Il Vescovo Corrado Melis risponde all’accanimento giudiziario del Promotore di Giustizia vaticano contro la Diocesi sarda di Ozieri

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Riportiamo di seguito il testo della Lettera pubblicata ieri, 31 marzo 2022 dal Vescovo di Ozieri, Mons. Corrado Melis, in reazione alla notizia che il Promotore di Giustizia vaticano avrebbe intenzione di aprire un altro fascicolo sui sussidi dati alla Diocesi di Ozieri, questa volta dalla Conferenza Episcopale Italiana. Facciamo seguire inoltre alcune reazioni alla lettera di Mons. Melis da fedeli della Diocesi di Ozieri (per sentire l’odore delle famose pecore, come esorta Papa Francesco).

Non se ne può più! Ormai, è una vera persecuzione contro una piccola diocesi, che tramite la Caritas diocesana fa un servizio encomiabile verso i poveri, trattandoli come persone e non semplici fruitori di assistenzialismo. Tutto per continuare a colpire in modo violente il Cardinale Angelo Becciu.

Come abbiamo riferito, la notizia era apparsa – tra diversi “dettagli interessanti” nell’undicesima udienza del 30 marzo 2022 del processo penale in Vaticano sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato – nel corso dell’interrogatorio di Mons. Mauro Carlino, Segretario particolare del Sostituto della Segreteria di Stato, prima dell’allora Arcivescovo Angelo Becciu e poi dell’Arcivescovo Edgar Peña Parra.

Si tratta di nuove azioni persecutorie contro la Diocesi di Ozieri (e non serve una sfera di cristallo per indovinare il persistente motivo dell’accanimento giudiziario del Promotore di Giustizia vaticano, nella ricerca di reati che non esistono, contro la piccola diocesi sarda, la Caritas diocesana e il suo braccio operativo, la Cooperativa sociale SPES, gestita da Tonino Becciu) [Mons. Carlino riporta il Papa al centro del processo penale vaticano, solleva domande sul ruolo del “testimone chiave” contro Becciu e perché funzionari siano stati incriminati e loro superiori no]:

«Il fascicolo si riferisce ai finanziamenti CEI per la SPES, ma di questo fascicolo ulteriore non si era ancora avuta notizia – è invece rinviato a giudizio il Cardinale Angelo Becciu, sempre per aver inviato fondi alla SPES» (Andrea Gagliarducci – ACI Stampa, 30 marzo 2022).

«Nel suo interrogatorio, il Promotore di Giustizia aggiunto Alessandro Diddi ha chiesto a Carlino se conoscesse la cooperativa SPES, nella Diocesi sarda di Ozieri, per la quale furono erogati dei bonifici dal Vaticano per volontà del Cardinale Becciu. Carlino ha detto di sapere che la SPES era “il braccio operativo della Caritas di Ozieri”, diocesi descritta da Becciu come “molto povera” e anche di essere a conoscenza del fatto che vi lavorasse il fratello del cardinale. “Sapevo che la CEI elargiva fondi alla Diocesi di Ozieri”, ha aggiunto Carlino. Ma su questo punto è stato bloccato perché, si è detto in aula, sul finanziamento della CEI a Ozieri “è aperto un altro provvedimento”. È in corso, cioè, un’indagine» (Salvatore Cernuzio – Vatican News, 30 marzo 2022).

«Mons. Carlino ha risposto anche a domande sulla Diocesi di Ozieri, confermando la buona fede del Card. Becciu. “Sapevo che la Cooperativa Spes era il braccio operativo della Caritas di Ozieri”, ha detto rispondendo ad una domanda del Presidente del tribunale vaticano, Giuseppe Pignatone, che gli ha chiesto anche se fosse a conoscenza della Cooperativa sarda Spes, riferendosi dunque al periodo in cui il Sostituto era il Card. Angelo Becciu. Dopo aver risposto affermativamente, Carlino ha riferito che il Card. Becciu gli diceva che la diocesi di Ozieri era “povera” e che puntava a “sviluppare progetti sociali per dare lavoro”. “Sapevo che il fratello del Cardinale Becciu lavorava nella SPES”, ha risposto inoltre Carlino ad una rispettiva domanda del Presidente del Tribunale vaticano: “Sapevo che la CEI elargiva fondi alla Diocesi di Ozieri”. Nel corso dell’udienza, è stato reso noto che sul finanziamento della CEI alla Diocesi di Ozieri “è aperto un altro provvedimento”, e così si è smesso di palare di questo aspetto» (Faro di Roma, 30 marzo 2022).

