Padre Bormolini: opportunità per un’umanità al bivio

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TS Edizioni pubblica, anche in formato e-book, ‘Questo tempo ci parla. La rivoluzione spirituale e il sogno di una nuova umanità’, un dialogo fra padre Guidalberto Bormolini e il giornalista Mario Lancisi:

“La paura che soffoca la speranza è una maledizione. Nessun’opera che usi la paura come movente o minaccia può essere di carattere spirituale”. Da quest’intima convinzione prende le mosse la riflessione di questo religioso dei ‘Ricostruttori nella preghiera’ e fondatore dell’associazione ‘TuttoèVita’, che dal 2013 accoglie chi è in cerca di un senso più profondo dell’esistenza in un mondo disorientato e ferito.

Il colloquio stringente con Lancisi è l’occasione per una visionaria e quanto mai profetica meditazione sul presente e sugli orizzonti che si profilano: oltre la prospettiva consumistico-tecnologica, robotico-informatica e transumanista ci sono altre strade per il futuro dell’umanità?

Il dialogo prende le mosse dalla pandemia: “Però resta alto il rischio che nemmeno questo trauma sia sufficiente, e che il rifiuto di prendere coscienza della vita e della morte, la terribile tentazione di anestetizzarsi, possa ancora una volta prevalere.

L’umanità si trova davanti a un bivio molto più marcato di qualsiasi altro abbia incontrato dopo la Grande Guerra. Questi decenni hanno visto molti momenti critici, ma la crisi che stiamo vivendo mi sembra più profonda, perché coinvolge aspetti esistenziali decisivi”.

Prosegue quindi con la critica alla società dell’opulenza: “Abbiamo rovinato tante bellezze del pianeta con comportamenti consumistici, predatori e individualisti. Si cerca la felicità là dove non c’è, e inevitabilmente i nostri sogni divengono incubi, perché cerchiamo con tutte le forze qualcosa che non sazierà mai la nostra fame più profonda; questo atteggiamento avido ha gettato l’umanità in una condizione di eterna insoddisfazione e infelicità.

Il peggiore degli incubi è dimenticarsi chi siamo, e che siamo intessuti della materia dei sogni e più di invisibile che di visibile, che ciò che conta non è ciò che abbiamo, ma ciò che siamo. E quando ce ne accorgeremo sarà forse troppo tardi”.

Il dialogo si sviluppa avvincente, vengono toccati moltissimi temi, non ultime le passioni: “Dobbiamo capire che le passioni sono forze preziosissime, ma se non sono educate generano inquietudine, ottenebrano la coscienza e sottraggono all’uomo pace e libertà interiori. Le passioni vanno conosciute e ben utilizzate, ma l’ignoranza impedisce di lavorare interiormente e spinge quindi verso la schiavitù. La sapienza indiana definisce questo stato con il termine Avidya.

Significa la non-conoscenza, l’ignoranza, la cecità spirituale. Uno stato che ci impedisce di distinguere l’eterno da quello che eterno non è, il puro dall’impuro, il bene dal male. Siamo senza occhi interiori incapaci di realizzare che le cose possedute e le nostre conquiste spesso non sono il nostro vero bene”.

Questo tempo, con le sue contraddizioni, ci parla. E non possiamo permetterci di ignorare il messaggio. Occorre ripensare dunque i modelli di civiltà: in campo sociale, ambientale, culturale, economico-finanziario e della salute.

Occorre risvegliarsi dal torpore per immaginare un progetto che contempli, finalmente, la capacità di accontentarsi e di condividere, il silenzio e la bellezza, l’amore per la vita e l’accettazione della finitudine, gli imprescindibili diritti materiali e quelli spirituali: “Sotto il soffio dello Spirito, sostiene padre Guidalberto, si può”.

Arricchiscono il testo i significativi interventi di Franco Arminio, Giovanni Caccamo, Niccolò Branca, Grazia Francescato, Mario Capanna, Svamini Hamsananda Ghiri, Franco Berrino, Enzo Scotti.

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