“Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi”. 51° viaggio di solidarietà e speranza della Fondazione Santina in Vietnam. Regala un sorriso in Vietnam 2022-24

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Il 28 aprile scorso abbiamo dato notizia [QUI] dell’inizio del 51° viaggio di solidarietà e speranza della Fondazione Santina che porta Mons. Luigi (Don Gigi) Ginami in Vietnam fino al ritorno questa mattina, 7 maggio, con Padre Giovanni, camilliano, Direttore del Mai Tai Center a Saigon, e Men Thi Bui, Rappresentante della Fondazione Santina ad Hanoi. Oggi presentiamo il Report 51/5 Regala un sorriso in Vietnam 2022-24, che Don Gigi ci ha inviato ieri. L’ha scritto sul volo di ritorno, da Hanoi a Doha nel Qatar, 6/7 maggio 2022. Il suo 51° viaggio di solidarietà e speranza si è concluso con loro, i piccolini del Mai Tam Center, Centro Madre della Speranza di Saigon. Tale centro raccoglie 80 malati di HIV. Il più piccolo ha 4 mesi la più grande, Hien, ha 19 anni, poi ci sono loro sette madri sieropositive. “Ho ancora nelle mie orecchie le loro grida, la loro saliva sul mio volto”, scrive Don Gigi.

Don Gigi con Hien a Saigon.

Dopo aver presentato il programma provvisorio di questo viaggio dal tema Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, il 2 maggio abbiamo presentato il Report 50/1 – La pulce e la scolopendra [QUI]. Il 3 maggio abbiamo proseguito con il Report 50/2 – Ma tu hai una cicatrice nascosta? [QUI], che Don Gigi ci ha inviato da Yen Bai, nel Vietnam del Nord, in cui parla di Hien e il dramma dell’AIDS. E sempre da Yen Bai ci ha inviato il Report 51/3 – Luce a Khe Nhao. Love Beyond Borders [QUI], in cui ci parla dell’inaugurazione il 3 maggio di una rete elettrica portata dalla Fondazione Santina nel villaggio di Khe Nhao. Il 7 maggio abbiamo presentato il Report 51/4 – La piccola San Tina di Saigon [QUI], che Don Gigi ci ha inviato dall’aeroporto di Doha nel Qatar, durante una sosta nel suo viaggio di ritorno.

Padre Giovanni ha il volto giovane e leggi nei suoi occhi forte carattere, immensa dolcezza e determinazione: tutte qualità legate insieme da entusiasmo! Ti spara nel cuore una formidabile cura di amore. Sono pieno di nostalgia, con fatica sono salito in auto per l’aeroporto e con ancora più fatica sono salito in aereo per il Qatar. Questa notte da Doha un aereo mi porterà a Milano. Loro ci sono, sono in me, le piccoline ed i piccolini che all’inizio del viaggio mi hanno ubriacato, mi hanno stregato.

Giunto al Mai Tam Center, una piccola bimba sieropositiva, che non ha più di due anni, si intrufola tra le mie gambe ed inizia a giocare con i miei scarponcini. La piccolina senza volerlo mi fa capire, con il suo gioco innocuo e semplice, che devo levare le scarpe, come è uso in tutte le case del Vietnam. Torno indietro, mi levo gli scarponcini e sembra indispettita per averle tolto un nuovo giocattolo. La guardo. È dolcissima e mi chiedo quale sia la colpa per questa malattia troppo comune in Vietnam. La bimba di nome Maria non si scompone, i suoi occhietti buoni e furbi propri dell’innocenza che fa trasparire ogni sentimento, guarda i miei piedi con le calze bianche, guarda i miei scarponcini da trekking e non ha dubbio sceglie gli scarponcini. Deve essere attratta dal color arancione delle rifiniture e delle stringhe e così ha inizio un nuovo gioco: prende tra le manine piccole la calzatura e si diverte a sfilare le stringhe.

