“Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi”. 51° viaggio di solidarietà e speranza della Fondazione Santina in Vietnam. Una strada per Viet Thanh

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Il 28 aprile scorso abbiamo dato notizia [QUI] dell’inizio del 51° viaggio di solidarietà e speranza della Fondazione Santina che porta Mons. Luigi (Don Gigi) Ginami in Vietnam fino al ritorno questa mattina, 7 maggio, con Padre Giovanni, camilliano, Direttore del Mai Tai Center a Saigon, e Men Thi Bui, Rappresentante della Fondazione Santina ad Hanoi. Oggi presentiamo il Report 51/6 – Una strada per Viet Thanh in cui Don Gigi ci racconta di Trang e della sua storia di grande fede.

Fondazione Santina – A Viet Thanh nel nord del Vietnam, in una meravigliosa natura costruiamo una strada dal villaggio alla chiesa.

Dopo aver presentato il programma provvisorio di questo viaggio dal tema Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, il 2 maggio abbiamo presentato il Report 50/1 – La pulce e la scolopendra [QUI]. Il 3 maggio abbiamo proseguito con il Report 50/2 – Ma tu hai una cicatrice nascosta? [QUI], che Don Gigi ci ha inviato da Yen Bai, nel Vietnam del Nord, in cui parla di Hien e il dramma dell’AIDS. E sempre da Yen Bai ci ha inviato il Report 51/3 – Luce a Khe Nhao. Love Beyond Borders [QUI], in cui ci parla dell’inaugurazione il 3 maggio di una rete elettrica portata dalla Fondazione Santina nel villaggio di Khe Nhao. Il 7 maggio abbiamo presentato il Report 51/4 – La piccola San Tina di Saigon [QUI], che Don Gigi ci ha inviato dall’aeroporto di Doha nel Qatar, durante una sosta nel suo viaggio di ritorno. Il 22 maggio abbiamo presentato il Report 51/5 – Regala un sorriso in Vietnam 2022-24 [QUI], che Don Gigi ha scritto sul volo di ritorno, da Hanoi a Doha nel Qatar, 6/7 maggio 2022. Il suo 51° viaggio di solidarietà e speranza si è concluso con loro, i piccolini del Mai Tam Center, Centro Madre della Speranza di Saigon. Tale centro raccoglie 80 malati di HIV. Il più piccolo ha 4 mesi la più grande, Hien, ha 19 anni, poi ci sono loro sette madri sieropositive. “Ho ancora nelle mie orecchie le loro grida, la loro saliva sul mio volto”, scrive Don Gigi.

Don Gigi e Trang.

Se vi ricordate al mio arrivo a Saigon una sorprendente pioggia si abbatteva sulla città, un diluvio equatoriale. Pensavo che il fenomeno riguardasse solo Saigon, ma anche qui, al nord del Vietnam, pesanti piogge hanno devastato il Paese e hanno reso difficile il nostro arrivo a Khe Nhao. Bene, in Vietnam, nelle settimane precedenti, si sono abbattute abbondanti piogge creando alluvioni, danni e morti; circa 180 persone hanno perso la vita. Proprio nel cuore di queste terre, nel villaggio di Viet Thanh, nella provincia di Tran Yen e distretto di Dong Bac, abbiamo trovato Trang e la sua storia di grande fede.

Per arrivare a questo villaggio attraversiamo ancora una volta una natura meravigliosa. Il verde intenso delle foglie delle magnolie colpisce l’occhio e la strada si snoda in mezzo al verde. Per percorrere queste strade, come in Africa, è necessario un fuoristrada e usiamo quello di Doan, il padre di Men, la nostra Responsabile in Vietnam. Andiamo a questo villaggio con l’intento di verificare il progetto di una nuova strada da aprire nella giungla. Il nostro grosso fuoristrada procede in mezzo a strade allagate, a negozi e case devastate dalla furia dell’acqua. Ogni tanto incontriamo per strada pesanti bufali dalle grandi corna. La magia della natura mi ha stregato. Lentamente la nostra jeep procede fino ad arrivare al villaggio di Viet Thanh che conta non più di centocinquanta persone la cui storia ancora oggi è una forte testimonianza di fede. In questa parte nord del Vietnam abita una etnia di nome Muong, gente semplice, con poca cultura ma dai forti valori. Semplici contadini ancora oggi.

