenticare queste tre righe del Vangelo. Oggi soprattutto che il numero degli anziani è notevolmente cresciuto, anche in proporzione ai giovani, perché siamo in questo inverno demografico, si fanno meno figli e ci sono tanti anziani e pochi giovani. Dobbiamo sentire la responsabilità di visitare gli anziani che spesso sono soli e presentarli al Signore con la nostra preghiera”.

E’ un invito ad abbandonare la ‘cultura dello scarto’: “Torno su un tema che ho ripetuto in queste catechesi: questa cultura dello scarto sembra cancellare gli anziani. Sì, non li uccide, ma socialmente li cancella, come se fossero un peso da portare avanti: è meglio nasconderli.

Questo è un tradimento della propria umanità, questa è la cosa più brutta, questo è selezionare la vita secondo l’utilità, secondo la giovinezza e non con la vita come è, con la saggezza dei vecchi, con i limiti dei vecchi”.

Gli anziani tramandano la saggezza; quindi occorre ascoltarli: “I vecchi hanno tanto da darci: c’è la saggezza della vita. Tanto da insegnarci: per questo noi dobbiamo insegnare anche ai bambini che accudiscano i nonni e vadano dai nonni.

Il dialogo giovani-nonni, bambini-nonni è fondamentale per la società, è fondamentale per la Chiesa, è fondamentale per la sanità della vita. Dove non c’è dialogo tra giovani e vecchi manca qualcosa e cresce una generazione senza passato, cioè senza radici”.

E l’accudimento degli anziani deve essere fatto da tutti: “Il servizio evangelico della gratitudine per la tenerezza di Dio non si scrive in nessun modo nella grammatica dell’uomo padrone e della donna serva. Questo tuttavia non toglie che le donne, sulla gratitudine e sulla tenerezza della fede, possano insegnare agli uomini cose che questi fanno più fatica a comprendere.

Per favore, facciamo in modo che i vecchi, che i nonni, le nonne siano vicini ai bambini, ai giovani per trasmettere questa memoria della vita, per trasmettere questa esperienza della vita, questa saggezza della vita. Nella misura in cui noi facciamo sì che i giovani e i vecchi si colleghino, in questa misura ci sarà più speranza per il futuro della nostra società”.

(Foto: Santa Sede)

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