Il significato e le conseguenze della Consacrazione della Russia e dell’Ucraina al Cuore Immacolata di Maria del 25 marzo 2022

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Condividiamo di seguito un significativo articolo di Prof. Roberto de Mattei da Corrispondenza Romana di oggi, 30 marzo 2022 [QUI]: «Qual è il significato e quali saranno le conseguenze della consacrazione della Russia e dell’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria fatta da papa Francesco in San Pietro il 25 marzo 2022?».

Nell’apparizione del 13 luglio 1917 a Fatima la Madonna aveva annunciato ai tre pastorelli: «Verrò a chiedere la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato e la comunione riparatrice nei primi sabati». In una successiva rivelazione privata a suor Lucia, avvenuta il 13 giugno 1929 nel monastero di Tuy, la Madonna aveva detto che «è giunto il momento in cui Dio chiede al Santo Padre che faccia, in unione con tutti i vescovi del mondo, la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato, promettendo in questo modo di salvarla».

Né Pio XI, né i suoi successori, accolsero questa richiesta, se non parzialmente. Pio XII consacrò nel 1952 la Russia al Cuore Immacolato di Maria, ma senza unire al suo atto i vescovi del mondo. Giovanni Paolo II nel 1984 usò il neologismo “affidamento” invece del termine consacrazione e non menzionò specificamente la Russia. Le modalità richieste dalla Madonna sono invece tutte presenti nell’atto di Papa Francesco, che ha pronunciato le seguenti parole: «Noi, dunque, Madre di Dio e nostra, solennemente affidiamo e consacriamo al tuo Cuore immacolato noi stessi, la Chiesa e l’umanità intera, in modo speciale la Russia e l’Ucraina. Accogli questo nostro atto che compiamo con fiducia e amore, fa’ che cessi la guerra, provvedi al mondo la pace. Il sì scaturito dal tuo Cuore aprì le porte della storia al Principe della pace; confidiamo che ancora, per mezzo del tuo Cuore, la pace verrà. A te dunque consacriamo l’avvenire dell’intera famiglia umana, le necessità e le attese dei popoli, le angosce e le speranze del mondo».

L’aggiunta dell’Ucraina alla Russia è perfettamente legittima, anche perché Kiev è la culla della civiltà russa e l’Ucraina nel 1917 faceva parte della Russia. L’uso del termine “solennemente” conferisce poi particolare importanza all’atto del Santo Padre, che è stato compiuto in San Pietro, all’interno di una austera cerimonia penitenziale. Al centro della basilica non era il Papa, ma la statua della Madonna di Fatima, con la corona sul capo e un rosario tra le mani, davanti all’altare della Confessione illuminato a giorno. Chi temeva momenti di dissacrazione o di allontanamento dagli usi e dalle tradizioni della Chiesa ha dovuto ricredersi. Papa Francesco ha compiuto questo atto circondato da cardinali, vescovi, rappresentanti del mondo diplomatico, sacerdoti, religiosi, religiose e semplici fedeli: una porzione qualificata, quasi un microcosmo del mondo cattolico. In quello stesso momento, in tutto il mondo, migliaia di vescovi e di sacerdoti si sono uniti alle parole della consacrazione. Le guardie svizzere immobili attorno al tronetto pontificio sembravano raccogliere l’eco di una memoria lontana, ma mai cancellata dalla storia.

Sul fatto che la consacrazione abbia corrisposto alle richieste fatte dalla Madonna ai tre pastorelli di Fatima, c’è un quasi unanime consenso. Le poche espressioni di dissenso di qualche tradizionalista non riguardano l’atto in sé, ma la persona di Francesco, ritenuto personalmente inadeguato per compiere un gesto di questa importanza soprannaturale. Bisogna dire però che per alcuni di questi tradizionalisti Papa Francesco ha perso il pontificato. Se Francesco non è il legittimo Papa, è ovvio che il suo atto sia illegittimo e invalido. Se, al contrario, malgrado tutte le riserve che si possano avere nei suoi riguardi, egli occupa legittimamente la Cattedra di Pietro, il suo atto non può che essere valido, indipendentemente da ciò che ha fatto in passato e dalle sue intenzioni, che solo Dio conosce.

