La concretezza della Fondazione Santina sulla via della solidarietà e della speranza. “Viva la Vida”

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Oggi, 5 giugno 2022, solennità di Pentecoste, Mons. Luigi (Don Gigi) Ginami ha regalato online in formato eBook il suo nuovo libro Viva la Vida (216 pagine) [QUI]. Quando uscirà in libreria, si potrà acquistarlo per 20 Euro anche in forma cartaceo, anche ordinando via Email [QUI]. La spiegazione del titolo e della copertina si possono trovare qui: Oltre le frontiere amore senza limiti. Suono di campane e silenzio. Buon compleanno GG61 caro Don Gigi – 13 gennaio 2022.

Viva la Vida, in cui Don Gigi – sacerdote della Diocesi di Bergamo, Presidente dell’Associazione Amici di Santina Zucchinelli Onlus – racconta il suo primo anno fuori dal Vaticano, è il diario di un cambiamento, dal Vaticano a Bergamo. Ha lasciato il Vaticano il 3 maggio 2021 e un anno dopo era in Vietnam, dove il 3 maggio 2022 ha inaugurazione la rete elettrica nel villaggio Khe Nhao, vicino alla Cina [QUI]. Nel libro è incluso (pagine 171-177) anche nostro articolo Una vita fatta non di coincidenze ma di “Dioincidenze” dell’8 giugno 2021 su questo Blog dell’Editore [QUI], su Don Gigi che «lascia il suo incarico presso l’Ufficio Informazioni e Documentazione della Segreteria di Stato, per vivere il suo sacerdozio ancora più dedicato alla solidarietà. Rientra nella sua Diocesi di Bergamo per un bellissimo nuovo incarico e per seguire con ancor più passione, dedicandosi a tempo pieno nel prossimo futuro alla Fondazione Santina, da lui creata e presieduta, e all’Associazione Amici di Santina Zucchinelli, intitolate alla sua mamma. Mons. Ginami lascia il servizio alla Santa Sede “con il cuore pieno di gioia”».

Dal 2017 i resoconti dei viaggi di solidarietà e di speranza di Don Gigi vengono pubblicati nella collana #VoltiDiSperanza. Scrive nella Prefazione di Viva la Vida Nicola Gratteri, il Procuratore Capo di Catanzaro: «Sono contento di aver avuto l’opportunità di conoscere Don Gigi, che è una persona veramente straordinaria, di quelle persone che piacciono a me, quelle persone del “fare” che a metà frase già si muovono. Noi abbiamo bisogno in Italia e nel mondo di questa gente, gente concreta. A prescindere che si sia credenti o meno, questi sono i preti che io ammiro, che girano il mondo, rischiano, ma che soprattutto hanno la capacità della sintesi».

Mentre si sta preparando per suo 52° viaggio di speranza e di solidarietà per l’Associazione Amici di Santina Zucchinelli Onlus, dal 19 giugno all’11 luglio in Colombia e in Perù, oggi presentiamo alcuni esempi di questa concretezza di Don Gigi, con tre progetti finanziati dalla Fondazione Santina:

  • la costruzione di una capanna per la piccola Nuru a Msabaha in Kenia;
  • l’illuminazione della scuola materna nel barrío Villa San Roman di Juliaca nelle Ande del Perù;
  • la ristrutturazione della cucina e del refettorio del seminario di Puerto Maldonado in Perù.

Inoltre, con i video che seguono, ricordiamo altre due progetti della Fondazione Santina, nel sud e nel nord del Vietnam: con il Mai Tam Center a Saigon [QUI] e la rete elettrica a Khe Nhao [QUI].

Fondazione Santina – Duong San Tina a Saigon in Vietnam, la terza Santina.
Fondazione Santina – Inaugurazione della rete elettrica a Khe Nhao, 3 maggio 2022.

La costruzione di una capanna per la piccola Nuru a Msabaha in Kenya

Fondazione Santina – Prima di parlare della nuova capanna, finanziata da Gianfranco e Novella, Don Gigi ci presenta Nuru.

