Dopo la scioccante decisione della Santa Sede nei confronti del Vescovo di Fréjus-Toulon, Jean-Marie Guénois su Le Figaro pone la domanda: “Un’autorità autoritaria nella Chiesa Cattolica?”

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Condividiamo nella nostra traduzione italiana dal francese, la Lettera agli abbonati «Dieu seul le sait [Solo Dio lo sa]» N. 35 del vaticanista francese Jean-Marie Guénois su Le Figaro del 5 giugno 2022 Un’autorità autoritaria nella Chiesa Cattolica? Nella sua lucida analisi sullo stato in cui si trova la Santa Sede.

Il giornalista di Le Figaro, capo redattore incaricati delle religioni, cita anche la sua analisi su Le Figaro del 3 giugno 2022 La scioccante decisione del Vaticano nei confronti della Diocesi di Toulon [QUI], sull’ordine impartito dalla Santa Sede di sospendere le ordinazioni previste a fine mese di giugno nella Diocesi di Fréjus-Toulon, dopo la convocazione del Vescovo Dominique Rey a Roma, domenica sera 29 maggio 2022: «La decisione senza precedenti, presa da Roma, di “sospendere” le ordinazioni sacerdotali che avrebbero dovuto essere celebrate il 26 giugno da Mons. Rey, sta creando problemi nella Chiesa Cattolica. Nella memoria di teologi e vescovi, non si è mai mai vista una tale sanzione nella Chiesa Cattolica. Perché la “sospensione” – disposta da Roma – delle ordinazioni sacerdotali previste per il 26 giugno nella diocesi di Fréjus-Toulon deve essere definita una sanzione. Vale a dire, un mezzo brutale per imporre al vescovo locale, Mons. Dominique Rey, 69 anni, responsabile di questo luogo da ventidue anni, un messaggio romano. Messaggio comunque difficile da decifrare» [*].

Mons. Dominique Rey, Vescovo di Fréjus-Toulon (Foto di François Bouchon/Le Figaro).

Un’autorità autoritaria nella Chiesa cattolica?
di Jean-Marie Guénois
Le Figaro, 5 giugno 2022

Lettera agli abbonati di «Dieu seul le sait [Solo Dio lo sa]» N. 35

Cari lettori,

I Cristiani celebrano la Pentecoste questa domenica. Essa è, secondo i Vangeli, una forza che viene dall’alto, uno “Spirito” che dona chiaroveggenza e pace. Abbiamo davvero bisogno di pace. Quanto alla forza, questo mi dà l’opportunità di riflettere con voi su una possibile deriva che sembra prendere piede nella Chiesa Cattolica e che si potrebbe definire di autorità autoritaria.

È stato un reportage, che ho potuto realizzare in Vaticano [Contesté, sourd aux critiques… «Fin de règne» solitaire pour le pape François (Contestato, sordo alle critiche… Solitario “fine regno” per Papa Francesco) – Le Figaro, 13 maggio 2021], che mi porta a questa idea. È stato pubblicato su Le Figaro Magazine, che ne ha dedicato la copertina. Lo stesso lavoro l’avevo realizzato per Le Figaro quotidiano un anno fa. Mi ha colpito il deterioramento del clima romano, cioè quello in Vaticano.

Molti si lamentano, in questo corpo di governo della Chiesa Cattolica che è la Sede Apostolica, di un indurimento dei rapporti, di una paura diffuso. Lontano in ogni caso da una serenità di cui sono stato testimone durante i miei anni romani, sotto Giovanni Paolo II ma anche sotto Benedetto XVI, anche se nulla è mai ideale in questo luogo di lotta spirituale.

