Card. Zuppi: obbedienza, collegialità e sinodalità

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Il neo presidente della Cei, card. Matteo Maria Zuppi, nella conferenza stampa di presentazione ha ringraziato il papa per la scelta tracciando le tre caratteristiche che lo guideranno: “Vivere in obbedienza del primato, nella collegialità e nella sinodalità. Sono queste le tre dinamiche che mi accompagnano e di cui mi sento tanto responsabile”.

Ha quindi accennato al periodo storico in cui la Chiesa italiana vive: “La pandemia da Covid 19 ha rivelato le nostre fragilità e le nostre debolezze, con tutte le domande che ha aperto, le consapevolezze e le dissennatezze che ha provocato.

Alla pandemia si è aggiunta la guerra, che con tanta insistenza papa Francesco aveva indicato e ricordato nell’enciclica ‘Fratelli tutti,’ con i temi legati alla guerra, ad esempio il nucleare, e che in queste settimane e in questi mesi terribili sta coinvolgendo tutto il mondo, non facendoci dimenticare i pezzi delle altre guerre, che sono anch’esse guerre mondiali”.

Non poteva mancare un riferimento alla sua diocesi nel ricordo del card. Poma, che è stato il primo presidente della Cei: “A Bologna, dopo il Padreterno e qualche volta anche prima c’è la Madonna di San Luca. E’ già scesa, domani ci sarà la benedizione nella piazza: non potrò essere presente, ma chiedo alla Madonna di San Luca e a Maria madre della Chiesa di accompagnarmi e di accompagnarci in questo cammino che comincia per me come presidente, ma è un cammino di tutta la Chiesa italiana”.

Infine un riferimento al cammino sinodale: “Chiedo al Signore che mi e ci guidi in questo cammino di ascolto, importantissimo come atteggiamento. L’ascolto può anche ferire. Quello che viviamo ci aiuta a capire come essere una madre e come incontrare i nostri compagni di viaggio, c’è una sinodalità che mi accompagnerà. La missione della Chiesa è di parlare l’unica lingua che è quella dell’amore”.

Ed anche il card. Bassetti nella sua ultima prolusione aveva sottolineato questo tempo in cui si sta vivendo: “La pandemia, con le sue drammatiche ripercussioni che si faranno sentire ancora a lungo, ha fatto sì comunque che l’intera umanità abbia percepito di essere di fatto una grande famiglia, formata da soggetti il cui destino è legato a quello degli altri.

Da oltre tre mesi, poi, siamo raggiunti e scossi dalle notizie di una guerra tanto inattesa quanto brutale e ingiustificabile, che ha luogo nel territorio della Repubblica di Ucraina. Oltre a sostenere le doverose vie diplomatiche, più volte il Papa ha pronunciato parole accorate per fermare gli orrori della guerra”.

Un invito ai vescovi ad essere testimoni del Padre: “La mia risposta, frutto della esperienza di questi anni, è: essere padre! Nel tempo dell’attesa della parousia, come discepoli possiamo testimoniare la paternità di Dio, come ce l’ha rivelata Gesù.

Essere padre di una comunità cristiana oggi significa incontrare le persone ed entrare in sintonia con loro: saper piangere con chi piange e gioire con chi gioisce.

Significa sviluppare l’arte del dialogo approfondito e sincero. Significa orientare la vita propria e altrui verso il bene possibile. Significa prendere delle decisioni, solo dopo aver ascoltato la voce della Parola di Dio e quella delle donne e degli uomini di buona volontà”.

Ed ha ricordato i testimoni del Vangelo: “Il nostro Paese è ricco di persone così, testimoni spesso silenziosi ed efficaci del Vangelo. Proprio in questi giorni, a distanza esatta di trent’anni, stiamo commemorando i morti della strage di Capaci e di via d’Amelio, in cui hanno tragicamente perso la vita i giudici Falcone e Borsellino, insieme con altri familiari e servitori dello Stato.

Questa è l’occasione per fare memoria anche di Rocco Chinnici, Piersanti Mattarella, Rosario Livatino, don Pino Puglisi e di tanti altri martiri della giustizia…

Dal loro sacrificio, cosciente ed eroico, è nato un atteggiamento nuovo di condanna chiara delle mafie, che ha inciso anche nella vita di tutti noi come credenti e come cittadini. Falcone e Borsellino sono diventati ‘padri di una nuova generazione’, smuovendo le coscienze soprattutto dei giovani”.

Un discorso rivolto al cammino sinodale per il rinnovamento della Chiesa: “Tra un anno l’ascolto cederà il passo al discernimento sapienziale. Mi pare che si possa quindi intravedere una stagione ecclesiale nuova, ricca di straordinarie possibilità di crescita. Una vera stagione dello Spirito.

Qualcuno di noi proprio durante l’Assemblea generale dello scorso anno lo aveva detto: ‘Il Cammino sinodale delle Chiese in Italia non può non essere un’avventura dello Spirito’. Desidero quindi riconsegnare a ciascuno di voi questa grande sfida, che andrà oltre il mio mandato e che continuerò a seguire con simpatia e nella preghiera”.

Quindi una Chiesa in ascolto, che sa essere accogliente: “Una Chiesa in ascolto dello Spirito è anche una Chiesa che, quando necessario, sa disturbare i governanti, chiedendo di tenere alto il livello della discussione, di uscire dalle logiche esclusivamente economiche e di mettere al primo posto la dignità della persona, di ogni persona.

A questo proposito, è opportuno e mi fa piacere sottolineare alcuni dati che Caritas Italiana ha reso noto di recente. In particolare, rilevo che le Diocesi italiane, attingendo ai fondi diocesani, stanno svolgendo attività di accoglienza e integrazione: ad oggi 148 diocesi hanno accolto quasi 11.000 ucraini, di cui circa 5.000 minori”.

Ed in ultimo un pensiero alle donne: “La Madre è davvero la prima discepola: ha imparato dal Figlio cosa significa sperare contro ogni speranza, perdonare chi ci ha ferito, ricucire le ferite della vita con l’amore, tornare a sentirsi fratelli in Cristo e figli di Dio Padre.

Ma accanto a quella di Maria mi piace consegnarvi anche l’immagine delle donne venute dalla Galilea. Luca le ha molto valorizzate nel suo Vangelo. Del resto, sono loro ad essere presenti alla crocifissione e alla sepoltura di Gesù e le prime testimoni della tomba vuota e del Risorto”.

Le donne devono essere valorizzate nella Chiesa: “Queste figure femminili hanno molto da insegnare alla nostra Chiesa, al nostro modo di essere Chiesa. E’ tempo di valorizzare la dimensione femminile della Chiesa attraverso scelte concrete, che legittimino il ruolo che tante donne già svolgono in vari ambiti dalla catechesi alla carità.

E’ tempo di compiere scelte nuove per consentire un coinvolgimento maggiore delle donne nella vita della Chiesa. Gli ultimi due Motu proprio del papa, ‘Spiritus Domini’ ed ‘Antiquum Ministerium’, vanno proprio in questa direzione e attendono adesso dalla CEI e da ciascun Pastore la sapienza di una loro declinazione nella prassi ecclesiale quotidiana”.

(Foto: Cei)

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