Nel suo recente viaggio in Kenya (1-13 marzo 2022), visitando il villaggio di Nuru, Don Gigi ho visto che la sua capanna era uno sfacelo. Ha fatto una videochiamata a Gianfranco e Novella, che hanno potuto costatare la miseria della povera capanna ed immediatamente hanno finanziato la costruzione di una nuova per 1.300 euro. Una bellissima iniziativa, che Jimmy, il Responsabile per il Kenya, sta portando avanti con passione. In seguito all’invio della somma sul conto della parrocchia di Msabaha, Padre Lukas O. Mongeri, OFM Cap ha inviato alla Fondazione Santina la ricevuta e ha consegnato poi 153.000 scellini a Jimmy per costruire la capanna.

Ecco il progetto della capanna per Nuru fatto da Jimmy.

“Se io avessi 13.000 euro – dice Don Gigi – preferirei costruire 10 capanne come questa per 10 famiglie nella miseria, che una casa in cemento! Pensateci bene, in Africa la normalità è vivere in una misera capanna… povera gente. Ecco la bellissima opera di Gianfranco e Novella! È la terza capanna che costruiamo, dopo quella di Everlyne, finanziata da Valentina Alazraki nel 2018 e quella di Dorothy finanziata da Mario e Antonietta Cantuti nel 2020… Chi vuole darmi una mano a costruire la prossima?”.

“Ed ora ecco chi è la piccola Nuru – prosegue Don Gigi suo racconto -. Ha dieci anni e mezzo ed è nata nel settembre 2011. Da tre anni sua madre – che si chiama Priscilla, ha trenta anni ed è HIV – è scappata con un altro uomo. Nuru è accudita dalla zia che si chiama Paris ed ha 36 anni. Anche Nuru è sieropositiva”. “La bimba è particolarmente sfortunata – dice Don Gigi -. Due anni fa nel tempo di Natale nella capanna vi era un grande pentolone di acqua bollente per il te, gli altri bambini giocando hanno urtato il pentolone e l’acqua bollente è caduta addosso a Nuru, devastando tutta la parte sinistra del suo corpo. Oltre allo stigma dell’HIV, per il quale subisce discriminazione, la bambina è discriminata anche per questa menomazione orribile. Insieme con Faith, l’altra bambina cieca da un occhio, sono i due casi più pietosi che raccomando alla vostra generosità”.

Per capire meglio la solidarietà praticata dall’Associazione Amici di Santina Zucchinelli Onlus, riportiamo di seguito un estratto dal libretto Bendera – N. 30 della collana #VoltiDiSperanza [QUI], in cui Don Gigi parla del 44° Viaggio di solidarietà e di speranza dal 18 al 30 settembre 2020 in Kenya.

Non mi sembra vero! Sono in aereo verso Mombasa? Un viaggio agognato, sognato, voluto ed amato come segno di speranza e forza nel disastro del Covid a Bergamo. Come ho detto nella premessa un viaggio complicato, imprevedibile e denso di ostacoli, ma anche con straordinari segni misteriosi.

A Roma preso dallo sconforto chiedevo alla Madonna calpestata luce ed un segno… Forse sto sbagliando tutto, ma a Bergamo ora ci sono due nostri ventilatori, seimila libretti dal titolo Luca. Ed in Kenya un dormitorio ricostruito, in Vietnam una rete elettrica, in Iraq un ambulatorio: tutto realizzato durante i mesi in cui a Bergamo sono morte migliaia di persone!
Chiedevo comunque un segno, non contento di questi, quanto sono cretino! Ho paura di partire, mi sbaglio, meglio attendere come tutti dicono? Maria dammi una risposta: un segno! E la risposta giunge come un fulmine nel cuore: una telefonata: “Don Gigi, sono Gianfranco… stai organizzando il viaggio vero? Bene ho una sorpresa: io e Novella ti offriamo il biglietto aereo!”.

Attacco il telefono e due lacrimoni mi scendono dagli occhi… E poi? Nei giorni seguenti. Secondo segno: Matteo mi aiuta per il visto sul passaporto e il visto mi giunge in due giorni: mi chiede solo una preghiera per la sua bellissima bimba che sarà battezzata nei prossimi giorni. Altro segno? Nel casino della preparazione mi viene detto che per entrare in Kenya devo avere un test sierologico eseguito con prelievo di sangue, ma poi tre giorni prima… Scopriamo che è un tampone. Cado nella disperazione… E adesso? Un amico prete, Don Dario, in tre ore mi risolve il problema! Se non sono questi tre bellissimi segni?

