Papa Francesco: Dio non smette di salvare il mondo

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Nel primo pomeriggio di oggi papa Francesco è stato intervistato da Lorena Bianchetti, conduttrice del programma televisivo di Rai 1 ‘A sua Immagine’ e durante il colloquio n non si è sottratto a nessuna domanda concluso con  un augurio per vivere la Pasqua:

“Una gioia interna. C’è un salmo che dice: ‘Quando il Signore ci ha liberato da Babilonia, ci sembrava sognare’. Il pianto di gioia. E’ la gioia. Il mio augurio è di non perdere la speranza, ma la vera speranza, che non delude, è chiedere la grazia del pianto, ma del pianto di gioia, del pianto di consolazione, il pianto di speranza. Sono sicuro, questo lo ripeto, dobbiamo piangere di più. Abbiamo dimenticato il pianto. Chiediamo a Pietro che ci insegni a piangere come lui l’ha fatto. E poi il silenzio del Venerdì Santo”.

All’inizio dell’intervista la conduttrice ha chiesto di aiutare a capire cosa sta succedendo: “Uno scrittore diceva che ‘Gesù Cristo è in agonia fino alla fine del mondo’, è in agonia nei suoi figli, nei suoi fratelli, soprattutto nei poveri, negli emarginati, nella povera gente che non può difendersi. A noi, in questo momento, in Europa, ci colpisce tanto questa guerra.

Ma guardiamo un po’ più lontano. Il mondo è in guerra, il mondo è in guerra! Siria, lo Yemen, poi pensa ai Rohingya cacciati via, senza patria. Dappertutto c’è guerra. Il genocidio del Ruanda 25 anni fa. Perché il mondo ha scelto (è duro dirlo) ma ha scelto lo schema di Caino e la guerra è mettere in atto il cainismo, cioè uccidere il fratello”.

Ed allora può esistere un dialogo capace di sconfiggere il male, ha domandato Lorenza Bianchetti: “Quando io dico col demonio non si dialoga è perché il demonio è il male, senza niente di buono! Diciamo è come il male assoluto. Colui che si è ribellato contro Dio totalmente!

Ma con le persone che sono ammalate, che hanno questa malattia dell’odio si parla, si dialoga e Gesù dialogava con tanti peccatori, persino fino a Giuda alla fine ‘amico’, sempre con la tenerezza perché tutti noi abbiamo sempre con lo spirito del Signore che Lui ha seminato in noi qualcosa di buono…

Sempre Dio cerca di salvarci fino alla fine, perché lui ha seminato in noi la parte di buono. Anche a Caino l’aveva seminata, Abele e Caino, ma Caino ha fatto un’azione per la violenza e con questa azione che si fa una guerra”.

Ed il male è un seduttore, ma Gesù ha vinto questa seduzione: “Se i peccati fossero brutti, non avessero qualcosa di bello, nessuno peccherebbe. Il demonio ti presenta qualcosa di bello nel peccato e ti porta a peccare. Per esempio coloro che fanno la guerra, coloro che distruggono la vita degli altri, coloro che sfruttano la gente nel lavoro…

Torniamo all’inizio, le tre del pomeriggio. Gesù muore, muore solo. La solitudine più piena, abbandonato anche da Dio: ‘Perché mi hai abbandonato?’ La solitudine più piena, perché lui ha voluto scendere fino alla più brutta delle solitudini dell’uomo per tirarci su da lì.

Lui torna presso il Padre, ma per primo è disceso, è in ogni persona sfruttata, che soffre le guerre, che soffre la distruzione, che soffre la tratta. Quante donne sono schiave della tratta, qui a Roma e nelle grandi città. È opera del male. E’ una guerra”.

Inoltre ha esaminato il ruolo della donna nella visione salvifica di Dio, raccontando episodi di vita: “Le donne sono nell’incrocio delle fatalità più grandi, sono lì, sono forti. E’ interessante. Gesù è lo sposo della Chiesa e la Chiesa è donna, per questo la madre Chiesa è così forte. Non parlo dei clericalismi, dei peccati della Chiesa. No, la madre Chiesa significa quella che è ai piedi della croce sostenendo noi peccatori.

Una cosa che a me colpisce tanto, che mi fa pensare a Maria e alle altre donne ai piedi della croce. Alcune volte io dovevo andare in qualche parrocchia di una zona che si chiama Villa Devoto, a Buenos Aires, e prendevo il bus, l’86. Questo passa davanti al carcere e tante volte passavo e c’era la coda delle mamme dei detenuti, lì… Chiacchiericcio subito.

