Philip Lawler: lo schiaffo del Papa agli Americani. Le prospettive del Conclave

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Condividiamo – nella traduzione italiana a cura di Marco Tosatti per Stilum Curiae [QUI] – l’articolo Pope’s rebuke to Americans; prospects for the conclave, centrato sulle nuove scelte cardinalizie del Pontefice regnante, alcune delle quali piuttosto discutibili, pubblicato il 30 maggio 2022 da Catholic Culture [QUI] a firma di Philip Lawler, un esponente cattolico americano di rilievo.

Philip Lawler. La bofetada del Papa a los estadounidenses; las perspectivas del cónclave

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Quale messaggio ha inviato Papa Francesco alla Chiesa negli USA nominando il Vescovo Robert McElroy nel Collegio cardinalizio? In che modo le sue ultime scelte influenzeranno le prospettive del prossimo Conclave papale? Quali altre scelte meritano un secondo sguardo e quali prelati sono stati vistosamente assenti dalla lista del Papa? Permettetemi di rispondere a queste domande, una per una.

Il messaggio ai cattolici americani

Alcuni analisti hanno suggerito che la scelta del Vescovo McElroy sia uno schiaffo alla Conferenza Episcopale Statunitense. È molto più di questo: è un’intera serie di schiaffi:

  • Uno schiaffo alla Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti (USCCB), che ha respinto il tentativo del Vescovo McElroy di affossare la loro blanda dichiarazione sulle responsabilità degli elettori, e all’ex Presidente della USCCB, il cardinale Daniel DiNardo, che è stato costretto a rimproverare l’irascibile Vescovo McElroy quando ha insistito troppo sull’argomento.
  • Uno schiaffo all’Arcivescovo José Gomez di Los Angeles, a capo della più grande arcidiocesi degli Stati Uniti, che sta ancora aspettando il suo cappello rosso, in quella che non può più essere liquidata come una svista. L’Arcivescovo Gomez non è solo l’attuale Presidente della USCCB, ma è anche il metropolita della regione in cui il Vescovo McElroy presta servizio.
  • Uno schiaffo ai cattolici ispanici che costituiscono la maggioranza dell’Arcidiocesi di Los Angeles e che stanno ancora aspettando con ansia di celebrare l’elevazione di un cardinale ispanico.
  • E naturalmente uno schiaffo all’Arcivescovo Salvatore Cordileone, che la scorsa settimana è balzato agli onori della cronaca per aver preso la posizione che il Vescovo McElroy ha aspramente criticato, vietando la comunione alla Presidente della Camera Nancy Pelosi, e ai molti vescovi americani (per non parlare dei cattolici laici) che hanno sostenuto l’azione disciplinare dell’Arcivescovo Cordileone.

Le tensioni tra Papa Francesco e la Conferenza Episcopale Statunitense sono diventate sempre più evidenti. Regalando cappelli rossi a prelati molto più a sinistra del consenso della Conferenza Episcopale Statunitense – Cupich, Tobin e ora McElroy – il Pontefice sta inviando un segnale inequivocabile sulle sue preferenze personali.

La forma del prossimo Conclave papale

A differenza dei suoi immediati predecessori, che hanno scelto cardinali che rappresentavano un’ampia gamma di prospettive teologiche e ideologiche, Papa Francesco ha promosso senza mezzi termini i suoi preferiti. Ora ha scelto la maggioranza dei cardinali che eleggeranno il prossimo Romano Pontefice.

Attualmente sono 117 i cardinali di età inferiore agli 80 anni, quindi idonei a votare in Conclave. (Il cardinale Norberto Rivera di Città del Messico festeggerà il suo 80° compleanno la prossima settimana e uscirà dalla lista). Con la nomina da parte del Papa di 16 nuovi elettori, salvo cambiamenti imprevisti, dopo il Conclave ci saranno 132 cardinali elettori, di cui Papa Francesco ne avrà scelti 83: una cifra molto vicina alla maggioranza dei due terzi richiesta per un’elezione papale.

Tuttavia, sarebbe prematuro supporre che i risultati del prossimo Conclave rispecchieranno necessariamente i desideri dell’attuale Pontefice. Anche se i cardinali “conservatori” saranno una minoranza nel prossimo Conclave, saranno abbastanza numerosi da bloccare l’elezione di un cardinale dell’ala “progressista” del Collegio.

Più precisamente, sebbene molti dei cardinali creati da Papa Francesco siano stati indubbiamente progressisti, molti altri sono sconosciuti. Il Papa ha selezionato un certo numero di nuovi cardinali da diocesi relativamente oscure e ha continuato questo schema con le sue ultime scelte, includendo prelati di Timor Est, Ghana, Singapore e Mongolia. Certamente questi nuovi elettori provengono da ambienti nettamente diversi da quelli del vecchio Collegio cardinalizio; non ne consegue che le loro opinioni sulla dottrina e sulla disciplina della Chiesa saranno nettamente diverse.

