Papa Luciani è stato fedele al Concilio Vaticano II

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“Cosi papa Luciani ha ripetuto che la cosa più urgente, più all’altezza dei tempi, dei nostri tempi, non era il prodotto di un suo pensiero o un suo progetto generoso, ma il semplice camminare nella fede degli Apostoli. La fede da lui ricevuta come un dono nella sua famiglia di operai ed emigranti, che conosceva la fatica della vita per portarsi a casa il pane. Gente che camminava sulla terra, non tra le nuvole. Faceva parte di questo dono anche l’umiltà. Il riconoscersi piccoli non per sforzo o per posa, ma per gratitudine. Perchè si può essere resi umili solo nella gratitudine per aver provato la misericordia senza misura di Gesù e il Suo perdono”.

Con queste parole papa Francesco tratteggia il ritratto di papa Giovanni Paolo I, che sarà beatificato nel prossimo settembre, nel volume che raccoglie i suoi scritti, ‘Il magistero’, durante il convegno dal titolo ‘I sei vogliamo. Il Magistero di Giovanni Paolo I alla luce delle carte d’archivio’, organizzato dalla Fondazione Vaticana ‘Giovanni Paolo I’, in collaborazione con il dipartimento di teologia dogmatica della Pontificia Università Gregoriana, a cui hanno partecipato mons. Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio Apostolico Vaticano e dell’archivista dott.ssa Flavia Tudini; seguita dalla relazione del filologo e critico letterario Carlo Ossola, professore presso il Collège de France di Parigi. Il prof. Dario Vitali, ordinario di Teologia e direttore del Dipartimento di Teologia dogmatica della Gregoriana, si è soffermato sul programma di pontificato di Giovanni Paolo I nel solco del Concilio Ecumenico Vaticano II.

Mentre i professori Gilfredo Marengo, docente del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II; Giovanni Vian, ordinario di Storia del cristianesimo e delle Chiese, direttore del dipartimento di studi umanistici dell’Università Ca’ Foscari Venezia; Mauro Velati, ricercatore in Storia della Chiesa e Davide Fiocco dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose Giovanni Paolo I di Treviso si sono soffermati sul Magistero di papa Luciani per una lettura teologico-pastorale, storica, ecumenica, ecclesiale. Al termine della giornata è stato presentato il documentario su Giovanni Paolo I a cura di Rai Vaticano.

Il prof. Ossola ha sottolineato la continuità con il magistero di san Giovanni XXIII e di san Paolo VI, nell’eredità del Concilio Vaticano II: “In esso egli si appella agli ‘Homines fratres totius mundi!’ affinché trovi luminoso giorno l’aurora di speranza ch’egli intravede albeggiare… Questa speranza diventa epifania di quella pienezza di luce…

La breve chiosa sul ‘sol iustitiae’ suggerisce una contiguità non episodica tra paradigmi teologici e paradigmi letterari nell’opera di Albino Luciani. Non è prova soltanto la serie delle lettere immaginarie, indirizzate ai grandi delle Lettere universali raccolte in Illustrissimi, bensì anche le citazioni che, da vescovo, egli rivolge alle proprie comunità”.

La relazione del prof. Vitali si è concentrata su un testo di importanza capitale per comprendere il pontificato di Giovanni Paolo I, il radiomessaggio Urbi et Orbi del 27 agosto 1978: “Il discorso, che presenta i famosi sei ‘volumus’, si offre infatti come un vero e proprio programma, una dichiarazione d’intenti che il papa appena eletto manifestava non solo ai Cardinali riuniti nella Cappella Sistina, ma al mondo intero: continuare senza interruzione l’eredità del Concilio Vaticano II;

custodire intatta nella vita dei sacerdoti e dei fedeli la grande disciplina della Chiesa; ricordare alla Chiesa intera che il suo primo dovere è l’evangelizzazione; continuare l’impegno ecumenico; proseguire con pazienza e fermezza in quel dialogo sereno e costruttivo anche con coloro che non condividono la nostra fede; favorire tutte le iniziative che possono tutelare e incrementare la pace”.

Per Gilfredo Marengo la documentazione relativa alla partecipazione di Albino Luciani ai lavori delle assemblee sinodalidel 1971, 1974 e 1977 restituisce alcuni tratti interessanti dei modi con i quali egli visse e valutò il primo decennio post-conciliare:

“Emerge soprattutto una piena condivisione delle preoccupazioni che in quegli anni animarono il magistero e l’azione di governo di Paolo VI. In questo orizzonte vanno letti i numerosi interventi a proposito delle più acute espressioni polemiche e di dibattito sia teologico che sociopolitico operanti nel tessuto ecclesiale europeo ed ecclesiale di quell’epoca”.

Mentre la relazione del prof. Giovanni Vian ha rilevato gli aspetti  dell’insegnamento di Giovanni Paolo I, cercando anche di verificarne i riferimenti al Concilio Vaticano II e ai predecessori più immediati (tra i quali spicca senz’altro Paolo VI e non mancano richiami a Giovanni XXIII):

“In un arco di tempo circoscritto quale quello del pontificato di Luciani, ricorrono temi come la collegialità episcopale e l’esercizio dell’ufficio proprio del vescovo di Roma (diversi gli accenni alla volontà di ispirarsi a Gregorio Magno e alla sua Regula Pastoralis); l’impegno per l’evangelizzazione e per la riaffermazione della dottrina cristiana in termini chiari e sicuri, contro qualsiasi alterazione, anche se con opportuni adattamenti alla cultura contemporanea; il rapporto tra libertà e autorità e il problema della riaffermazione della disciplina e dell’obbedienza nella Chiesa; l’impegno della Chiesa e della Santa Sede per la pace nel mondo (di cui diventò espressione pratica l’attenzione ai colloqui di Camp David per la pace nel Medio Oriente in corso in quei giorni)”.

Mauro Velati ha incentrato la relazione sull’ecumenismo del papa: “E’ solo con l’arrivo a Venezia, nel 1970, che Luciani si trovò a confrontarsi con la presenza dei cristiani non cattolici e di una secolare comunità ebraica.

Il suo rapporto con le iniziative ecumeniche del cattolicesimo italiano non fu sempre facile, per la stretta contiguità di molte di esse con gli ambienti del dissenso cattolico. Ebbe però l’occasione di interloquire con importanti esponenti dell’ecumenismo internazionale e con i dirigenti del segretariato romano per l’unità dei cristiani”.

Punto cruciale del pontificato è stato l’incontro con Nikodim: “La presenza a Roma di numerose delegazioni non cattoliche fu un battesimo ecumenico importante, segnato dall’incontro di alto spessore emotivo con il metropolita russo Nikodim.

Da altro punto di vista la partecipazione e l’incoraggiamento dato alla vicenda dei colloqui di pace di Camp David tra israeliani e palestinesi, che si conclusero proprio in quei giorni, rivelò la consapevolezza di Luciani del ruolo di un papa nei confronti del dialogo interreligioso e della ricerca della pace mondiale”.

Infine il prof. Davide Fiocco ha messo in evidenza il valore della collegialità episcopale attraverso la sua gestualità: “Altri gesti del breve pontificato rivelano la sua convinta adesione alla dottrina conciliare della collegialità episcopale.

Tale convinzione percorre le pagine della sua ricerca teologia e del suo magistero episcopale fin dagli anni di preparazione al Concilio. Nell’asserto sulla collegialità episcopale è stata riconosciuta una parola-chiave del Concilio Vaticano II: il vescovo Luciani ne fu un interprete prudente e fedele”.

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