Si potrebbe rimproverarmi di mettere in opposizione i pontificati… Assolutamente no. Ma non si può negare l’evidente contrasto tra le atmosfere di ieri e quelle di oggi. Questo è un fatto. Papa Francesco è anche un padrone. A differenza dei suoi predecessori, si occupa di tutto nella vita del Vaticano, e nei dettagli. Non esita a decidere categoricamente, a volte a cacciare chi non è nella sua linea e senza mettere i guanti. Vuole andare avanti. Vuole riformare. Questo non placa le relazioni. Il sentimento di paura è comune mentre la fiducia dovrebbe regnare anche in un regime di dinamiche riformatrice.

Nello scrivere questo, diffido del prisma distorto di una amministrazione centrale, qualsiasi. Si oppone per natura a qualsiasi evoluzione che la riguardi. Ringhia, frena come un vecchio gatto appena un nuovo capo osa disturbare i piccoli orologi amministrativi individuali o i prati quadrati di questo o quel servizio, dove tutto è oliato e calibrato preciso al micrometro. Un vento di evoluzione assume immediatamente le proporzioni oceaniche di una giornata tempestosa.

A questi drammi va aggiunta la particolarissima psicologia dei sacerdoti e dei prelati. Con tutto il rispetto, sono per natura celibatari confermati. Loro, come tutti, hanno le loro abitudini. Il loro voto di obbedienza non è mai vissuto come quello di un sottufficiale. Tanto più che molti sono carichi di diplomi di istruzione superiore, parlano spesso più lingue, passando dall’una all’altra con sconcertante facilità. La maggior parte di loro sono dirigenti di alto livello che hanno dato tutto – la loro vita – per la causa della Chiesa. Molti sono esigenti con se stessi. Ed esigente per la Chiesa. Vogliono, ed è del tutto normale, essere rispettati un pochino.

Aggiungiamo a questo fattore clericale, il fattore italiano. Senza alcun disprezzo per questo elemento in cui mi sono immerso e di cui parlo la lingua avendoci vissuto dieci anni come giornalista e tornandoci molto regolarmente, tranne che negli ultimi due caotici anni, posso dire che amo profondamente questa cultura. così umano e relazionale. Ma lavorare in Vaticano in un’Italia sempre sull’orlo del collasso – ma che non crolla mai, ecco il suo segreto – è un privilegio invidiato dai Romani. Lì il lavoro è scarsamente retribuito ma è garantito a vita e le persone spesso lavorano solo una lunga mattinata al giorno, dalle ore 08.00 alle 14.00 o alle 15.00 e solo due ritorni pomeridiani a settimana, salve eccezione, a volte il sabato mattina.

Francesco vuole modificare le regole di assunzione, imporre una rotazione, internazionalizzare, dimostrare la competenza. Ha ragione lui. Giovanni-Paolo II prima di lui l’aveva provato. Ma fino ad allora si “entrava” in Vaticano su raccomandazione di un vescovo, di un prete, di uno zio, di un nonno che conosceva qualcuno che conosceva un tale, che conosceva un tale prelato… Così via. Non sorprende, in queste condizioni, che gli italiani, che costituiscono il 90% dei dipendenti vaticani, stiano lentamente ma inesorabilmente bloccando le riforme, come sanno fare, con brio ed eleganza. Questo crea alte tensioni. Anche se non tutti sono così, ovviamente.

Peraltro, il Vaticano non è la Chiesa, molto fortunatamente e non si deve sbagliare al riguardo. La Chiesa supera infinitamente il “suo” Stato più piccolo al mondo. È, tuttavia, la centrale di comando ed è rivelatore della grandezza e delle crepe di questo sistema clericale, unico al mondo. Da qui l’interesse di seguirlo, conoscendo i limiti dell’impresa.

Il Vaticano, come la Chiesa istituzionale, in questo momento non stanno andando bene, come potrete leggere in questo articolo [su questo Blog dell’Editore: Le Figaro: «Contestato, sordo alle critiche… Solitario “fine regno” per Papa Francesco» – 14 maggio 2022], che ha avuto un impatto internazionale impressionante, in Italia in primo luogo e negli Stati Uniti in particolare. Ha forse espresso la profondità di un malessere che pochi osano descrivere pubblicamente? Che è, tra l’altro, l’interesse del giornalismo e di questa professione.