Il fuoristrada si ferma. Dobbiamo procedere a piedi in mezzo al fango. Piove. Dal grosso cappello vedo colare l’acqua; la camicia e i pantaloni sono già bagnati, lo scarponcino, che mi aveva protetto da un serpente a Mosul nel caldo Iraq, affonda nel fango ma mi impedisce di scivolare. La strada nella giungla, in queste condizioni, è davvero difficile da praticare. Dal piccolo villaggio stiamo camminando verso la cappellina e qui dovremmo costruire la nuova strada per permettere ai cristiani di andare alla chiesa.

La strada sale e, dopo un paio di curve, giunge a un piccolo spiazzo sul quale sorgono alcune casupole antiche. Le case sono di stile vietnamita, inconfondibili. Fuori dalla porta di una di queste case, al riparo dall’acqua, sotto la caratteristica tettoia che crea un vano aperto ma protetto, una sorta di terrazza coperta, ci aspetta lei, una mano appoggiata sulla vecchia ringhiera di legno e l’altra che tiene il cappello a cono. Men deve averla avvisata del nostro arrivo.

Con i contadini e i pulcini di Viet Thanh.

La donna non è anziana ma, sicuramente, non è più giovane. Scopro che ha la mia età: è nata nel 1961. La donna pone le mani giunte, si inchina profondamente e lentamente rialza lo sguardo e con un bellissimo sorriso mi saluta. Poi percorre alcuni metri e apre la porta, entriamo nella casa. Si tratta di un’ampia stanza di color verde chiaro. Mi colpisce, sembra abbandonata, un ventilatore rotto in un angolo, ciò che resta di un vecchio tavolo. La donna con voce molto leggera inizia a parlare: “Mi chiamo Trang, padre, sono di questo villaggio e sono responsabile di questa chiesa. Ti ringrazio di essere venuto da tanto lontano e di aver trovato tempo per venire in un luogo dimenticato da tutti. Le strade ora sono disastrate ancor di più dall’acqua, dal fango e dalla pioggia”. Fuori piove a dirotto e il rumore della pioggia si sente forte e nitido. Da qualche infiltrazione del tetto penetra acqua che bagna il pavimento dell’ampia stanza.

“Grazie a te Trang di avermi accolto con tanto calore e affetto!”. “Padre, noi abbiamo bisogno di una strada per venire a pregare qui dal villaggio. Tu hai fatto la strada a piedi, ma i nostri vecchi e i nostri piccoli bambini come fanno a giungere qui? Hai visto? Oggi sprofondi nel fango. Chi può percorrere questa strada? Ti prego aiutaci, aiuta il nostro piccolo villaggio!”.

La porta si apre ed entra una ragazza: è Hoa, la nuora di Trang. Mi saluta e Men interviene nel nostro colloquio: “Don Gigi, questo villaggio ha una storia tormentata e di persecuzione: sei davanti a una grande donna di fede forte e autentica che ha passato dei guai per la sua ostinata fede in Gesù. Men si rivolge a Trang: “Racconta al padre la tua vita e la fede di questa comunità”. Trang mi guarda e con la mano mi invita a seguirla. Attraversiamo la sala e giungiamo verso la parete che guarda a sud.