Cosa voglio di più? Il prezzo di questo viaggio è alto; comporta quattordici giorni di quarantena a Bergamo, tempo prezioso sottratto ad un altro viaggio: ma queste restrizioni sono unico modo di viaggiare oggi! Perché vado in Kenya? Per inaugurare un dormitorio bruciato nell’orfanotrofio di Mambrui: e sono felice!

Vado in Kenya per incontrare la mia piccolina Santina e il cuore mi si riempie di dolcezza, vado in Kenya per pregare sulla tomba di Everlyne nell’anniversario della sua morte. Vado in Kenya per andare a Lango Baya e Chakama, dove Silvia Romano è stata rapita, ed incontrare i missionari per condividere la fede in un luogo dove l’Islam è talvolta furente. Vado a Chakama non per convertirmi all’islam, ma per dire quanto è bello e pericoloso essere cristiani in luoghi dove la fede cristiana spesso è odiata. Vado in Kenya per visitare le povere capanne dei nostri dieci bambini in adozione a distanza e trovare altre dieci famiglie per il prossimo triennio 2021-23. Si sono felice anche se preoccupato, sto nuovamente scrivendo in aereo seduto al posto 24C.

Nel cuore ho veramente la volontà di dedicare più tempo alla preghiera, al confronto con i poveri malati di AIDS, di malaria e… di fame. Eh sì perché la fame da gennaio a settembre ha ucciso 6 milioni e 700mila persone! Mentre il Covid neppure un milione! Guardo dal finestrino, ormai siamo nello spazio aereo del Kenya e dal cuore e dall’Africa vi lancio una forte domanda: perché ogni giorno la televisione ci informa minuziosamente su quanti contagi di Covid sono avvenuti e quanti morti ha causato? Perché la stessa televisione non ci aggiorna sul bilancio di morti per fame? Un’altra domanda: quanti miliardi di euro si stanno buttando per impedire che il Covid uccida un milione di persone? Per trovare un vaccino? E quel vaccino per salvare pochi ricchi? Lo so la domanda mi trapana il cervello da giorni e la ripeto ma mi strappa la pelle: ma con tutti quei soldi quanti morti avremmo salvato di quei sette milioni? La domanda ha sempre la medesima agghiacciante risposta: tutti!

Vi porto nel cuore e vorrei che voi foste qui, tutti! Sono convinto che comunque questo report lo leggerete e mi aiuterete a vivere bene queste giornate sante in cui incontrerò la carne di Gesù. Tolgo dalla tasca il fazzoletto di Ismaele morto di SLA e chiedo il suo aiuto, penso a mio zio Padre Luigi, schiantato è paralizzato dalla SLA a Parma in un letto dell’Infermeria della sua casa religiosa e che mi ha promesso un rosario ogni giorno. Guardo l’anello di oro con il nome di Miroslava, Sofia e Romina in Messico, penso alla mia Olinda in Perù che è venuta qui in Africa con me nel 2011, penso a suor Carolina in Iraq che sta ultimando l’ ambulatorio, a Men Thi Bui in Vietnam e la rete elettrica, a Marco Antonio in un carcere del Brasile e penso soprattutto ai tanti morti di Covid a Bergamo da marzo ad oggi, ai protagonisti del nostro ultimo libretto: Luca, Giovanni e Pina, a Don Angelo Mario e Romana, ad Emanuele, Caterina e Maria; tutti loro sono qui con me ed anche tu che stai leggendo queste righe che ti invierò se riesco a trovare linea qui dallo spazio aereo del Kenya.