Ma c’è un altro fattore che stavo descrivendo e di cui si sta appena sperimentando una nuova manifestazione. In Francia, la Diocesi di Fréjus Toulon ne ha fatto le spese: il sorgere, nella Chiesa, dell’autorità autoritaria.
Per Fréjus Toulon, potete leggere l’articolo che ho pubblicato sul sito del Figaro [L’effarante décision du Vatican envers le diocèse de Toulon (La scioccante decisione del Vaticano nei confronti della Diocesi di Toulon) – Le Figaro, 3 giugno 2022] e un’analisi nell’edizione cartacea di sabato 4 giugno. Riassumo per voi l’argomento in poche parole: a tre settimane dalle dieci ordinazioni previste in questa diocesi, Roma ha deciso di rinviarle sine die, convocando il suo vescovo, Mons. Dominique Rey, per spiegare la sua “politica di accoglienza”.

È infatti aperto a tutto lo spettro delle sensibilità nella Chiesa, dai carismatici ai tradizionalisti. Ciò pone, che gli viene contestato, problemi di discernimento. E c’erano, in effetti, seri problemi, noti.

Ma questa situazione era stata identificata da molto tempo. Questo vescovo lavora lì da due decenni. Non si sa perché la scure cade oggi su dieci giovani che si preparavano a dare la vita a Dio quando non avevano nulla a che fare con i problemi contestati al loro vescovo!

Questo somiglia ad una “presa di ostaggi”, come lo descrivo nell’analisi. Non vedo nessun’altra parola.

È anche il segno di una deriva autoritaria inquietante. E contraddizione con lo spirito sinodale particolarmente propugnato quest’anno quando Roma prepara un sinodo sulla sinodalità che vuole infondere più democrazia e partecipazione nella Chiesa.

D’altra parte, ci sono difficoltà in questa diocesi e chi sarebbe contrario alla necessità di affrontare ciò che non va? Ma a condizione di affrontare il problema così com’è. O la persona coinvolta. Perché una punizione collettiva a carico delle persone non interessate, giovani per giunta? Si spera, come nel biliardo, di ottenere un effetto indiretto, di ripercussione sul vescovo e sulla sua politica? Il metodo è oggettivamente distorto.

Da notare, infine, dopo la mia ultima Lettera, la nuova promozione di cardinali che il Papa ha annunciato a sorpresa il 29 maggio. Sono tutti scelti esclusivamente nella sua linea – cosa che i suoi due predecessori non hanno fatto, è un dato di fatto – come dimostrano le ottime pagine dei nostri colleghi di La Croix. Nuova promozione di cardinali che questa volta dà una maggioranza assoluta nel prossimo conclave ai cardinali che sono stati scelti da Francesco.

Ho anche potuto incontrare il Cardinal Filoni, un grande diplomatico della Chiesa che ha vissuto sul posto tre guerre, una in Iran e due in Iraq, che sta meditando sulla pace. Incontro affascinante. Ci sono personalità eccezionali in Vaticano la cui esperienza internazionale è unica.

Infine, l’autorità, mi sembra, non ha bisogno di essere autoritaria per essere esercitata. Si deve pensare a Charles de Foucauld che fu canonizzato? L’autorità che ricorre all’autoritarismo dimostra di irrigidirsi perché non riesce più a imporsi, naturalmente. Questo è spesso un segno di una crisi di fiducia nel leader. La Chiesa spesso avanza inciampando da 2000 anni, non le piace camminare a passo di assalto.

Grazie per la vostra attenzione e lealtà.

A coloro che ci si ritrovano auguro una bella Pentecoste. A coloro non ci si ritrovano, un’eccellente domenica.

Jean-Marie Guénois

[*] La Santa Sede ha sospeso le ordinazioni nella Diocesi di Fréjus-Toulon – 3 giugno 2022

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