Può apparire paradossale che un Papa così aperto alla secolarizzazione come Francesco, sia l’autore di un gesto che è in sé stesso la negazione del principio secolarista. La secolarizzazione è infatti un processo di progressiva esclusione di Dio dalla sfera pubblica. La consacrazione riafferma invece il dominio di Dio sulle nazioni e sulla società intera. È questa la ragione per cui i teologi progressisti e i mariologi “minimalisti” si sono sempre opposti all’uso del termine “consacrazione”, sul piano pubblico e su quello individuale. Durante il Concilio Vaticano II, il Padre Yves Congar (1904-1995) annotava nel suo Diario: «Faccio il massimo della campagna possibile contro una consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria, perché vedo il pericolo che si formi un movimento in questo senso» (Diario del Concilio: 1969-1966, Edizioni San Paolo, 2005, vol. II, p. 120). Su questa linea, il Padre monfortano Stefano De Fiores (1933-2012), nel suo saggio postumo Consacrazione o affidamento, scriveva che «è difficile comprendere come alcuni autori propongano un ritorno alla “consacrazione a Maria o al cuore immacolato di Maria”, perché a Fatima la Madonna ha usato tale linguaggio».Infatti, «nel 1917 era più che normale parlare così come ha fatto la Madonna. Non ci permettiamo nessuna critica al linguaggio adoperato da lei in quel preciso momento storico. Solo che oggi la Chiesa ha percorso un itinerario biblico-teologico che esige un uso più rigoroso del linguaggio quando si parla di Cristo o di Maria» (“Vita Pastorale”, n. 5, maggio 2012, p. 30).

Dieci anni dopo la morte di Padre De Fiores, la Madonna sembra essersi presa una rivincita sulla sua pretesa di darle lezioni di teologia e per farlo ha scelto proprio il Papa che sembrava meno adeguato a compiere un “ritorno alla consacrazione a Maria”. Papa Francesco non ha fatto la consacrazione al Cuore Immacolato quando si è recato a Fatima il 12-13 maggio 2017, e il 12 dicembre, 2019 nel corso di una Messa dedicata alla Vergine di Guadalupe, ha perfino negato alla Madonna il titolo di «corredentrice», ma il 25 marzo ha inaspettatamente esaudito la richiesta del messaggio di Fatima.

È consapevole Papa Francesco della portata storica del suo atto? Durante la cerimonia, e nei giorni successivi, è apparso in cattiva salute e quasi schiacciato dagli eventi. Il fatto che la consacrazione abbia corrisposto alle modalità volute dalla Madonna non significa che il castigo che incombe sull’umanità sarà evitato. Perché ciò accada, la consacrazione dovrebbe essere accompagnata dalla pratica riparatrice dei primi sabati del mese e soprattutto da un profondo spirito di penitenza. Queste condizioni mancano e il mondo continua a correre verso l’abisso, ma la consacrazione del 25 marzo ci annuncia che l’ora del compimento della profezia di Fatima si avvicina e ciò significa non solo un grande castigo, ma soprattutto il trionfo finale del Cuore Immacolato di Maria.

In una lettera a Padre Gonçalves del 18 maggio 1936, Suor Lucia riferì un colloquio avvenuto poco prima con il Signore sul tema della consacrazione della Russia: «Intimamente ho parlato al Signore sull’argomento; e poco fa Gli domandavo perché non convertiva la Russia senza che Sua Santità ne facesse la consacrazione. “Perché voglio che tutta la mia Chiesa riconosca questa consacrazione come un trionfo del Cuore Immacolato di Maria e così estendere il Suo culto e porre a fianco della devozione al Mio Cuore Divino, la devozione di quel Cuore Immacolato”. Ma, o mio Dio, il Santo Padre non mi crederà se Voi stesso non lo muoverete con una ispirazione speciale. Il Santo Padre! Prega molto per il Santo Padre. Lui la farà, ma sarà tardi! Tuttavia il Cuore Immacolato di Maria salverà la Russia. Gli è affidata».

Fatima non annuncia la fine del mondo o l’avvento dell’anticristo, ma il trionfo del Cuore Immacolato di Maria, che è la Civiltà cristiana, sacrale perché ordinata a Dio, e pacifica, perché sottomessa al Figlio eterno di Dio fatto Uomo il cui nome è “Princeps pacis”, come ricordava Pio XII nel suo Radio Messaggio del 24 dicembre 1951 e come lo ha definito Papa Francesco il 25 marzo. La consacrazione della Russia affretterà l’ora del trionfo del Cuore Immacolato, portando nuove grazie di conversione al mondo. Ciò basta per riempire di gioia i cuori dei devoti di Fatima in quest’ora buia della nostra storia.

Roberto de Mattei

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