Inoltre, Papa Francesco ha alzato il “fattore X” del prossimo Conclave in modo sostanziale, abbandonando la pratica di invitare i cardinali del mondo a rimanere a Roma per un giorno o due, prima o dopo ogni concistoro, per discutere degli affari della Chiesa. Questi incontri permettono ai cardinali di valutarsi a vicenda, in vista della prossima elezione. Ad agosto, in occasione della prima riunione generale di questo tipo in sette anni – che si svolge in un momento in cui la salute del Papa sta diventando un argomento di conversazione aperta piuttosto che di sussurri furtivi – inizieranno le basi per il prossimo Conclave.

Altre scelte e omissioni degne di nota

Ancora una volta Papa Francesco ha premiato i suoi fedeli alleati, scegliendo di conferire cappelli rossi anche ad alcuni prelati che hanno attirato critiche per la loro gestione di questioni delicate. L’Arcivescovo Fernando Vergez Alzaga, Presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, è un membro dei Legionari di Cristo, con legami con il famigerato Marcial Maciel. Il Vescovo di Como, Mons. Oscar Cantoni, è stato collegato a due diversi processi in Vaticano [QUI].

Un caso più interessante e insolito è quello del Vescovo Peter Okpaleke, eletto Vescovo di Ahiara, in Nigeria, da Papa Benedetto XVI nel 2012. I vescovi di quella diocesi si opposero violentemente alla scelta, perché il prescelto dal Papa era un membro di una tribù rivale, e si unirono ai cattolici laici per bloccare l’insediamento del nuovo vescovo. Per diversi anni lo stallo è persistito e la diocesi è rimasta senza vescovo. Infine, nel 2018, il vescovo Okpaleke si è dimesso dal suo incarico “per il bene della Chiesa” e Papa Francesco ha nominato un Amministratore apostolico per la diocesi di Ahiara. Nel 2020, il Papa ha creato la nuova diocesi nigeriana di Ekwolobia e ha nominato Okpaleke suo primo vescovo. Ora, dopo essere stato disprezzato dai suoi connazionali, Monsignor Okpaleke è stato scelto per l’onore del cappello rosso cardinalizio, al di sopra di prelati nigeriani più importanti come l’Arcivescovo Alfred Martins, che è stato Arcivescovo di Lagos per dieci anni, e l’Arcivescovo Ignatius Kaigama, che è stato eletto da Papa Francesco nel 2019 Arcivescovo di Abjua, la capitale della nazione.

Papa Francesco ha rovesciato il presupposto che alcune grandi arcidiocesi siano “sedi cardinalizie”, i cui leader dovrebbero aspettarsi cappelli rossi. È comunque sorprendente che l’elenco delle sue scelte non includa gli arcivescovi che lui stesso ha nominato a Milano, Genova, Napoli, Torino, Parigi, Bourdeaux, Berlino, Praga, Siviglia, Dublino, Edimburgo, Gniezno, Cracovia, Seoul e Hong Kong.

La Chiesa cattolica ucraina – che è di gran lunga la più grande delle Chiese di rito orientale in comunione con la Santa Sede – ha da tempo chiesto il riconoscimento del proprio leader spirituale come patriarca cattolico. Chiese cattoliche orientali più piccole (caldea, copta, maronita, melchita) hanno ottenuto tale riconoscimento. Al leader cattolico ucraino è stato invece dato l’insolito titolo di “arcivescovo maggiore” – in gran parte perché il riconoscimento di un “patriarca” cattolico in Ucraina potrebbe inimicarsi la Chiesa Ortodossa Russa, che considera ancora l’Ucraina come parte del suo “territorio canonico”. Ora che i vescovi ortodossi dell’Ucraina, compresi quelli precedentemente fedeli a Mosca, hanno dichiarato il loro desiderio di indipendenza [QUI], i tempi sono maturi perché la Santa Sede onori un leader cattolico ucraino.

Tecnicamente un cardinale è un ecclesiastico di alto livello della Chiesa Cattolica Romana, e quindi la nomina di cardinali di altre Chiese Cattoliche è irregolare. Ma i Papi hanno trascurato questo problema per anni, onorando i prelati orientali con cappelli rossi, e infatti il maggior predecessore dell’Arcivescovo Maggiore Shevchuk a Kiev è stato il defunto Cardinale Lubomyr Husar. Conferendo un cappello rosso all’Arcivescovo Maggiore Shevchuk, Papa Francesco avrebbe potuto inviare diversi messaggi forti: di solidarietà con l’Ucraina, di rispetto per le Chiese orientali, di rimprovero a Mosca.

Philip Lawler
Catholic Culture


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