Giunge un’altra piccolina della stessa età, con un biberon pieno di acqua. Questa invece, decide audacemente di saltarmi subito tra le braccia e una volta in braccio mi ficca in bocca il biberon e mi costringe a bere. Bevo due sorsi e poi vedo Maria che sta tirando i miei pantaloni, vuole anche lei stare in braccio e per catturare la mia attenzione mi dà un bacetto sulla mia mano sinistra. Vede l’orologio nero e cerca di prenderlo, ma capisce che non è semplice. La prendo in braccio e felice mi abbraccia. Queste due bambine in cinque minuti hanno tolto sia stanchezza che preoccupazioni.

Giungono tutti gli altri bambini e a rimettere un po’ di ordine giunge anche Padre Giovanni. Mi saluta con un abbraccio e mi mette subito a mio agio. Parlo a lui del nostro recente lavoro in Kenya con i bambini malati HIV e lui mi descrive il bellissimo lavoro che svolge. Apre nel mio cuore il desiderio di fare qualche cosa per loro. Lui mi ferma e mi dice: “Noi siamo contenti che tu sei venuto qui, basta questo oggi!”. Padre Giovanni è davvero commosso per la mia presenza e io provo una santa invidia per la sua età, per il suo entusiasmo e soprattutto per la sua missione.

Al piano di sopra vi è il più piccolo nella culla. Lui è stato abbandonato dalla mamma all’ospedale. La piccolina che prima mi ha dato il biberon mi tira una mano. La guardo, ma che bella cinesina, esclamo nel mio cervello, che accomuna i tratti orientali indebitamente a quelli cinesi, anche dopo anni di discernimento e distinzione tra cinesi, giapponesi, coreani, vietnamiti e mongoli. Ma sempre alla fine per me gli occhi a mandorla sono quelli semplicemente cinesi. Mentre il mio cervello muto esclama così, Padre Giovanni mi chiede di prendere in braccio la piccola Nhien, che abbiamo poi adottato a distanza.

Nhien è nata il 15 gennaio 2018 e quando aveva solo due giorni è stata abbandonata per la strada nella provincia di Dong Nai, non aveva neppure un nome. Alcuni passanti la vedono e la portano ad un ospedale pediatrico dove vive per otto mesi, le infermiere si accorsero che era sieropositiva e hanno contattato prima la pagoda buddista e poi il Mai Tam Center, dove la piccolina ora vive.

“Don Gigi, la bambina è buddista, loro accolgono solo gli orfani sani, quelli malati li scartano. L’abbiamo presa noi”, dice Padre Giovanni. La stringo forte forte al mio cuore e la piccolina fa altrettanto spinta da un forte e naturale bisogno di affetto a lei negato. “Padre Giovanni: ascolta questa sera prendo la bimba, la impacchetto e la porto in Italia io, questa bambolina!”. Il sacerdote mi guarda e a bassa voce inizia a parlarmi: “Si vede dal tuo atteggiamento che vuoi un sincero bene a questa bimba. Io – da alcuni anni che compio questo servizio – ti dico che Nhien si è accorta che non stai giocando con lei, ma che le hai detto qualcosa di vero. Sarà un dramma tra pochi minuti quando la saluterai. Scoppierà a piangere. Tu vai pure, ci penserò io a prenderla in braccio per te. Ma ti dico una cosa lei oggi ti ha voluto sinceramente bene. Custodisci nel cuore questo suo amore puro. Ti farà bene quando guarderai alle cicatrici della tua vita”.

Una coltellata da 20 punti. «Una cicatrice è una guerra persa ed una esperienza guadagnata. Nessuno cresce senza ferite: la differenza sta in chi lotta per guerre» (27.10.2012 h. 10.30).

Facendo così il padre tocca la cicatrice che ho sul braccio sinistro, una vecchia cattiva ferita che proprio non ricordavo in quel preciso momento. Probabilmente lui non sa il valore forte e simbolico di quel brutto taglio che vorrei dimenticare, che mai vorrei aver avuto. Mi scuote quella sua profetica provocazione. Lui non sa, ma io conosco bene il significato di quella ferita dalla quale non sono mai guarito.