Siamo partiti tutti insieme e tutti insieme viaggiamo: ho bisogno di voi perché alla fine vi confesso che ho paura! Ma penso che la vita vada riempita anche di gesti folli come questo di viaggiare per incontrare la carne di Gesù in questo tempo di pandemia per dichiarare che la pandemia vera non è quella del Covid, ma quella della mente umana che non riesce a risolvere il problema della fame, della malaria e dell’Aids mentre è compulsivamente impegnata a trovare un costosissimo vaccino ma trascurando chi oggi muore di fame! Alla fine questo viaggio vuole essere un omaggio a loro, a chi oggi muore di fame senza meritarlo, e a voi perché coltiviate sempre il coraggio di pensare e di riflettere per poi pregare sui drammi più veri dell’umanità. Grazie di cuore Gianfranco e Novella, Matteo e Adriana, Dario e Luigi per aver permesso questo pellegrinaggio di speranza, preghiera e riflessione. Come dico sempre in questi report che scrivo a bordo di un aereo tra Addis Abeba e Mombasa: stiamo per atterrare devo chiudere IPad. E inizia il 44° viaggio di solidarietà il primo dell’era Covid che ha come slogan: il coraggio di ri-partire. E tu nella tua vita, tu mentre leggi hai perso una persona cara per il Covid, o il lavoro, tu che sei in cassa integrazione, nella tua vita hai il coraggio di ri-partire? È dura lo so, ma forza, pensa a loro che muoiono di fame hanno malaria e sono morsi da serpenti velenosi… Quando stai male pensa a chi sta più male di te ed apriti a loro! Coraggio nascerà la speranza, farai del bene a loro e farai bene a te: nel tuo cuore nascerà il coraggio di ripartire! Chiudooo: atterriamo!

Fondazione Santina – Progetto di illuminazione della scuola materna nel barrío Villa San Roman di Juliaca nelle Ande del Perù.

L’illuminazione della scuola materna nel barrío Villa San Roman di Juliaca nelle Ande del Perù

Riportiamo di seguito le informazioni dal libretto Sol – N. 33 della collana #VoltiDiSperanza [QUI], in cui Don Gigi presenta il progetto.

A Villa San Roman, un barrío molto povero di Juliaca nelle Ande del Peru, la Fondazione Santina ha sistemato una scuola materna, costruendo muro di cinta [QUI], portando acqua e fogne, ha rifatto i servizi igienici, un parco giochi nel quale è stato ricavato un campo di pallavolo protetto da bellissimi tendoni che difendono i bimbi dal sole dei 4.000 m.s.l.m. e che la sera si trasforma in un punto di aggregazione sociale per le giovani mamme che giocano a pallavolo. Inoltre, la Fondazione Santina dotato la scuola materna di un’aula nuova e bellissimi disegni realizzati come murales hanno dato un’atmosfera di pace e serenità.

Il numero degli alunni così è raddoppiato. La mattina dell’ultimo giorno della mia permanenza, abbiamo avuto una lunga riunione con Olinda e Josmel nei locali della scuola materna, colpita anch’esso dalle restrizioni della forte pandemia, e abbiamo parlato del tema della sicurezza.

In altre parole, prima di costruire altre necessarie aule, bisogna mettere in sicurezza tutto l’edificio da ladri ed invasori. La notte l’area della scuola materna è completamente buia e malintenzionati possono facilmente entrare, rompere e rubare. Per evitare questo abbiamo pensato di sovvenzionare un impianto di illuminazione che di notte illumini l’edificio e il cortile. I fari andrebbero messi ai quattro angoli e agli ingressi.

Fondazione Santina – lavori per illuminazione notturna della scuola materna di Villa San Roma a Juliaca nelle Ande del Perù.

Il progetto semplice ammonta a circa 6.500 euro… ma non ne avevo neppure uno! La richiesta era particolarmente audace, perché tutti siamo vittime della pandemia nei nostri portafogli, ma proprio per questo molto più meritevole! A fronte della firma del protocollo di intesa e del progetto approvato, il nostro tesoriere Dottor Luigi Pacini in data 31 marzo 2022 ha provveduto ad inviare al Vescovo di Puno la somma di denaro come testimonia il documento qui riprodotto. Ringraziamo S.E. Mons. Jorge Pedro Carrión Pavlich, Vescovo di Puno, sotto la cui giurisdizione ecclesiastica appartiene Villa San Roman, per la cura con la quale ci ha inviato la ricevuta del denaro sul conto della Diocesi, in data 5 aprile 2022. Sempre il Vescovo di Puno ha provveduto a dare alla Signora Asunta Olinda Calderon Vega, la Responsabile della Fondazione Santina in Perù, la somma di 25.558 soles convertiti dai 7.080 dollari americani ricevuti dalla Fondazione. Poi l’Ingegnere Josmel Tito Calderon ha eseguito i lavori, inviando fotografie e ricevute, mentre in lingua spagnola potete vedere l’accurato progetto QUI.
I lavori finiranno per la seconda metà di questo mese di giugno, quando si realizzerà il 52° viaggio di solidarietà e speranza in Perù. Tra le finalità di questo viaggio vi è proprio l’inaugurazione dell’impianto di illuminazione.

