Pellegrinaggio Macerata-Loreto: papa Francesco invita a pregare per la pace

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Nel piazzale antistante la basilica della Santa Casa di Loreto i 2000 partecipanti al 44^ pellegrinaggio da Macerata a Loreto hanno supplicato la Madre di Dio per la pace in Ucraina attraverso un appello inviato ai presidenti di Ucraina e Russia, Zelens’kyi e Putin, affinchè trovino un accordo di pace:

“Dopo più di cento giorni di guerra, di lutti e rovine e di iniziative diplomatiche sembra non esservi ancora una via per la pace. Davanti a questa situazione, che appare senza via di uscita, come pellegrini mendicanti del bene e consapevoli del male che può sedurre la libertà degli uomini, ci siamo messi in cammino verso la Santa Casa di Loreto, la casa di Colei che, di fronte all’impossibile, si è rivolta a Gesù a Cana di Galilea dicendogli: ‘non hanno più vino’. Quella semplice domanda di Maria ha reso possibile l’impossibile, ha restituito la gioia e la speranza a chi non vedeva alcuna via di uscita”.

Il titolo del pellegrinaggio è chiaro, ‘Tutto è possibile a Dio’, ma occorre la disponibilità dell’uomo per compiere ‘tutto quello che Egli vi dirà’, come è avvenuto nella celebrazione delle nozze a Cana: “Analogamente, camminare tutta la notte è un gesto in apparenza inutile davanti alle proporzioni del problema. Ma abbiamo imparato che nel cuore dell’uomo c’è sempre la possibilità di trovare nuove strade per portare salvezza, come è stata la risposta di Dio che, davanti alla drammatica situazione dell’uomo, ha scelto di farsi un bambino nel seno di una ragazza”.

Da qui l’appello ai due presidenti di lasciare una  possibilità alla ragione, che è quella della pace: “Noi abbiamo camminato con fiducia, perché siamo figli di don Giussani, il sacerdote milanese che ci ha introdotto alla bellezza dell’essere cristiani, il quale ci ha insegnato che la suprema categoria della ragione è quella della possibilità. Abbiamo questa ingenua e ragionevole fiducia che Lei, Presidente Putin, e Lei, Presidente Zelens’kyj, possiate, come Mosè, aprire una nuova strada nel Mar Rosso, che faccia passare il popolo all’asciutto”.

Un appello aperto la sera precedente nello Sferisterio maceratese dalla telefonata di papa Francesco, accolta dall’entusiasmo di un popolo rimasto muto, ma che non ha perso mai la speranza, invitandolo a portare la ‘grazie della pace’: “Adesso portate la voglia della pace, chiedete alla Madonna la grazia della pace e impariamo a vivere in pace. Chiedete, per il dramma della guerra, che questa guerra finisca, che il popolo ucraino non soffra più, che abbastanza sta soffrendo, chiedete la pace, la pace. Vi accompagno con questo pensiero, questa petizione alla Madonna”.

Ed a prima vista lo Sferisterio pieno di persone con pettorina bianca e di tante luci, che sul far della sera illuminano il cielo stellato di Macerata è uno spettacolo nell’attesa della celebrazione eucaristica: pellegrini giunti da tutte le province italiane,oltreché da quelle marchigiane per ribadire la speranza della pace attraverso l’intercessione della preghiera, perché a Dio ‘tutto è possibile’.

Infatti la pace, che Dio può dare attraverso gli uomini di buona volontà, è stato il ‘filo-rosso’ che si è dipanato lungo i 30 chilometri di strada dell’antica via che collegava Macerata a Loreto, guidati dalla croce donata da san Giovanni Paolo II, ripetendo quei gesti che hanno sempre caratterizzato il pellegrinaggio fin dal suo anno di nascita, 1978: adorazione Eucaristica, accensione delle fiaccole, canti, silenzio, rosario e  lettura di alcune delle migliaia di intenzioni di preghiera. C’è stato chi ha chiesto alla Madonna la grazia di una guarigione, chi un lavoro, chi di ricomporre una famiglia. Ne sono arrivate migliaia, persino dagli Stati Uniti, dal Venezuela, dal Ghana, dal Portogallo, dalla Spagna.

Nell’arena dello Sferisterio, il vescovo di Macerata, mons. Nazareno Marconi, neo presidente della Conferenza Episcopale Marchigiana, ha invitato a coltivare la speranza nel Dio delle cose impossibili: “La Speranza è una virtù preziosa, bella e difficile. Tanti la confondono con l’ottimismo di chi dice: ‘andrà tutto bene’, ma questo non ha fondamenti, è poco più che un augurio che chi è spaventato si scambia, per non tremare troppo”.