“Don Gigi, guarda questo muro. Nelle date scritte c’è la nostra storia di dolore. In verità, la stanza in cui ti trovi è stata la nostra chiesetta per diversi anni”. “Una casa privata è diventata chiesa?”. “Sì, padre, una casa privata usata come casa di preghiera, come cappella perché le autorità comuniste non volevano una cappella di proprietà della diocesi. Guarda in alto, trovi la prima data: 1942. La scritta vicina a quella data, sulla parete, dice che nel 1942 qui si stabilisce la prima comunità parrocchiale. La vita della prima comunità non ha grandi problemi per due anni, finché, nel 1945, va al potere il regime comunista e allora le cose cambiano. Con difficoltà nel 1947, come puoi vedere nella seconda data scritta, dopo cinque anni, si costruisce qui la prima chiesetta. La comunità prospera e cresce al punto da disturbare il regime che, nel 1958, distrugge la chiesa e disperde i fedeli. Questo è scritto sul muro accanto alla terza data che vedi: 1958. I comunisti fanno opera di dissuasione. Chiedono a tutte le famiglie di non andare più in chiesa, ma la nostra gente è testarda, siamo di etnia Muong, siamo la terza minoranza etnica più grande tra le 53 presenti in Vietnam, con una popolazione stimata in circa un milione e 140.000 individui. Il nostro popolo Muong abita queste regioni montane nel nord del Vietnam. La mia gente non si è lasciata per nulla intimorire o scoraggiare dalle autorità che ci chiedevano di abbandonare la nostra fede in Gesù. Così, piano piano, in modo ostinato e nascosto nel 1980 abbiamo ricostruito la chiesetta. L’abbiamo costruita con materiale povero. Non avevamo grandi mezzi, ma eravamo molto orgogliosi della nostra cappella di bambù, come una delle povere capanne che tu hai visto al villaggio. Nel 1989, le autorità distruggono per la seconda volta la piccola cappellina e il mio popolo cade nello sconforto”.

Fa caldo perché ha smesso di piovere, il sole incendia l’aria e la grande stanza si trasforma in una specie di bagno turco. La camicia, prima bagnata dall’acqua piovana, ora si bagna del mio sudore. Sudore e acqua si confondono sulla pelle generando una impressione sgradevole e opprimendo il respiro. Si fa fatica a camminare e a spostarsi, figuratevi a pensare in tali condizioni. Ma l’argomento che Trang sta trattando ha il potere di farmi dimenticare il disagio. Nel confronto con questa gente testarda e dal cuore buono che vede distruggere la propria chiesa una seconda volta, mi domando: “A chi sono davanti? Che grande fede è mai questa?”. Fede umile, semplice, quanto nobile e fiera; fede che soffre persecuzione e discriminazione per il nome di Gesù, ma che non rinuncia a essere fede. Questa riflessione mi scava dentro, mi interroga, mi pone a disagio con una inquietante quanto vera domanda: “Ma io? Io ho fede? Io ho fede? Oppure gioco a fare l’uomo di fede. Molte volte nella mia casa di Bergamo, dopo aver lasciato il Vaticano mi interrogo se la mia fede è presente in maniera determinate nella mia vita. E qui davanti a Trang e la nuora Hoa mi domando: “Sono entrato nella parte e recito una commedia di cui conosco il copione a memoria, ma che non assumo come scelta di vita profonda, granitica, indistruttibile? Questa gente non ha una laurea in teologia come me, una laurea in liturgia come me, e altri pezzi di carta che in Italia dicono laurea. No questa gente non è sicuramente colta come me, ma sicuramente la fede che loro hanno io non ce l’ho nel sangue”.

Sono geloso. Farei immediatamente cambio con tutte le mie lauree se mi dessero subito la loro fede. Ma la fede la può dare solo Dio e Lui oggi, in questo bagno turco, in questo clima che non mi lascia respirare, mi mette loro come maestri. Loro salgono in cattedra e insegnano con il loro esempio la fede, ma la Fede con la lettera maiuscola.

“Padre, padre, ti senti bene? Questo caldo ti sta facendo male?”, mi chiede Men. In verità sudo abbondantemente, ho la testa pesante per il fuso orario, cambio di clima e di cibo, stanchezza sulle strade, il fango nelle calze, la camicia madida di un cocktail di sudore e acqua piovana, il cappello fradicio. Probabilmente ho dato l’idea di essermi assentato un po’. La donna mi offre una bottiglietta d’acqua, la scolo tutta d’un fiato, poi un’altra e un’altra ancora. Man mano che l’acqua scende, sento riprendermi. Mi asciugo con la manica il sudore dalla fronte, scopro sul braccio qualche nuova puntura di insetto. Riprendo la biro e scrivo.

Una tazza di the offerta dai contadini nei campi a Viet Thanh.

