“Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi”. Oggi è iniziato il 51° viaggio di solidarietà e speranza della Fondazione Santina in Vietnam. Una rete elettrica per Khe Nhao

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Oggi, 28 aprile 2022, Mons. Luigi (Don Gigi) Ginami è partito per il 51° viaggio di solidarietà e speranza della Fondazione Santina, che lo porta in Vietnam fino al 7 maggio, con Padre Giovanni, Direttore del Mai Tai Center a Saigon, e Men Thi Bui, Rappresentante della Fondazione Santina ad Hanoi. Di seguito presentiamo il programma provvisorio di questo viaggio, durante il quale il 3 maggio verrà inaugurata una rete elettrica portata dalla Fondazione Santina nel villaggio di Khe Nhao, in Vietnam del Nord.

Il 3 maggio segna anche un anniversario significativo nella vita di Don Gigi: alle ore 12.00 di quel giorno nel 2021 ha lasciato il Vaticano per Bergamo… e il mondo. Ne parla nell’introduzione scritto il Sabato Santo, 16 aprile 2022 – Para que sigas siendo siempre un pastor que huele a ovejas y non pierda nunca al alma (Affinché tu continui sempre ad essere un pastore con l’odore delle pecore e non perda mai la tua anima) – al suo nuovo libro Viva la vida, il diario di un cambiamento, che sarà nelle librerie nel prossimo luglio 2022. In chiusura riportiamo l’anticipazione di questa introduzione, come ha fatto lui stesso di persona a Montello in occasione della solenne Veglia Pasquale che ha celebrato con la comunità monastica e gli amici dell’Associazione Amici di Santina Zucchinelli Onlus, che presiede.

Riteniamo che fosse utile condividere con i nostri lettori la lettura di questa esperienza di Don Gigi, con il suo augurio di Buona Pasqua: «Che Gesù Risorto riempia la zuccheriera della vostra vita con lo zucchero che viene da lui! Viva la vida!».

Fondazione Santina – Promo viaggi di solidarietà 2022 – Viaggia con noi!

Come nelle precedenti occasioni, lasciamo la parola a Don Gigi comunicatore. Nei prossimi giorni la faremo con i suoi consueti Report, mentre oggi – come premessa – riportiamo quanto ha scritto sul suo precedente viaggio nel villaggio di Khe Nhao, nel suo libro Ly (Edizioni Messaggero Padova 2019):

«Sono sulla strada del ritorno in Italia con il cuore che scoppia di emozioni raccolte per le strade paludose e polverose del meraviglioso Vietnam. Dopo quattro viaggi di solidarietà finalmente sono riuscito a realizzare quanto realizzato in tutti gli altri Paesi in cui siamo presenti. Ho vissuto dieci giorni da vietnamita, dormendo cinque notti su un pavimento e le altre sul tavolo di legno che qui sostituisce il letto.

Ho mangiato cane, ho gustato le diverse verdure, mangiato con i bastoncini, usato le loro latrine, respirato la loro polvere e la loro miseria in un caldo umido infernale. Al termine di questi giorni, con infinita stanchezza, scrivo su questo IPad, seduto su una poltroncina in aeroporto, le impressioni dell’incontro con il villaggio di Khe Nhao e le sue sterminate risaie stese sul dorso delle colline e disposte a grandi terrazze in un panorama da sogno. Un conto è parlare di vita nelle risaie, un conto è affondarci il piede nudo e starci per un’ora… Basta questo per capire la fatica in queste condizioni di grande prova e disagio. Questa è la quotidianità nella povertà di queste terre dove lo stato comunista non arriva… perché, alla fine, non interessa molto. Sono arrivato a Khe Nhao con Men, inseparabile compagna di viaggio per la traduzione e la condivisione di questo pezzo di vita, con Mia sua sorella e con Do An il figlio di Doan dal quale finalmente ho trovato il tavolaccio pulito su cui dormire al posto del pavimento polveroso più esposto a insetti e rettili. Devo ringraziare di cuore Men per aver organizzato questo viaggio e per essersi presa a cuore il progetto di portare qui l’elettricità. Arriviamo a Khe Nhao e, dopo aver incontrato il leader della piccola comunità cattolica, gli chiedo di poter andare nei campi e incontrare la gente là dove lavora: “Thuan, puoi portarmi nei campi di riso? Voglio incontrare la gente dove vive dalle sette del mattino alle sette di sera!”. L’uomo mi guarda con piacevole sorpresa e mi dice: “Forse sei il primo straniero che mette il piede in una risaia da queste parti! Mi meravigli. Non sei mai stato in una risaia del Vietnam?”. Lo guardo: “Non sono mai stato in una risaia in tutta la mia vita!”.