Ma la speranza è una bambina che ha voglia di imparare, citando lo scrittore Charles Péguy: “La Speranza è più umile, ma ben più salda. La Speranza, ci ha insegnato Charles Péguy: ‘è una bambina che va ancora a scuola’ e noi come lei, in un mondo in cui tutti si sentono ‘imparati’, vogliamo continuare ad andare a scuola da Maria Santissima per imparare che nulla è impossibile a Dio.

Che tutte le strade, anche se difficili e nella notte, si possono percorrere per giungere alla meta. Che quel ‘bene comune nella giustizia’, primo fondamento solido della pace e che Gesù ci indica con la Sua Parola, si può costruire insieme. La speranza è ‘una bambina irriducibile’, che tiene i piedi per terra e tende la mano al Padre celeste, per continuare a camminare verso una nuova alba”.

Nell’omelia il card. Zuppi ha sottolineato che il titolo è un invito alla speranza: “E’ un invito a sperare, dicendo che tutto è possibile in Te… Ebbene la pace è possibile, benché a volte la si pensi così lontana, difficile, complicata e indipendente da noi. Dobbiamo fare di tutto per la pace e il ruolo della Chiesa e dei cristiani è di cercarla. La pace non viene da sola, dobbiamo andare a prenderla a tutti costi, sconfiggendo la logica dell’inimicizia, della divisione, della violenza, delle armi, costruendo un cammino insieme, come quello che faremo da Macerata a Loreto”.

La pace è possibile solo se si cammina insieme: “Perché camminare insieme? Perché siamo un popolo, e non delle isole, perché le distanze che la pandemia del Covid ha provocato in questi due anni ci hanno tenuto tanto fermi, ci spingono a contemplare la bellezza di essere insieme. Solo insieme c’è futuro. Non ci sarà pace finché gli altri saranno un ‘loro’ e non un ‘noi’.

La pace non chiede né vincitori, né vinti, ma fratelli e sorelle che, nonostante le incomprensioni e le ferite del passato, camminino dal conflitto all’unità. Tutto è possibile? Sta a noi. Tutto può cambiare, l’amore è più forte del male e diventa costruzione di quel mondo che ci vuole tutti fratelli, l’unica via affinché il mondo non si distrugga”.

E per comprendere meglio la tragedia della guerra e il vero significato della pace, Elena Mazzola, direttrice del Centro di cultura europea ‘Dante’ di Kharkiv e presidente della ong ‘Emmaus’ che nella città della Sloboda accoglie e assiste orfani e bambini disabili, ha raccontato la propria esperienza, oltre a camminare lungo il pellegrinaggio con quattro amiche ucraine disabili, fuggite dai bombardamenti:

“La situazione in Ucraina è difficilissima, i massacri continuano e noi siamo arrivati in Italia facendo un viaggio molto faticoso, con persone fragili. Abbiamo visto tantissima sofferenza, ma qui siamo stati accolti da persone che ci hanno dato un affetto così smisurato che ci ha fatto capire che esiste un amore talmente grande che può opporsi alla guerra. Facciamo questo pellegrinaggio per chiedere alla Madre, che ha sofferto questo grande dolore della perdita del Figlio, di mostrarci la strada per la pace”.

Ed ha raccontato l’accoglienza in Italia: “In Italia siamo state accolte da persone con un amore così straripante tanto che abbiamo scoperto che esiste un amore così grande da potersi opporre alla guerra. Noi cerchiamo di vivere dentro questo amore, perché crediamo che sia l’unica strada percorribile”.

Infine con un audio Gemma Capra Calabresi, moglie del commissario di polizia Luigi Calabresi, assassinato da terroristi nel 1972 a Milano, lungo la notte ha spiegato ai pellegrini che non esiste pace senza perdono: “Vorrei dirvi di non relegare la persona all’unico gesto o frase che vi ha offeso, guardatela con tutta la sua umanità.

Sappiate che il perdono non lo si dà con l’intelligenza, con raziocinio ma solo con il cuore. E’ un dono e si dà come amore, non è debolezza ma forza. Ti fa sentire libero, in pace con Dio e con l’umanità. Ho perdonato i responsabili della morte di mio marito, prego per loro e chiedo che abbiano la pace nel cuore”.

(Tratto da Aci Stampa)

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