Pensando a quelli del “… secondo me”, che tirano il Papa per la tonaca. Cardinale Czerny: Il Papa a Kiev passerella inutile. Non aspettatevi che Papa Francesco si metta contro i Russi. La Chiesa deve unire

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In questi tempi di esternazioni estemporanei dell’energico e risolutivo “… secondo me”, visto che appartengo alla categoria delle pecore nere che sanno di non sapere, da comunicatore comunico quanto dicono delle persone che suppongo sanno di cosa stanno parlando. In questo senso segue l’intervisto con il Cardinale Michael Czerny, Prefetto ad interim del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Integrale Umana della Santa Sede, a cura di Giovanni Panettiere per il Quotidiano Nazionale di oggi, 30 marzo 2022 [QUI].

Con l’occasione attiro l’attenzione ad un fatto signifivo nella già drammatica situazione, che vive l’Ucraina con l’invasione russa, rilevato dall’Ambasciatore ucraino presso Santa Sede: 60 chiese in parte o completamente distrutte, morti 3 sacerdoti della Chiesa Ortodossa Ucraina e 2 sacerdoti del Patriarcato di Mosca: «È il prezzo altissimo pagato con il sangue delle Chiese in questo drammatico mese di invasione russa in terra ucraina. Ad elencarlo è stato l’Ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andriy Yurash, intervenendo ieri, 29 marzo 2022 a Roma ad un incontro promosso dal Pontificio Istituto Orientale su “Il ruolo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina nel contesto della guerra” dove è stato in collegamento on line da Kiev anche l’Arcivescovo Maggiore Svjatoslav Ševčuk. L’Ambasciatore ha elogiato “la grande missione” che le Chiese in Ucraina stanno svolgendo a fianco delle persone. “In molte città – ha detto – le porte delle chiese sono rimaste aperte per accogliere le persone rifugiate”. L’Ambasciatore ha ricordato anche il ruolo importante che i cappellani militari stanno svolgendo per “supportare i nostri soldati” ed ha elogiato i messaggi quotidiani di Sua Beatitudine Svjatoslav che sono ogni giorno “fonte di conoscenza e spiegazione di quello che sta realmente succedendo in Ucraina”. “L’Ucraina – ha detto l’Ambasciatore – si trova in una situazione molto critica ma abbiamo sperimentato in questo tempo e come mai prima il supporto internazionale a più livelli. Questo supporto ci incoraggia ad essere uniti ma soprattutto a difendere i valori che ci uniscono all’Europa perché noi ci sentiamo parte dell’Europa”» (SIR).

Il Padre e Capo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina, Sua Beatitudine Svjatoslav Ševčuk, Arcivescovo maggiore di Kiev-Halyč degli ucraini e Presidente del Sinodo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina [QUI].

Intervista al Cardinale Czerny a cura di Giovanni Panettiere per il Quotidiano Nazionale

Quel che è certo è che “il Papa non fa passerelle”, figurarsi durante un conflitto, in un viaggio a Kiev per giunta “adesso molto difficile da realizzare viste le reali condizioni sul campo”. Come dire, al momento Francesco resta a terra, secondo il Cardinale canadese Michael Czerny, uno dei due porporati (l’altro è l’Elemosiniere Konrad Krajewski) spediti nei giorni scorsi dallo stesso Bergoglio in Ucraina, in missione umanitaria [QUI]. L’alto prelato della Compagnia di Gesù le conseguenze della guerra a Est le ha viste da vicino. Nei volti, negli occhi e nelle voci strozzate dal pianto dei rifugiati in fuga dalle città martiri ucraine di Mariupol e Charkiv. “Non dobbiamo abituarci a questo conflitto – ammonisce il Prefetto ad interim del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale –, il rischio c’è, ma la guerra è sempre un abominio”. E sulla mancata condanna esplicita di Putin, da parte di Francesco, Czerny chiarisce: “Se ci si aspetta che il Papa si metta contro l’uno o l’altro, si è fuori strada. Non è ciò che deve fare la Chiesa”.

Cardinale, con che spirito è rientrato in Italia dall’Ucraina?
“Sono tornato col cuore sanguinante per il dolore. Le persone lì affrontano un vero calvario. Ma sono rientrato anche pieno di speranza, perché ho visto tanti uomini, cattolici di rito latino e greco, nonché ortodossi e istituzioni impegnati nel costruire la pace, attraverso la solidarietà e l’accoglienza. In Ungheria, Slovacchia, nella stessa Ucraina, le terre che ho visitato, ho cercato, su suo mandato, di rendere presente il Papa tra i profughi”.

Che ruolo sta giocando il Vaticano a livello diplomatico?
“Il Pontefice ha ribadito che la Santa Sede è pronta a fare tutto quanto è possibile per il negoziato. La diplomazia vaticana, come ha detto il Segretario di Stato, il Cardinale Pietro Parolin, si offre come mediatrice. Il dialogo è ciò che ispira sempre l’azione del Papa e della Chiesa, è stato così anche in molte crisi del ’900, come quella di Cuba del 1962 o quelle in Medioriente. Certo, per fare questo ci vuole il consenso dei principali contendenti”.

Parolin ha legittimato, come male minore, il diritto alla difesa in armi di Kiev, Francesco ha contestato duramente i Paesi come l’Italia che stanno orientandosi verso un incremento delle spese militari, anche nell’ottica di un sostegno armato all’Ucraina: in che modo si conciliano due posizioni in apparenza così distanti?
“Il Papa ha fatto un discorso di lungo periodo. Armarsi più di quanto già non si sia fatto non porterà il mondo a un equilibrio di pace, ma aumenterà il rischio di nuovi conflitti nel futuro. Al contempo, non mi sembra che abbia negato in questa contingenza il diritto di un aggredito a difendersi, inoltre ha più volte parlato al telefono col Presidente ucraino Zelensky. Detto ciò, è normale che la Santa Sede lavori, affinché si torni alla diplomazia e alla mediazione”.

Perché, però, Bergoglio esita a condannare esplicitamente Putin e Mosca per l’aggressione dell’Ucraina?
“Non sono d’accordo. Il Papa è stato molto duro nella sua condanna, fin dall’Angelus del 6 marzo. Ha parlato di aggressione, e successivamente di guerra ripugnante e sacrilega. Lui lavora per unire, non per dividere, spesso lo fa nel silenzio e nell’ombra, perché in gioco c’è sempre la vita delle persone. E opera su tre direttrici: diplomazia, aiuti umanitari, preghiera. La consacrazione al Cuore Immacolato di Maria dell’Ucraina e della Russia è un gesto di grande rilevanza, non solo spirituale”.

Ci sono margini per legittimare un eventuale intervento della NATO?
“Non tocca alla Santa Sede farlo, è una questione che riguarda il diritto internazionale umanitario che ha i suoi strumenti e le sue procedure. Di sicuro, non ci si può aspettare una legittimazione religiosa di una guerra”.

Si temporeggia sul viaggio papale a Kiev anche perché si vuole salvare un decennio di sforzi ecumenici con gli Ortodossi Russi?
“Il Papa desidera continuare a mantenere vivo l’ecumenismo che è un frutto prezioso a cui ha dato nuovo vigore durante il suo pontificato nel solco dei predecessori. Quanto al viaggio, il Pontefice non si muove facendosi tirare per la tonaca da uno o dall’altro. Prima che si arrivi a gesti clamorosi si deve lavorare per un cessate il fuoco immediato”.

Foto di copertina: Il Cardinale Michael Czerny, SI, in Piazza San Pietro, 29 settembre 2019 (Foto di Juan della Torre).

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