“Non sarà piacevolissimo, Don Gigi. Prima di tutto ti do un cappello… il sole con il riverbero dell’acqua non perdona e poi un paio di stivali”. Così facendo, Thuan mi mette in testa un classico cappello a cono orientale che usano i contadini e mi porge un paio di stivali luridi. Lo ringrazio gentilmente: “Thuan, la gente normale porta il cappello, ma non porta stivali. Entra nell’acqua a piedi nudi. Bene, io voglio fare come loro!”. Il giovane sorride compiaciuto: “Tu devi avere qualche rotella fuori posto, ma la gente sarà orgogliosa di te”. Saltiamo in moto e, dopo dieci minuti, eccoci ai campi. Ci saranno una cinquantina di contadini: bambini, ragazzi e adulti. Qui i diritti umani non esistono. Appena si può lavorare entri nella risaia perché, praticamente, nella risaia ci sei nato. Tua madre ti portava sulle sue spalle mentre lavorava e ora che hai otto anni lavori come i grandi. Forse questa abitudine non è poi del tutto sbagliata: come si mangia così si lavora. È una legge della natura… è così quando si diventa fecondi, si fa famiglia a 15 o 16 anni e si è nonni a 30! Nessuno scandalo, nessun clamore ma la semplice e lineare legge della vita. Da noi tutto è trasformato: fino a 18 anni non si può lavorare, poi si deve studiare, poi ci si deve sposare bruciando gli anni più belli della nostra vita e arrivando a 30 anni, quando qui sono nonni, ridotti a grandi bamboccioni con una sfilza di titoli accademici altisonanti, ma senza un soldo in tasca e senza un figlio in pancia. Abbiamo sterilizzato tutti, uomini e donne, fino all’età di 30 anni in nome della formazione. Se uno spende trent’anni a formarsi e, alla fine, non ha un soldo in tasca e un figlio in pancia, che cazzo vive a fare? La nostra crisi dipende proprio da questo creare ragazzi senza lavoro, senza figli, frustrati e depressi che, nella continua ricerca di costruire un futuro intellettuale, si ritrovano con un passato sterile e vuoto e si trovano, a 30 anni, con il vento nelle mani…