Fondazione Santina – Il 46° viaggio di solidarietà e speranza nell’Amazzonia peruviana.

La ristrutturazione della cucina e del refettorio, e la realizzazione di una nuova ala di 15 stanzette nel Seminario di Puerto Maldonado in Perù

Per Puerto Maldonado invece, l’impegno economico era di 15.000 euro. Come a Villa San Roman la Fondazione Santina piano piano sta ricostruendo l’intera scuola materna, così a Puerto Maldonado vuole piano piano rifare gli ambienti. Non tutti insieme con cifre fuori di testa di 100 o 150 mila euro: no, assolutamente no! Ma piano piano negli anni giungere a tale cifra verificando che ogni opera sia fatta alla perfezione e nell’assoluta chiarezza finanziaria ed economica. Questo avviene non solo in Perù ma anche in Kenya, a Lango Baya, con la costruzione di un’altra scuola: aula per aula la Fondazione Santina ha costruito 5 aule scolastiche. Oppure nell’orfanotrofio di Mambrui dove, dopo aver ricostruito il dormitorio, ora la Fondazione Santina sta concludendo i locali della scuola materna, che Don Gigi presto andrà ad inaugurare. Infine in Iraq, dalle suore del Sacro Cuore di Erbil, con infermeria e generatore di elettricità per la scuola materna… “Torna anche qui la domanda – ha scritto Don Gigi -: chi regala 15.000 euro? Non ne abbiamo neppure uno, ma la lettura di questo libretto troverà una persona generosa che ci aiuterà nelle nostre imprese per i luoghi più poveri del mondo. E poi, se oltre a dare un’offerta aggiungete per questo un altro rosario, penso che in Paradiso qualcuno ci ascolti di più… Non preoccupatevi, ho incaricato mia madre Santina, Everlyne, Chi Vuong ed il Viejo Paco di dare l’assillo al Padre Eterno e tutti loro penso che su in Paradiso faranno una testa impossibile al Padrone di Casa… saranno tutti loro, i nostri santi morti, a costruire insieme con noi! E di loro mi fido ciecamente”.

Padre Carlos Castillo Flores, il Rettore del Seminario Maggiore e Minore San Juan Maria Vianney di Puerto Maldonado, lo scorso anno ha presentato alla Fondazione Santina un progetto di ristrutturazione della cucina e del refettorio del Seminario.

Fondazione Santina – Il momento della firma del protocollo per il progetto di ristrutturazione della cucina e del refettorio del Seminario di Puerto Maldonado.

Poi, il 27 giugno 2021 c’è stata l’inaugurazione della nuova ala di undici stanzette nel seminario di Puerto Maldonado, finanziato dalla Fondazione Santina. Riportiamo di seguito testo di Don Gigi che appare nel libretto Sol.

Il caldo umido si sente anche nella sera di incanto qui, al seminario sulle rive del grande fiume Rio Madre de Dios. È stata una giornata intensa e chiedo a padre Persi un luogo tranquillo in cui scrivere. Si carica una sedia di legno con tanto di braccioli e mi fa strada fra la fitta vegetazione di bambù, banani, palme da cocco, verso riva del fiume. Percorriamo una cinquantina di metri e mi si apre un panorama spettacolare che per molti versi mi ricorda il Vietnam con la sua vegetazione lussureggiante. Il grande Rio Madre de Dios scorre tranquillo e dall’ alto di una ventina di metri lo ammiro nella sua maestosità. Questi enormi fiumi danno vita ad una vegetazione che non si incontra in Europa. Alla mia destra quattro bambù e alla mia sinistra, a pochi metri, cinque alveari dove le api depongono il miele. Mi sono cosparso di repellente per evitare le punture degli insetti. Cala la sera, recito la preghiera del vespro e nel cuore scende la pace di un Dio che mi vuole bene. Veramente il Creato è il segno dell’esistenza di Dio! In mezzo al verde e alla natura ogni preoccupazione, ogni ansia si spengono e se ti metti in ascolto della natura, lei ti calma. Intorno a me, i grilli cantano in coro, gli uccelli cantano ognuno a modo proprio, un tucano rosso e giallo si appoggia su un ramo e le luci delle stelle in cielo incominciano a brillare tenuemente tra nubi cariche di rosso per il tramonto. Un momento prolungato di silenzio e preghiera ridanno calma al cuore e mettono in ordine le giornate frenetiche.

