Papa Francesco invita ad essere canali di misericordia

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“Oggi varie Chiese orientali, cattoliche e ortodosse, e anche diverse comunità latine, celebrano la Pasqua secondo il calendario giuliano. Noi l’abbiamo celebrata domenica scorsa, secondo il calendario gregoriano. Porgo loro i miei auguri più cari: Cristo è risorto, è risorto veramente! Sia Lui a colmare di speranza le buone attese dei cuori. Sia Lui a donare la pace, oltraggiata dalla barbarie della guerra. Proprio oggi ricorrono due mesi dall’inizio di questa guerra: anziché fermarsi, la guerra si è inasprita. E’ triste che in questi giorni, che sono i più santi e solenni per tutti i cristiani, si senta più il fragore mortale delle armi anziché il suono delle campane che annunciano la risurrezione; ed è triste che le armi stiano sempre più prendendo il posto della parola”.

Al termine del Regina Coeli odierno papa Francesco ha detto che la guerra è una barbarie, rivolgendo gli auguri di Pasqua agli ortodossi, proprio nella domenica della Domenica della Misericordia, in cui Gesù chiarisce i dubbi dell’apostolo Tommaso: “Raccontandoci la storia di Tommaso, infatti, il Vangelo ci dice che il Signore non cerca cristiani perfetti. Il Signore non cerca cristiani perfetti.

Io vi dico: ho paura quando vedo qualche cristiano, qualche associazione di cristiani che si credono i perfetti. Il Signore non cerca cristiani perfetti; il Signore non cerca cristiani che non dubitano mai e ostentano sempre una fede sicura. Quando un cristiano è così, c’è qualcosa che non va. No, l’avventura della fede, come per Tommaso, è fatta di luci e di ombre.

Se no, che fede sarebbe? Essa conosce tempi di consolazione, di slancio e di entusiasmo, ma anche stanchezze, smarrimenti, dubbi e oscurità. Il Vangelo ci mostra la ‘crisi’ di Tommaso per dirci che non dobbiamo temere le crisi della vita e della fede. Le crisi non sono peccato, sono cammino, non dobbiamo temerle”.

Gesù cerca l’uomo, perché è misericordioso: “Viene ad aprire i cenacoli delle nostre paure, delle nostre incredulità, perché sempre ci vuol dare un’altra opportunità. Gesù è il Signore delle ‘altre opportunità’: sempre ce ne dà un’altra, sempre. Pensiamo allora all’ultima volta (facciamo un po’ di memoria) in cui, durante un momento difficile, o un periodo di crisi, ci siamo chiusi in noi stessi, barricandoci nei nostri problemi e lasciando Gesù fuori casa.

E ripromettiamoci, la prossima volta, nella fatica, di ricercare Gesù, di tornare a Lui, al suo perdono (Lui sempre perdona, sempre!), tornare a quelle piaghe che ci hanno risanato. Così, diventeremo anche capaci di compassione, di avvicinare senza rigidità e senza pregiudizi le piaghe degli altri”.

Nella celebrazione eucaristica, officiata dal card. Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, papa Francesco ha sottolineato il valore della pace di Gesù: “In questo clima arriva il primo pace a voi!. I discepoli avrebbero dovuto provare vergogna, e invece gioiscono. Chi li capisce… Perché? Perché quel volto, quel saluto, quelle parole spostano la loro attenzione da sé stessi a Gesù.

Infatti ‘i discepoli gioirono (precisa il testo) al vedere il Signore’. Vengono distolti da sé stessi e dai propri fallimenti e attirati dai suoi occhi, dove non c’è severità, ma misericordia. Cristo non recrimina sul passato, ma dona loro la benevolenza di sempre. E ciò li rianima, infonde nei loro cuori la pace perduta, li rende uomini nuovi, purificati da un perdono donato senza calcoli, un perdono donato senza meriti”.

Gesù dona la pace della misericordia: “Non solo ricevono misericordia, ma diventano dispensatori di quella stessa misericordia che hanno ricevuto. Ricevono questo potere, ma non in base ai loro meriti, ai loro studi, no: è un puro dono di grazia, che poggia però sulla loro esperienza di uomini perdonati.

E mi rivolgo a voi, missionari della Misericordia: se ognuno di voi non si sente perdonato, si fermi e non faccia il missionario della Misericordia, fino al momento di sentirsi perdonato. E da quella misericordia ricevuta sarete capaci di dare tanta misericordia, di dare tanto perdono”.

E’ un invito ad essere ‘canali’ della misericordia: “E oggi e sempre nella Chiesa il perdono ci deve raggiungere così, attraverso l’umile bontà di un confessore misericordioso, che sa di non essere il detentore di qualche potere, ma un canale di misericordia, che riversa sugli altri il perdono di cui lui per primo ha beneficiato. E da qui nasce quel perdonare tutto, perché Dio perdona tutto, tutto e sempre.

Siamo noi a stancarci di chiedere il perdono, ma Lui perdona sempre. E voi dovrete essere canali di questo perdono, tramite la vostra esperienza di essere perdonati. Non bisogna torturare i fedeli che vengono con i peccati, ma capire cosa c’è, ascoltare e perdonare e dare un buon consiglio aiutando ad andare avanti. Dio perdona tutto: non bisogna chiudere quella porta”.

Gesù offre segnali di misericordia: “In queste situazioni Gesù non viene verso di noi in modo trionfante e con prove schiaccianti, non compie miracoli roboanti, ma offre caldi segni di misericordia. Ci consola con lo stesso stile del Vangelo odierno: offrendoci le sue piaghe.

Non dimentichiamo questo: davanti ai peccati, al più brutto peccato, nostro o degli altri, c’è sempre la presenza del Signore che offre le sue piaghe. Non dimenticarlo. E nel nostro ministero di confessori, dobbiamo far vedere alla gente che davanti ai suoi peccati ci sono le piaghe del Signore, che sono più potenti del peccato”.

(Foto: Santa Sede)

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