Ci si accorge troppo tardi di aver perso 30 anni di vita. Questa riflessione viene da queste risaie piene di fango, di caldo e di sudore, piene di bambini, giovani, adulti e anziani, da queste risaie piene di lavoro ma che sono per me un laboratorio di alta umanità. La moto corre per il sentiero che diventa sempre più stretto. A destra e a sinistra gli acquitrini. Qualche bufalo, grosso e stanco, pascola nel prato vicino. Io inizio a respirare la risaia. Prima di tutto quello che soffoca è il calore che emanano le acque stagnanti. Sotto il calore del sole, a quaranta gradi, l’acqua diventa calda e produce calore… una sorta di bagno turco. I vestiti si bagnano e ogni sforzo che compi è il doppio di quello che fai in una condizione normale. Loro sono lì, con la schiena piegata, dalle sette del mattino alle sette di sera. Non sanno leggere né scrivere e sui loro volti bagnati dal sudore vedi la fatica, la fatica fisica di un lavoro che ti logora. Una fatica vera, autentica, quella che sfibra il corpo. Noi non la conosciamo, la diciamo inumana… noi andiamo in palestra per fare fatica. Qui la fatica è la regina! Scendo dalla moto. Una contadina alza il capo. La guardo e lei, curiosa, sorride. Lascio gli infradito, sono a piedi nudi, e il terreno scotta. Faccio fatica a resistere mentre mi rimbocco i pantaloni fino alle ginocchia. Thuan mi sorregge. Men, Mia e Doan mi guardano stupiti. Devo stare attento. Il fango caldo è scivoloso e non vorrei far la fine della signora che è caduta con il suo sederone nel fango del Fiume Rosso! Cammino con cautela a brevi passi. Immergo il mio piede. Altri contadini alzano il capo. Thuan li invita a venire. Anche il mio secondo piede è nell’acquitrino. Piccoli animaletti si muovono nell’acqua… Il caldo diventa ancora più forte e i miei vestiti sono tutti bagnati. Mi domando: “Ma dove sono? E questi poveri dannati ci sono?”. I loro visi mi commuovono. Sono visi di gente che conosce la fatica e il sudore. Meritano rispetto. Thuan inizia a parlare. “Don Gigi è un prete italiano che ha creato una piccola fondazione, si chiama Fondazione Santina in onore della sua mamma. Ha tanto aiutato il Vietnam e ora vuole provare a passare un momento con noi e a condividere quello che voi fate”. Il lavoro dei campi sembra cessare per un momento. La gente si avvicina al prete con i piedi nel fango come loro. La commozione mi prende profondamente. Vi confido una cosa: questi momenti di condivisione mi danno una straordinaria forza interiore, più che incontrare papa Francesco! Mi danno la convinzione di essere a contatto con esperienze autentiche quanto dimenticate o drasticamente rifiutate. Non parlo la loro lingua. Come posso fare per dire loro qualche cosa? Mi interrogo mentre il caldo mi soffoca; mi interrogo mentre il sudore scende e la maglietta è attaccata alla pelle, i pantaloni sono fradici e il cappello a cono mi protegge il cervello da un caldo che frigge la pelle. Scende il silenzio nella risaia, Thuan mi guarda attendendo una mia parola. Una contadina è vicina a me, con una camiciola di colore verde e il classico cappello a cono. Appoggio la destra sulla sua spalla, la guardo e poi mi inchino fino all’acqua… lentamente estraggo il suo piede dal fango e il piedino esce, piccolo, coperto di fango e grondante acqua sporca. Faccio uno sforzo di equilibrio, non devo cadere, e mi devo concentrare su quello che sto facendo! Mi abbasso e arrivo al suo piede sinistro. Avvicino le labbra e, con forza, lo bacio. Ripongo il suo piede nell’acqua, mi rialzo lentamente. Tutta la bocca, le labbra e le guance sono sporche di fango, acqua sporca mi gronda dal volto. Negli occhi della donna si è accesa l’incredulità, lo stupore e poi la gioia. I contadini esclamano “Oooh!”. Con quella bocca sporca di fango inizio a parlare e Men commossa traduce: “Per parlarvi dovevo lavare la bocca, dovevo pulire le mie labbra dalla stupidità della mia vita e impastarla con il sudore, la fatica e il lavoro della vostra vita! Ora che ho la bocca sporca del fango di questa terra, ho il cuore pulito per parlare. Vi dico solo una cosa: grazie! Grazie per l’esempio che siete per me e per tutti, voi siete il parafulmine dell’umanità. Dio non punisce la nostra stupida vita occidentale, ha pietà di noi perdigiorno, stupiti bambinoni, perché rispetta troppo la vostra fatica il vostro sudore e la vostra bontà. Tutto il mondo deve tornare a scuola qui. Ogni occidentale dovrebbe metter i suoi piedi in una risaia per rivedere la propria vita! Da qui guardare a quanto siamo stupidi. Vi voglio bene! Io vorrei con voi recitare il Padre Nostro. Forse è la prima volta che un prete prega con voi in risaia, Lo facciamo?”. La povera gente si toglie il cappello e io inizio: “Yanzacha, vacon vatai, Tam”. Lentamente, con la cantilena vietnamita, preghiamo il Padre Nostro… Alla fine impartisco loro la benedizione. “Ora vorrei venire a salutare ciascuno di voi, uno ad uno e mi intratterrò un’ora con voi. Va bene? Prima vi dico una cosa: mentre venivo in moto, il vostro leader Thuan mi ha detto che nel villaggio non c’è ancora elettricità e che la linea elettrica più vicina è distante tre chilometri da qui. Mi ha chiesto se possiamo fare qualche cosa. Si tratta di 5000 euro. Non ho detto nulla a Thuan ma ora, solennemente, vi prometto che vi porteremo noi l’elettricità qui. Non è molto ma almeno, quando la sera nelle vostre capanne accenderete una lampadina, potrete ricordarvi di me e della nostra Fondazione Santina e pregare che, se Dio vuole, possiamo fare opere piccole come queste che danno una scintilla di luce all’umanità”. I contadini felici applaudono e io inizio la mia via crucis per i campi di riso salutando uno ad uno i contadini piccoli e grandi e riempiendo il cuore di un’enorme gioia, una gioia forte e piena che respiro profondamente nel ristoro del vento del viaggio in moto per ritornare al villaggio. Ringrazio Dio di questo dono che non ho meritato. Sceso dalla moto, Men mi raggiunge, mi abbraccia forte e mi dice: “Gigi sono orgogliosa di te!”. E con le mani mi asciuga il fango secco dalle guance e dalle labbra».

