Condanna unanime contro l’attentato ai cristiani in Nigeria

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“Il Papa ha appreso dell’attacco alla chiesa a Ondo, in Nigeria, e della morte di decine di fedeli, molti bambini, durante la celebrazione della Pentecoste. Mentre si chiariscono i dettagli dell’accaduto, Papa Francesco prega per le vittime e per il Paese, dolorosamente colpiti in un momento di festa, e affida entrambi al Signore, perché invii il Suo Spirito a consolarli”: così nella solennità di Pentecoste ha riferito la Sala Stampa della Santa Sede dopo la pubblicazione della notizia dell’attentato.

Secondo una prima ricostruzione, il commando avrebbe anche fatto uso di esplosivi sul finire della Messa. L’attacco è avvenuto nella chiesa di san Francesco Saverio a Owo, nello Stato di Ondo, uno dei 36 Stati che compongono la federazione nigeriana, che non ha mai visto una ferocia simile, anzi è un territorio abbastanza pacifico, lontano dalle aree saheliane della Nigeria, il Nord Est, dove continuano le scorribande dei Boko Haram, anche se depotenziate dall’intervento dell’esercito nigeriano. Il bilancio ufficiale delle persone uccise nel massacro sembra essersi ridotto a 21 morti. Mentre inizialmente domenica si era parlato sui media internazionali di almeno 50 vittime.

Secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters oltre alle vittime, vi è un numero imprecisato di feriti anche molto gravi. La paura adesso è per i feriti che, seppur immediatamente soccorsi e trasportati in ospedale, rischiano di non sopravvivere a causa delle profonde lesioni riportate, considerando anche la scarsità dei mezzi sanitari.

Medici del luogo, citati dalle agenzie internazionali, riferiscono che molte persone sono giunte in ospedale già prive di vita. In queste ore circolano anche appelli per le donazioni di sangue, soprattutto tramite le reti sociali.

A Vatican News suor Agnes Adeluyi, appartenente alle Suore di San Luigi a Owo, infermiera all’ospedale San Luigi che sta fornendo cure a coloro che hanno riportato gravi danni fisici,  ha spiegato la situazione:

“Abbiamo solo quattro medici. Stiamo lavorando troppo sotto pressione. Ma il governo ha mandato altri tre dottori per aiutarci. Normalmente questo è un ospedale in cui si paga per le cure ma si è deciso che per questa circostanza tutto sarà a carico della struttura. Speriamo che il governo ci aiuterà con i finanziamenti. Qui non abbiamo la corrente elettrica, usiamo i generatori, spendiamo tanto, anche perché tutto è aumentato ultimamente”.

Per p. Augustine Ikwu, direttore delle comunicazioni sociali della diocesi di Ondo, il timore è “che ci siano molti altri morti, molti altri feriti e che la Chiesa sia stata violata…L’identità dei colpevoli rimane sconosciuta, mentre la situazione ha lasciato la comunità devastata.

Tuttavia, per il momento, le agenzie di sicurezza sono state dispiegate nella comunità per gestire la situazione… Ci rivolgiamo a Dio per consolare le famiglie di coloro che hanno perso la vita in questo angosciante attacco e preghiamo perché le anime defunte riposino in pace”.

Intanto è giunta la condanna dell’attacco dal presidente nigeriano Muhammadu Buhari, che in una dichiarazione ha affermato che gli assalitori sono attesi da un dolore eterno sia sulla terra che nell’aldilà: “Questo Paese non si arrenderà mai al male e ai malvagi, e le tenebre non vinceranno mai la luce”.

Quanto avvenuto in Nigeria ha radici lontane: va ricordato che da quasi 20 anni gruppi estremisti e terroristici commettono attentati nei confronti di cristiani e musulmani moderati. Ed Aiuto alla Chiesa che Soffre ha stigmatizzato quest’ulteriore manifestazione di violenza, ennesimo atto terroristico contro i cristiani in territorio nigeriano.

A fine maggio ACS aveva organizzato una conferenza stampa alla quale ha partecipato mons. Matthew Man-Oso Ndagoso, arcivescovo di Kaduna, per denunciare l’insicurezza e la violenza in Nigeria: “Il governo ci ha completamente deluso; è l’assenza di un buon governo che sta causando questo. Banditi, Boko Haram, rapimenti, questi sono tutti sintomi di ingiustizia, della corruzione che c’è nel sistema. A meno che non si riesca ad arrivare alla radice del problema, combatteremo una battaglia persa”.

Nonostante il problema sia prevalentemente interno, secondo l’arcivescovo anche l’Occidente ha le proprie responsabilità. “Bisogna essere in due per ballare il tango. I nostri leader preparano i nostri soldi e li portano in Occidente, in Svizzera, Parigi, Londra, Francoforte. Se l’Occidente non accettasse i loro soldi, li lascerebbero a casa. I governi occidentali collaborano con i nostri leader”.

Anche il card. Matteo Zuppi, presidente della CEI, ha inviato al vescovo di Ondo, mons. Jude Ayodeji Arogundade, il cordoglio ed il sostegno della Chiesa italiana: “Ci stringiamo al vostro dolore, invocando per quanti sono stati uccisi la misericordia del Padre e la consolazione del Paraclito per le loro famiglie…

Nel manifestare solidarietà e vicinanza all’intera Chiesa di Nigeria, assicuriamo la nostra preghiera affinché lo Spirito non faccia mancare la sua forza e il suo conforto a quanti soffrono. Come il Cireneo, condividiamo il dramma di quanto avvenuto, portando insieme a voi il peso della Croce, nella consapevolezza che il nostro cammino sarà sempre rischiarato dalla luce della Risurrezione”.

Ed infine ha ricordato che il male non vincerà: “Il male non avrà mai l’ultima parola! Anche se l’oscurità e la morte sembrano avvolgere il mondo, siamo certi che la forza della preghiera e il dono della fede diraderanno le nubi. A lei, ai fratelli Vescovi e a tutte le donne e gli uomini di buona volontà della Nigeria, l’affetto delle Chiese che sono in Italia”.

L’attacco è durato circa 15 minuti, durante i quali non c’è stato alcun immediato intervento delle forze di sicurezza: “Quanto accaduto a Owo mostra l’impunità di cui beneficiano gli autori delle carneficine che hanno luogo in Nigeria. Le autorità devono reagire, facendo tutto il possibile per assicurare alla giustizia i responsabili di questo crimine orrendo”, ha dichiarato Osai Ojigho, direttore di Amnesty International Nigeria. 

Ed ha concluso chiedendo alle autorità del Paese una rapida indagine per assicurare alla giustizia gli assassini: “Le autorità nigeriane hanno il dovere di proteggere il diritto alla vita dei loro cittadini in ogni circostanza. Le vittime e le loro famiglie hanno il diritto di conoscere la verità su questo terribile attacco e di ricevere giustizia e riparazione. Chiediamo alle autorità giudiziarie nigeriane di avviare immediatamente un’indagine imparziale e completa per identificare i responsabili e sottoporli a un processo regolare, senza ricorso alla pena di morte”.

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