Trang mi guarda con occhi indulgenti e buoni. “Padre, ora inizia la mia storia. Vedi l’ultima data: 1989? Vicino c’è scritto che in questa casa privata fino a oggi ci siamo trovati a pregare. Vedi padre, nel 1989 mi sono accorta che il governo ci ostacolava nel costruire una cappella di proprietà comune e così ho pensato: trasformiamo la mia casa privata in luogo di preghiera comune. Qui abbiamo cominciato a recitare rosario, a dire le preghiere. Non avevamo un sacerdote, perché, dopo quello morto nel 1971, nessuno aveva preso il suo posto, ma non importa. Abbiamo continuato comunque a pregare da soli e, dal 1989, in questa cappella. Allora, padre, sono iniziati i miei guai. Le autorità del regime di Hanoi mi hanno chiamata, una, due, tre volte. Ogni volta il tono si faceva più aspro. Mi dicevano di smettere di invitare alla preghiera la gente, di andare di casa in casa, di parlare con loro e di invitarli alla chiesa. Mi dicevano che le autorità di Hanoi stavano decidendo per la mia carcerazione. Toni duri, aspri, discriminazione sociale, esclusione. Ho sofferto, padre. Facevo il giro delle casette invitando la gente alla preghiera e, il giorno dopo, i poliziotti facevano il medesimo giro invitando a non venire alla chiesa. Allora, di buon mattino, facevo nuovamente il giro, raccoglievo le persone e le portavo qui a pregare. Il nostro gruppo, pian piano, cresceva e ora padre siamo 100 persone!”.

Gli occhi mi si riempiono di lacrime. Acqua piovana, sudore, lacrime, tutte insieme sul mio volto sconvolto dal caldo e dall’emozione. Provo una sorta di ammirazione per lei. Cala il silenzio. Sono lontano migliaia di chilometri dalla cristiana Europa e nella giungla vietnamita scopro una bomba atomica di fede. Scopro una fede in un posto così di merda, così abbandonato, così fuori da tutto. Proprio in questa giungla la fede cristiana è più forte che a Roma e a Bergamo.

Don Gigi con Hoa.

Guardo Trang e guardo la ragazza vicino a lei, Hoa: i loro dolci occhi a mandorla sono finestre su un cuore buono e pieno di preghiera. La donna con le dita mi asciuga la fronte, non ha fazzoletti, e così facendo stende le sue mani sui miei occhi e li deterge. Sento una incredibile dolcezza in quel gesto, una formidabile forza di senso. Al posto di asciugarle io le lacrime, le lacrime del suo dolore, della sua sofferenza, della sua salata testimonianza, è lei ad asciugare le stupide lacrime della mia imbecille vita. E così per la seconda volta in questo viaggio torna la frase che ho scelto: “Dio asciugherà ogni lacrima”, ed è proprio in Vietnam che Dio sceglie di asciugare le mie lacrime frutto di profonde ingiustizie subite e non ancora accolte con lo sguardo di Dio.

Con forza le prendo la mano, me la porto al petto, la guardo negli occhi: “Grazie!”. Men le traduce questa mia parola, ma forse non ce n’è bisogno. Lacrime e sorrisi non hanno lingua e la gratitudine ha un linguaggio universale. Trang si inchina profondamente, quasi per rispetto al fatto che sono un sacerdote. In questa terra i sacerdoti sono venerati dal popolo.
Sta scendendo la sera. È tempo di rientrare e la strada è lunga. Trang mi guarda: “Padre abbiamo bisogno della strada. Non dirci di no. Sai che da qualche anno abbiamo una nuova cappellina. Da allora, per pregare, ci siamo spostati nella chiesetta. Dal 2007 un sacerdote viene a celebrare la Messa saltuariamente. Se tu ci aiuti con la strada”.

Non rispondo. La stanza dalle pareti verdi chiaro mi ha stregato. In questo luogo, dal 1989, sono venuti a pregare i cristiani, osteggiati e di nascosto. Questi poveri contadini sembrano far rivivere, in questa sperduta giungla, i primi secoli della Chiesa! La stanza si riempie per me di un forte odore di testimonianza, un profumo forte e inebriante. Le pareti trasudano preghiera, la preghiera di contadini ancora analfabeti, di gente discriminata perché veniva a pregare. Non rispondo, complice la stanchezza che in qualche modo disinibisce, mi avvicino alla parete con le date… mi ci appiccico sopra a braccia aperte. La mia camicia madida e i miei pantaloni, aderiscono al muro sporco di muffa e di polvere. Con tutte le mie forze bacio la parete! Mi pulisco le labbra dalla polvere. Mi giro lentamente e guardo Trang: “Ti giuro che avrai la tua e andrò dal Vescovo per la dovuta approvazione”.