51° viaggio di solidarietà e speranza in Vietnam (28 aprile-7 maggio 2022)
Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi (Ap. 7,17)
Programma provvisorio

Giovedì 28 aprile 2022
Stezzano-Milano Malpensa-Doha

Ore 09.00 Santa Messa presso il Santuario Madonna dei Campi di Stezzano. Inizio del 51° viaggio di solidarietà e speranza
Ore 16.15 Partenza con il Volo Qatar Airways QR0128 da Milano Malpensa per l’Hamad International Airport di Doha. Arrivo alle ore 23.00.

Venerdì 29 aprile 2022
Doha-Saigon

Ore 02.35 Partenza con Volo Qatar Airways QR 0970 per Saigon. Arrivo alle ore 14.25. Trasferimento al Mai Tam Center. Celebrazione della Santa Messa. Cena e pernottamento nel Centro per bambini sieropositivi.

Sabato 30 aprile 2022
Saigon

Ore 07.00 Celebrazione della Santa Messa. Incontro con i bambini del programma di adozione 2018-20: Do Dang Khoa, Ha Nguyen, Nguyen Thi Anh Thu, Nguyen Khah Ngoc, Pham Ngoc Bao. Nel pomeriggio continua l’incontro con i bambini sieropositivi: Le Hung Phong, Nguyen Thi Thy Trang, Nguyen Ngoc Bao Han, Le Thi Huyen Ngan e la piccola Santina ultimamente arrivata.

Domenica 1° maggio 2022
Saigon

Ore 07.00 Celebrazione della Santa Messa. Visita alla parrocchia di Padre Dominc. Incontro con Maria. Nel pomeriggio incontro con i 10 nuovi bambini per adozione a distanza e progetto di nuovo di aiuto al Mai Tam Center per bambini sieropositivi.

Lunedì 2 maggio 2022
Saigon-Hanoi-Yen Bai

Ore 07.00 Celebrazione della Santa Messa. Saluto ai bambini e partenza per l’aeroporto.
Ore 12.20 Partenza con Volo Han Air System H1 4414 per Hanoi
Ore 14.30 Arrivo ad Hanoi. Trasferimento a Yen Bai.

Fondazione Santina – Costruzione della rete elettrica nel villaggio povero di Khe Nhao in Vietnam del Nord.

Martedì 3 maggio 2022
Khe Nhao-Yen Bai

Santa Messa e inaugurazione della rete elettrica nel villaggio di Khe Nhao. Incontro con la gente di Khe Nhao e rientro a Yen Bai.

Mercoledì 4 maggio 2022
Yen Bai

Ore 07.00 Celebrazione della Santa Messa. Visita alla casa di Doan. Visita alla chiesa terminata e incontro con il parroco.

Giovedì 5 maggio 2022
Yen Bai

Ore 07.00 Celebrazione della Santa Messa. Incontro con la famiglia di Doan. Nel pomeriggio visita alle comunità rurali.

Venerdì 6 maggio 2022
Yen Bai

Ore 07.00 Celebrazione della Santa Messa. Incontro con parroco di Yen Bai.
Hanoi-Doha
Ore 19.30 Partenza con Volo Qatar Airways QR0977 per Doha. Arrivo alle ore 22.50.

Sabato 7 maggio 2022
Doha-Milano Malpensa-Stezzano
Ore 01.40 Partenza con Volo Qatar Airways QR0123 per Milano Malpensa. Arrivo alle ore 07.00. Trasferimento al Santuario Madonna dei Campi di Stezzano. Santa Messa di ringraziamento e conclusione del 51° viaggio di solidarietà e speranza.

