La Società san Vincenzo De Paoli in Ucraina accanto alla popolazione

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Sabato 19 marzo Paola Da Ros è stata eletta nuova presidente della Federazione Nazionale ‘Società di San Vincenzo De Paoli’, succedendo ad Antonio Gianfico, che è rimasto in carica per sei anni. Insieme alla presidente si è rinnovata anche la giunta esecutiva, come ha sottolineato la neo presidente:

“Ho individuato le consorelle ed i confratelli che, con il mio stesso entusiasmo, dovranno aiutarmi in questi anni, cercando di miscelare al meglio persone esperte con altre che, per la prima volta, si propongono per un incarico nazionale. Sono persone che provengono dalle diverse aree geografiche dell’Italia e la parte femminile è per la prima volta maggioritaria”. 

Paola Da Ros, insegnante, è nella Società di san Vincenzo de’ Paoli dal 1978; è coordinatrice Interregionale Veneto e Trentino dal 2017 e rappresentante della Società di San Vincenzo De Paoli al Tavolo Regionale delle eccedenze alimentari della Regione Veneto, al Tavolo dell’Alleanza contro la Povertà del Veneto, alla Conferenza Regionale Volontariato Giustizia della Regione Veneto e a quella della Regione Trentino-Alto Adige.

Una presidenza che inizia in un momento non facile per il volontariato, che si deve confrontare con le sfide della pandemia, insieme agli echi della guerra ed ai suoi inevitabili risvolti economici e sociali, senza dimenticare le trasformazioni richieste dalla nuova legge del Terzo Settore, ha proseguito la neo presidente:

“Ma non dobbiamo spaventarci intendo proseguire sulla via segnata da chi ci ha preceduto, facendo attenzione agli elementi di novità, ai cambiamenti sociali, economici e tecnologici in corso. Sono essi a suggerirci che dobbiamo muoverci, perché fermarsi equivale a cadere”.

La Società di san Vincenzo de’ Paoli è presente in Ucraina: quali notizie giungono dall’Ucraina?

“In Ucraina è in corso uno spietato conflitto che risveglia memorie storiche profonde. All’improvviso l’Europa, che si riteneva terra tranquilla e pacifica, riscopre gli orrori della guerra ed indicibili violenze. Le notizie le abbiamo di prima mano, perché la Società di San Vincenzo De Paoli, che ha sedi in 152 Paesi del mondo, è presente anche in Ucraina. Sono tre i gruppi di volontari, definiti Conferenze, che operano sul territorio.

Due a Kharkiv ed una a Kiev. Ma la presenza vincenziana è garantita anche dai Padri della Missione e dalle Figlie della Carità, sacerdoti e suore vincenziane che presidiano tuttora numerose strutture sul territorio. Poi ci sono tanti volontari italiani, come il gruppo di confratelli della Conferenza Gianna Beretta Molla di Abbiategrasso, che sono rientrati alcuni giorni fa da Leopoli, in territorio ucraino, a bordo di una carovana di pulmini: carichi di provviste e generi di prima necessità all’andata, mentre al ritorno hanno portato in salvo tre famiglie con minori e un gruppo di disabili.

Ora sono tutti ospitati presso volontari che hanno aperto le porte delle proprie case in Italia. Ma anche molti, veramente molti altri vincenziani, che desidererei davvero ringraziare uno ad uno, e che, da ogni zona d’Italia, dal Veneto alla Sicilia, con tanta generosità, stanno continuando ad inviare tir di aiuti, organizzare spese solidali ed anche raccolte in denaro”.

Quale è l’impegno della Società San Vincenzo De Paoli per sostenere i profughi?

“Proprio con le campagne a cui accennavo prima, forniamo viveri ed altri generi di sussistenza non solo in territorio ucraino, ma anche alle tante organizzazioni che, nei paesi limitrofi, stanno accogliendo il maggior numero di profughi, come la Casa dei Padri della Missione a Běstviny in Repubblica Ceca, che stiamo finanziando ed abbiamo contribuito ad arredare; ma ci sono anche strutture in Polonia, gestite dalle Figlie della Carità, dove vengono ospitate famiglie e minori; un orfanotrofio in Ungheria.

