Papa Francesco invita a rinascere dall’alto

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Papa Francesco, continuando il ciclo di catechesi sulla vecchiaia, ha incentrato la riflessione sulla rinascita prendendo spunto dall’incontro di Nicodemo con Gesù: “Tra le figure di anziani più rilevanti nei Vangeli c’è Nicodemo, uno dei capi dei Giudei, il quale, volendo conoscere Gesù, ma di nascosto andò da lui di notte. Nel colloquio di Gesù con Nicodemo emerge il cuore della rivelazione di Gesù e della sua missione redentrice”.  

La centralità del dialogo è la nascita: “Non si tratta di ricominciare daccapo a nascere, di ripetere la nostra venuta al mondo, sperando che una nuova reincarnazione riapra la nostra possibilità di una vita migliore. Questa ripetizione è priva di senso. Anzi, essa svuoterebbe di ogni significato la vita vissuta, cancellandola come fosse un esperimento fallito, un valore scaduto, un vuoto a perdere”.

Ecco il valore di una ‘nascita dall’alto’ per il Regno di Dio: “No, non è questo, questo nascere di nuovo del quale parla Gesù: è un’altra cosa. Questa vita è preziosa agli occhi di Dio: ci identifica come creature amate da Lui con tenerezza. La ‘nascita dall’alto’, che ci consente di ‘entrare’ nel regno di Dio, è una generazione nello Spirito, un passaggio tra le acque verso la terra promessa di una creazione riconciliata con l’amore di Dio. E’ una rinascita dall’alto, con la grazia di Dio. Non è un rinascere fisicamente un’altra volta”.

Ed il papa ha spiegato il significato di rinascere per un anziano: “L’obiezione di Nicodemo è molto istruttiva per noi. Possiamo infatti rovesciarla, alla luce della parola di Gesù, nella scoperta di una missione propria della vecchiaia. Infatti, essere vecchi non solo non è un ostacolo alla nascita dall’alto di cui parla Gesù, ma diventa il tempo opportuno per illuminarla, sciogliendola dall’equivoco di una speranza perduta”.

E’ questione di cultura: “La nostra epoca e la nostra cultura, che mostrano una preoccupante tendenza a considerare la nascita di un figlio come una semplice questione di produzione e di riproduzione biologica dell’essere umano, coltivano poi il mito dell’eterna giovinezza come l’ossessione, disperata, di una carne incorruttibile.

Perché la vecchiaia è in molti modi disprezzata. Perché porta l’evidenza inconfutabile del congedo di questo mito, che vorrebbe farci ritornare nel grembo della madre, per ritornare sempre giovani nel corpo”.

Riprendendo una battuta di Anna Magnani il papa  ha sottolineato che non bisogna alimentare il mito della giovinezza: “La tecnica si lascia attrarre da questo mito in tutti i modi: in attesa di sconfiggere la morte, possiamo tenere in vita il corpo con la medicina e la cosmesi, che rallentano, nascondono, rimuovono la vecchiaia.

Naturalmente, una cosa è il benessere, altra cosa è l’alimentazione del mito. Non si può negare, però, che la confusione tra i due aspetti ci sta creando una certa confusione mentale. Confondere il benessere con l’alimentazione del mito dell’eterna giovinezza”.

La vita diventa ‘incompiuta’ se non si anela all’eternità: “La vita nella carne mortale è una bellissima ‘incompiuta’: come certe opere d’arte che proprio nella loro incompiutezza hanno un fascino unico. Perché la vita quaggiù è ‘iniziazione’, non compimento: veniamo al mondo proprio così, come persone reali, come persone che progrediscono nell’età, ma sono per sempre reali”.

La fede consente la vista del Regno di Dio: “Ma la vita nella carne mortale è uno spazio e un tempo troppo piccolo per custodire intatta e portare a compimento la parte più preziosa della nostra esistenza nel tempo del mondo.

La fede, che accoglie l’annuncio evangelico del regno di Dio al quale siamo destinati, ha un primo effetto straordinario, dice Gesù. Essa consente di ‘vedere’ il regno di Dio. Noi diventiamo capaci di vedere realmente i molti segni di approssimazione della nostra speranza di compimento per ciò che, nella nostra vita, porta il segno della destinazione per l’eternità di Dio”.

Solo la fede consente la nascita dall’alto: “La vecchiaia è la condizione, concessa a molti di noi, nella quale il miracolo di questa nascita dall’alto può essere assimilato intimamente e reso credibile per la comunità umana: non comunica nostalgia della nascita nel tempo, ma amore per la destinazione finale. In questa prospettiva la vecchiaia ha una bellezza unica: camminiamo verso l’Eterno”.

La fede apre alla tenerezza: “Questa tenerezza apre la porta a capire la tenerezza di Dio. Non dimentichiamo che lo Spirito di Dio è vicinanza, compassione e tenerezza. Dio è così, sa accarezzare. E la vecchiaia ci aiuta a capire questa dimensione di Dio che è la tenerezza.

La vecchiaia è il tempo speciale per sciogliere il futuro dall’illusione tecnocratica, è il tempo della tenerezza di Dio che crea, crea una strada per tutti noi. Lo Spirito ci conceda la riapertura di questa missione spirituale, e culturale, della vecchiaia, che ci riconcilia con la nascita dall’alto”.

(Foto: Santa Sede)

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