Papa Francesco invita a non tradire l’educazione alla cultura della cura

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La scorsa settimana papa Francesco ha incontrato i partecipanti al 146^ capitolo generale dei Fratelli delle Scuole Cristiane, i cosiddetti lasalliani dal nome del fondatore Jean Baptiste de La Salle che attraverso la sua congregazione realizzò un progetto educativo, cominciando con una scuola a Reims nel 1679. Nel 1682 ebbe inizio la vita comune dei religiosi. Secondo alcuni dati i lasalliani sono presenti in circa 100 Paesi dei cinque continenti, i religiosi sono circa 5.000 distribuiti in 870 case.

Nel discorso papa Francesco è partito dal tema del capitolo generale ‘Costruire nuove strade per trasformare vite’: “Per voi, secondo il carisma di San Giovanni Battista de la Salle, queste ‘nuove strade’ sono anzitutto percorsi di educazione, da realizzare nelle scuole, nei collegi, nelle università che portate avanti in circa 100 Paesi nei quali siete presenti.

Una bella responsabilità! Ne ringrazio con voi il Signore, perché il lavoro educativo è un grande dono prima di tutto per chi lo compie: è un lavoro che chiede molto, ma che dà molto! La relazione costante con gli educatori, con i genitori, e specialmente con i ragazzi e i giovani è una fonte sempre viva di umanità, pur con tutte le fatiche e le problematiche che comporta”.

Ha ricordato la tradizione educativa della congregazione: “In questa relazione, in questo cammino che fate con loro, voi offrite i valori della vostra ricca tradizione pedagogica: educate alla responsabilità, alla creatività, alla convivenza, alla giustizia, alla pace; educate alla vita interiore, ad essere aperti al trascendente, al senso dello stupore e della contemplazione di fronte al mistero della vita e del creato.

Tutto questo voi lo vivete e lo interpretate in Cristo, e lo traducete in pienezza di umanità… E’ il vostro apostolato, educare così, il vostro apporto specifico all’evangelizzazione: far crescere l’umano secondo Cristo. In questo senso le vostre scuole sono ‘cristiane’, non per un’etichetta esteriore, ma perché vanno su questa strada”.

Ed ha ribadito la necessità del rinnovo del patto educativo: “Si è rotto il patto educativo, è rotto, e adesso lo Stato, gli educatori e la famiglia sono separati. Dobbiamo cercare un nuovo patto che sia comunicazione, lavorare insieme.

Questa emergenza educativa è resa più acuta dalle conseguenze della pandemia. Le due grandi sfide del nostro tempo: la sfida della fraternità e la sfida della cura della casa comune, non possono trovare risposta se non attraverso l’educazione. Entrambe sono anzitutto sfide educative”.

Tale compito è affidato anche alla comunità cristiana: “E grazie a Dio la comunità cristiana non solo ne è consapevole, ma è impegnata in questo lavoro, da tempo sta cercando di ‘costruire nuove strade per trasformare’ lo stile di vita.

E voi, fratelli, fate parte di questo cantiere, anzi, siete in prima linea, educando a passare da un mondo chiuso a un mondo aperto; da una cultura dell’usa-e-getta a una cultura della cura; da una cultura dello scarto a una cultura dell’integrazione; dalla ricerca degli interessi di parte alla ricerca del bene comune”.

Però tale patto deve portare all’alleanza con le famiglie: “Come educatori voi sapete bene che questa trasformazione deve partire dalle coscienze, oppure sarà solo di facciata. E sapete anche che non potete fare questo lavoro da soli, ma cooperando in ‘alleanza educativa’ con le famiglie, con le comunità e le aggregazioni ecclesiali, con le realtà formative presenti nel territorio”.

Quello del papa è stato un richiamo a non dimenticare ad una propria ‘educazione’: “Ma per essere buoni operai, non dovete trascurare voi stessi! Non potete dare ai giovani quello che non avete dentro di voi. L’educatore cristiano, alla scuola di Cristo, è anzitutto testimone, ed è maestro nella misura in cui è testimone. Non ho niente da insegnarvi in questo, ma solo, come fratello, voglio ricordarvelo: testimonianza. E soprattutto prego per voi, perché siate fratelli non solo di nome ma di fatto. E perché le vostre scuole siano cristiane non di nome, ma di fatto”.

E ricevendo i partecipanti al convegno internazionale ‘Nature in Mind. Una nuova cultura della natura per la tutela della biodiversità’, organizzato dal Comando dell’Arma dei Carabinieri il papa ha sottolineato il valore della ‘cultura della cura’, che si basa sul ‘patto educativo’:

“Tale cultura, infatti, è strettamente legata a un’educazione inclusiva che poggia sui pilastri dell’ecologia integrale. Di fronte alla ricchezza e complessità del mondo naturale, ogni progetto educativo offre una prospettiva di comprensione volta a sottolineare le interrelazioni tra l’uomo e l’ambiente.

Al fine di promuovere uno sviluppo davvero sostenibile, è necessario aprirsi con creatività a itinerari nuovi, più integrati, condivisi, collegati direttamente con le persone e i loro contesti.

In questo modo tutti si sentono coinvolti nel contribuire al patto educativo, che tende a formare persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni. Ogni misura sarà inefficace se non coadiuvata e sostenuta da un processo educativo che favorisca la cura e la protezione della nostra casa comune”.

(Foto: Santa Sede)

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