In questo nostro articolo del 30 marzo 2022 abbiamo riportato puntualmente la sintesi dell’undicesima udienza con tre differenti articoli, rilevando ancora una volta quanto ormai sotto gli occhi di tutti: perché è stato sono stati rinviati a giudizio dei subalterni della Segreteria di Stato, in concreto Mons. Mauro Carlino, che ha fedelmente eseguito quanto disposto dai suoi superiori (il Sostituto Peña Para, il Segretario di Stato Parolin e Papa Francesco in persona) che hanno avuto un ruolo attivo e diretto nelle trattative? Perché è stato rinviato a giudizio il Cardinale Angelo Becciu, che non era più in Segreteria di Stato e che non ha mai partecipato direttamente all’affare del palazzo al numero 60 di Sloane Avenue a Londra? Certamente, nella dodicesima udienza del 7 aprile emergeranno senz’altro ulteriori verità, totalmente apposte alla citazione in giudizio dei Promotori di Giudizio e – soprattutto – dalla narrazione con l’odore della cloaca offerta dai vaticanisti e dai media compiacenti.

Il Vescovo di Ozieri difende la sua diocesi e il Cardinal Becciu: “Io non cedo alla tentazione di fare lo spettatore della menzogna che incalza”. “Non mi voglio abituare a leggere nei giornali che la Diocesi di Ozieri ha usato i soldi dei poveri per arricchire singole persone”.

La Lettera del Vescovo di Ozieri, Mons. Corrado Melis

Il prezzo della carità
Riflessione sulle ultime iniziative dell’autorità vaticana sull’operato della Diocesi

Sentinella, quanto resta della notte? (Is 21,11). Mi rimbalza nel cuore un’efficace interpretazione di un confratello prete che invita la diocesi intera a guardare il fango gettato addosso come speciale esperienza per vivere bene questi ultimi scampoli di Quaresima 2022. Poi, mentre assisto ad un secondo rimbalzo, rifletto e capisco di stare, sì, nel deserto della Quaresima, ma con la tentazione sinuosa e suadente di abituarmi al male e alla menzogna pur di sopravvivere, stare tranquillo e rilassato, lasciare che la giustizia compia il suo corso e il corso della giustizia travolga il bene che persone concrete, che mi passano ogni giorno davanti agli occhi, compiono infaticabilmente.

«Io non cedo alla tentazione di fare lo spettatore della menzogna che incalza», mi sono detto proprio mentre mi scorrono davanti i volti dei volontari Caritas che a 100 metri dal mio Episcopio operano con raro spirito di dedizione e cura, a volte azzeccando le mosse con sapienza e altre volte costretti a dire col cuore lacerato «mi dispiace, oggi solo questo!».

Ovviamente, se io resto chiuso in Episcopio (che in greco vuol dire: dimora di colui che è chiamato a sorvegliare dall’alto!) non si sente il brusio dei padri e mamme di famiglia che al portone della Caritas chiedono pasti, vestiti e soprattutto lavoro (perché l’umanità di questa parte della Sardegna, posso garantirvi che raramente si accontenta di puro assistenzialismo). Non si sente se non scendo dall’Episcopio, attraverso la mia Cattedrale salutando il Padrone di casa che è anche il Padre mio e di quei poveri feriti dalla vita e li incontro lì sulla strada.

Non mi voglio abituare a leggere nei giornali che la diocesi di Ozieri ha usato i soldi dei poveri per arricchire singole persone. Ma se questo è il “prezzo della carità”, che è un altro modo per dire “il prezzo della gratuità” (uno dei più putridi ossimori mai apparsi sulla faccia della terra), io non dismetto i panni del Vescovo, dell’“Episcopo”, quello che veglia dall’alto ma coi piedi nel fango, della sentinella che sa che anche per questa notte sta per arrivare il riscatto del sole impegnato a regalare luce ad altre parti del mondo, ma che quando passa non si distrae né si dimentica che uno dei suoi compiti è quello di scacciare via la notte.

Di una cosa sono sicuro: se inquirenti o coloro che stanno compiendo oggi accertamenti sulla diocesi conoscessero i nomi e i volti delle persone che hanno fatto a me Vescovo, a don Mario direttore della Caritas, a Tonino presidente della SPES, e alla Chiesa intera, un bel sorriso all’annuncio che, grazie ai soldi della CEI potevano lavorare, sudare e sperare, avrebbero altre valutazioni da fare. Se i giornalisti potessero intervistare le persone sollevate da incubi della vita che oggi grazie a questa accoglienza sanno della loro riconosciuta dignità, contribuirebbero a distruggere il pesante e soffocante sospetto. Sono un gruzzoletto di una settantina di persone, sicuramente non la totalità e neanche la metà di chi bussa alle porte della Caritas, che portano a casa ogni giorno il dono più bello che Dio ha chiesto alla Chiesa di dare agli uomini: la vita.

Sentiamo anche come presbiterio diocesano di custodire con intelligente e affettuosa cura il prezioso tesoro dei poveri che serviamo. Rigettiamo con forza e serenità l’accusa blasfema e scandalosa di servirci dei poveri.

