Phil Lawler: vile la risposta del Vaticano all’arresto del Cardinal Zen

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Riportiamo de seguito il contributo sull’arresto del Cardinale Joseph Zen Ze-kiun, S.D.B., pubblicato su CatholicCulture.org da Phil Lawler, un giornalista statunitense cattolico da più di 30 anni, che ha curato diverse riviste cattoliche e scritto otto libri, fondatore di Catholic World News, Direttore delle notizie e analista principale di CatholicCulture.org.

«Il Cardinale Joseph Zen Ze-kiun, Vescovo emerito di Hong Kong, arrestato, rilasciato e perseguitato, appartenente alla Chiesa Cattolica che non si piega al governo cinese e ad altri ammiccamenti diplomatici» (Michelangelo Nasca).

La vile risposta del Vaticano all’arresto del Cardinal Zen
di Phil Lawler
CatholicCulture.org, 13 maggio 2022
(Nostra traduzione italiana dall’inglese)

Quando il Cardinale Zen è stato arrestato, la Diocesi di Hong Kong, che, tenendo presente, vive sotto la pesante mano delle nuove leggi cinesi sulla “sicurezza nazionale”, ha espresso la sua “estrema preoccupazione” e ha aggiunto una precisa osservazione: “Confidiamo che in futuro continueremo a godere della libertà religiosa a Hong Kong ai sensi della Legge fondamentale”.

Continuare a godere della libertà religiosa? Il Cardinal Zen è da anni un bersaglio del regime di Pechino, proprio perché afferma che i Cattolici non godono della libertà religiosa in Cina. Il governo, arrestando il cardinale, sottolinea il suo punto. Ma senza dubbio la Diocesi di Hong Kong ha scelto le sue parole con cura, dopo aver appena visto cosa succede ai residenti di Hong Kong che criticano apertamente il governo.

Altre voci, non vincolate dalle forze di sicurezza cinesi, sono state più chiare nel condannare l’arresto. La Casa Bianca ha osservato che il cardinale era stato “ingiustamente arrestato e accusato”. Il testo della Conferenza Episcopale Statunitense rimarcava, che il Cardinal Zen era perseguito “per il suo passato ruolo nell’amministrazione di un fondo umanitario per i manifestanti” e traeva l’ovvia conclusione che l’arresto “indica una tendenza al ribasso nel rispetto delle libertà fondamentali e diritti umani a Hong Kong”. L’Università di Notre Dame è andata oltre, dicendo: “L’arma che rende un religioso di 90 anni una tale minaccia per il Partito Comunista Cinese è semplicemente questa: il Cardinal Zen possiede una coscienza alimentata dalla sua fede”.

Ma dov’era la forte dichiarazione dal Vaticano? Un Portavoce per la Santa Sede ha annunciato mansuetamente, che la Santa Sede “segue con estrema attenzione l’evolversi della situazione”.

Attenzione. Non indignazione. Non rabbia. Non timore per l’incolumità dell’anziano cardinale, né per la libertà dei Cattolici di Hong Kong. Attenzione. Non c’era alcuna denuncia per l’arresto del cardinale, nessuna richiesta per il suo rilascio immediato. (Forse il Vaticano temeva che il Cardinal Zen, una volta liberato dalla custodia, potesse presentarsi di nuovo inopportunamente a Roma, chiedendo per quell’incontro con Papa Francesco che, ad oggi, non è riuscito a ottenere.)

Dopo la liberazione del cardinale, il Cardinal Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità, ha espresso galantemente ai giornalisti la sua “vicinanza al cardinale”; aggiungendo, nel chiaro tentativo di ingraziarsi con il regime cinese, che il Cardinal Zen era stato “trattato bene”.

Trattato. Bene. Fu arrestato, per carità. È un trattamento benigno, secondo gli standard curiosi del Vaticano? Invece di denunciare l’ingiusto arresto di un Principe della Chiesa, il Vaticano si è complimentato con le forze di sicurezza per il modo in cui lo avevano trattato!

Come spiegare la sua vile risposta all’assalto cinese alla libertà religiosa e politica. Nello stesso incontro con i giornalisti, il Cardinal Parolin ha formulato una risposta: “L’auspicio più concreto è che iniziative come questa non possano complicare il già complesso e non semplice cammino del dialogo tra la Santa Sede e la Chiesa in Cina”.

Il Vaticano era disposto a ignorare i reati cinesi uno dopo l’altro, per preservare l’accordo segreto che ha consentito la nomina di vescovi cinesi scelti dalla Santa Sede (e approvati da Pechino). L’obiettivo, ci viene detto, è preservare l’autonomia della Chiesa in Cina e la libertà di quei vescovi Cattolici. Eppure, come ha più volte avvertito il Cardinal Zen, il governo cinese continua a limitare la libertà dei vescovi. Cosa accadrà quando Pechino stringerà ulteriormente le viti e inizierà a sbattere in carcere prelati recalcitranti? Bene, ora sappiamo anche la risposta a questa domanda.

Non puoi promuovere la libertà religiosa del popolo cinese abbandonando il più visibile paladino della libertà religiosa. Non puoi garantire la libertà d’azione per i vescovi cinesi sminuendo l’arresto di un vescovo cinese.

Il governo cinese, tra l’altro, non si è scusato per l’arresto. Un portavoce ha annunciato: “Voglio sottolineare che Hong Kong è una società con lo stato di diritto in cui nessuna organizzazione o individuo è al di sopra della legge e tutti i reati devono essere perseguiti e puniti secondo la legge”. Il messaggio è arrivato forte e chiaro, a tutti, a quanto pare, tranne il Vaticano.

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