In quale modo la preghiera può trasformare il mondo?

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Nelle scorse settimane TS Edizioni ha pubblicato, anche in formato e-book, ‘Questo tempo ci parla. La rivoluzione spirituale e il sogno di una nuova umanità’, un dialogo fra padre Guidalberto Bormolini e il giornalista Mario Lancisi: “La paura che soffoca la speranza è una maledizione. Nessun’opera che usi la paura come movente o minaccia può essere di carattere spirituale”.

Da quest’intima convinzione prende le mosse la riflessione di questo religioso dei ‘Ricostruttori nella preghiera’ e fondatore dell’associazione ‘TuttoèVita’, che dal 2013 accoglie chi è in cerca di un senso più profondo dell’esistenza in un mondo disorientato e ferito. Il colloquio stringente con Lancisi è l’occasione per una visionaria e quanto mai profetica meditazione sul presente e sugli orizzonti che si profilano. Il dialogo prende le mosse dalla pandemia:

“Però resta alto il rischio che nemmeno questo trauma sia sufficiente, e che il rifiuto di prendere coscienza della vita e della morte, la terribile tentazione di anestetizzarsi, possa ancora una volta prevalere. L’umanità si trova davanti a un bivio molto più marcato di qualsiasi altro abbia incontrato dopo la Grande Guerra. Questi decenni hanno visto molti momenti critici, ma la crisi che stiamo vivendo mi sembra più profonda, perché coinvolge aspetti esistenziali decisivi”.

In quale modo questo tempo ci parla?

“Per chi lo vuole ascoltare questo tempo non solo parla, ma grida! È un mondo profondamente malato: guerre, pandemie, disastro ecologico, crisi economiche, disastri umanitari, risorgere di nazionalismi e razzismi… La società in cui siamo immersi è ben distante da quella che possiamo sognare. L’umanità è disorientata e confusa, tante illusorie certezze sono crollate.

Purtroppo sono ancora tanti che cercano ‘sollievo’ fingendo che non sia così, cercando di narcotizzarsi con droghe ben peggiori delle pasticche, droghe a tutti note: l’indifferenza, il consumismo, il torpore! I cuori sono freddi, la compassione vera è rara… Un pianeta malato ed un’umanità malata ci dicono che c’è un bisogno immenso di cura.

Sono certo che il profondo del cuore grida che tutto questo è inaccettabile. Forse stiamo toccando il fondo. Ma la speranza non può morire, io confido che questa divenga una crisi di trasformazione e crescita. Etty Hillesum, la cui vita non fu certo priva di tragedie essendo vittima dell’Olocausto, diceva che ‘tutte le volte che mi mostrai pronta ad accettarle, le prove si cambiarono in bellezza’.

Se ascoltiamo questo tempo che ci parla, potremmo avere una sorpresa inaspettata: che da parola diviene Parola divina, o forse meglio ancora, un canto divino che mai ha cessato di attirarci verso un altro Regno…”.

Papa Francesco ha detto che dalla crisi si esce insieme: come?

“Come ha sottolineato papa Francesco: dopo la pandemia sarà necessaria una scelta tra due vie, ‘una revisione dei propri punti di riferimento sociali, economici e culturali oppure piegarsi al dio Denaro, e cadere nel suo sepolcro’. Una terza via non è data, o sceglieremo di essere veramente umani o precipiteremo nella disumanità perché ‘quando non serviamo il Signore Dio, serviamo il Signore Denaro’.

Siamo semplicemente ad un bivio e saremo noi, liberi umani, a scegliere che direzione prendere: più umani o disumani. Ma per essere più umani occorre capire che siamo parte di uno stesso corpo mistico, l’individualismo è un vero nemico. Quando uno cerca solo sé stesso non trova nulla, perché senza amore e cura per l’altro siamo vuoti.

E lo stesso vale se cerchiamo Dio solo per noi stessi! Ma se viviamo ‘insieme’ al resto dell’umanità troviamo anche Lui e noi stessi. Lo dice meglio il poeta: ‘Ho cercato la mia anima e non l’ho trovata. Ho cercato Dio e non l’ho trovato. Ho cercato mio fratello e li ho trovati tutti e tre’ (William Blake)”.

Su quali basi può nascere un’umanità rinnovata?

“Sia le Scritture che la liturgia propongono spesso l’immagine del ‘mondo nuovo’, dell’umanità nuova. Un ideale simile lo si trova in tutte le ideologie prometeiche e transumaniste: generare da sé un nuovo umanesimo, farsi immortali, invulnerabili… questo sembra presupporre che noi umani dobbiamo generare un’umanità nuova perché quella precedente è un errore del Creatore!

Siamo creati liberi, e un’umanità nuova non richiede interventi tecnologici, intelligenze artificiali, trasferimenti della coscienza…ma un’ulteriore intervento divino. Ma essendo liberi, una ‘rigenerazione’, una ricostruzione del cosmo e dell’umanità può avvenire solo quando convergono tante energie spirituali ad invocarla, quando sollecitiamo con amore e decisione le forze divine ad intervenire nella storia. Il cosiddetto realismo ci paralizza, occorre invece andare oltre, osare, aprire un varco.

La tiepidezza infatti spegne lo slancio della vita spirituale, impedisce ogni progresso: ‘Per la loro stessa attitudine, i tiepidi perdono la capacità di contemplazione, la capacità di vedere le grandi e belle cose di Dio, il quale li invita a svegliarsi ed a convertirsi’, dice il papa. Cosa spetta a noi oltre ad invocare l’intervento divino? Se noi guardiamo il Vangelo vediamo che Gesù è partito dall’uomo e solo dopo ha annunciato il Regno: ‘Mi prendo cura di te’. La qual cosa significa che prendersi cura dell’essere umano è la via con cui possiamo contribuire alla venuta del Regno”.

In quale modo la preghiera può trasformare il mondo?

“La preghiera e la meditazione possono essere la via d’accesso privilegiata per iniziare sin da ora, indipendentemente dai poteri forti, da qualsiasi tentativo di oppressione, a vivere nel Suo Regno. ‘La preghiera è onnipotente, come Dio; essa domina sulla terra ed è fissa nel cielo. La preghiera è Dio tra gli uomini’. Così scrive il monaco siriaco Sahdona nel settimo secolo.

Nessuno degli antichi sapienti, anche prima di Cristo, avrebbe dubitato della forza della preghiera, che era ritenuta l’occupazione più necessaria all’uomo. La preghiera e la meditazione ci aprono ad una relazione con l’Amico divino, e questa era ed è la convinzione di tutti coloro che credono in un Dio che è persona.

Il desiderio di trasformazione sociale senza vita interiore rende vano il lavoro compiuto, anche se animati da grandi ideali: ‘Niente vale quanto la preghiera; essa rende possibile ciò che è impossibile, facile ciò che è difficile’, insegnava Giovanni Crisostomo. ‘Se uno non si aspetta l’impossibile, non lo raggiungerà mai’, diceva Eraclito di Efeso.

Per noi consacrati, monaci innamorati, questa è la nostra vera missione sociale: insegnare a credere nell’impossibile. Il resto tocca all’Onnipotente, ce lo ha garantito: ‘Se avrete fede pari a un granellino di senapa… niente vi sarà impossibile’ (Mt 17,20)”. 

(Tratto da Aci Stampa)

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