E ora tremo al pensiero che, assistendo alla nascita della nuova “Cittadella della carità”, per ogni mattone posato possa esserci il rischio di essere perseguiti per aver compiuto un illecito burocratico o, ancora peggio, che chiunque ci metta piede possa sentirsi addosso il peso di aver rubato ad altri poveri opportunità di riscatto sociale. Eppure, il cantiere andrà avanti, anche perché è nello stile della Chiesa così come Gesù l’ha inventata essere per natura il “continuo cantiere della carità”.

A ridosso della Pasqua, col fiato sospeso per l’emergenza umanitaria che rigurgita da questa inutile guerra, penso anche di poter invitare a riflettere col cuore esattamente su questo punto: quanto costa ogni gesto, ogni sguardo, ogni parola di carità? Che prezzo ha la felicità di una famiglia che grida aiuto? Sapevamo che la carità e la felicità sono preziose, ma non sapevamo che fossero così care. O meglio: a noi sono veramente care, ci interessano (we care, urlerebbe don Milani) e, mentre ci vergogniamo a nome delle settanta famiglie offese perché avrebbero intascato indebitamente soldi destinati alla carità, chiederemo sempre la grazia al Signore di non smettere di fare il bene e anzi di continuare a “fare bene il bene”, con correttezza, trasparenza e rispondendo al male e alla menzogna con un bene ancora più grande.

+don Corrado vescovo

Alcune reazioni delle “pecore di Ozieri” al «grido di rabbia, di dolore e di dignità del Pastore ferito dalla violenta azione di accanimento investigativo mai visto contro una Diocesi» dal diario Facebook di Mario Becciu [QUI]

«Sono meravigliato dinanzi a questa situazione per tutte quelle persone che elogiavano la chiesa e le istituzioni e che oggi di fronte alle difficoltà sono sparite e non fanno altro che infangare» (F.N.).

«Grazie Don Corrado, un GIGANTE in una chiesa purtroppo fatta di molti nani» (F.P.).

«Tutta la Diocesi sa quanto bene è riuscito a fare per tutta la Sua grande famiglia diocesana e tutti sono orgogliosi di Lei. Il Signore Gesù Cristo guiderà sempre i suoi passi per il lavoro e le opere buone che fa, soprattutto verso i bisognosi e i diseredati e l’onestà verrà riconosciuta da Dio e da tutti i diocesani. Vada avanti col coraggio di sempre dando ai bisognosi la forza di andare avanti nella strada del bene. Ciò che ci rattrista in modo particolare è l’accanimento verso la nostra Diocesi e verso il nostro Cardinale Don Angelino dalla Città del Vaticano. Dovrebbero vergognarsi e chiedere perdono per non essersi resi conto del danno causato da loro ai loro cari alla comunità diocesana e alla Sardegna intera» (T.G.O.).

«Monsignor Corrado ha fatto del bene nella sua Diocesi e tutti gliene rendono Merito, certo che non meritava tutto il disastro che ha combinato il Vaticano, solo ed esclusivamente per affondare il Cardinale Becciu e la sua famiglia, atto veramente indegno e non perdonabile da tutti i Cattolici della Diocesi di Ozieri. Coraggio Dio vede e provvede» (F.A.D.).

«Grazie per le sue parole chiare ed efficaci. Lei è il vero Pastore che si cura delle sue pecore, smarrite, offese, indignate. Ciò che afferma è di grande conforto per noi. Ciò che fa e che sempre ha fatto ci incoraggia ad andare avanti nell’esercizio concreto della Carità e della Misericordia. Il suo esempio ci fa sentire veramente fratelli perché figli dello stesso Padre, ci spinge verso l’unità, la concordia e la pace. Che il Cristo, del quale fra un po’ ricorderemo la Resurrezione, la benedica e dia conforto a chi, ingiustamente, soffre e possa ridare la serenità smarrita a causa di tanto male e cattiveria subita» (R.S.).

«Mi piacerebbe tanto che tutta la Chiesa sarda fosse unita nella protesta contro questo accanimento investigativo» (A.M.M.).

«Grazie don Corrado. Seguo con speranza le tristi vicissitudini della nostra Chiesa di Ozieri. Le sue parole sono ossigeno alla nostra fede vacillante che soffoca in questo mare di fango che ci ha travolto. È auspicabile un uguale intervento dei suoi confratelli isolani, un sussulto di fronte a questo silenzio tombale, e che sia una Pasqua di resurrezione. Un abbraccio con carità cristiana» (G.B.).

Tantissimi anche i commenti (e le condivisioni) alla lettera pubblicata sulla pagina Facebook della Diocesi di Ozieri [QUI].

Foto di copertina: Mons. Corrado Melis, Vescovo di Ozieri.

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