Anche scrivere aiuta a riordinare i pensieri, a fissare le emozioni importanti, a descrivere il cuore. È stata la giornata più importante di questo lungo viaggio, il viaggio più lungo dei quarantasei e che dura ben 19 giorni. Oggi c’è stata l’attesa inaugurazione di un’ala del Seminario minore, che servirà non solo ai seminaristi ma anche ai sacerdoti per corsi di formazione e di esercizi spirituali. La Messa risente di tutte le norme di sicurezza per il contenimento del Covid: siamo tutti con la mascherina, anche perché qui è facile prendere la variante brasiliana del coronavirus. Siamo vicini al Brasile: ad otto ore di macchina c’è Porto Velho, dove abbiamo realizzato una cappella in una discarica … Vecchi ricordi bellissimi.

La mattina si apre dunque con la Messa alle 09.00 che presiedo e che viene ripresa sulla pagina Facebook del Seminario e di una parrocchia di Puerto Maldonado. Gli otto seminaristi del minore indossano un camice; con me concelebrano Padre Carlos, il Rettore; Padre Persy, il Padre spirituale; e un anziano padre domenicano. Ci sono circa settanta persone e rispettiamo il distanziamento sociale. I canti e le preghiere sono bene animati e danno un profondo senso di condivisione. Dopo questo primo momento di preghiera ce n’è un secondo, quello nel quale formalmente inauguriamo l’ala nuova del Seminario nella quale siamo ospitati con Hernan ed Olinda. Ancora con i paramenti liturgici indosso, usciamo dall’auditorium e ci rechiamo davanti alla porta che è ornata a festa.

Nel centro pende una bottiglia di spumante e più in basso un nastro colorato è pronto per essere tagliato, e poi c’è la targa in marmo di Fondazione Santina da scoprire. Padre Carlos ringrazia con semplici parole tutti, in modo particolare la Caritas di Bergamo che ha contribuito all’opera. Poi è la volta di Olinda che legge una traduzione in spagnolo della lettera di augurio del Direttore della Caritas di Bergamo, Don Roberto Trussardi. Padre Carlos mi guarda e mi dà la parola. Ho nel cuore tanti sentimenti, dopo tanti progetti inaugurati nel mondo, di cui ben sei in Perù; vorrei dire un milione di cose, ma alla fine il mio discorso dura meno di un minuto: “Questa bella inaugurazione non è un punto di arrivo, bensì è un punto di partenza: prometto che realizzeremo qui per voi i lavori per rinnovare la cucina e il refettorio, e per questo vi do un appuntamento: ci vediamo il prossimo anno, per inaugurare la nuova struttura!”.

Prendo il martello e come per le altre sei bottiglie dei sei progetti precedenti assesto un colpo forte e secco, la bottiglia si rompe e così bagniamo la struttura. La gente applaude… Ora è la volta del taglio del nastro, chiamo anche Olinda: da un lato c’è Padre Carlos, dall’ altro Olinda e io. Lentamente togliamo il velo ed appare la targa della nostra Fondazione. Questo per me è il momento più commovente: la firma di Santina che forma il logo della Fondazione è una firma tremula di una donna ferita dalla sofferenza e dal dolore! Non riesco a trattenermi e mentre la gente applaude, racconto: “Vedete? Questa firma, la firma di mia madre Santina, non è chiara immediatamente e questo è dovuto al fatto che la mano che scrisse questa firma era quella di una donna disabile divorata dal dolore, piena di cicatrici, muta, incapace di muoversi, di mangiare, di cambiarsi… ma che ha sempre conservato un sorriso incantevole. E questa firma oggi si trova sulle targhe di opere compiute in Perù, Messico, Brasile, Kenya, Iraq, Gaza, Italia e Vietnam. Dio usa proprio la debolezza di alcuni per celebrare la sua forza!

E Santina è conosciuta nel mondo per la sua fragilità, non per la sua forza. Questo ci ricorda che nel momento in cui ci sentiamo deboli, fragili, in un momento in cui la vita ci toglie tutto, proprio in quel momento la vita si presenta a noi con il suo mistero, come è successo a Santina! Quando siamo deboli, è allora che siamo forti”. Dico queste parole, ma le dico prima di tutto a me stesso, in realtà, e alla mia grande debolezza di questi mesi, lo dico alla mia incapacità di capire, di vivere con più fede, di dare forza alla mia debolezza.