Dal Vaticano a Bergamo: il diario di un cambiamento
3 maggio 2021 ore 12
Introduzione: “Para que sigas siendo siempre un pastor que huele a ovejas y non pierda nunca al alma”.


«Sabato Santo, 16 aprile 2022. Sono le prime ore del mattino ed ancora assonnato arrivo vicino alla macchina del caffè Nespresso, regalatami da Don Dario, quando ho lasciato il Vaticano e come augurio di vita nuova. Ogni mattina è un rito il caffè bollente, sedente e che non costi niente! Il pensiero va alla solenne veglia pasquale che celebrerò a Montello con la comunità monastica e gli amici dell’Associazione. Metto la cialda del caffè, la macchina si scalda e meticolosamente preparo la tazzina con il piattino, cucchiaino e tovagliolino di carta… penso allo zucchero e mi ricordo che è da un po’ di giorni che scarseggia e mi domando se aprendo il coperchio ve ne sarà ancora o dovrò riempiere prendendo dal sacchetto in dispensa. Sollevo la zuccheriera e sento un peso insolito, sembra piena, sollevo il coperchio e… trovo lo zucchero: la zuccheriera ne è piena! Mi commuovo, chi ha riempito? La risposta è fulminea: ieri Silvana, e senza dire niente, senza un rimprovero alla mia pigrizia su faccende domestiche sulle quali sono ancora dopo un anno un grande inesperto! Come ad esempio accorgermi solo dopo tre mesi che la pasta “4 Salti in Padella” – da me puntualmente chiamata “3 Salti in Padella” con figuracce al supermercato dove la commessa si è messa a ridere quando ho fatto l’errore dicendomi: si vede Don Gigi che non sei molto esperto in cucina – bene “4 Salti in Padella” si cucinano in padella e non in microonde! Bene la mia nuova vita è fatta di queste umili cose che fanno tanto bene al mio orgoglio.

Guardo la zuccheriera e diventa il mio oggetto di meditazione in questo Sabato Santo 2022: la zuccheriera è proprio qui davanti a me e mi interroga. Tante volte nella vita rimaniamo senza zucchero e la nostra esistenza si riempie di amarezza per un torto ricevuto, per una grande ingiustizia che ti cambia la vita, per una malattia, per un grande problema. Molte volte alla nostra vita manca la dolcezza e siamo amari, come il caffè senza zucchero: i nostri occhi si riempiono di lacrime, ci svegliamo angosciati con in bocca il sapore amaro della vita. Proprio in quel momento Dio ti riempie la zuccheriera di zucchero, ti svegli una mattina e trovi che Dio puntualmente mette zucchero nella tua giornata.

Le pagine che state per leggere in questo libro Viva la Vida! Sono le pagine in cui mostro come Dio in questo anno, ha fatto come Silvana, mi ha messo zucchero nella zuccheriera vuota! Sono pagine in cui non si parla di amaro, ma di dolcezza: lo zucchero, il sapore che solo Dio mi ha regalato attraverso molte e molte persone in questo anno! Sono Cardinali, Vescovi, sacerdoti, comunità monastiche, amici e amiche che non sono presenti per il loro titolo o l’importanza sociale, ma per la loro forza di testimonianza: questi amici mi sono stati tutti vicini ed hanno trasformato questo anno in un anno meraviglioso!

Questo lungo anno, vedrete nelle prossime pagine è iniziato il 28 marzo 2021, Domenica delle Palme dove Dio ha riempito il mio amaro con la formidabile frase: Fiat voluntas tua, tanto misteriosa quanto potente perché frutto di una profonda Diosincidencia. E questo anno giunge ad oggi, Sabato Santo 16 aprile 2022 con una zuccheriera piena, traboccante di zucchero! Tra questi due giorni, che sono frutto di due Diosincidencias: il 28 marzo 2021 Domenica delle Palme ed il 16 aprile 2022 Sabato Santo, vi è un anno pieno di zucchero di Dio che ha saputo riempiere l’amaro della Vita che tutti incontriamo. Io spero che la lettura di questo libro raggiunga un unico scopo: quello di farti cercare cucchiaini di zucchero nella tua Vita quando invece sistematicamente vedi amaro.

