Seconda domenica di Pasqua: Mio Signore e mio Dio

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Né i Romani né i greci conoscevano la settimana; per i Romani il mese si divideva in calende, idi e none, per i Greci il mese era formato da tre decadi. La settimana è di origine ebraica, di cui il settimo giorno è il sabato; nel mondo cristiano è festa l’indomani del sabato, detto ‘dies Domini’,  giorno del Signore: il giorno in cui i discepoli di Gesù esultarono per il Cristo risorto, come Egli stesso aveva detto.

Quel giorno era iniziato all’insegna della paura; paura per i discepoli di Gesù perché ancora traumatizzati per la passione e morte di Gesù in croce; paura per i Giudei che temevano Gesù vivo perché tutti andavano da Lui, temevano Gesù morto perché aveva assicurato: dopo tre giorni risusciterò. La Risurrezione di Cristo Gesù è stata la novità sconvolgente, così importante che la Chiesa non cessa di proclamarla.

Mentre tutti temono, Gesù risorge e la sua risurrezione appare l’evento reale, storico,  attestato subito da molti ed autorevoli testimoni. Certo chi potrebbe giudicare male oggi i Discepoli  chiusi in una casa, timorosi dei giudei che avevano crocifisso il loro maestro ed ora potavano levarsi contro di loro? Il coraggio è procurato dallo stesso Gesù che, entrato a porte chiuse, tranquillizza i suoi dicendo: coraggio, non temete, sono io!  

Gli Apostoli restano dapprima trasecolati per lo spavento, poi per la gioia; Gesù dice loro: ‘Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi’. Il Risorto conferisce nel cenacolo agli Apostoli tre doni:  la pace, la gioia, la missione da compiere.

La Pace: Gesù infatti con il suo sacrificio in croce ha riconciliato Dio e l’umanità, ha vinto il peccato e la morte. ‘Pace a voi, Egli dice, beati quelli che crederanno’; Io sono l’alfa e l’omega, il Primo e l’ultimo, il Vivente. Ero morto ora vivo per sempre.

Gesù si presenta vivo in mezzo ai discepoli e presenta loro le sue piaghe. Gesù dona la pace come frutto della sua vittoria sul peccato e sulla morte. Chi crede avrà la vita eterna; chi crede può invocare Dio ‘Padre nostro che sei nei cieli’; a chi crede dice Gesù: ‘Chiedete ed otterrete, bussate e vi sarà aperto’: Io ho vinto il mondo.

Questa è la vittoria della Pasqua: la nostra salvezza, perciò con sant’Agostino possiamo cantare: ‘La risurrezione di Cristo è la nostra speranza perché ci introduce in un nuovo futuro’. La risurrezione di Gesù non è stata un semplice ritorno alla vita precedente, in questo caso sarebbe una cosa del passato: 2000 anni fa un morto è risorto, è tornato in vita come, ad esempio, Lazzaro risuscitato, dopo essere stato seppellito da quattro giorni. 

La risurrezione di Gesù ha una dimensione diversa; è il passaggio ad una dimensione di vita profondamente nuova che interessa ciascuno di noi, la famiglia umana, la storia, l’universo. Questo evento introduce l’uomo alla vita eterna. La Pasqua di risurrezione è un annuncio che intere generazioni hanno accolto con fede sincera e testimoniato con il proprio sangue.

Quel giorno Tommaso non era presente quando Gesù venne ed entrò a porte chiuse; informato dell’avvenimento, incredulo disse: ‘Se non lo vedo con i miei occhi e non metto il dito nel segno delle piaghe, non credo’, vuole verificare di persona la risurrezione. Tommaso non chiede di vedere il viso di Gesù ma le sue piaghe.

La liturgia bizantina la definisce: ‘felice incredulità’;  infatti servì a Gesù per dare a tutti ancora una prova: otto giorni dopo Gesù viene incontro all’incredulità di Tommaso invitandolo a toccare le sue piaghe. E’ certo un insegnamento per tutti; è come se Gesù dicesse oggi: non sei in pace? Tocca le mie piaghe; da queste piaghe scaturisce la misericordia divina. 

Le piaghe di Gesù sono un vero tesoro: sei triste?, sei angosciato?, hai problemi di qualsiasi natura?  Dalle sue piaghe scaturisce la pace; attraverso le  sue piaghe riacquisti la vera gioia, quella che solo Gesù può donarci.

Con la pace, con la gioia nel cuore sei chiamato a vivere la tua missione di cristiano e di figlio di Dio; Gesù infatti affida alla sua Chiesa: a me, a te, a ciascuno di noi il compito di attuare e perpetuare la sua missione: ‘come il Padre ha mandato me, io mando voi’; essere cristiano oggi, aderire alla misericordia divina, significa essere testimoni credibili della sua passione e morte per la salvezza dell’uomo. 

‘Mio Signore e mio Dio’, disse Tommaso toccando le piaghe di Cristo. La Pasqua ci rivela la potenza sconfinata dell’amore trinitario. Amico che ascolti, anima mia, gioisci perché ogni giorno è Pasqua, perché Cristo risorto attua  la nostra vera risurrezione. Affidiamo noi stessi con fede vera all’intercessione di Maria, regina del cielo e della terra; Lei rimane sempre per tutti dolcissima mamma.

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