L’altro popolo oppresso ignorato da tutti. Come credete che userà i vostri euro il dittatore dell’Azerbajgian Aliyev, flagello degli Armeni?

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I ministri italiani hanno stretto fiduciosi la mano al padre-padrone di Baku: sarà il gas azero a sostituire quello russo. Insomma l’aggressione dell’Azerbajgian all’Artsakh è già stata dimenticata. Chi teme la continuazione del genocidio armeno con altri mezzi e sventolando altre bandiere, non è un folle. Ben difficilmente, dato questo tragico assetto del mondo, arriveranno a salvarci i nostri con gli stemmi della Nato.

Il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio incontra il Presidente dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev a Baku, 2 aprile 2022 (Foto di Angelo Carconi/ANSA).

«Consolati e consolami», mi scrive da Padova Antonia Arslan, la grande scrittrice della Masseria delle allodole, il romanzo-verità che ha fatto conoscere, più di quanto potessero fare cento volumi di professoroni, la realtà del genocidio armeno del 1915. E come posso consolarmi e consolarti? Questa guerra cominciata il 24 febbraio con l’invasione russa dell’Ucraina, ha una vittima designata che il mondo, così gonfio di (finti) buoni sentimenti, ignora: siamo noi Armeni. L’incertezza sembra divorarci il futuro. Che ne sarà di noi Molokani e dei nostri fratelli Armeni di Yerevan e di quelli che ancora resistono in Artsakh, la repubblica indipendente occupata a metà, vessata e privata del gas dall’Azerbajgian? Alcuni tra noi sono certi di un nuovo genocidio. Io non mi rassegno, ma, cara Antonia, maestra mia di scrittura e di ideali, come posso consolarmi? Insegnamelo!

Prima però una avvertenza. Chi teme la continuazione del genocidio armeno con altri mezzi e sventolando altre bandiere, non è un folle. Ben difficilmente, dato questo tragico assetto del mondo, arriveranno a salvarci i nostri con gli stemmi della Nato. Lo dicono i fatti. Leggo che voi Italiani siete tutti felici perché i vostri ministri hanno stretto fiduciosi la mano al padre-padrone di Baku: sarà lui a garantire la sostituzione per le vostre caldaie del metano russo, sporco di sangue ucraino, con quello azero. Come credete che utilizzerà i vostri euro il dittatore Ilham Aliyev, che ha scelto per sua Vice la moglie con la quale, in divisa militare, ha rivendicato l’aggressione vittoriosa dell’Artsakh (che i manuali chiamano Nagorno-Karabakh)?

La parola “genocidio”

Un nemico per volta, voi direte. Il problema è che per noi non muoverà un dito la gloriosa alleanza occidentale, quando Aliyev completerà l’opera, sottomettendoci con l’aiuto di una Turchia che adesso mostra il volto dolce della mediazione, ma si candida a sostituire una Russia indebolita come superpotenza caucasica. Se siamo vivi è perché cinquemila soldati russi si sono messi in mezzo per impedire un massacro, ordito contro i vostri fratelli (?) Armeni con l’aiuto di mercenari jihadisti spediti lì, insieme ad armi potenti e droni assassini, dal sultano Erdogan. Finora erano state le truppe di Putin a tutelare l’esistenza di una fetta di territorio dell’Artsakh sotto la sovranità di questo antico popolo cristiano. Questi militari benedetti saranno richiamati per un conflitto che mentre scrivo – è fine aprile – si sta allargando, lasciandoci soli e in balia degli Aliyev.

«Il Ministro Luigi Di Maio e il Sottosegretario di Stato Manlio Di Stefano partecipano insieme al Vice Ministro degli Affari Esteri della Repubblica di Armenia, Paruyr Hovhannisyan, alla cerimonia di deposizione di una corona di fiori al Memoriale del Genocidio Armeno» (Farnesina – Twitter, 3 aprile 2022), sulla collina di Dzidzernagapert (Forte delle rondini) a Yerevan.

Lo so che considerando le forze in campo il governo armeno non poteva che accettare un accordo con gli Azeri. Pura saggezza. Primum vivere. La responsabilità del leader di una nazione è di garantire almeno la vita. Ma durerà? E il vostro ministro Luigi Di Maio, per mostrare equanimità, dopo aver stipulato accordi con Aliyev per il gas, ha voluto onorare la memoria dell’eccidio armeno, e per la prima volta – dopo che il Parlamento l’aveva già fatto nel 2000 – ha usato in un comunicato il termine “genocidio” evitando di scegliere la parola moralmente neutra “Medz Yeghern” (Grande Male). Era ora. Ma la memoria e i memoriali vanno bene. Ma non lasciateci soli adesso, in questo presente.

A rischio cancellazione

Tutto questo lo sa bene Antonia Arslan. Eppure mi ripete: «Consolati e consolami». Vai in Artsakh e compra per strada o bussa a una porta e prendi tra le mani il Zhingyalov hats. Mi sono mosso dal mio villaggio di Molokani, vicino al lago di Sevan, dove penetrano di tanto in tanto soldati azeri, e sono andato a Stepanakert, la capitale del Nagorno-Karabakh. Come descrivere simile meraviglia. Si tratta di pane, il nostro pane non lievitato, reso sottilissimo, che si richiude contenendo un ripieno di erbe selvatiche. Secondo Antonia la perfezione vorrebbe che siano di 34 specie. La signora che me l’ha venduto si vergognava, perché aveva potuto raccogliere – causa i pericoli – solo sette tipi di erbe, e temeva di aver commesso sacrilegio. Cerfoglio, ortica, timo, qualcosa di amaro, e poi di fiorito.

Mi sono consolato e spero di consolare anche voi: noi Armeni esistiamo, cuciniamo e offriamo il cibo più povero e sublime, l’unico credo che sia ammesso in Paradiso. Insieme al miele di queste montagne, non ne esiste di eguale. Quando la Bibbia parlava di terre dove scorrono latte e miele, o evocava miele di roccia come segno di massima benedizione per il popolo, era perché Dio aveva assaggiato il miele dell’Artsakh. Fate in modo che non ci cancellino. Se non in nome della pietà per i fratelli, almeno per gustare il Zhingyalov hats e il miele biblico.

Il Molokano

Questo articolo è stato pubblicato sul numero di maggio di Tempi.

Foto di copertina: Il Presidente dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev accoglie il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio durante il loro incontro a Baku, 2 aprile 2022 (Foto di Angelo Carconi/ANSA). «L’Italia è da anni il primo partner commerciale al mondo dell’Azerbajgian. Oggi ci collaborano oltre 100 aziende italiane in diversi settori come design, turismo, agroindustria, tecnologie verdi, connettività e logistica» (Luigi Di Maio – Twitter, 21 febbraio 2020). «Sono lieto di annunciare che oggi gettiamo le basi per un ulteriore rafforzamento della cooperazione fra Italia e Azerbajgian in campo energetico, che auspico conduca a un ulteriore consolidamento del nostro partenariato economico e commerciale» (Il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio in visita a Baku – ANSA, 2 aprile 2022).

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