A Chisinau, in Moldavia, proprio in queste ore, alcuni volontari partiti da Trento e Venezia, dove è operativa la nostra Mensa Cà Letizia (che è parte del progetto), stanno raggiungendo le suore della Provvidenza. La loro struttura accoglie donne con bambini fuggiti dalla guerra. Poi ci sono le innumerevoli attività che svolgiamo qui in Italia: per prima cosa ci prendiamo cura, come nostro carisma, delle famiglie di profughi ospitate nel nostro paese.

Il nostro è un aiuto fatto di amicizia e di sostegno, oltre che di viveri, coperte e vestiti. Diamo una mano alle mamme ed ai bambini ad imparare la nostra lingua e ad ambientarsi nel nostro paese; i ragazzi a socializzare per sentirsi meno soli.  Offriamo loro affetto, per lenire almeno un po’ di quell’immenso dolore che si portano dentro”.

‘Un prete ortodosso ucraino, Alexi Pelipenko, che più tardi si convertì al cattolicesimo, scrisse un libro dopo la seconda guerra mondiale intitolato, ‘L’Ucraina piange’, in cui descriveva i massacri di persone che Stalin commise dopo il 1939 sul territorio dell’attuale Ucraina.

Questa terribile tragedia umana è stata preceduta da un olocausto, sempre sotto il regime di Stalin, una carestia provocata artificialmente tra la prima e la seconda guerra mondiale, quando alcuni milioni di persone morirono sullo stesso territorio. Oggi ‘l’Ucraina piange di nuovo!’

Così si conclude la lettera del generale superiore della Società di San Vincenzo de’ Paoli, p. Tomaž Mavrič, scritta agli associati: per quale motivo p. Mavric ha scritto che l’Ucraina piange di nuovo?

“Padre Tomaž Mavrič CM, Superiore Generale della Congregazione della Missione e delle Figlie della Carità ha vissuto per più di 15 anni in Ucraina. Una terra tormentata dalla guerra del Donbass e dalla crisi della Crimea, che si trascinano dal 2014 e sono ancora irrisolte. E dalle tante guerre che hanno tormentato questo territorio nei secoli passati.

E perfino catastrofi, come quella nucleare di Chernobyl. Anche allora accogliemmo bambini ammalati a causa delle radiazioni e, una parte delle famiglie che oggi stanno ospitando profughi ucraini, avevano già aperto le loro porte in quell’occasione. Nella sua lettera, intitolata ‘l’Ucraina Piange di nuovo’, p. Tomaž Mavrič CM cita un libro, scritto durante la Seconda Guerra Mondiale, dal sacerdote ucraino Alexi Pelipenko, intitolato ‘L’Ucraina piange’, in cui l’autore descriveva i massacri di persone che Stalin commise dopo il 1939”.

A febbraio è stato presentato il rapporto ‘Volontari due volte, l’azione pro-sociale della Società di San Vincenzo De Paoli’, indagine statistica che sia mai stata realizzata su un campione di 1300 aderenti all’associazione: chi è il volontario della Società San Vincenzo De Paoli?

“Come abbiamo visto nel caso dell’accoglienza dei profughi ucraini, il volontario della Società di San Vincenzo De Paoli non si ferma all’aiuto materiale, che è comunque necessario e doveroso, ma offre un sostegno che è fatto di vicinanza ed incoraggiamento. Non a caso il motto della nostra associazione è: ‘Serviens in Spe’ (Al servizio nella Speranza).

Il volontario delle Conferenze di San Vincenzo si prende cura delle persone che affianca, instaurando un rapporto paritetico, che è prima di tutto amicizia: segno di quell’amore che Gesù stesso ci chiede di donare al nostro prossimo. Seguiamo le famiglie che si rivolgono a noi, accompagnandole, talvolta anche per anni, in un percorso di crescita personale finalizzato alla fuoriuscita dalla condizione di bisogno.

Non solo un aiuto temporaneo per diminuire il disagio, ma un tentativo di rimuovere insieme, volontario e persona aiutata, le cause che sono all’origine di quel disagio. Questo l’insegnamento del nostro fondatore, il beato Federico Ozanam e del nostro patrono, san Vincenzo de Paoli”.

(Tratto da Aci Stampa)

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