Ma la cosa più forte che fa rischiare al mio cuore un infarto è la piccolina Nhien. Anche lei probabilmente guidata dal gesto semplice e diretto di Padre Giovanni guarda la cicatrice e poi? La bacia tre volte e la accarezza per pulire la sua saliva! A quel punto dai miei occhi scendono due lacrime. Il padre non capisce, poi intuisce e mi dice diretto, con un dolce sorriso vietnamita: “Ti fa ancora male questa vecchia cicatrice vero, sembra il segno di un coltello? È come ancora aperta nel tuo cuore e le tue lacrime lo mostrano. Ci sono cicatrici nella vita che non si dovrebbero mai avere e che ti cambiano la vita, ci sono cicatrici brutte e questa per te non è brutta è bruttissima. È una ferita che dal tuo braccio è arrivata dritta al cuore e lo fa sanguinare anche oggi. Io padre non so cosa sia, ma so che esiste una cura, una medicina forte e so come si chiama: si chiama Nhien. Se è vero che io ti ho fatto soffrire con quel ricordo è vero che Lei con quel gesto semplice e gratuito di baciarti la cicatrice, di bagnarla con la sua saliva e poi di accarezzarla per asciugarla è stato per te un gesto potente di amore, di misericordia, di totale dolcezza. Don Gigi, sappi bene che Dio è così. Esattamente così, come Lei, si avvicina a te, ti bacia le tue cicatrici, le bagna con la sua saliva e le accarezza, quasi a dirti: ‘Coraggio, io so cosa è avvenuto! Ma a me non fa problema, devi riuscire a perdonare chi ti ha fatto questo e soprattutto a perdonarti!’. Il diavolo con i suoi artigli ti può ferire, ma una bimba di può curare. Ed è addirittura buddista. Che forte questo nostro Dio, pazzo di amore, che non guarda alla religione per guarire, ma guarda il cuore. Forse, Monsignore, tu non sei venuto qui per aiutarci, ma per ricevere da noi, dalla tua Nhien una cura e secondo me partirai da qui turbato, ma con una profonda pace nel cuore. Capita spesso non sei l’unico!”.

Quel giovane prete e quella bimba in quella sera avevano fatto qualcosa di così grande e profondo quanto semplice e nascosto. Dio fa proprio così, non ama il chiasso ed i giochi di prestigio per strabiliare. La piccolina in quel momento mi strinse forte il collo e mi regalò uno stupendo sorriso che nessuna macchina fotografica potrebbe riprodurre perché fatto con il cuore. Non riuscivo a parlare avevo un nodo alla gola, continuò lui a parlare, Padre Giovanni: “Vivendo così come fai tu ci si può far male, tagli del genere capitano una volta nella vita, ma Papa Francesco ci dice che meglio una chiesa ferita come il tuo braccio, che ammuffita perché chiusa tra denaro e potere… Continua così, non farai carriera e per questo hai lasciato il Vaticano, ma forse vivrai più autenticamente il Vangelo che chiuso la dentro tra talari filettate! Ora vai, la piccolina piangerà ma ha svolto con te la sua missione”. Con dolcezza il Padre Giovanni stacca la bambina che scoppia in forte pianto, sono io a riempirla di baci questa volta. Inghiotto le sue lacrime, la sua saliva il suo muco tutto confuso nei suoi lacrimosi grandi e dolci.

Ciao piccola Nhien, una bimba buddista e sieropositiva ha curato la mia cicatrice e ha riempito il mio cuore di pace, vado verso il portone, sento le strilla della piccolina. Chiudo il portone, per dirigermi al mio alloggio, dall’altra parte il pianto di Nhien, da questa parte un cuore in paradiso: gli artigli del demonio nulla possono su Dio e i suoi angeli. Uno di questi angeli io l’ho conosciuto, abita a Saigon e si chiama Nhien, ma da quella sera la piccolina abita nel mio cuore e guardando la ferita non ricordo solo il demonio che mi spaventa, ma i tre baci dolci di Dio e la sua saliva che dona pace.

I bambini HIV del Mai Tham Center di Saigon alle prese con la loro abbondante dose di pastiglie la mattina e la sera.