In questa Introduzione parto da un cucchiaino tanto bello quanto inaspettato: forse il più bello tra tutti e ci introduciamo alle pagine di questo libro proprio con questo bellissimo fatto avvenuto sulle Ande del Perù e che non ho riportato nel libretto di Sol, perché forse la carezza di fuoco di Juana aveva offuscato la mia riflessione, ora in questo Sabato Santo quel fatto del giugno 2021 riappare con tutta la sua forza. Ascoltate.

Sulle Ande, a Villa San Roman, un barrio povero di Juliaca, vi è un grazioso Asilo che abbiamo costruito negli anni per i piccolini che vivono nella miseria e quella Scuola d’Infanzia è piena di colori perché abbiamo voluto allietare la miseria, non solo con la completa ristrutturazione dell’edificio, ma facendoci dipingere uno splendido mural. L’autore è un pittore famoso ben conosciuto a Puno per importanti opere: Wilber Maidanada. Davvero il mural che ha realizzato è meraviglioso e sulle Ande il suo nome è molto conosciuto. Siamo diventati amici, mi segue con tanta amicizia nei diversi paesi del mondo, e pensate con Google traduce tutto in spagnolo.

Bene nel mio viaggio di giugno in Perù non poteva mancare un pranzo con lui a Puno. Ci incontriamo alla Plaza des Armas pranziamo insieme in un locale e il mio amico è curioso: “Padre perché hai lasciato il Vaticano? Non ti trovavi bene vicino al Papa? Hai fatto qualcosa di male?”. Ecco l’amaro che mi arriva in bocca: l’essere fraintesi o giudicati! Inghiotto amaro e mi rendo conto che tante persone senza parlare pensano così e questo crea un disorientamento profondo ed intimo che in quei giorni spesso si tramutava in lacrime: mi ricordo lacrime a Puerto Maldonando, mi ricordo lacrime a Villa San Roman e ora… nascoste lacrime a Puno. Perché la gente pensa così? Spesso mi sono interrogato! L’amico non si rende conto dell’amaro che inghiotto, confuso da un Pisco Sauer al termine del pranzo. Dico a lui: usciamo fuori… ti spiego. Il sole è caldo, in Perù siamo entrati in inverno il 21 giugno, ma il sole delle Ande è forte, facciamo una passeggiata nella splendida cittadina, costeggiamo il lago e poi ci dirigiamo a casa di Wilder per un caffè. Lo guardo negli occhi, gli artisti hanno una singolare forza nell’interpretare la Vita, che spesso noi normali non abbiamo… “Wilder, voglio risponderti partendo da quando ero piccolo! Tu lo sai che da quando ho l’età della ragione ho sempre pensato di diventare prete? Ero così convinto che già a 5 anni facevo il chierichetto in una chiesetta di nome Nostra Signora dei disperati. Mio papà era custode della curia diocesana…” (ed ora mentre scrivo al computer davanti alla zuccheriera piena ed alla tazza di caffè vuota, guardo fuori dalla finestra e vedo proprio la casa dove sono nato e mio padre è morto. Ora dopo molti anni torno a vivere nel luogo della mia nascita, anche questa non è una Diosincidencia, un tornare alle origini?) Wilder mi guarda sorpreso e mi dice: “Non hai mai dubitato di diventare prete??”. “Mai Wilbert, esisteva solo una possibilità che non lo diventassi: la morte!” Bene dai 5 ai 25 anni il giorno della mia ordinazione sacerdotale nel mio lungo ed accurato discernimento vocazionale in due seminari, quello di Bergamo e quello di Roma, con equipe di formatori eccellenti: mai e poi mai è risuonata nella testa la parola Vaticano o Segreteria di Stato! Mai, non sapevo neppure cosa era e mai questa parola ha influenzato la mia vocazione in alcun modo. Pensavo invece di fare il prete in modo tradizionale: messa, confessioni, catechesi, ecc. ecc. Ora ti devo dire che ho vissuto 25 anni in Segreteria di Stato per obbedienza, non per scelta: non ho mai fatto quello che volevo. Ora dopo 25 anni era per me importante dedicarmi a tempo pieno a questo, essere prete ed esserlo nel modo in cui mia mamma Santina, attraverso la Fondazione e l’Associazione, mi ha insegnato dal 2005, anno in cui con la “testa ed il cuore” ho lasciato il Vaticano per dedicarmi a mia madre prima, ed ai poveri alla sua morte con questa Fondazione che mi porta in tutto il mondo. E non è un caso che oggi sono qui, che appena lasciato il Vaticano sia volato in Perù per inaugurare a Puerto Maldonado una parte nuova del seminario realizzata con i contributi della Caritas della mia Diocesi. In altre parole Wilbert: sono tornato ad essere un pastore e spero di esserlo come sempre mi raccomanda la mia Amica Valentina Alazraki che nella mia bibbia mi ha scritto: “Para que sigas siendo siempre un pastor que huele a ovejas y non pierda nunca al alma”. Era il 9 agosto 2017 e quella frase scritta dalla giornalista messicana non conosceva l’anno 2021. Ma prima di questa bellissima frase mi ricordo che nel Conclave del 2005 il Cardinale Martini mi disse: “Don Gigi se ti accorgi di perdere l’anima negli ambienti vaticani: scappa!”. Non sono fuggito, la mia uscita dal Vaticano è stata serena e piena di gioia per quello che sognavo di fare: dedicarmi a tempo pieno alla Fondazione ed ai poveri, esser un Pastore con l’odore delle pecore come dice Valentina che considero come una sorella. E così mi sono trovato a rivivere la frase di Van Gogh: “Prima sogno i miei dipinti poi dipingo il mio sogno”.

