Il Tribunale di Roma boccia l’Ambasciata di Francia presso la Santa Sede e blocca lo sfratto ai danni dello scultore Bruno Liberatore, accogliendo il ricorso presentato dal Codacons

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L’artista Bruno Liberatore, che da anni espone le sue opere presso lo studio di via del Vantaggio a Roma (immobile di proprietà della Fondazione dei Pii Stabilimenti di Francia a Roma e a Loreto (Pieux Etablissements de la France à Rome et à Lorette) e la cui fama è riconosciuta a livello internazionale, si era visto infatti recapitare un decreto di sfratto dopo una controversia legale nata a seguito di lavori eseguiti nell’immobile che avevano portato alla distruzione di diverse opere d’arte realizzate da Liberatore. Del caso abbiamo parlato più volte in passato [*].

Nonostante le reiterate richieste avanzate all’Ambasciata di Francia presso la Santa Sede, nessun risarcimento per i danni provocati all’artista era stato concesso. Al contrario, fu avviata la procedura di sfratto, oggi bocciata dal Tribunale di Roma.

La III sezione civile Esecuzioni immobiliari ha così accolto il ricorso presentato dal Codacons in difesa dell’artista e ha bloccato il provvedimento di sfratto sospendendo il procedimento fino al contraddittorio tra le parti. Si tratta di una decisione importantissima, che salva la galleria d’arte di via del Vantaggio e boccia l’Ambasciata di Francia presso la Santa Sede, consentendo allo scultore di continuare ad esporre le proprie opere.

A seguito della decisione del Tribunale di Roma, il Codacons chiede ora a Papa Francesco di convocare l’Ambasciatore di Francia presso la Santa Sede, perché «voleva sfrattare il più importante scultore italiano vivente».

Bruno Liberatore, abruzzese, nato nel 1947 a Penne, è oggi titolare della cattedra di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Roma, quella stessa dove studiò da ragazzo, allievo di Fazzini e Mastroianni. Dall’inizio degli anni Ottanta, Liberatore si rifà, nelle sue opere, a una natura evocata quale archetipo memoriale ambientale, dapprima echeggiando nelle proprie sculture, di snodo narrativo, forme plastiche primarie suggerite da profili e corpi dei suoi monti d’Abruzzo; quindi, dai Novanta, introiettando natura e paesaggio in una sorta di cosmogonia originaria. La sua scultura va ad assumere, infatti, aspetti monumentali, diviene paesaggio e il paesaggio scultura. Numerose sono state le sue grandi esposizioni: nel 1993 gli viene dedicata una mostra antologica al Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo a Roma, nel 1999 presso il Museo Schloss Pillnitz di Dresda e sempre nel ‘99 partecipa alla Mostra “Lavori in Corso 8” presso la Galleria Comunale d’Arte Moderna di Roma. Del 2001 è la mostra romana “Grandi Sculture” presso il Complesso Monumentale del Vittoriano, seguita da un’esposizione al Memorial de l’America Latina di San Paolo del Brasile. Una sua recente antologica, presentata anche da Gillo Dorfles, ha campeggiato all’Ermitage di San Pietroburgo, dove enormi sculture sono state esposte nel grande Cortile di Gala del museo, affiancandosi a opere di minori dimensioni, quali modelli, gioielli e disegni, ospitate nelle contigue sale dello Stato Maggiore. Il lavoro di Bruno Liberatore, negli ultimi decenni, ha posto reiteratamente una forte sfida alle possibilità della scultura, destinata a farsi soprattutto totalizzante immagine di memoria di paesaggio e di cosmogonia tellurica. Paesaggio e natura germinante sono immaginati, infatti, non come sfondo di un evento rappresentato, di una qualche narrazione, bensì, protagonisticamente in quanto corpo stesso della proposta plastica; insomma, come “sostanza di scultura”. Un approccio, questo, peraltro assai raro entro la scena delle ricerche degli scultori contemporanei, in Italia o all’estero.

[*] Articoli precedenti

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