Il numero dei nostri bambini adottati nel mondo sale a 187. Era il 4 maggio 2014, quando in Brasile con il Dottor Marco De Murtas abbiamo iniziato il primo programma di adozione a distanza, per una favela sull’acqua ricca di povertà e sporcizia a Salvador de Bahia, una delle città più eleganti ed antiche di tutto il Brasile in puro stile coloniale. L’esperienza da allora si è arricchita ma ha mantenuto fermi i punti salienti dell’esperienza: non noi adottiamo i piccoli, ma i bimbi adottano noi e la nostra vita. Perché dopo tre anni, al termine il programma deve essere diverso da come lo ha iniziato. E così è successo per molti di voi. Nel nostro programma abbiamo una valida Responsabile di nome Silvia e la Signora gestisce in modo chiaro e severo il programma. Chi entra nel programma entra in una chat di dieci persone nella quale ci si conosce, si prega e si incontrano i bambini. Dunque i 300 euro annuali, sono solo un ultimo dettaglio di un impegno che esige tutto il cuore.

E così, dal 4 maggio 2014 ad oggi, abbiamo viaggiato per Brasile, Messico, Perù, Gaza, Kenya, Iraq e Vietnam: sette nazioni nelle quali abbiamo scavato povertà e storie talvolta strazianti di bambini, alcune volte morti durante il programma. La prima che voglio ricordare è Hu Tung in Vietnam ad Hanoi, un ragazzo disabile morto il 1° giugno 2015, seguito dalla piccola Bruna accoltellata dallo zio a Salvador de Bahia il 13 ottobre 2015.

I bambini che scegliamo sono i casi limiti di dolore e sofferenza. Si tratta di un primo aiuto e il programma inesorabilmente dura tre anni, per poi passare ad altre emergenze. E in ogni paese che visitiamo vi è uno stigma che accomuna i bambini: in Brasile l’alcolismo dei genitori, in Perù sono bambini vittime di violenza sessuale, in Kenya e Vietnam tutti sieropositivi, in Iraq orfani di guerra, in Messico vittime della violenza dei narcos, a Gaza orfani di guerra.

Arriviamo così a questo nuovo programma, che si apre tra tante difficoltà: chi immaginava una pandemia e poi una efferata guerra in Ucraina, alle porte dell’Europa? Mi rendo conto che fare la carità oggi è difficile più di un tempo, ma per questo ancora più meritevole. I bambini che abbiamo scelto in Vietnam sono dieci, una di esse è San Tina, che ha voluto adottare Silvia Bonicchio, la Responsabile che con il suo esempio sprona altre nove generose persone a seguire il suo esempio.

Come per il libretto di Arminda in Messico, anche in questo libretto dal titolo Hien, il 37mo della nostra collana #VoltiDiSperanza metteremo un breve profilo dei bambini, senza però entrare nei dettagli come abbiamo fatto per la piccola San Tina. Ai genitori che vorranno adottare i 9 bambini rimasti nella chat comune, indicheremo informazioni più accurate. Anche sulle fotografie saremo molto sobri perché sulla tutela dei minori il nostro Avvocato Paolo Amoroso è ancora più rigoroso ed esigente di Silvia. Mi sembra di avervi detto tutto ed allora procedo a raccontarvi chi sono i 9 piccoli che abbiamo preso in adozione a distanza al Mai Tam Center dei Camilliani a Saigon: tutti bambini sieropositivi.

Nguyen Thanh Nhan è nato l’11 febbraio 2016. Nhan e suo fratello sono stati abbandonati vicino al mare nella provincia di Phan Thiet quando i loro genitori sono morti di AIDS. Il suo fratello maggiore si chiama Hug aveva già contratto l’AIDS quando è giunto al Mai Tam Center ed era in fin di vita ed è morto. Il piccolo Nahn ha problemi con la parola, non può pronunciare correttamente le parole, e quindi ha gravi difficoltà di comunicazione. Ora sta crescendo più serenamente nel centro ed il suo difetto con il linguaggio sta correggendosi con l’aiuto di validi specialisti. Il prossimo anno entrerà così nella scuola primaria.

