Mons. Iannuzzi ai fedeli di Castellaneta: vengo a voi con la bisaccia

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‘Patris Corde’ è il motto di mons. Sabino Iannuzzi, nuovo vescovo di Castellaneta, appartenente all’ordine  dei Frati minori, rettore della Basilica della Santissima Annunziata e Sant’Antonio a Vitulano (Benevento) e vicario episcopale per la vita consacrata dell’arcidiocesi di Benevento, consacrato sabato scorso dall’arcivescovo di Benevento, mons. Felice Accrocca, che nell’omelia ha indicato alcuni punti che potranno essere di aiuto nel suo ministero:

“Anzitutto, insegnare con la vita, affinché la tua esistenza sia monito autorevole per quanti ti sono stati affidati… Narra infatti Tommaso da Celano, che mentre Francesco dimorava presso Siena capitò da lui un frate dell’Ordine dei Predicatori, il quale l’interrogò ‘su quel detto di Ezechiele: Se non avrai annunciato all’empio la sua empietà, domanderò conto a te della sua anima’.

Poiché Francesco esitava a rispondere, quello insistette umilmente vincendone alfine la resistenza… Il gregge non sbaglia: riconosce la voce del pastore vero e diffida istintivamente di coloro che ‘combattono con i loro costumi ciò che predicano con le loro parole’”.

Il secondo impegno è quello dello sguardo, come dice il profeta Geremia: “Cerca, poi, di guardare oltre… Al vescovo è infatti richiesto di vedere prima e più lontano degli altri la strada buona da percorrere… Non si tratta, tuttavia, di un compito agevole, perché l’esigenza, che ti troverai spesso ad affrontare, di cercare vie nuove, comporta anche la necessità di abbandonare vecchie sicurezze che tutti, ormai, riconoscono inadeguate, ma dalle quali pochi sono disposti a distaccarsi a causa delle incognite imposte dalle novità, per la fatica del cambiamento, per il timore di perdere privilegi acquisiti e per tanto altro ancora che nulla ha che fare con le logiche del Regno, ma che alla crescita del Regno arreca serio danno. Vedere lontano, più lontano degli altri, ti costringerà a sperimentare quella solitudine che Dio chiede ai suoi amici”.

Il terzo impegno riguarda l’amore secondo l’insegnamento di Basilio il Grande: “Cerca, infine, di vincere tutto e tutti con l’amore, per educare a un Dio che è Amore. Nell’amore non c’è timore, poiché l’amore perfetto scaccia ogni paura, mentre chi teme non è perfetto nell’amore. I Padri d’Oriente e d’Occidente hanno messo in evidenza tale verità, troppe volte dimenticata…

Tuttavia, pure questo ha un prezzo, perché richiederà da te la disponibilità a incassare senza batter ciglio, a non ribattere colpo su colpo, mostrando invece la tua disponibilità ad amare nonostante tutto, a mettere in pratica fino in fondo il Vangelo del perdono: qualora avessimo infatti davvero il coraggio di fidarci della parola del Maestro non vi sarebbero più vincitori e vinti, ma solo vincitori”.

Queste sono le tre indicazioni al neo vescovo, che corrispondono ai segni che contraddistinguono il vescovo: “Insegnare con la vita, guardare lontano, vincere con l’amore. Potrai così mantenerti sulla giusta rotta, poiché non dobbiamo dimenticare che, come vescovi, siamo chiamati a esercitare ‘il magistero dell’umiltà’.

I segni che tra poco riceverai manifesteranno l’onere caduto sulle tue spalle. Cosa sta infatti a significare il pastorale se non la vigile cura del gregge, l’anello se non l’alleanza sponsale con la tua Chiesa, la mitra se non l’immagine della corona di gloria che riceverai un giorno per aver combattuto e vinto o l’espressione di una perfetta conoscenza dell’Antico e Nuovo Testamento, necessaria per l’esercizio del suo magistero?”

Ed ha concluso queste esortazioni con le parole di san Francesco: “Dove è carità e sapienza, ivi non è timore né ignoranza. Dove è pazienza e umiltà, ivi non è ira né turbamento. Dove è povertà con letizia, ivi non è cupidigia né avarizia. Dove è quiete e meditazione, ivi non è affanno né dissipazione. Dove è il timore del Signore a custodire la sua casa, ivi il nemico non può trovare via d’entrata. Dove è misericordia e discrezione, ivi non è superfluità né durezza”.

Al termine della celebrazione eucaristica mons. Iannuzzi ha ringraziato i fedeli: “Stando in ginocchio e sentendomi al sicuro sotto questo solido tetto, come in un flash, ho contemplato l’unico grande ‘sacerdozio’, che il Signore in tre momenti distinti e connessi mi ha elargito, custodito nel ‘sì’ della mia professione religiosa e provocato dall’imprescindibile ‘sì’ alla vita, da parte dei miei genitori”.

Infine un messaggio ai fedeli di Castellaneta, in cui si insedierà giovedì 2 giugno: “Vengo a voi, come vi scrissi il 5 marzo, con l’unico bagaglio che è la ‘bisaccia’ della mia vita da frate minore. Vengo a voi con ‘cuore di Padre’, consapevole di abitare insieme con voi, sotto quel solido tetto, dalle fondamenta certe, che è il Vangelo, ascoltando il soffio dello Spirito Santo nella complessità di questo tempo che muta velocemente: per camminare insieme, in stile sinodale, per edificare e confessare insieme la bellezza di Gesù Cristo e questi Crocifisso e Risorto”.

(Foto: diocesi di Benevento)

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