Patriarcato di Mosca: a Papa Francesco il Patriarca Kirill ha detto che sta soffrendo. Il Metropolita Hilarion torna sulla video-chiamata delle polemiche

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Città del Vaticano, 11 mag. (askanews) – Dopo il colloquio in video-conferenza, il 16 marzo [QUI], dopo che a distanze di alcune settimane il papa ne ha fornito una ricostruzione (“il patriarca non può trasformarsi nel chierichetto di Putin”), in un colloquio con il Corriere della Sera incentrato sulla guerra in Ucraina, che ha indispettito lo stesso patriarcato russo, il Metropolita Hilarion, “Ministro degli Esteri” del Patriarca Kirill, torna sull’episodio fornendo un’interpretazione che, se da un lato certifica la distanza tra Francesco e Kirill, dall’altra vuole ribadire il carattere “fraterno” del loro scambio e assicurare che il patriarca moscovita “soffre per ciò che sta accadendo”.

Una nota del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca pubblica una nota nella quale si riporta che intervenendo alla trasmissione televisiva “La Chiesa e il mondo”, il Metropolita Hilarion di Volokolamsk, “su richiesta della conduttrice del programma”, ha commentato quanto detto da Bergoglio al Corriere della Sera [QUI].

In particolare, Hilarion si sofferma su un passaggio delle dichiarazioni del papa: “Ho parlato con Kirill 40 minuti via zoom. I primi venti con una carta in mano mi ha letto tutte le giustificazioni alla guerra. Ho ascoltato e gli ho detto: di questo non capisco nulla”.

“Dopo che il Papa ha presentato il discorso in questa luce, abbiamo deciso di pubblicarne i dettagli”, ha detto il Metropolita in riferimento alla nota di protesta seguita all’intervista al Corriere della Sera [QUI], “il Patriarca ha detto al Papa all’incirca quanto segue: ‘Lei riceve dai mass media occidentali informazioni specifiche su ciò che sta accadendo in Ucraina. Le dirò qualcosa che potrebbe non sapere”. Secondo il metropolita Hilarion, il primate della Chiesa ortodossa russa ha raccontato a Francesco la preistoria del conflitto in Ucraina e gli eventi nel Donbass nel 2014: “Il Patriarca si è soffermato soprattutto sugli eventi di Odessa, che hanno portato alla diffusa insoddisfazione della popolazione di lingua russa e provocato, a loro volta, gli eventi nel Donbass”, secondo Hilarion, “poi il Patriarca ha parlato dell’allargamento della Nato al l’Est; che la Nato si è avvicinata a San Pietroburgo a distanza di pochi minuti di volo, e se l’Ucraina fosse entrata a far parte della Nato, allora si sarebbe avvicinata anche a Mosca a distanza di pochi minuti di volo (…) Infine, Sua Santità il Patriarca ha detto la cosa più importante: che il suo gregge vive da entrambe le parti del conflitto e il suo cuore soffre per ciò che sta accadendo”.

Il Metropolita Hilarion ha osservato che dopo l’incontro video, la Sala Stampa della Santa Sede ha presentato in modo abbastanza corretto le informazioni sul colloquio tra i primati della Chiesa Ortodossa Russa e della Chiesa Cattolica Romana.

“Come testimone e partecipante a quella conversazione, ricordo che l’atmosfera era molto amichevole, che non c’era alcun tipo di disaccordo tra il Papa e il Patriarca e nessun tipo di malcontento da questa o quella parte. Era un discorso fraterno”, afferma Hilarion, che aggiunge: “È possibile però che le parti abbiano mantenuto le loro opinioni”.

Papa Francesco e il Patriarca Kirill firmano una dichiarazione congiunta durante un incontro all’aeroporto internazionale Jose Marti dell’Avana il 12 febbraio 2016 (Foto di Paul Haring/CNS).

