Il papa promuove la famiglia come ‘bene sociale’

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Papa Francesco non distoglie mai l’attenzione dalla guerra che sta insanguinando l’Ucraina e ricevendo membri e amministratori della Papal Foundation in pellegrinaggio a Roma, il papa ha elogiato l’opera caritativa di questa associazione statunitense che “continua a estendersi a coloro che si trovano ai margini della società e che vivono in povertà materiale e spesso spirituale”.

Ed ha fatto un chiaro riferimento alla situazione  europea: “Nello stesso tempo, poiché stiamo assistendo in questi giorni agli effetti devastanti della guerra e di altri conflitti, voi siete attenti a riconoscere la necessità di fornire cure e assistenza umanitaria alle vittime, ai rifugiati e a coloro che sono costretti a lasciare la propria patria in cerca di un futuro migliore e più sicuro per sé e per i loro cari”.

Mentre ieri il focus di papa Francesco si è concentrato sulla famiglia durante l’udienza alla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, ribadendo l’importanza del matrimonio come bene relazionale: “La famiglia è quasi sempre al primo posto nella scala dei valori dei diversi popoli, perché è inscritta nella natura stessa della donna e dell’uomo.

In questo senso, il matrimonio e la famiglia non sono istituzioni puramente umane, malgrado i numerosi mutamenti che hanno conosciuto nel corso dei secoli e le diversità culturali e spirituali tra i vari popoli… 4

Tuttavia, se questo valore è vissuto in modo individualistico e privatistico, come in parte avviene in Occidente, la famiglia può essere isolata e frammentata nel contesto della società. Si perdono così le funzioni sociali che la famiglia esercita tra gli individui e nella comunità, specialmente nei confronti dei più deboli, come i bambini, le persone con disabilità e gli anziani non autosufficienti”.

E la famiglia acquista anche un valore come bene per la società: “Si tratta allora di comprendere che la famiglia è un bene per la società, non in quanto semplice aggregazione di individui, ma in quanto è una relazione fondata in un ‘vincolo di mutua perfezione’, per usare un’espressione di san Paolo.

Infatti, l’essere umano è creato a immagine e somiglianza di Dio, che è amore. L’amore reciproco tra l’uomo e la donna è riflesso dell’amore assoluto e indefettibile con cui Dio ama l’essere umano, destinato ad essere fecondo e a realizzarsi nell’opera comune dell’ordine sociale e della custodia del creato”.

La famiglia è un bene aggregativo: “Il bene della famiglia non è di tipo aggregativo, cioè non consiste nell’aggregare le risorse dei singoli per aumentare l’utilità di ciascuno, ma è un vincolo relazionale di perfezione, che consiste nel condividere delle relazioni di amore fedele, fiducia, cooperazione, reciprocità, da cui derivano i beni dei singoli membri della famiglia e, quindi, la loro felicità.

Così intesa, la famiglia, che è un bene relazionale in sé stessa, diventa anche la fonte di tanti beni e relazioni per la comunità, come ad esempio un buon rapporto con lo Stato e le altre associazioni della società, la solidarietà tra le famiglie, l’accoglienza di chi è in difficoltà, l’attenzione agli ultimi, il contrasto ai processi di impoverimento, e così via”.

Questo vincolo familiare può essere chiamato ‘genoma sociale’, in quanto accogliente: “Un aspetto che vorrei sottolineare è che la famiglia è il luogo dell’accoglienza. Non se ne parla tanto, ma è importante. Le sue qualità si manifestano in modo particolare nelle famiglie dove sono presenti membri fragili o con disabilità.

Queste famiglie sviluppano delle virtù speciali, che potenziano le capacità di amore e di sopportazione paziente verso le difficoltà della vita… La famiglia è il principale antidoto alla povertà, materiale e spirituale, come lo è anche al problema dell’inverno demografico o alla maternità e paternità irresponsabile”.

Ed ha ribadito che matrimonio naturale e matrimonio sacramento non possono essere separati: “La separazione fra i due finisce, da un lato per far pensare la sacramentalità come qualcosa di aggiunto, di estrinseco, e dall’altro rischia di abbandonare l’istituto della famiglia alla tirannia dell’artificiale. La terza condizione è, come ricorda ‘Amoris laetitia’, la consapevolezza che la grazia del sacramento del Matrimonio (che è il sacramento ‘sociale’ per eccellenza) risana ed eleva tutta la società umana ed è lievito di fraternità”.

Mentre nell’udienza ai membri della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, il papa ha chiesto di proteggere i minori e la famiglia: “L’abuso sessuale sui bambini è particolarmente grave perché offende la vita mentre sta sbocciando in quel momento. Invece di fiorire, la persona abusata viene ferita, a volte anche indelebilmente.

Recentemente ho ricevuto una lettera di un padre, il cui figlio è stato abusato e, a causa di questo, non è stato in grado di uscire dalla sua stanza per molti anni, portando impresse quotidianamente le conseguenze dell’abuso, anche nella famiglia.

Le persone abusate si sentono, a volte, come intrappolate in mezzo tra la vita e la morte. Sono realtà che non possiamo rimuovere, per quanto risultino dolorose”.

Infine un invito a prevenire l’abuso: “La testimonianza dei sopravvissuti rappresenta una ferita aperta nel corpo di Cristo che è la Chiesa. Vi esorto a lavorare diligentemente e coraggiosamente per far conoscere queste ferite, a cercare coloro che ne soffrono e a riconoscere in queste persone la testimonianza del nostro Salvatore sofferente.

La Chiesa infatti conosce il Signore risorto nella misura in cui lo segue come Servo sofferente. Questa è la strada per tutti noi: vescovi, superiori religiosi, presbiteri, diaconi, persone consacrate, catechisti, fedeli laici. Ogni membro della Chiesa, secondo il proprio stato, è chiamato ad assumersi la responsabilità di prevenire gli abusi e lavorare per la giustizia e la guarigione”.

(Foto: Santa Sede)

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