Ma le donne non si preoccupano: quando c’è un figlio di mezzo, quando c’è la vita di mezzo, le donne vanno avanti. Per questo quello che dice (dare il ruolo alle donne nei momenti difficili, nei momenti di tragedia), è tanto importante, è tanto importante. Loro conoscono cosa è vita, cosa è preparare la vita e cosa è morte, lo sanno bene. Parlano quel linguaggio”.

E non poteva mancare una domanda riguardante le guerre ed i migranti: “Si suddividono i rifugiati. Di prima classe, seconda classe, colore della pelle, se viene da un paese sviluppato o da uno che non è sviluppato. Noi siamo razzisti, siamo dei razzisti. E questo è brutto. Il problema dei rifugiati è un problema che anche Gesù l’ha sofferto, perché lui è stato migrante e rifugiato in Egitto quando era bambino, per sfuggire alla morte. Quanti di questi soffrono per fuggire dalla morte!”

Per questo ha ricordato il suo pianto nei cimiteri militari: “Mi viene il pianto davanti a questo. Due anni fa, credo, quando c’è stata la commemorazione dello sbarco in Normandia, ho visto i capi di governo, c’è stato una riunione… commemoravano questo. Ma perché non commemoriamo tutti noi i 30.000 soldati che sono caduti sulla spiaggia di Normandia?

La guerra cresce con la vita dei nostri figli, dei nostri giovani. Per questo dico che la guerra è una mostruosità! Andiamo in questi cimiteri che sono proprio la vita di questa memoria. Pensiamo a quella scena che è scritta: barche che arrivavano in Normandia, aprivano, saltavano giù con i fucili i ragazzini e i tedeschi…  30.000, sulla spiaggia”.

E le armi fanno parte di un metodo ‘cainista’: “Io capisco i governanti che comprano le armi, io li capisco. Non li giustifico, ma li capisco. Perché dobbiamo difenderci, perché è lo schema cainista di guerra. Se fosse uno schema di pace, questo non sarebbe necessario.

Ma noi viviamo con questo schema demoniaco, che dice di uccidersi l’un l’altro per voglia di potere, per voglia di sicurezza, per voglia di tante cose… Le Nazioni Unite hanno fatto di tutto, ma non hanno avuto successo.

Ritorno al Calvario. Lì Gesù ha fatto di tutto. Ha cercato con pietà, con benevolenza, di convincere i dirigenti e invece no: guerra, guerra, guerra a lui! Alla mitezza oppongono la guerra per la sicurezza”.

Ma anche nella Chiesa esiste il male: “Io parlo chiaro in questo, perché ne sono convinto. La croce più dura che la Chiesa fa sul Signore oggi è la mondanità, lo spirito di mondanità. Lo spirito di mondanità che è un po’ lo spirito del potere, ma non solo del potere, è vivere allo stile mondano che si alimenta e cresce con i soldi.

C’è una cosa interessante. Nelle tre tentazioni del diavolo a Gesù, il diavolo fa delle proposte mondane… Lo spirito di mondanità è quello che fa più male oggi, ma è sempre stato fatto così”.

E Kiev è una ‘ferita’ nel cuore del papa: “Un dolore. Il dolore è una certezza, è un sentimento che ti prende tutto. Quando uno, dopo l’intervento, sente dolore fisico, la ferita che ti hanno fatto, tu chiedi un’anestesia, qualcosa che ti aiuti a tollerarlo. Ma per il dolore umano, il dolore morale, non ci sono delle anestesie. Soltanto la preghiera e il pianto. Io sono convinto che oggi noi non piangiamo bene…

Il cuore duro, il cuore che non si commuove, non sa piangere. Io mi domando: quanta gente, davanti alle immagini delle guerre, qualsiasi guerra, è riuscita a piangere? Alcuni sì, sono sicuro, ma tanti non sono riusciti. Iniziano a giustificare o attaccare…

Oggi, Venerdì Santo, davanti a Gesù Crocifisso, làsciati toccare il cuore, lascia che Lui ti parli con il suo silenzio e col suo dolore. Ti parli con quella gente che sta soffrendo nel mondo: soffre la fame, soffre la guerra, soffre tanto sfruttamento e tutte queste cose. Che Gesù ti parli e per favore non parlare tu. Tu silenzio. Lascia che sia Lui e chiedi la grazia del pianto”.

(Foto: Rai)

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