In Vaticano Wilder sicuramente non stavo perdendo l’anima, ma l’odore delle pecore certamente sì: troppa gente in talare pensa di profumare di Dio e trascura l’odore delle pecore! Impeccabili nel vestito, procedenti con schiere di segretari e addetti… e privi dell’odore delle pecore e quindi di Dio; pieni di ricercati profumi e dopobarba, con ciglia curate, ma sulle spalle nulla: nessuna pecora, perché le pecore puzzano!”. Wilder scoppia a ridere e mi dice: “Ho visto in YouTube un breve video tuo, eri qui sulle Ande ed eri vicino ad un gregge di pecore e improvvisamente un piccolo agnellino ti è corso incontro e tu lo hai preso sulle tue spalle”. Lo guardo con gioia, scende nel mio cuore dello zucchero: “Wilder hai ragioneee! Era anni fa e quell’agnellino poverino era molto curioso, come tutti i piccoli, è corso vicino a me e, se guardi bene il filmato, mi ha annusato: erano giorni che non facevo una doccia e venivo dalla casa di Juana dove il letame e gli animali abitano, solo dopo aver annusato la mia puzza e non il mio dopobarba! Si è fatto prendere in braccio… forse ha riconosciuto in me il pastore che puzza di animali. Gli scarponi erano sporchi ed anche i pantaloni ed i vestiti puzzavano, me ne rendo conto quando tornando in Italia ed aprendo la valigia rossa esce puzza, fango ed anche scorpioni dal Messico, a Roma le suore avevano il terrore ad aprire la valigia rossa!” Ridiamo divertiti e con Wilder ci incamminiamo verso la sua casa dalla quale si vede il meraviglioso lago Titicaca. In cucina la moglie mi offre del caffè americano, o meglio io direi peruviano, infatti non si mette zucchero ed il caffè è amaro, per noi italiani non è proprio buono. Ho il gusto amaro del caffè in bocca ed Wilder mi dice: “Gigi, ho un regalo per te, e dicendo così i suoi occhi si illuminano. Seguimi al mio laboratorio!” Mi alzo, usciamo in giardino, ed arriviamo al luogo dove Wilder dipinge, mi fa entrare. L’odore dei colori è forte ed il suo studio è pieno di opere: disegni abbozzati, sculture… nell’angolo su un treppiede, vi è un panno che presumibilmente copre un quadro, l’amico mi dice: “Il tuo regalo è lì sotto, scoprilo!” Lentamente scopro il quadro e… sono travolto dalla sorpresa, gli occhi hanno il sopravvento ammiro il quadro: sono io con in braccio quell’agnellino che, uscito dal gregge mi aveva annusato cercando in me il pastore che lo accudisce e protegge! Zucchero entra nel cuore: una dolcezza che mette insieme un uragano di emozioni: la frase di Valentina, il suggerimento del Cardinale Martini, la domanda di Wilder sul perché avessi lasciato il Vaticano; il quadro in un istante mi offre la risposta: sono un prete con l’odore delle pecore! Scoppio a piangere e abbraccio forte forte Wilder: davvero gli artisti hanno una forza spirituale incredibile. “Wilber oggi tu per me sei un conforto incredibile: come hai potuto domandarmi perché hai lasciato la Segreteria di Stato e dipingere questo quadro che è la risposta?”. Lui mi guarda fiero e mi dice: “La mia domanda era retorica, da quando ci siamo conosciuti a Villa San Roman, mi sono sempre chiesto, ma cosa ci fa quest’uomo seduto in un ufficio? Sai non credevo molto che tu lavorassi vicino al Papa Francesco, ma per me sei più importante perché sei vicino a me qui sulle Ande! Per me sei importante per quell’agnellino che dopo averti annusato ha riconosciuto in te la puzza del pastore e ti è venuto in braccio. Prima di dipingere questo quadro ho guardato un milione di volte il video… i tuoi occhi erano pieni di commozione, di dolcezza verso quel piccolo agnellino e mi sono detto: se questo prete sa guadare alla gente con lo stesso sguardo con il quale ha preso in braccio la pecorella, sarà un bravo prete! Voglio dipingerlo così…“. Anche Wibert si commuove ci abbracciamo forte e dico a lui: “Guarda bene il quadro, guarda i dettagli: cosa ho al dito? E cosa ho al polso?”, “Gigi: certo! Ho voluto curare bene i dettagli, soprattutto questi due: hai l’anello del Messico di Miroslava, Sofia e Romina ed hai al polso un braccialetto regalato da tuo nipote Paolo: so perfettamente quanto ami queste persone e quanto influenzino la tua vita questi due preziosi oggetti… Mi fermo e la commozione si fa ancora più forte, tolgo l’anello e dico: “Questo anello me lo ha benedetto il mio vescovo Francesco dicendomi “Bentornato e Benedetto”, era il 19 maggio 2021. Da allora penso davvero di aver compromesso e sposato le mie pecore. Sono sicuro di una cosa nella mia vita non ho mai profumato per dopobarba raffinati non sono mai stato a fare pedicure o dall’estetista, ma… soprattutto dal 2005 puzzo di pecora: come la puzza del vomito e delle feci di mia madre sofferente, di Everlyne morta di ADIS in Africa, del terribile prigioniero Angel nel carcere delle Ande, di Doan in Vietnam del nord, oppure come quella che incontro oggi tra i poveri di tutto il mondo… o semplicemente la puzza delle sofferenze delle persone vicine a Bergamo, e di tutto questo sono orgoglioso!”. Wilbert sorride non immagina di avermi fatto un regalo che è profezia… ci abbracciamo forte e ci lasciamo; nelle mie mani il prezioso regalo.