Francesco, Kiril e la guerra russa in Ucraina di Roberto de Mattei – Corrispondenza Romana, 11 maggio 2022: «(…) L’invasione russa dell’Ucraina ha portato alla luce le contraddizioni della Chiesa ortodossa russa che Kiril oggi rappresenta. L’importanza dell’incontro ecumenico del 2016, secondo papa Francesco, stava nella possibilità di creare un ponte religioso tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa, in nome del principio della sinodalità. Però proprio questo principio giustifica la posizione di Kiril, il cui nazionalismo nasce dal carattere autocefalo del patriarcato di Mosca e dalla sua simbiosi con il potere politico. La differenza fondamentale è questa. La Chiesa di Mosca è nazionale, mentre quella di Roma è universale e si chiama “cattolica”, proprio perché non si identifica con alcun popolo e cultura, e annunzia il Vangelo a tutte le nazioni fino agli ultimi confini della terra (Atti 1, 8). La Chiesa cattolica romana non conosce limiti di tempo e di spazio ed è destinata a riunire in una sola famiglia tutti i popoli della terra. È l’unico che può rivolgere un appello a una pace che trascenda gli interessi, le ambizioni delle singole nazioni. Il suo centro di unità è il Romano Pontefice, che esercita un pieno potere sulla Chiesa universale. La Chiesa cattolica può tollerare un cattivo Papa, come tanti ce ne sono stati nella storia, ma senza la roccia di Pietro il mondo sprofonderebbe nel caos. E oggi il patriarca Kiril sta malauguratamente appoggiando il caos provocato da Vladimir Putin nel cuore dell’Europa».

Putin rinuncia all’incontro e sembra voler dire a Papa Francesco: “Il tuo Dio non mi interessa”
di Biagio Maimone
Lab Parlamento, 11 maggio 2022

Il Cremlino ha comunicato che non è stata accolta la richiesta di Papa Francesco di poter incontrare, a Mosca, Vladimir Putin.
Certo, appare evidente che Putin non è ancora pronto per intessere un dialogo con Papa Francesco, il quale vuole la pace.
Ciò potrebbe erroneamente significare che la guerra sembra essere l’unica soluzione, che non vi è spazio, pertanto, per intessere trattative che conducano alla pace.
Certo, la Chiesa Ortodossa ha dimostrato di inchinarsi alla volontà di Putin, allontanandosi drammaticamente dalla propria missione spirituale, dagli insegnamenti evangelici e da Dio che è solo Amore. Certo è anche vero che Papa Francesco non può che tendere la mano, coraggiosamente, a Putin, sicuramente non per conformarsi alla sua volontà bellica, ma per creare uno spazio non bellico, uno spazio in cui la luce della Speranza inizi a brillare per individuare un percorso diverso per risolvere antiche problematiche createsi tra Russia ed Ucraina. Putin sembra voler dire a Papa Francesco: “Il tuo Dio non mi interessa“, in quanto la Chiesa Ortodossa, la Chiesa russa, si uniforma ad un’immagine di Dio che “benedice” la guerra.
La pace, allora, è lontana dagli orizzonti di Putin? Sembra di si. Sembra che Putin sfidi Dio, il Dio dell’Amore cristiano, che il cattolicesimo pone a fondamento della sua missione spirituale. È anche vero che Putin abbia un cuore di pietra? I fatti sembrano esserne testimonianza viva.
Ma il vero cristiano sa che Dio scioglie anche i cuori di pietra: è questa la Speranza cristiana che Papa Francesco desidera che permei e risplenda anche nel tessuto doloroso della guerra indetta contro l’Ucraina. La profonda cultura della Russia, che i grandi scrittori russi hanno rappresentato al mondo intero nei loro capolavori letterari, vive ancora e potrà rivivere anche nel cuore di Putin, irrigiditosi su posizioni che danneggiano non solo l’Ucraina e la Russia, ma anche tutti quei popoli che avevano relazioni economiche, culturali, sociali ed umane con essi. Una nuova pagina della storia dei due popoli, russo ed ucraino, può certamente essere scritta anche con provvedimenti pacifici, capaci di realizzare spazi nuovi, migliorativi dell’esistente per entrambi i popoli e per tutti i popoli che considerano la Russia e l’Ucraina Stati democratici e forieri di civiltà, che la guerra non deve e non può inquinare con la sua logica sanguinaria.
I tempi sono già maturi per andare oltre l’odio di questa “antistoricistica” guerra, inutile e dannosa non solo per la Russia e l’Ucraina, ma anche per l’intera umanità. Papa Francesco lo sa e utilizza tutte le sue più vigorose forze spirituali affinché anche Putin diventi consapevole di tale verità per superare l’assurda convinzione secondo la quale  solo la forza bruta della guerra sia capace di costruire nuovi orizzonti per la storia umana.

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