Lei si riempie di gioia. Men apre la porta. Ha ripreso a piovere. Metto il cappello a larghe falde preso in Perù e una pioggia forte e ristoratrice mi bagna. La prendo tutta e godo la frescura sulla pelle in questo bagno turco impossibile. Il fango rende difficile il nostro cammino. Raggiungiamo il piccolo villaggio e il fuoristrada. Si riaccende il motore e, nella notte, ritorniamo ad Hanoi.

Il 6 maggio, sulla strada dell’aeroporto, lasciata Yên Bái ci dirigiamo al Vescovado di Hưng Hóa a Son Tay, dove il Vescovo Đaminh Hoàng Minh Tien mi accoglie con grande affetto. Il nostro dialogo non è lungo, ma il Vescovo immediatamente firma la domanda scritta in Vietnamita da Padre Giuseppe Nguyen Van Tuyen. Ci lasciamo con semplici parole: “Grazie Don Gigi per quanto vuoi fare per il piccolo villaggio di Viet Thanh, salutami il tuo Vescovo Francesco e ringrazialo da parte mia: ti aspetto a ottobre quando inaugureremo la chiesa costruita dal tuo grande amico Doan!”. “Non mancherò eccellenza, e speriamo di poter costruire la strada per quella data!”.

La traduzione italiana della lettera del Parroco con approvazione del Vescovo
Yên Bái, 6 maggio 2022
Domanda di sponsorizzazione
Spett.bile Fondazione Santina,
il sottoscritto, Padre Giuseppe Nguyen Van Tuyen, parroco e responsabile della parrocchia Yên Bái, della Diocesi di Hưng Hóa, vuole presentare a Fondazione Santina quanto segue.
La parrocchia di Yên Bái è suddivisa in 8 piccoli villaggi, uno dei quali si chiama Viet Thanh abitata da 33 famiglie, in tutto sono 142 persone.
Dal giorno 15 aprile 2014, questa piccola parrocchia appartiene alla zona Viet Thanh, comune di Tan Yen, fa parte della provincia di Yên Bái e distante 25 km dal centro della Città di Yên Bái, quindi è in periferia e le famiglie si trovano in difficoltà. La loro chiesa è costruita con legno semplice e la strada per raggiungerla, nei momenti di pioggia, è piena di fango.
Il loro desiderio è chiedere a voi la costruzione della strada lunga 200 metri. Serviranno circa 200 metri cubi di cemento, di sabbia e ghiaia. In tutto, costerà circa 7.000 euro.
Questa piccola parrocchia quindi desidera chiedere il vostro aiuto per poter fare questa strada e ringrazia in anticipo la vostra Fondazione. Il Signore vi benedica sempre!
Lettera firmata dal
Parroco Giuseppe Nguyen Van Tuyen
E approvata dal Vescovo (Dom) Đaminh Hoàng Minh Tien

Un’ora dopo in aeroporto saluto Doan e Men. Nello zaino ho due progetti: quello della costruzione di questa strada nella giungla a Viet Thanh, di 7.000 euro e la costruzione a Saigon di una cappellina nel Mai Tam Center per i bambini HIV di Padre Giovanni, di circa 15.000 euro. Il totale è dunque di 22.000 euro.

Ed ora la domanda e la risposta rituale: sapete quanti euro abbiamo per questi due progetti? Neppure uno, ed è per questo che scrivo questo report, soprattutto per te che sei riuscito ad arrivare in fondo alla lettura e che hai imparato che la fede di Trang e Hoa è una Fede enorme che non può essere disattesa. Mi aiuti a costruire la strada e la cappellina? Io ci conto e con me tutta la gente buona di Viet Thanh. Tornerò ad ottobre per inaugurare la strada… vieni con me?

Fondazione Santina – Il progetto di una strada nella giungla a Viet Thanh, dal villaggio alla chiesa.

Chi di voi che leggete, aiuta Don Gigi a costruire una strada nella giungla a Viet Thanh o una cappellina nel Mai Tam Center per i bambini HIV di Padre Giovanni a Saigon?

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