Con gesto lento taglio il nastro e mi viene in mente il Kenya, a settembre dell’anno scorso, quando con la mia piccola Santina in braccio inauguravo il dormitorio a Mambrui; mi viene in mente l’Iraq, in aprile, quando a Erbil ho tagliato il nastro rosso di una nuova infermeria. Durante la spietata era del Covid questa è la terza opera che inauguriamo all’estero – senza dimenticare i due ventilatori polmonari regalati all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. E ce ne saranno subito altre: in Vietnam, dove abbiamo costruito una rete di elettricità per il piccolo villaggio delle risaie di Khe Nhao sulle montagne del Nord, a pochi chilometri dalla Cina, e ancora in Messico, dove stiamo costruendo una palestra nel terribile carcere di Las Cruces [QUI], senza dimenticare l’Italia dove a Sant’Andrea Ionio, in Calabria, inaugureremo presto un bagno assistito in una casa per anziani.

La firma del protocollo per il progetto di ristrutturazione della cucina e del refettorio del Seminario di Puerto Maldonado.

Molte altre opere ci attendono ancora, e la cosa singolare è che ognuna di queste opere porta la firma tremula non di una donna potente, di prestigio, ma di Santina: Santina, che ha fatto solo la terza elementare e che a ottanta anni è divenuta esperta di sofferenza. Questo è lo strumento che Dio usa per fare del bene, quello che il mondo scarta e reputa inutile o addirittura dannoso. Santina ha saputo costruire con la sua fragilità una serie incredibile di buone opere nel mondo e forse l’opera migliore che ha compiuto è stata quella di cambiare il cuore del figlio, che dal 2005 è un’altra persona: 16 lunghi anni di nuovo “seminario” per arrivare ad oggi, in cui ha plasmato nel figlio un cuore libero e capace di verità è disposto a sacrificare per la verità il proprio personale prestigio scegliendo di vivere per il merito e non per il successo. Il Cardinale Martini sempre mi raccomandava: Gigi, vivi per il merito, mai per il successo, perché il Vangelo ha merito, non sempre successo! E Santina con la sua fragilità è l’icona di una vita di povertà, austerità e dolore vissuta solo per il merito, perché Santina nella vita non ha mai avuto successo, ma le sue opere hanno merito e queste opere non le dobbiamo cercare, perché sono sotto gli occhi di tutti. E a voi così lontani questa notte giunga questo report.

Ho finito di benedire tutto il complesso rinnovato; i ragazzi del Seminario minore hanno preparato alcuni spettacoli, usciamo nel grande campo sportivo: bellissime danze, vestiti colorati degli indios dell’Amazzonia, ore liete e belle per fare festa; il Vescovo David  ci raggiunge telefonicamente e tutti possono sentire la sua voce: è un messaggio di augurio a tutti e di benvenuto a Olinda, Hernan e Don Gigi, “lo accogliamo con gioia”: davvero siamo sulla strada giusta, la strada del bene! Ma la strada del bene è stretta e faticosa e forse io questo non riesco a capirlo ancora, in questi giorni. Si è fatto buio e non distinguo più le piante, è meglio ritornare al Seminario: uso l’IPad sul quale ho scritto come torcia e riesco a tornare al Seminario per inviare a tutti voi questo terzo report, che vi arriva nel cuore della vostra notte dalla Regione Madre de Dios, nell’Amazzonia del Perù. A questo Paese sono debitore perché una donna peruviana, Olinda, per sette anni ha assistito mia madre con slancio e dedizione, ed ora è tornata a vivere a Villa San Roman a Juliaca: anche Olinda forse non ha avuto troppi successi nella vita, ma il merito sì! Come la mia amata Santina!

Fondazione Santina – Inaugurazione di una nuova ala del Seminario di Puerto Maldonado in Perù.

Chi di voi che leggete, aiuta Don Gigi con i progetti?

Associazione Amici di Santina Zucchinelli Onlus
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00187 ROMA
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Per la destinazione del 5 per mille all’AssociazioneCodice fiscale: 12499711005

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«Quando sono debole,
è allora che sono forte»
(2Cor 12,10).

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