Questa profezia apre il libro Viva la Vida! in cui troverai tanta dolcezza che addolcisce l’amarezza e tra questa dolcezza vi sono Miroslava ed il suo anello e Paolo con il suo quadro! Proprio questi due segni – l’anello ed il quadro -percorreranno questo libro, che spero ti piaccia ed aiuti anche a te a trovare zucchero nella zuccheriera vuota…

Si è fatto tardi qui a Bergamo e in questo Sabato Santo, 16 aprile 2022, mi devo preparare per la Veglia Pasquale, guardo alla zuccheriera piena davanti a me ripongo il coperchio, lo sguardo va ora al quadro di Wilbert appeso in casa e nella commozione scoppia il ringraziamento: grazie Silvana e grazie Wilder, mi insegnate che Dio pone dolcezza nella nostra Vita: noi vediamo solo l’amaro, ma anche nell’amaro più disgustoso la dolcezza di Dio ti può raggiungere e spero che queste pagine possano aiutarti a scoprirla: io ci sono riuscito».

Fondazione Santina – Promo del 51° viaggio di solidarietà e speranza in Vietnam (28 aprile-7 maggio 2022).

Nuova uscita

Fondazione Santina – Promo di “Amani”, il libretto N. 36 della serie #VoltiDiSperanza (Edizioni Messaggero Padova), sullo sfruttamento del lavoro minorile in Kenya.

Il 50° viaggio di solidarietà e speranza della Fondazione Santina in Kenya. L’eroismo di Amani, il N. 36 dei #VoltiDiSperanza – 14 marzo 2022

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