Nguyen Hoang Minh Anh è nata il 7 ottobre 2021, non ha ancora compiuto un anno. Durante la Pandemia del COVID Minh Anh è stato abbandonato vicino ad un negozio di canna da zucchero, una donna al negozio la vista e l’ha portata ad una pagoda affidandola ai monaci, i monaci hanno trovato per lei una famiglia in adozione, ma quella famiglia durante un controllo medico si accorge che la bimba è HIV ed allora rifiuta l’adozione e affida la piccolina di un solo mese al Mai Tam Center di Saigon.

Ho Van Tinh è nato il 16 maggio 2018. Tinh è stato anche lui abbandonato all’ingresso di un orfanotrofio fatto costruire da una pagoda di monaci. Dopo alcuni mesi i monaci hanno notato che Tinh era malato, lo portarono per un controllo medico in una infermeria dove risulto sieropositivo. I monaci decisero così di affidarlo al Mai Tam Center.

Tran An Nhien è nata il 17 giugno 2020.La piccolina viene da Hue, una provincia del centro del Vietnam. Anche lei è stata trovata alla porta di un orfanotrofio di monaci buddisti. Quando alla visita medica la bimba è risultata HIV, l’hanno affidata all’ufficio governativo per l’assistenza sociale, il quale ha contattato il Centro Mai Tam e così Nienh vive a Saigon dai padri Camilliani.

Phuong Ngoc Nhien è nata il 15 gennaio 2018. Nhien quando aveva solo due giorni è stata abbandonata per la strada nella provincia di Dong Nai, non aveva neppure un nome. Alcuni passanti la vedono e la portano ad un ospedale pediatrico dove vive per otto mesi, le infermiere si accorsero che era sieropositiva ed hanno contattato il Mai Tam Center dove la piccolina ora vive.

Phuong Hoang Mai Khol è nata il 1° gennaio 2019. Una mattina al Mai Tam Center squilla il telefono ed una voce anonima diceva che nel parco vicino al Centro era stata abbandonata una piccola bambina. Giunti sul posto la piccolina è stata trovata in un secchio, era sporca e maleodorante e sembrava affamata, senza aver ricevuto latte da alcuni giorni. Mai Khol ha l’HIV ed inoltre è anche disabile poverina: la sua gamba ha un problema e non può stare in piedi, ha bisogno di un tutore per camminare.

Khoai Tay è nata il 25 aprile 2021. Subito dopo il parto la madre ha affidato la figlia ad assistenti sociali in ospedale, dicendo che non la voleva perché era HIV perché avuta da un uomo diverso (che l’aveva infettata) da suo marito dal quale aveva avuto un figlio sano. Il marito dunque insieme con la madre rifiuta la bambina. Avendo anche la madre HIV gli assistenti sociali la affidano al Mai Tam Center. Si spera che in futuro la bambina possa tornare a vivere con la madre.

Tran Quanh Huy è nato il 12 giugno 2015. Dopo che la madre di Huy è morta di AIDS, suo padre è caduto in depressione e si è impiccato davanti al piccolo che aveva solo 3 anni. Divenuto orfano di entrambi i genitori e con AIDS, lo zio non è stato capace di prendersi cura di lui e lo ha così portato al Mai Tam. Ora Huy è iscritto al primo grado della scuola primaria.

Nguyen Van Hung è nato il 13 gennaio 2014 ed è il fratello maggiore di Nahn e come lui è stato abbandonato in riva al mare di Phan Thient. Quando è arrivato al Mai Tam Center aveva già il primo stadio di AIDS ed era in gravi condizioni, affetto da TBC ed è dovuto rimanere in ospedale per diversi mesi. Ora il bambino sta meglio e frequenta il secondo grado della scuola primaria.

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«Quando sono debole
è allora che sono forte»

Fondazione Santina – Luigi Ginami, ARMINDA (Edizioni Messaggero Padova)Salone del libro di Torino 2022 – RAI TG1 del 19 maggio 2022, ore 13.30.
Se volete conoscere il libretto N. 35 della collana #VoltiDiSperanza ARMINDA e leggerlo, clicca QUI.
Notorious Cinemas in Italia promuove la Fondazione Santina.

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